Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 229
estate 1996


Rivista Anarchica Online

Scovare e raccontare l'anarchismo a Berlino
a cura di Annalisa Bertolo e Peter Kemper

L'anarchismo a Berlino. Scovare e raccontare l'anarchismo a Berlino. Questo il difficile compito che mi ero data all'inizio della ricerca. Con l'idea che ogni città, a scavarla un pochino, abbia delle riserve di libertà che con accenti diversi si appartengono tutte. Io a Berlino ci vivo da un anno e comincio solo ora a muovermi senza cartina, a riconoscere odori e suoni senza vocabolario, ad apprezzare la pedalata giusta e feroce, ad accettare senza offesa lo sguardo gelido della panettiera (anche lui giusto e feroce). Per questo me la sono sentita di cercare qualcosa a Berlino, pur sempre considerandomi una turista curiosa e rispettosa.
In realtà entrare in contatto con l'anarchismo - inteso come rete di compagni e di progetti anarchici - è cosa semplice e veloce, avendo dei contatti iniziali.
Trattandosi appunto di una rete, quando sei incappato in una maglia il resto è solo un districarne i fili. Sto parlando, naturalmente, di un primo contatto, quello della conoscenza superficiale, delle battute fluide e sagaci, dei confronti facili, delle interviste precise e preparate, della assaporazione di atmosfere e caratteri, della visione fotografica di luoghi, volti, umori. Una sorta di conoscenza empirica. Mi ci è voluto un pò più di un mese per raccogliere e riordinare (nonché tradurre, purtroppo) coi pori ben aperti in questa fase, e ora non ho altra ambizione che quella di condividere quello che ho visto e conosciuto, di «pubblicare» appunto, sperando che il «pubblico» se ne possa in qualche modo arricchire.
Per me è stata un'occasione, in breve tempo, di avvicinarmi al temibile ramo nordico della famiglia anarchica internazionale, di conoscere problemi e utopie particolari di una particolare situazione di una particolare città, di stabilire contatti interessanti, di essere sempre accolta con rispetto ed estrema attenzione e disponibilità, di aver
bevuto alcune succulente birre, di aver avuto accesso, come i più spregiudicati giornalisti, a situazioni delicate,
a umori spontanei, ad archivi e idee forse inedite, sempre protetta da quella neutralità virtuale che i giornalisti appunto hanno. E allo stesso tempo essere stata abbracciata come compagna.
Un'occasione per scovare una riserva di libertà anche in questa assurda città, dove pare che ci sia tutto e tutto liberamente distribuito tra estrema tolleranza e tagliente precisione. Come oggi che nevica e c'è il sole. Non voglio trarre conclusioni, non lo volevo neanche all'inizio.
Ho voluto sapere e conoscere ed è stato un inizio, una cosidetta introduzione. Prima di trarre le conclusioni bisogna almeno sviluppare il tema e non ne ho alcuna pretesa, dopo poco più di un mese. Del resto lo spazio era stato pensato per far parlare i compagni berlinesi: io ho svolto molto volentieri il ruolo di tramite e mi propongo
di farlo anche in futuro qualora se ne ripresenti l'occasione.

Informazioni utili per chi viene a Berlino

Come arrivare
• In treno: il costo del biglietto senza alcuna riduzione è notevolmente alto, circa 500.000 lire da Milano, andata e ritorno. È possibile ottenere delle ragionevoli riduzioni se si è al di sotto dei 26 anni o se si acquista la cosidetta
Bahncard, ossia la «carta verde» tedesca che permette uno sconto del 50% su ogni viaggio su suolo tedesco (la
Bahncard costa a sua volta poco più di 100.000 lire per studenti, e più di 200.000 per non studenti e vale un anno).
• In aereo: se si riescono a sfruttare delle offerte speciali c'è il rischio addirittura che costi meno del treno. Dipende dal periodo e dalla compagnia aerea.
• In auto: è sicuramente un mezzo tra i più economici se non si viaggia da soli. Le autostrade in Germania sono gratis.
• Passaggi: ci sono in Italia (a Milano sicuramente) organizzazioni e/o luoghi dove facilmente si trovano possibilità di condividere passaggi in automobile. Per esempio nelle università di lingua e architettura (Berlino è la Mecca degli architetti...), nelle scuole di lingua, su «Seconda Mano», ecc. A Berlino vi sono centri appositi molto ben organizzati (chiamati Mitfahrzentralen) in cui, pagando una quota sul chilometraggio e un contributo
per la benzina si può condividere il viaggio con altre persone (se c'è l'offerta).
Ecco alcuni numeri di telefono: ADM tel. 19440; Citynetz tel.8827604; Citylift tel. 2833705 (più naturalmente 0049-30 per chi chiama dall'Italia)
• Autostop: è particolarmente indicato per muoversi in Germania, data la facilità di trovare passaggi. Per uscire
da Berlino (verso sud) mettetevi, con un cartello indicante una città tedesca nella direzione in cui intendete muovervi, nell'area di servizio «Dreilinden», presso la fermata della S-Bahn «Wannsee».

Dove dormire
Se proprio non avete trovato una possibilità di alloggio da amici o compagni, potete rivolgervi agli ostelli della gioventù: «Ernst-Reuter-JH», Hermsdorfer Damm 48-50, 13467 Berlin, tel: 030/4041610; «JGH Berlin», Kluckstr. 3, 10785 Berlin, tel: 030/2650383; «JGH am Wannsee», Badeweg 1, 14129 Berlin, tel: 030/8032034.
L'agenzia alternativa «Stattreisen» (Malplaquestr. 5, tel: 030/3948354) offre un servizio di prenotazione camere
presso hotel, pensioni ed eventualmente privati, per un pubblico «non facoltoso». Oppure si possono contattare
i seguenti Tourist-Informationen: Stazione «Zoologischer Garten», tel: 3139063; Europa Center, Budapester Strasse, tel: 2626031; Aereoporto Tegel, tel: 41013145.

Come muoversi
La città è troppo grande per potersi muovere a piedi e non si consiglia neanche di usare la macchina; vi è una
efficiente rete di trasporti pubblici che copre l'intera città, costituita da metropolitana «di sottosuolo» o U-Bahn,
metropolitana superficiale o S-Bahn, tram, autobus e battelli sui canali e laghi interni. Il costo del biglietto (che
vale due ore) è intorno alle 4000 lire e lo si può utilizzare su tutti i mezzi pubblici (anche più volte in metropolitana).
Ci sono tariffe scontate per biglietti settimanali o carnet da quattro corse (i prezzi rimangono comunque piuttosto
elevati).
Un ottimo mezzo di trasporto, uno tra i più usati a Berlino, è la bicicletta. Se riuscite a procuravene una, pedalare
sulle chilometriche piste ciclabili è l'ideale e quando non ne potete più potete caricare la bici su S-Bahn o UBahn
senza problemi (pagando un biglietto a tariffa ridotta per la bici).

Centri sociali e culturali:
• «Tacheles», Oranienburger Strasse 53-56
• «Ufa Fabrik», Viktoriastr. 13
• «Kulturfabrik», Lehrterstr. 35
• «Acud», Veteranenstr. 21
• «Kulturbrauerei», Knaackstr.
• «K.O.B.», Potsdamer Strasse 157.
Per avere una completa e dettagliata lista di tutti i possibili luoghi della vita alternativa berlinese (bar, caffè, cinema, teatri, centri per donne, centri per omosessuali, centri informativi, ristoranti, ecc.) si consiglia di acquistare il «Tip» o il «Zitty», due riviste d'informazione su tutto quello che succede a Berlino; escono due volte al mese e si trovano anche al supermercato.


Un'oasi alternativa?

( Peter Kemper)

«Non andare a Kreuzberg però», mi esortavano sempre i miei genitori quando mi recavo a Berlino-ovest per brevi visite.
Questo malandato quartiere della parte ovest della città, situato all'ombra del muro, era, ai tempi della Germania divisa, una minaccia per la società del benessere della Repubblica Federale. Qui, negli anni '70 e '80, pareva che
succedesse tutto quello che poteva far inorridire la casalinga di Hannover, il bracciante bavarese o i miei stessi genitori: case occupate piene di autonomi che assalivano poveri poliziotti indifesi con pietre e molotov nei cortei del I° maggio e saccheggiavano i negozi; strade che ricordavano più Istambul che la capitale dell'antica Prussia; una giunta comunale rosso-verde che lasciava che i vari matti, freaks, punks, Christiane F., fuoriusciti ed emarginati vagassero liberi... A coloro, però, cui la rigida pulizia e la satolla immobilità della ricca Repubblica Federale usciva dagli occhi, tale quartiere decadente con i suoi appartamenti a poco prezzo, tale città alleviata dalla serenità di chi ha già visto tanto, dovettero apparire come una Mecca della vita alternativa.
Il fenomeno, probabilmente unico nel mondo, di una metropoli divisa e chiusa da un muro, di cui una metà presentata come modello di capitale socialista, mentre l'altra serviva da baluardo contro la dittatura e come vetrina sulle conquiste del libero occidente, creò a Berlino-ovest un particolare microclima dal punto di vista economico,
spirituale e sociale, da cui trassero vantaggio le diverse correnti alternative.
Un contributo a ciò lo diede sicuramente la mentalità stessa dei berlinesi che, a seconda del grado di benevolenza
possono essere definiti come tolleranti o, piuttosto, come incuranti.
Già Federico il Grande, re di Prussia e monarca illuminato, dichiarò a suo tempo che ciascuno, nel suo regno,
doveva cercare a modo suo la propria felicità, e diede di conseguenza il benvenuto agli Ugonotti cacciati dalla Francia. Dal dopo guerra in poi coloro che la pensavano in modo diverso rispetto al resto della Repubblica Federale si trasferirono a Berlino-ovest. Chi veniva, non veniva per salire di un gradino nella grande scalata economico-sociale, poiché la città non aveva un granché da offrire in questo ambito: le grandi compagnie, le industrie, il business le avevano voltato le spalle - tranne poche eccezioni - a causa della sua svantaggiosa posizione geopolitica. Berlino dipendeva, per la sua sopravvivenza, da ingenti e costanti siringate economiche
dall'ovest, che fece di tutto per trattenere le persone in questa città o attirarle là. Chi veniva non aveva fretta.
Nella città-isola sembrava che il tempo passasse più lentamente che altrove, che dall'altra parte, nell'operoso
Ovest. I progetti di vita rispecchiavano questa situazione: li c'era il tempo per frequentare Filosofia per dieci anni
e allo stesso tempo gestire un asilo antiautoritario o lavorare in una tipografia autogestita, per discutere intere notti in una comune sull'emancipazione della società, della donna o dell'uomo, sull'alimentazione vegetariana e la riflessologia plantare.
Gli appartamenti erano a buon prezzo, in quel periodo di sovvenzioni, soprattutto a Kreuzberg, circondata quasi interamente dal muro. Ivi vivevano turchi e studenti, pensionati e gente comune, drogati ed emarginati, artisti e
militanti politici - un miscuglio colorato che tese quell'ampia rete delle infrastrutture della contro-cultura che rese
famosa Berlino al di là dei confini tedeschi, come centro dalla vita alternativa.
Il capitale aveva liberato il campo ad attività e progetti che in altre città tedesche coi loro costi astronomici stentavano a trovare una nicchia. Se chiedi oggi agli abitanti di Kreuzberg di quei tempi, loro raccontano con sguardo raggiante di librerie di sinistra, di cafè per incontrarsi, di aziende autogestite, centri culturali, atelier di artisti, cinema d'essais, negozi dell'usato, case occupate, gruppi di solidarietà e piccole case editrici, che certamente, in qualche misura, esistono ancora oggi, ma che hanno perso la loro innocenza idealistica nel ruvido vento che riprese a spirare da ovest. Non da ultimo venivano i giovani a Berlino-ovest anche perché lì il servizio militare o civile obbligatorio nella Germania dell'ovest fu soppresso, in quanto le quattro forze occupanti non permettevano alcuna struttura militare tedesca all'interno delle mura della città.
Gli anni novanta portarono con sé, oltre alla riunificazione della Germania, drastici cambiamenti, soprattutto per Berlino. La tenera piantina della controcultura aveva potuto prosperare proprio lì, all'ombra protettiva del muro.
Il muro è caduto, oggi valgono altre regole del gioco: Berlino riunificata è diventata una metropoli di 4 milioni di abitanti, la capitale dell'intera Germania; il trasferimento del governo è imminente. La città promette ora affari d'oro per investitori e speculatori di ogni tipo, il bisogno di ripresa nei confronti delle città occidentali è enorme.
Negli ultimi buchi lasciati dalla guerra, vengono incastrati alla velocità del vento casermoni per uffici su cui si
può ben speculare. Il più grande cantiere d'Europa giace nel centro della città, nel campo lasciato deserto dalla
guerra che fu Potsdamer Platz. Poco tempo fa chiedeva uno dei più grandi quotidiani berlinesi: «C'è una vita dopo il martello pneumatico?».
I soldi dalla Germania dell'Ovest non affluiscono più, le sovvenzioni sono state - un po' troppo velocemente - sospese. Berlino è costretta a tagliare sul suo bilancio per miliardi di marchi. Le conseguenze si fanno sentire dappertutto, soprattutto in ambito sociale e culturale. I progetti alternativi, siano essi centri culturali o iniziative di assistenza sociale, attività ecologiche o programmi di sostegno per stranieri, lottano per la loro sopravvivenza o sono stati già le prime vittime della «matita rossa» del risparmio.
Anche il quartiere di Kreuzberg, la Mecca degli alternativi, è cambiato: non più vicolo cieco bensì strada di transito. Gli studenti e chi non ha molte disponibilità economiche trovano oggi un alloggio appetibile nei quartieri
esausti della parte est della città, piuttosto che in questo quartiere ormai yuppeggiante, che si dà un tono con i lavori di ristrutturazione e modernizzazione architettonica per l'atteso arrivo in massa di impiegati statali, agenti della comunicazione, consolati e loro staff.
Il futuro per la controcultura a Berlino pare non molto promettente. Essa verrà sempre più messa a confronto con quelle realtà che già da tempo dominano nelle altre città dell'Ovest del mondo. Berlino non sarà più a lungo un'oasi alternativa.


El Locco Barbata

Leggere una rivista, sorseggiare un caffè, parlare di anarchia. Qui. ( Annalisa Bertolo)

Conversando con Andrè, Wolfgang e Markus del progetto BARBATA...
Cos'è dunque BARBATA, di che progetto si tratta?
BARBATA si occupa della diffusione della cultura libertaria in senso lato e comprende diverse iniziative, è per così dire una federazione di iniziative diverse. Prima fra tutte la biblioteca libertaria che è stata creata grazie alla Società berlinese per lo studio e le questioni sociali, una associazione culturale fondata negli ultimi anni da persone provenienti per lo più dal Libertäre Forum ( il Foro Libertario, ossia un'organizzazione nata a metà degli anni settanta che riuniva quasi tutte le realtà anarchiche di Berlino).
Non esiste più il Libertäre Forum?
Nella forma originale non più. Solo come punto di incontro e confronto di alcuni gruppi, come appunto la Società sopracitata.[...] La biblioteca libertaria è un'ottima attività dell'associazione, in quanto è una delle più grandi biblioteche anarchiche di Berlino, anzi direi che come biblioteca specializzata in anarchismo è la più completa sicuramente, forse addirittura in tutta la Germania del nord. Diciamo che è un pò il nostro fiore all'occhiello...
Abbiamo anche libri piuttosto vecchi e rari, ma quelli non ci fidiamo ancora a darli in prestito.
Come è nata la Biblioteca libertaria? Come mai si trova qui presso il Cafè EL LOCCO?
Originariamente fu un'idea di Lorenz, il compagno di Elizabeth (Elizabeth è colei che gestisce il Cafè). A lui venne in mente di creare una biblioteca libertaria a Berlino (come ce n'erano già a Parigi e Londra) e ce lo propose. Noi abbiamo accettato volentieri in quanto possedevamo già i libri ma non uno spazio.
In che senso avevate già i libri...
Come Società per lo studio e le questioni sociali avevamo già pensato di allestire una biblioteca anarchica e a questo scopo avevamo raccolto numerosi testi, soprattutto grazie a donazioni di compagni, ma come già detto non avevamo un locale a disposizione o i soldi per poterne affittare uno; così tre anni fa la proposta di Lorenz è caduta proprio a fagiolo. EL LOCCO come «Cafè» offriva già la possibilità di poter sfogliare riviste anarchiche come Schwarzer Faden e Direkte Aktion sorseggiando un caffè, ma venivano esposti solo i numeri nuovi, quelli vecchi si accumulavano senza che nessuno se ne potesse occupare, così ora c'è il vantaggio che noi organizziamo anche l'archivio delle riviste. Naturalmente dobbiamo pagare l'affitto di questa stanza, per questo abbiamo allestito anche un banchetto di vendita libri...
Il banchetto vendita, più una videoteca curata da Lorenz, più l'organizzazione di serate culturali fanno parte delle iniziative di BARBATA.
Come è organizzata la biblioteca?
I libri possono essere letti qui o presi in prestito per tre settimane rinnovabili.
Condizione per prendere a prestito i libri è però quella di diventare soci (pagando 5 marchi al mese). È l'unico modo in cui possiamo finanziarci .
Un problema non indifferente è quello della restituzione dei libri... purtroppo veramente poche persone si ricordano di riportare i libri entro i termini stabiliti, alcuni non si fanno proprio più sentire. Forse dovremmo noi attivarci e trovare il metodo per avere un maggior controllo della situazione... è comunque triste che chi usa una tale biblioteca approfitti dell'assenza di multe o punizioni per tenersi libri che andrebbero divulgati...
Non è una questione questa che ci sconvolge, purtroppo, a noi italiani... ma a parte questo, è ancora in fase di ingrandimento la biblioteca?
Si, ogni tanto riceviamo ancora donazioni oppure compriamo noi stessi i libri nuovi che escono. Un vecchio compagno ci finanzia mensilmente proprio a questo scopo, molto gentilmente. Cerchiamo sempre di avere copie dei libri nuovi che vengono pubblicati. Le case editrici anarchiche ci fanno in genere un buono sconto sul prezzo di copertina, così possiamo ricavare qualcosa dalla vendita. È una cosa piuttosto unica qui a Berlino trovare tutte le edizioni anarchiche riunite in vendita.
Non esistono librerie che siano interessate a tenere tutte le edizioni anarchiche, siamo quindi una rarità in questo senso...
Non esiste una libreria marcatamente anarchica quindi a Berlino?
C'era prima l'«Aurora», ma da un anno circa ha chiuso per problemi economici.
E internamente come siete organizzati?
Cinque persone fisse si alternano per tre giorni di apertura della biblioteca alla settimana, ma c'è un giro molto più ampio di amici e compagni che ci danno una mano. In base all'esperienza fin qui avuta possiamo dire di aver avuto l'occasione, tramite questa attività, di conoscere persone particolarmente simpatiche e in- teressanti. È un grande spazio aperto alla comunicazione...
Come vengono a sapere le persone dell'esistenza della biblioteca?
Tramite annunci su riviste cittadine, tramite amici e contatti personali, anche attraverso le serate culturali organizzate qui a EL LOCCO siamo venuti in contatto con diverse persone; sono appuntamenti di cultura varia, musica, teatro, presentazioni di libri, dibattiti politici...in genere accompagnati da un buffet, per rendere il tutto più piacevole...
Distribuiamo anche il nostro volantino di presentazione ai negozi di libri usati (che a Berlino sono molto diffusi) di modo che se qualcuno ha delle richieste specifiche nell'ambito della letteratura libertaria, si possono rivolgere direttamente a noi. Certo potrebbe esserci una maggiore partecipazione, ma possiamo dire di ritenerci ugualmente soddisfatti per il giro di persone che c'è e che pare si allarghi sempre più.
Tornando al rapporto che lega BARBATA a EL LOCCO, non mi è ancora chiaro: lavorate insieme o siete due gruppi separati?
Siamo due gruppi separati. Noi siamo, per così dire, ospiti di EL LOCCO, affittiamo una stanza che prima veniva utilizzata per altri scopi.
Non fate parte dunque dello stesso progetto?
No, no, siamo separati.
Ma anche EL LOCCO si definisce anarchico?
Certo; non ci sono differenze ideologiche o politiche tra noi, è solo che ognuno porta avanti il proprio progetto parallelamente. E con vantaggio e interesse reciproco, naturalmente. Il «Cafè» attira persone che secondariamente si rivelano interessate alla biblioteca e viceversa. Inoltre collaboriamo nella preparazione dei programmi culturali.
Mi sembra ideale questa integrazione tra cultura e intrattenimento...
Si, è un'ottima cosa anche per l'atmosfera rilassata e piacevole che si crea. Mi immagino se ci fosse soltanto la biblioteca... le persone si farebbero molti più problemi a entrare.
Che tipo di persone vi frequentano, solo libertari o...
A mio avviso ci sono 2 tipi di libertari: i cosidetti «visionari» o idealisti e i cosidetti «pratici» o militanti.
Entrambi si guardano vicendevolmente in cagnesco. Gli idealisti si occupano di storia, di teoria e i «pratici» li giudicano come degli idioti, che non hanno contatto con la realtà; dall'altra parte gli idealisti ribattono «non ha nessun senso quello che fate, è attivismo cieco che non porta a niente, senza basi, senza scopi...». Io trovo molto triste che gli idealisti si disgreghino in questo modo, si isolino.
Siedono a casa e leggono i loro libri, o tutt'al piu si abbonano a una qualche rivista. Non hanno una così detta «base sociale», non hanno un punto di ritrovo. I militanti non possono agir da soli, si incontrano, si organizzano in gruppi, ecc...per gli idealisti non è così facile.
Devono innanzitutto incontrarsi. Uscire. Qui a Berlino non esistono molti gruppi anarchici, ma in proporzione sono tante le case editrici con un discreto pubblico. Questo costituisce a mio avviso un grosso potenziale; il problema è che anche il pubblico è isolato, non ha modo di riunirsi. Ecco, per me è importante che questo posto costituisca un punto d'incontro per tutti questi idealisti, teorici e lettori dell'anarchia, dove possano finalmente costituire una «comunità», senza pressione ideologica, senza figure prevalenti o leader (come avviene in genere nei gruppi militanti). Mi si può a questo punto rimproverare di essere anch'io eccessivamente anti-militante, ma quello che intendo dire è che a noi interessa maggiormente un lavoro continuativo, uno spazio di comunicazione permanente, piuttosto che azioni sporadiche ecclatanti che non hanno seguito.
E ciò richiede molto maggior impegno e un grosso lavoro organizzativo. Questa è la direzione in cui ci muoviamo.
È più un tuo ideale o già sta succedendo?
Certo potrebbe andar meglio, non è che vengano masse di filosofi a discutere da noi, ma i piccoli progressi che abbiamo fatto e le persone che abbiamo conosciuto, più il fatto che durante gli incontri organizzati da noi si siano sviluppate discussioni vive e interessanti, indica che ci muoviamo nella giusta direzione. Siamo entrati in contatto, per esempio, con persone intellettualmente molto competenti e interessanti, che casualmente avevano avuto a che fare con la teoria anarchica e ora ne vogliono approfondire lo studio.
Noi offriamo una vasta e competente letteratura, un insieme vasto e forse inconsueto di idee in ambito libertario.
È un peccato che vi sia sempre questo stacco tra le generazioni più giovani, tendenzialmente più militanti e sloganistiche e quelle più vecchie che sanno solo sbadigliare davanti a un siffatto atteggiamento. Così non si incontreranno mai.
Questo, secondo voi è il posto adatto per un incontro politico generazionale, diciamo. Per avvicinare questi approcci diversi.
Si, ma non solo. EL LOCCO è un posto aperto a tutti: mia nonna ci entrerebbe senza problemi. Cioè non solo per intellettuali o militanti, ma anche per la gente comune, non per forza politicamente schierata.
Come un punto di riferimento culturale e di «ristoro» per il quartiere?
Sì, è un punto forte questo della varietà dei «fruitori», una grande apertura. Molto, naturalmente, è dovuto alla presenza del bar...a proposito: salute!
Salute!E dopo quest'ultimo sorso di birra la domanda più impegnativa: qual'è la vostra personale opinione sul movimento libertario tedesco oggi?
In teoria bisognerebbe dire: ora è arrivato il nostro momento! Ora che il socialismo di Stato non c'è più, ora che non costituisce più una alternativa per nessuno, ora potrebbe essere arrivato il momento del socialismo libertario!
In Svezia, ci hanno detto, è già così: chi tra i giovani si muove nell'ambito del socialismo, sostiene principi libertari. Ce lo si potrebbe aspettare anche qui, ma effettivamente non è così. Piuttosto mi sembra che i libertari si siano lasciati abbattere dal crollo del marxismo. Cosa che in realtà non dovrebbe succedere; lo sapevamo già che un tale sistema non rappresentava un'alternativa! Non è un nostro problema, anzi dovremmo sentirci ancor più motivati a propagare le nostre idee.
Ciò nonostante la sensazione è che il movimento libertario abbia una minore risonanza rispetto a prima.
Questo è dovuto, a mio avviso, al fatto che le persone che si sono dichiarate libertarie fondamentalmente non lo erano, erano strutturalmente autoritarie e hanno subìto il crollo dell'ideologia marxista. Ma non era il nostro socialismo! E si sono lasciati deprimere da paure del tipo «adesso il capitalismo ci mangerà essendo venuto meno il suo nemico n°1», «i capitalisti hanno vinto questa battaglia ideologica...»; io non sono assolutamente d'accordo, si è trattato di una battaglia tra Stati e a questo livello non esiste più competizione, il capitalismo è sopravvissuto perchè ha offerto una organizzazione più convincente, ma non si tratta di capire chi ha sullo Stato la teoria più convincente, tutto questo non riguarda la vita sociale.
A questo livello ciò che conta è la questione delle strutture libertarie.
Nessuno però la vede così, purtroppo...
Soffrono per il crollo della sinistra...
Esattamente e non capisco il perchè.
L'abbiamo appurato anche all'interno del Libertäre Forum. Al tempo in cui il muro è stato abbattuto venivano ai nostri incontri tantissimi interessati e dopo un po' tutto questo interesse è calato e scomparso. Anche per questo il Forum si è sciolto, non veniva più nessuno...
Intendi prima o proprio ai tempi della caduta del muro?
Prima c'era un'affluenza non enorme ma costante; poi, subito dopo l'apertura dei confini c'è stato un boom di presenze, molti giovani dell'est si sono interessati al nostro lavoro, ma pian piano l'interesse e la partecipazione si sono dissolti nel nulla. Per questo la penso anch'io come Wolfgang, che ci siamo stabilizzati su un livello inferiore (di interesse e partecipazione); sembra che gli anarchici abbiano sofferto di una frustrazione generalizzata....credo che in Germania molti anarchici si fossero identificati nella RDT come alternativa politica di sinistra e con il suo crollo hanno perso definitivamente le speranze...anche se sembra assurdo. E in Italia è avvenuto un fenomeno analogo?


Karin Kramer

E' sua moglie. Ma Š anche il nome della prima casa editrice anarchica berlinese. A colloquio con Bernd Kramer ( Annalisa Bertolo)

La casa editrice KARIN KRAMER inizia ufficialmente la sua attività 24 anni fa , pubblicando Stato e anarchia di M. Bakunin. È oggi la più importante casa editrice anarchica berlinese.
Rispetto alla storia editoriale, cito dal loro secondo almanacco pubblicato nel 1985:
In seguito alla discussione sviluppatasi all'interno del movimento studentesco sui temi della rivoluzione russa, il marxismo-leninismo, ecc., pubblicammo inizialmente testi (fino ad allora sconosciuti) di Pannekoek, Mattik, Rühle, ed altri. Attraverso il Comunismo dei consigli ci avvicinammo al sindacalismo e quindi all'anarchismo. A quei tempi nacquero diversi gruppi anarchici e questo rese possibile, nonché necessario, ristampare i classici. Uscirono così scritti di Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Mühsam, Landauer e altri. Aggiunge Karin (la Karin Kramer stessa): Il programma editoriale dei primi anni è anche l'immagine riflessa dello spirito di rivolta del '68, in cui sviluppammo il nostro carattere.
Ma siccome non eravamo una casa editrice-braccio dell'anarchismo, cominciammo anche a pubblicare testi letterari e artistici. Ebbe così inizio la collana Sotto il selciato c'è la spiaggia (famoso motto del movimento studentesco tedesco) sui temi dell'anarchismo, etnologia, critica scientifica, magia e antropologia.
Contemporaneamente uscì La biblioteca delle utopie, allo scopo di accentrare l'attenzione su i vari precursori e ispiratori dei diversi movimenti socialisti, con testi di Rossi, Cabe, Déjacque e Berneri.
Ma per non lasciar spazio solo all'interpretazione maschile della storia, uscì la collana Donne nella Rivoluzione (testi sulla Comune di Parigi, sul femminismo, sull'anarchismo in Giappone, sul ruolo delle donne nella Rivoluzione Spagnola, sulla vita delle donne nel medioevo e naturalmente la pubblicazione dell'intera opera delle Memorie di Emma Goldman, uno spaccato di mezzo secolo di storia del movimento internazionale dei lavoratori e della lotta per l'emancipazione delle donne).
Più di 100 testi elencati nel catalogo KARIN KRAMER abbracciano oggi ampi settori della cultura libertaria e alternativa, spaziando liberamente tra i confini storici e geografici. Compresa una agenda libertaria annuale e bizzarre attività culturali. Tra queste vale sicuramente la pena di raccontare l'iniziativa-concorso Un monumento per Michael Bakunin, partita qualche anno fa. Mi spiega in dettaglio Bernd Kramer: Non si tratta di un monumento tradizionale, inteso come statua, ma di inventarsi un qualsiasi monumento a Bakunin, se si pensa che se lo meriti, sia esso un brano musicale, un dipinto, una poesia o una installazione. Chiaramente la maggior parte dei modelli che abbiamo ricevuto sono stati concepiti in senso tradizionale. Cercheremo di far installare uno di questi a Berlino, siamo già in contatto con il comune.[...] Non si tratta neanche di un concorso tradizionale, cioè non ci saranno né primi, né secondi, né terzi premi: tutti i lavori verranno presentati in un catalogo che uscirà a giugno/luglio di quest'anno, in concomitanza con l'apertura della mostra che faremo qui a Berlino e che riguarderà tutti i modelli pervenutici.
Finora abbiamo raccolto circa 70 idee diverse di artisti provenienti dalla Repubblica ceca, dall'Olanda, dalla Francia, dall'Italia, dalla Svizzera, dal Belgio, dall'Ucraina, oltre che naturalmente dalla Germania.
Quando la mostra sarà finita parleremo con le autorità competenti e reclameremo un posto in città per Bakunin, per installarne il monumento. Ciò creerà certamente scompiglio e provocherà ogni sorta di reazione politica contraria...è esattamente quello che speriamo....
E con occhi da lucifero e barba da Bakunin, Bernd Kramer dichiara di non avere più tempo da dedicarmi, non adesso che sta organizzando gli ultimi dettagli di questa mostra; scompare fra pile di carta stampata risalenti a chissà quali epoche e a quali pensate, borbottando fra sé e sé «se rinasco faccio qualcosa d'altro non di certo l'editore...».


Neri quei giorni

L'esperienza dell'A Laden ( Annalisa Bertolo)

Breve storia e descrizione delle attività finali

La storia dell'A-Laden (Bottega anarchica) è anche la storia di una parte del movimento anarchico berlinese dell'ultimo decennio (di Berlino-ovest prima della caduta del muro e dell'intera Berlino dopo).
Racconta Ralf Landmesser, riferimento n°1 del progetto... «Quando fondammo nel giugno 1984 la «Iniziativa degli studenti anarchici» (AStI), non esistevano più già da tempo gruppi anarchici attivi a Berlino, degni di nota. Lo stesso «Libertäre Forum» si era dissolto nei rigoli del movimento per l'occupazione di case nel 1980 (un grosso movimento che arrivò ad occupare più di 160 edifici) ed era non più che l'ombra di se stesso [...].
Iniziammo con un banchetto informativo alla «Libera Università di Berlino», ma, poiché non ci volevamo cristallizzare su un solo gruppo di interessati - cioè gli studenti - e anche per avere una presenza geograficamente più centrale, cercammo un nuovo spazio dove poterci incontrare.
Ebbe inizio così un'odissea per il gruppo «AStI», alla ricerca di spazi e compagni con cui condividerli e fu aperto un conto su cui versare una quota che potesse sostenere l'affitto del futuro centro.
Allora il grosso del collettivo variava tra le 10 e le 40 persone. Accanto ad «AStI» c'era soprattutto il gruppo berlinese «Progetto A» interessato all'apertura del centro [...]. Nel gennaio 1988 decidemmo finalmente per uno spazio nel quartiere Moabit, il cui contratto d'affitto risultava possibile per la neonata associazione «Azione Cultura Libera».
Presto si unì al gruppo iniziale l'associazione degli studenti medi anarchici con la partecipazione di fino a cento giovani compagni: la cassa fu riempita.
Il 1° maggio 1988, dopo la ristrutturazione collettiva del locale, aprimmo lo spazio ufficialmente: dopo numerose proposte più o meno fantasiose circa il nome del centro, fu deciso «A(narchistischer)-Laden in Moabit», abbreviato in A-Laden (BottegA), facile, plausibile e descrittivo. Successivamente creammo anche il nostro logo: una salamandra sulla A cerchiata.
La baracca si riempì velocemente di vita, nonostante lo scetticismo di molti compagni, soprattutto tra gli autonomi libertari, poiché non sempre seguivamo il punto di vista dominante nella «scena» alternativa berlinese.
Ciò nonostante appoggiammo chiaramente numerose iniziative della sinistra radicale. Oltre a ciò organizzammo, insieme ad altri gruppi e organizzazioni anarchiche, i cosiddetti «giorni neri» - die schwarzen Tage - a Berlino (giornate di attività anarchica in piazza).
Decine di manifestazioni di vario tipo (presentazioni, film, video, discussioni, feste, «tour anarchici della città», ecc.) avvicinarono centinaia di interessati alle nostre idee. Alcuni compagni e simpatizzanti dell'A-Laden presero contatti, durante viaggi, anche con compagni all' estero.
Negli ultimi anni abbiamo partecipato all'organizzazione del «Mercatino annuale libertario» a Berlino, in cui si è avviato il progetto da noi proposto «Anti-tunnel», ossia l'iniziativa di organizzare un opposizione al progetto di costruzione di un mega-tunnel per le auto sotto il Tiergarten (il parco centrale berlinese).
Un'ulteriore iniziativa centrale dell'attuale attività dell'A-Laden riguarda l'appoggio della «Iniziativa civile Landa Libera» (Bürgerinitiative Freie Heide) contro il «bombodromo» Wittstock-Rheinsberg-Neuruppinl, ossia l'utilizzo illegale di 146 Km2, 80 Km da Berlino, come campo di esercitazione militare per le bombe.
Due anni fa siamo riusciti a organizzare insieme al «Greiswurzelgruppe Berlin» la più grande marcia pacifista pasquale che si sia mai vista nell'area.
Altri progetti e iniziative cittadine di occupazione ci hanno occupato in questi ultimi anni[...].
Abbiamo cercato nel corso degli anni di fare dell'A-Laden un centro d'informazione e cultura libertaria per il quartiere, un luogo d'incontro per organizzazioni di base.
Così si sono incontrati da noi varie iniziative di quartiere e gruppi antifascisti; abbiamo promosso incontri di zona e abbiamo partecipato a feste rionali; infine abbiamo organizzato presso la nostra sede un piccolo spaccio alimentare di prodotti biologici, gestito come una cooperativa alimentare (le famose FOOD COOPS o cooperative alimentari sono gruppi rionali di autogestione della distribuzione e della vendita di prodotti biologici, molto diffusi e molto ben organizzati a Berlino, n.d.T.).
Nel campo dei media ci siamo impegnati attivamente fin dalla fondazione dell'A-Laden, presso radio e progetti editoriali.
Alcuni compagni collaborarono all'«Agenda rosso-nera» e dal 1983 io stesso mi occupo della pubblicazione annuale di un'agenda anarchica, la famosa KALENDA (gemellata con l'italiana «Agenda rosso-nera»).
Da lungo tempo inoltre lavora presso l'A-Laden la redazione di «A-Kurier», l'unico bollettino anarchico berlinese! Anche una micro-casa editrice si è sviluppata al nostro interno dal 1995, la «Azione Libera Cultura».
Non irrilevanti sono i nostri contatti internazionali con progetti all'estero: per esempio con il movimento zapatista in Messico o con la resistenza tibetana contro la distruzione di Lhasa e l'oppressione cinese [...].
Dopo la caduta del muro sviluppammo diversi contatti con i compagni dell'Est e per quanto abbiamo potuto li abbiamo sostenuti e aiutati, avvalendoci di un'esperienza continuativa di più vecchia data.
Una costante che ci ha accompagnato sin dagli inizi è stata la «miseria economica». Grazie a donazioni e a sovvenzioni ci siamo potuti permettere una certa attrezzatura tecnica, ma i contributi individuali hanno sempre stentato a garantire la «sopravvivenza» del progetto.
Tuttora, nonostante siano stati lanciati svariati S.O.S., la disponibilità di partecipazione economica dei singoli è minima. Siamo in una permanente «crisi gestionale».
Senza parlare poi dell'atteggiamento irresponsabile e caotico che ha sempre regnato da parte dei «fruitori» dell'A-Laden e che ha obbligato certuni ad assumersi il ruolo infelice di «portinai» o «genitori» del gruppo.
Per fortuna pare che qualcosa si sia imparato e che ora la situazione stia migliorando da questo punto di vista.
Ciò nonostante l'A-Laden compie quest'anno 8 (otto!) anni e guardandoci alle spalle possiamo tracciare un bilancio positivo, sebbene si siano dovute ingoiare certe pillole amare...[...]
Attualmente vorremmo promuovere e organizzare una grossa manifestazione per il 1998, una BARRIKADENFEST a Berlino: 150 anni dopo la cosiddetta «rivoluzione democratica» tedesca, riteniamo che Berlino sia il posto adatto per osare la rinascita e l'esplosione» sociale del terzo millennio. Vorremmo, per questo evento, riunire la quantità maggiore possibile di persone da tutto il mondo e avere prospettive libertarie come alternative realizzabili.
De centralizzata e colorata, caotica e geniale, distesa e gentile, combattiva e sinergica dovrà venir celebrata una gigantesca festa lunga una settimana, in questo buco del culo del mondo che fu un tempo Berlino.

Breve presentazione finale

L'A-Laden offre oggi, nei limiti delle sue possibilità economiche e grazie al finanziamento da parte di altri progetti, una notevole quantità di informazioni libertarie provenienti da tutto il mondo difficili da trovare altrove a Berlino. Abbiamo una piccola biblioteca-archivio (tramite il prestito scompaiono purtroppo troppi libri) con libri e video, la possibilità di proiettare film di 16 mm, una macchina stampante un po' rotta e un computer. I nostri due locali sono a disposizione permanentemente di compagni e gruppi libertari per riunioni e altre attività. Il centro è aperto ufficialmente dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20, ma quasi ogni sera viene utilizzato e rimane aperto dunque più a lungo.


L'ultima ruota del carro

I 19 anni della Libertad Verlag. I problemi del movimento anarchico in Germania. A colloquio con Jochen Schmuck ( Annalisa Bertolo)

Mi puoi raccontare brevemente la storia della casa editrice Libertad Verlag, ossia da quanto tempo esiste, quali sono i temi principali che trattate e chi sono gli editori?
La Libertad Verlag viene fondata ufficialmente alla fine dell'anno 1977, ma testi anarchici sotto forma di opuscoli
li pubblichiamo già dal 1971. Allora ero ancora studente e apprendista nella autoproduzione editoriale presso la Lega dei Lavoratori Anarchici di Berlino (Anarchistischen Arbeiter-Bundes Berlin). Quando la Lega si sciolse, nella metà degli anni '70, alcuni di noi fondarono appunto la Libertad Verlag e cominciammo con la pubblicazione di una collana di testi anarchici (anarchistische texte). Con essi cercammo di avvicinare i lettori e le lettrici alla teoria e alla storia dell'anarchismo internazionale. Questa collana fu piuttosto popolare e io penso
che una certa quantità di persone di lingua tedesca debbano il loro ingresso nel movimento libertario proprio ai
nostri opuscoli. Dopo seguì un'altra collana di tascabili, la Edition Schwarze Kirschen (Ciliege Nere) e dal 1977 le nostre edizioni hanno come interesse primario la collana scientifica «Archivio di storia sociale e culturale».
Chi cura oggi la casa editrice?
Mentre una volta eravamo un ampio gruppo, oggi la casa editrice viene curata soltanto da me, pur sempre con l'appoggio e l'aiuto di amici e compagni (in particolare di Angelika, la mia compagna). Vivere solo con l'attività di editore non mi é però possibile. Anzi, quasi ogni nuova pubblicazione deve ancora venire sovvenzionata privatamente. La casa editrice è legata al Libertaren Forum di Berlino (progetto politico-culturale che riunisce diverse realtà anarchiche berlinesi) ed io, insieme a Gunter Hoerig di Colonia mi occupo anche del progetto sulla Banca Dati dell'Anarchismo di lingua tedesca, il cosidetto DadA Projekt.
Di che progetto si tratta?
Esiste dal 1985; raccogliamo informazioni sulla teoria e sulla storia del movimento anarchico di lingua tedesca.
Abbiamo iniziato con una documentazione della stampa libertaria di lingua tedesca, nella quale abbiamo raccolto già più di 1600 titoli tra riviste, giornali e altre pubblicazioni periodiche. Tale documentazione dovrebbe prossimamente, forse già quest'anno, venire pubblicata in forma elettronica.
Cosa intendi per forma elettronica?
Per esempio su CD-ROM o su dischetto, oppure come banca dati su Internet. Stiamo giusto valutando cosa sarebbe più adatto...ma tornando di nuovo al DadA, il suo secondo perno è la documentazione della letteratura
libertaria. In essa raccogliamo tutti i libri, gli opuscoli e gli articoli selezionati di lingua tedesca che si occupano
di anarchismo o correnti libertarie affini. Più avanti dovrebbe aggiungersi anche una banca dati-persone, in cui vorremmo riunire le informazioni biografiche riguardanti il movimento libertario di lingua tedesca.
Vi occupate dunque solo del movimento libertario di lingua tedesca?
No, non è così. Le nostre pubblicazioni riguardano naturalmente l'intero spettro delle idee e movimenti libertari, quindi anche il movimento internazionale, ma per quanto riguarda il progetto DadA è vero, sarebbe eccessivo se nella nostra banca dati tenessimo conto anche di tutte le pubblicazioni straniere. Prevedo che già soltanto nell'ambito della letteratura libertaria di lingua tedesca ne avremo fino alla fine dei nostri giorni, a nutrire il DadA di dati. Noi, cioè Gunter ed io, abbiamo più di quarant'anni e ci chiediamo ogni tanto se il progetto vedrà una fine durante le nostre esistenze. Ma anche se così non fosse, avremo almeno lasciato una simpatica eredità.
Qualcuno porterà sicuramente avanti il progetto.
Ritornando ancora alla casa editrice e ai libri che avete pubblicato... quali sono state le tematiche principali
e che cosa hai in progetto per le prossime pubblicazioni?
Il nostro tema principale è stato sempre naturalmente l'anarchismo e i movimenti libertari. Mentre prima però abbiamo pubblicato soprattutto materiale di propaganda, cioè letteratura d'agitazione, oggi ci occupiamo prevalentemente di pubblicazioni a carattere scientifico, che delle volte assumono posizioni anche critiche nei confronti dell'anarchismo tradizionale. Anche l'ambito delle idee libertarie affini all'anarchismo (come per esempio il movimento per una libera economia che si sviluppò intorno alla figura di Silvio Gesell, poco conosciuto all'estero) ha ampio spazio nella nostra collana-archivio.
Abbiamo pubblicato libri di carattere storico perché abbiamo un particolare interesse per le tematiche storiche,
ma anche testi attuali. Al momento abbiamo due nuove pubblicazioni in cantiere: un libro sulla resistenza degli anarco-sindacalisti contro Hitler e una bibliografia di Stirner. Una bibliografia di Bakunin l'abbiamo pubblicata già due anni fa.
Hai detto che alcuni dei vostri libri hanno un chiaro approccio critico nei confronti dell'anarchismo.
Come descriveresti tu personalmente il tuo rapporto con l'anarchismo di oggi e con il movimento anarchico
in generale?
Oggi non mi definirei più anarchico, piuttosto libertario. Gli ideali anarchici, il ribellarsi contro l'autorità arrogante e il potere politico ed economico rimarranno naturalmente sempre attuali; ma ciò che il movimento anarchico qui in Germania, ma anche a livello internazionale, ha prodotto , diciamo a partire dagli anni '80, è piuttosto deprimente.
In che senso deprimente?
Beh, intendo dire che gli anarchici e le anarchiche in questo paese non hanno quasi mai provato ad avere veramente un'influenza sulla società. Non parliamo poi a livello politico. Per esempio, dai tempi di Bakunin gli anarchici hanno sempre criticato il marxismo-comunismo di Stato, però quando il cosidetto Socialismo reale è crollato nell'Europa dell'Est non pochi anarchici in Germania l'hanno rimpianto o si sono fatti contagiare dalla confusione ideologica della sinistra. Quando la rivoluzione del 1989 ha spazzato via la RDT nella Germania dell'Est, la maggior parte degli anarchici si sono messi al riparo o addirittura si sono dati da fare per sostenere la sopravvivenza del vecchio regime. E questo è solo un esempio.
Inoltre si può dire che gli anarchici di questo paese sono stati negli ultimi trent'anni sempre l'ultima ruota del
carro del movimento delle sinistre. Una sorta di ruota di scorta per la legittimazione morale della crisi delle sinistre. Per esempio, c'è già un Foro Libertario nel PDS (il partito comunista che è succeduto al SED stalinista,
il partito unico della sinistra ai tempi della RDT). Questo indica quanto sia diventato popolare l'anarchismo come legittimazione della sinistra e quanto poco gli anarchici siano riusciti a sviluppare una forza politica autonoma. A me personalmente farebbe piacere se i libertari si avvicinassero maggiormente a quello che venne definito nel
dopoguerra Revisionismo anarchico o Anarchismo pragmatico. Lì si trovano ottimi spunti politici. Oggi è diventato quasi chic in ambito culturale definirsi anarchici. Ma io penso che esista - se ci si allontana dalle tradizionali strategie rivoluzionarie - un ampio spettro di possibili campi di azione nel politico e nel sociale, in cui i libertari potrebbero diventare attivi e dove potrebbero mettere in pratica i loro ideali anarchici. Ma per far questo devono smettere di essere l'ultima ruota del carro della sinistra, devono sviluppare una propria iniziativa.
Il Progetto «A», che forse conoscete anche in Italia, va per esempio in questa direzione e anche qui a Berlino vi sono, all'interno del Libertäre Forum (quello vero!) idee simili. In breve: è vero che il movimento libertario si è indebolito, ma non c'è ancora nessun motivo per gettare veramente la spugna.

Breve riassunto dellastoria della Libertad Verlag e dei suoi precursori(1971-1995)

Libertad Verlag viene fondata alla fine del 1976 a Berlino- Neuköin. I suoi fondatori provenivano dal movimento degli studenti e degli apprendisti anarchici e avevano già pubblicato nei primi anni '70 opuscoli per la Lega dei Lavoratori Anarchici. Ancora oggi la filosofia sociale e la storia dell'anarchismo, così come dei movimenti libertari ad esso legati costituiscono la tematica centrale del programma editoriale. Con l'anarchismo intendiamo,
citando Gustav Landauer, meno un programma politico rivoluzionario quanto piuttosto una questione culturale dell'umanità. Questo conduce politicamente alla messa in discussione della cultura dominante.
Ufficialmente abbiamo cominciato la nostra attività come editori all'inizio del 1977 con la pubblicazione del primo fascicolo della collana anarchistische texte Questa serie di scritti a pubblicazione non regolare vuole offrire una possibilità ai lettori/lettrici di prendere confidenza, attraverso testi originari selezionati, con lo sviluppo storico e le diverse correnti teoriche dell'anarchismo. In due edizioni collegate vengono trattati i seguenti temi:
I. FILOSOFIA E TEORIA DELL'ANARCHISMO
II. PRATICA E AZIONE ANARCHICA
Come proseguimento e completamento delle prime due edizioni è uscita irregolarmente a partire dal 1983 la III edizione dei «testi anarchici» dai contenuti più ampi, che comprendeva testi storici così come scritti più attuali. Ancora più approfondito e ampliato è lo spettro tematico delle Edition Schwarze Kirschen In questa collana di tascabili popolarmente conosciuta, pubblicata a partire dal 1979, sono usciti testi riguardanti i seguenti temi:
- filosofia e pratica dei movimenti libertari
- socialismo libertario contro socialismo di Stato
- antropologia ed etnologia
- emancipazione dei sessi
- letteratura e arte della rivolta
Una approfondita esposizione scientifica della storia dei movimenti sociali e per una cultura alternativa costituisce dal 1987 il tema centrale della collana di libri Archivio di storia sociale e culturale.
Questa collana dovrebbe soprattutto agevolare la ricerca e la documentazione di quei movimenti emancipatori sociali e culturali che sono stati quasi del tutto ignorati dalla storiografia dominante o trattati in modo superficiale. Di particolare importanza è la trattazione dei movimenti libertari di lingua tedesca. Fino ad oggi sono usciti in questa collana titoli riguardanti i seguenti temi:
- storia del pensiero dell'anarchismo classico
- storia sociale dell'anarchismo e dell'anarcosindacalismo di lingua tedesca
- storia dei movimenti libertari (come per esempio il movimento tedesco per una libera economia).
Le prime attività editoriali, dalle quali più tardi ebbe origine Libertad Verlag, risalgono all'anno 1971. «Quasi è passato un quarto di secolo da allora. Nel frattempo sono più volte cambiati i temi trattati e le collaborazioni». È vero che alcuni dei nostri titoli hanno avuto una grossa risonanza tra il pubblico della sinistra, ma ciononostante ogni nuova pubblicazione deve essere sovvenzionata privatamente. Comunque ciò non ci ha ancora fatto passare la voglia di pubblicare libri. Come editori gli anarchici sono incontenibili e il desiderio di diffondere libere idee è ancora oggi il motivo principale dell'esistenza della Libertad Verlag.