Rivista Anarchica Online
Il luglio libertario a Carbonara
di Dino Taddei
Sicuramente sarà capitato anche a voi di ritrovare vecchi amici - diciamo
IV F foto di classe - e di scoprire una
miriade di persone, oramai chiuse nei sepolcri della memoria, che prepotentemente mordono la nostra cattiva
coscienza di averli bevuti assieme al numero di telefono. Affannosamente si cerca di rimediare pietosamente
con gli amici risorti affondando in una interminabile sequela
di nomi, fatti, parabole sagaci e, puntualmente incepparsi quando si viene a sapere che uno dei tanti ha mollato
tutto ed è andato a vivere in campagna assieme ad altra gente. Tutto potrebbe risolversi in una
catalogazione
farsesca: gloriosa icona degli anni belli, vedrai che torna presto all'ovile, para mistico più in para che
mistico e
così sia. Invece, per fortuna di noi tutti, non si tratta di singole fughe nel passato o se si preferisce nel
futuro ma una
tendenza diffusa che si sta nuovamente affermando dopo anni di vuoto spinto. E' l'eterna aspirazione a
costruire collettività agricole di matrice libertaria, parlo di matrice perchè è ben difficile
standardizzare le molteplici risposte che ogni singola realtà ha espresso nel tempo, cercando di crescere
in ambiti
con peculiarità marcatamente pronunciate; d'altronde non si puòcerto dire che, soprattutto dalle
nostre parti, tiri
una bella arietta favorevole ad esperienze in grado di mettere in gioco simultaneamente le sfere della politica, del
lavoro, del rapporto con il territorio, dell'affettività: è più facile trovare contadini che
mettono mano ai forconi
e liberano i pastori maremmani piuttosto che compagne mondine pronte ad offrirti un bicchiere di quello
buono... Eppure tra mille impedimenti ed infiniti arretramenti sta facendo capolino una forte proposta a
riconsiderare
questa fattiva via al cambiamento sociale, con la consapevolezza di non essere l'unica via percorribile e forse
nemmeno quella più incisiva ma cercando da subito di vivere quel tanto di anarchia possibile. E' un
mondo frastagliato spesso slegato da qualsiasi riferimento politico esplicito eppure contiguo e
consequenziale ad una rilettura globale degli strumenti classici della democrazia diretta. Un'esperienza
interessante è sicuramente il borgo di Carbonara, immerso nei vitigni delle colline piacentine che
videro le gesta del comandante partigiano Emilio Canzi ma che onestamente preferisco ricordare per il brio del
Gutturnio che miracolosamente riempe sempre i bicchieri. Di epico questo villaggio non ha nulla, non è
la novella
Cecilia, non è la rigenerata polis greca, non è l'eremo camaldolese: è solamente una
manciata di costruzioni
gettate a casaccio su una delle infinite asperità appenniniche. Eppure forse è proprio la sua
non specificità a renderlo porto franco per sperimentazioni eterodosse: una struttura
che grazie alla sua flessibilità ed al suo accentuato pragmatismo, riesce ad interagire in modo costruttivo
con gli
abitanti dei dintorni, entrando in punta di piedi sui problemi reali collegati al territorio e con il mondo della
produzione agro-artigianale. Una via soft possibile a tutti, senza grandi capitali (le tre case abitate sono in affitto
e la terra è in prestito) con possibilità di forti scambi con la città (Milano è ad
un'ora di strada e Piacenza a pochi
chilometri) e situata in una zona ricca di esperienze simili: basti pensare al villaggio di Granara. Quadro
potenziale non per una Guida Touring ma per il radicarsi di una significativa influenza libertaria che non
teme il confronto, chiudendosi in torri d'avorio, ma esce allo scoperto reinterpretando valori quale
l'antimilitarismo (di cui l'obiettore totale Lorenzo, primo abitante ed impeccabile falegname, mi parla)
direttamente collegato ad un uso nonviolento delle risorse ambientali ed allo sforzo di costruire rapporti di lavoro
slegati da una logica gerarchica. Il tentativo di una visione globale della propria vita si è ben
sintetizzata nell'immagine che Carbonara ha dato di
sè durante il Luglio Libertario: certo, mangiate e concerti ma anche una mostra su Emergency ed una
mostra
antimilitarista oltre al lavoro quotidiano che la terra richiede. Sarà un caso, ma un altro obiettore totale
Matteo
Vescovi della coop Alekos di Milano, ha scelto questo luogo per darne pubblico annuncio...
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