Rivista Anarchica Online
Scovare e raccontare l'anarchismo a Berlino
a cura di Annalisa Bertolo e Peter Kemper
L'anarchismo a Berlino. Scovare e raccontare l'anarchismo a Berlino. Questo il
difficile compito che mi ero data
all'inizio della ricerca. Con l'idea che ogni città, a scavarla un pochino, abbia delle riserve di
libertà che con
accenti diversi si appartengono tutte. Io a Berlino ci vivo da un anno e comincio solo ora a muovermi senza
cartina, a riconoscere odori e suoni senza vocabolario, ad apprezzare la pedalata giusta e feroce, ad accettare senza
offesa lo sguardo gelido della panettiera (anche lui giusto e feroce). Per questo me la sono sentita di cercare
qualcosa a Berlino, pur sempre considerandomi una turista curiosa e rispettosa. In realtà entrare in
contatto con l'anarchismo - inteso come rete di compagni e di progetti anarchici - è cosa
semplice e veloce, avendo dei contatti iniziali. Trattandosi appunto di una rete, quando sei incappato in una
maglia il resto è solo un districarne i fili. Sto
parlando, naturalmente, di un primo contatto, quello della conoscenza superficiale, delle battute fluide e sagaci,
dei confronti facili, delle interviste precise e preparate, della assaporazione di atmosfere e caratteri, della visione
fotografica di luoghi, volti, umori. Una sorta di conoscenza empirica. Mi ci è voluto un pò
più di un mese per
raccogliere e riordinare (nonché tradurre, purtroppo) coi pori ben aperti in questa fase, e ora non ho altra
ambizione che quella di condividere quello che ho visto e conosciuto, di «pubblicare» appunto, sperando che il
«pubblico» se ne possa in qualche modo arricchire. Per me è stata un'occasione, in breve tempo, di
avvicinarmi al temibile ramo nordico della famiglia anarchica
internazionale, di conoscere problemi e utopie particolari di una particolare situazione di una particolare
città, di
stabilire contatti interessanti, di essere sempre accolta con rispetto ed estrema attenzione e disponibilità,
di aver bevuto alcune succulente birre, di aver avuto accesso, come i più spregiudicati giornalisti, a
situazioni delicate, a umori spontanei, ad archivi e idee forse inedite, sempre protetta da quella
neutralità virtuale che i giornalisti
appunto hanno. E allo stesso tempo essere stata abbracciata come compagna. Un'occasione per scovare una
riserva di libertà anche in questa assurda città, dove pare che ci sia tutto e tutto
liberamente distribuito tra estrema tolleranza e tagliente precisione. Come oggi che nevica e c'è il sole.
Non
voglio trarre conclusioni, non lo volevo neanche all'inizio. Ho voluto sapere e conoscere ed è stato
un inizio, una cosidetta introduzione. Prima di trarre le conclusioni
bisogna almeno sviluppare il tema e non ne ho alcuna pretesa, dopo poco più di un mese. Del resto lo
spazio era
stato pensato per far parlare i compagni berlinesi: io ho svolto molto volentieri il ruolo di tramite e mi
propongo di farlo anche in futuro qualora se ne ripresenti l'occasione.
Informazioni utili per chi viene a Berlino
Come arrivare In treno: il costo del biglietto senza alcuna
riduzione è notevolmente alto, circa 500.000 lire da Milano, andata
e ritorno. È possibile ottenere delle ragionevoli riduzioni se si è al di sotto dei 26 anni o se si
acquista la cosidetta Bahncard, ossia la «carta verde» tedesca che permette uno sconto del 50% su ogni
viaggio su suolo tedesco (la Bahncard costa a sua volta poco più di 100.000 lire per studenti, e
più di 200.000 per non studenti e vale un anno). In aereo: se si riescono a sfruttare
delle offerte speciali c'è il rischio addirittura che costi meno del treno.
Dipende dal periodo e dalla compagnia aerea. In auto: è sicuramente un mezzo tra
i più economici se non si viaggia da soli. Le autostrade in Germania sono
gratis. Passaggi: ci sono in Italia (a Milano sicuramente) organizzazioni e/o luoghi dove
facilmente si trovano
possibilità di condividere passaggi in automobile. Per esempio nelle università di lingua e
architettura (Berlino
è la Mecca degli architetti...), nelle scuole di lingua, su «Seconda Mano», ecc. A Berlino vi sono centri
appositi
molto ben organizzati (chiamati Mitfahrzentralen) in cui, pagando una quota sul chilometraggio e un
contributo per la benzina si può condividere il viaggio con altre persone (se c'è
l'offerta). Ecco alcuni numeri di telefono: ADM tel. 19440; Citynetz tel.8827604; Citylift tel. 2833705
(più naturalmente
0049-30 per chi chiama dall'Italia) Autostop: è particolarmente indicato per muoversi
in Germania, data la facilità di trovare passaggi. Per uscire da Berlino (verso sud) mettetevi, con un
cartello indicante una città tedesca nella direzione in cui intendete
muovervi, nell'area di servizio «Dreilinden», presso la fermata della S-Bahn «Wannsee».
Dove dormire Se proprio non avete trovato una possibilità di alloggio
da amici o compagni, potete rivolgervi agli ostelli della
gioventù: «Ernst-Reuter-JH», Hermsdorfer Damm 48-50, 13467 Berlin, tel: 030/4041610; «JGH Berlin»,
Kluckstr. 3, 10785 Berlin, tel: 030/2650383; «JGH am Wannsee», Badeweg 1, 14129 Berlin, tel:
030/8032034. L'agenzia alternativa «Stattreisen» (Malplaquestr. 5, tel: 030/3948354) offre un servizio di
prenotazione camere presso hotel, pensioni ed eventualmente privati, per un pubblico «non facoltoso».
Oppure si possono contattare i seguenti Tourist-Informationen: Stazione «Zoologischer Garten», tel:
3139063; Europa Center, Budapester
Strasse, tel: 2626031; Aereoporto Tegel, tel: 41013145.
Come muoversi La città è troppo grande per potersi muovere
a piedi e non si consiglia neanche di usare la macchina; vi è una efficiente rete di trasporti pubblici
che copre l'intera città, costituita da metropolitana «di sottosuolo» o U-Bahn, metropolitana
superficiale o S-Bahn, tram, autobus e battelli sui canali e laghi interni. Il costo del biglietto (che vale due
ore) è intorno alle 4000 lire e lo si può utilizzare su tutti i mezzi pubblici (anche più volte
in
metropolitana). Ci sono tariffe scontate per biglietti settimanali o carnet da quattro corse (i prezzi rimangono
comunque piuttosto elevati). Un ottimo mezzo di trasporto, uno tra i più usati a Berlino, è
la bicicletta. Se riuscite a procuravene una, pedalare sulle chilometriche piste ciclabili è l'ideale e
quando non ne potete più potete caricare la bici su S-Bahn o UBahn senza problemi (pagando un
biglietto a tariffa ridotta per la bici).
Centri sociali e culturali: «Tacheles», Oranienburger Strasse 53-56
«Ufa Fabrik», Viktoriastr. 13 «Kulturfabrik», Lehrterstr. 35 «Acud», Veteranenstr. 21
«Kulturbrauerei», Knaackstr. «K.O.B.», Potsdamer Strasse 157. Per avere una completa e dettagliata
lista di tutti i possibili luoghi della vita alternativa berlinese (bar, caffè,
cinema, teatri, centri per donne, centri per omosessuali, centri informativi, ristoranti, ecc.) si consiglia di
acquistare il «Tip» o il «Zitty», due riviste d'informazione su tutto quello che succede a Berlino; escono due volte
al mese e si trovano anche al supermercato.
Un'oasi alternativa?( Peter Kemper)
«Non andare a Kreuzberg però», mi esortavano sempre i miei genitori quando mi
recavo a Berlino-ovest per brevi
visite. Questo malandato quartiere della parte ovest della città, situato all'ombra del muro, era, ai
tempi della Germania
divisa, una minaccia per la società del benessere della Repubblica Federale. Qui, negli anni '70 e '80,
pareva che succedesse tutto quello che poteva far inorridire la casalinga di Hannover, il bracciante bavarese
o i miei stessi
genitori: case occupate piene di autonomi che assalivano poveri poliziotti indifesi con pietre e molotov nei cortei
del I° maggio e saccheggiavano i negozi; strade che ricordavano più Istambul che la capitale dell'antica
Prussia;
una giunta comunale rosso-verde che lasciava che i vari matti, freaks, punks, Christiane F., fuoriusciti ed
emarginati vagassero liberi... A coloro, però, cui la rigida pulizia e la satolla immobilità della
ricca Repubblica
Federale usciva dagli occhi, tale quartiere decadente con i suoi appartamenti a poco prezzo, tale città
alleviata
dalla serenità di chi ha già visto tanto, dovettero apparire come una Mecca della vita
alternativa. Il fenomeno, probabilmente unico nel mondo, di una metropoli divisa e chiusa da un muro, di cui
una metà
presentata come modello di capitale socialista, mentre l'altra serviva da baluardo contro la dittatura e come vetrina
sulle conquiste del libero occidente, creò a Berlino-ovest un particolare microclima dal punto di vista
economico, spirituale e sociale, da cui trassero vantaggio le diverse correnti alternative. Un contributo
a ciò lo diede sicuramente la mentalità stessa dei berlinesi che, a seconda del grado di
benevolenza possono essere definiti come tolleranti o, piuttosto, come incuranti. Già Federico
il Grande, re di Prussia e monarca illuminato, dichiarò a suo tempo che ciascuno, nel suo
regno, doveva cercare a modo suo la propria felicità, e diede di conseguenza il benvenuto agli
Ugonotti cacciati dalla
Francia. Dal dopo guerra in poi coloro che la pensavano in modo diverso rispetto al resto della Repubblica
Federale si trasferirono a Berlino-ovest. Chi veniva, non veniva per salire di un gradino nella grande scalata
economico-sociale, poiché la città non aveva un granché da offrire in questo ambito: le
grandi compagnie, le
industrie, il business le avevano voltato le spalle - tranne poche eccezioni - a causa della sua svantaggiosa
posizione geopolitica. Berlino dipendeva, per la sua sopravvivenza, da ingenti e costanti siringate
economiche dall'ovest, che fece di tutto per trattenere le persone in questa città o attirarle là.
Chi veniva non aveva fretta. Nella città-isola sembrava che il tempo passasse più lentamente
che altrove, che dall'altra parte, nell'operoso Ovest. I progetti di vita rispecchiavano questa situazione: li c'era
il tempo per frequentare Filosofia per dieci anni e allo stesso tempo gestire un asilo antiautoritario o lavorare
in una tipografia autogestita, per discutere intere notti
in una comune sull'emancipazione della società, della donna o dell'uomo, sull'alimentazione vegetariana
e la
riflessologia plantare. Gli appartamenti erano a buon prezzo, in quel periodo di sovvenzioni, soprattutto a
Kreuzberg, circondata quasi
interamente dal muro. Ivi vivevano turchi e studenti, pensionati e gente comune, drogati ed emarginati, artisti
e militanti politici - un miscuglio colorato che tese quell'ampia rete delle infrastrutture della contro-cultura
che rese famosa Berlino al di là dei confini tedeschi, come centro dalla vita alternativa. Il capitale
aveva liberato il campo ad attività e progetti che in altre città tedesche coi loro costi astronomici
stentavano a trovare una nicchia. Se chiedi oggi agli abitanti di Kreuzberg di quei tempi, loro raccontano con
sguardo raggiante di librerie di sinistra, di cafè per
incontrarsi, di aziende autogestite, centri culturali, atelier di
artisti, cinema d'essais, negozi dell'usato, case occupate, gruppi di solidarietà e piccole case editrici, che
certamente, in qualche misura, esistono ancora oggi, ma che hanno perso la loro innocenza idealistica nel ruvido
vento che riprese a spirare da ovest. Non da ultimo venivano i giovani a Berlino-ovest anche perché
lì il servizio
militare o civile obbligatorio nella Germania dell'ovest fu soppresso, in quanto le quattro forze occupanti non
permettevano alcuna struttura militare tedesca all'interno delle mura della città. Gli anni novanta portarono con sé, oltre alla riunificazione della Germania,
drastici cambiamenti, soprattutto per
Berlino. La tenera piantina della controcultura aveva potuto prosperare proprio lì, all'ombra protettiva del
muro. Il muro è caduto, oggi valgono altre regole
del gioco: Berlino riunificata è diventata una metropoli di 4 milioni
di abitanti, la capitale dell'intera Germania; il trasferimento del governo è imminente. La città
promette ora affari
d'oro per investitori e speculatori di ogni tipo, il bisogno di ripresa nei confronti delle città occidentali
è enorme. Negli ultimi buchi lasciati dalla guerra,
vengono incastrati alla velocità del vento casermoni per uffici su cui si può ben speculare. Il più grande cantiere d'Europa giace nel centro
della città, nel campo lasciato deserto dalla guerra
che fu Potsdamer Platz. Poco tempo fa chiedeva uno dei più grandi quotidiani berlinesi: «C'è una
vita dopo
il martello pneumatico?». I soldi dalla Germania dell'Ovest
non affluiscono più, le sovvenzioni sono state - un po' troppo velocemente -
sospese. Berlino è costretta a tagliare sul suo bilancio per miliardi di marchi. Le conseguenze si fanno
sentire
dappertutto, soprattutto in ambito sociale e culturale. I progetti alternativi, siano essi centri culturali o iniziative
di assistenza sociale, attività ecologiche o programmi di sostegno per stranieri, lottano per la loro
sopravvivenza
o sono stati già le prime vittime della «matita rossa» del risparmio. Anche il quartiere di Kreuzberg, la Mecca degli alternativi, è cambiato: non più
vicolo cieco bensì strada di
transito. Gli studenti e chi non ha molte disponibilità economiche trovano oggi un alloggio appetibile nei
quartieri esausti della parte est della città, piuttosto
che in questo quartiere ormai yuppeggiante, che si dà un tono con i
lavori di ristrutturazione e modernizzazione architettonica per l'atteso arrivo in massa di impiegati statali, agenti
della comunicazione, consolati e loro staff. Il futuro per la
controcultura a Berlino pare non molto promettente. Essa verrà sempre più messa a confronto
con
quelle realtà che già da tempo dominano nelle altre città dell'Ovest del mondo. Berlino
non sarà più a lungo
un'oasi alternativa.
El Locco BarbataLeggere una rivista, sorseggiare un caffè, parlare di
anarchia. Qui. ( Annalisa Bertolo)
Conversando con Andrè, Wolfgang e Markus del progetto
BARBATA... Cos'è dunque BARBATA, di che progetto si
tratta? BARBATA si occupa della diffusione della cultura libertaria in
senso lato e comprende diverse iniziative, è per
così dire una federazione di iniziative diverse. Prima fra tutte la biblioteca libertaria che è stata
creata grazie alla
Società berlinese per lo studio e le questioni sociali, una associazione culturale fondata negli
ultimi anni da
persone provenienti per lo più dal Libertäre Forum ( il Foro Libertario, ossia
un'organizzazione nata a metà degli
anni settanta che riuniva quasi tutte le realtà anarchiche di Berlino). Non esiste
più il Libertäre Forum? Nella forma originale non
più. Solo come punto di incontro e confronto di alcuni gruppi, come appunto la Società
sopracitata.[...] La biblioteca libertaria è un'ottima attività dell'associazione, in quanto è
una delle più grandi
biblioteche anarchiche di Berlino, anzi direi che come biblioteca specializzata in anarchismo è la
più completa
sicuramente, forse addirittura in tutta la Germania del nord. Diciamo che è un pò il nostro fiore
all'occhiello... Abbiamo anche libri piuttosto vecchi e rari, ma quelli non ci fidiamo ancora a darli in
prestito. Come è nata la Biblioteca libertaria? Come mai si trova qui presso il
Cafè EL LOCCO? Originariamente fu un'idea di Lorenz, il
compagno di Elizabeth (Elizabeth è colei che gestisce il Cafè). A lui
venne in mente di creare una biblioteca libertaria a Berlino (come ce n'erano già a Parigi e Londra) e ce
lo
propose. Noi abbiamo accettato volentieri in quanto possedevamo già i libri ma non uno
spazio. In che senso avevate già i
libri... Come Società per lo studio e le questioni
sociali avevamo già pensato di allestire una biblioteca anarchica e a
questo scopo avevamo raccolto numerosi testi, soprattutto grazie a donazioni di compagni, ma come già
detto non
avevamo un locale a disposizione o i soldi per poterne affittare uno; così tre anni fa la proposta di Lorenz
è caduta
proprio a fagiolo. EL LOCCO come «Cafè» offriva già la possibilità di poter sfogliare
riviste anarchiche come
Schwarzer Faden e Direkte Aktion sorseggiando un caffè, ma venivano esposti
solo i numeri nuovi, quelli vecchi
si accumulavano senza che nessuno se ne potesse occupare, così ora c'è il vantaggio che noi
organizziamo anche
l'archivio delle riviste. Naturalmente dobbiamo pagare l'affitto di questa stanza, per questo abbiamo allestito
anche un banchetto di vendita libri... Il banchetto vendita, più una videoteca curata da Lorenz,
più l'organizzazione di serate culturali fanno parte delle
iniziative di BARBATA. Come è organizzata la
biblioteca? I libri possono essere letti qui o presi in prestito per tre settimane
rinnovabili. Condizione per prendere a prestito i libri è però quella di diventare soci (pagando
5 marchi al mese). È l'unico
modo in cui possiamo finanziarci . Un problema non indifferente è quello della restituzione dei libri...
purtroppo veramente poche persone si
ricordano di riportare i libri entro i termini stabiliti, alcuni non si fanno proprio più sentire. Forse
dovremmo noi
attivarci e trovare il metodo per avere un maggior controllo della situazione... è comunque triste che chi
usa una
tale biblioteca approfitti dell'assenza di multe o punizioni per tenersi libri che andrebbero
divulgati... Non è una questione questa che ci sconvolge, purtroppo, a noi italiani...
ma a parte questo, è ancora in fase
di ingrandimento la biblioteca? Si, ogni tanto riceviamo ancora donazioni
oppure compriamo noi stessi i libri nuovi che escono. Un vecchio
compagno ci finanzia mensilmente proprio a questo scopo, molto gentilmente. Cerchiamo sempre di avere copie
dei libri nuovi che vengono pubblicati. Le case editrici anarchiche ci fanno in genere un buono sconto sul prezzo
di copertina, così possiamo ricavare qualcosa dalla vendita. È una cosa piuttosto unica qui a
Berlino trovare tutte
le edizioni anarchiche riunite in vendita. Non esistono librerie che siano interessate a tenere tutte le edizioni
anarchiche, siamo quindi una rarità in questo
senso... Non esiste una libreria marcatamente anarchica quindi a
Berlino? C'era prima l'«Aurora», ma da un anno circa ha chiuso per
problemi economici. E internamente come siete
organizzati? Cinque persone fisse si alternano per tre giorni di apertura
della biblioteca alla settimana, ma c'è un giro molto
più ampio di amici e compagni che ci danno una mano. In base all'esperienza fin qui avuta possiamo dire
di aver
avuto l'occasione, tramite questa attività, di conoscere persone particolarmente simpatiche e in-
teressanti.
È un grande spazio aperto alla comunicazione... Come vengono a sapere le
persone dell'esistenza della biblioteca? Tramite annunci su riviste cittadine,
tramite amici e contatti personali, anche attraverso le serate culturali
organizzate qui a EL LOCCO siamo venuti in contatto con diverse persone; sono appuntamenti di cultura varia,
musica, teatro, presentazioni di libri, dibattiti politici...in genere accompagnati da un buffet, per rendere il tutto
più piacevole... Distribuiamo anche il nostro volantino di presentazione ai negozi di libri usati (che
a Berlino sono molto diffusi)
di modo che se qualcuno ha delle richieste specifiche nell'ambito della letteratura libertaria, si possono rivolgere
direttamente a noi. Certo potrebbe esserci una maggiore partecipazione, ma possiamo dire di ritenerci ugualmente
soddisfatti per il giro di persone che c'è e che pare si allarghi sempre
più. Tornando al rapporto che lega BARBATA a EL LOCCO, non mi è
ancora chiaro: lavorate insieme o siete due
gruppi separati? Siamo due gruppi separati. Noi siamo, per così
dire, ospiti di EL LOCCO, affittiamo una stanza che prima veniva
utilizzata per altri scopi. Non fate parte dunque dello stesso
progetto? No, no, siamo separati. Ma anche EL
LOCCO si definisce anarchico? Certo; non ci sono differenze ideologiche
o politiche tra noi, è solo che ognuno porta avanti il proprio progetto
parallelamente. E con vantaggio e interesse reciproco, naturalmente. Il «Cafè» attira persone che
secondariamente
si rivelano interessate alla biblioteca e viceversa. Inoltre collaboriamo nella preparazione dei programmi
culturali. Mi sembra ideale questa integrazione tra cultura e
intrattenimento... Si, è un'ottima cosa anche per l'atmosfera
rilassata e piacevole che si crea. Mi immagino se ci fosse soltanto la
biblioteca... le persone si farebbero molti più problemi a entrare. Che tipo di
persone vi frequentano, solo libertari o... A mio avviso ci sono 2 tipi di
libertari: i cosidetti «visionari» o idealisti e i cosidetti «pratici» o militanti. Entrambi si guardano
vicendevolmente in cagnesco. Gli idealisti si occupano di storia, di teoria e i «pratici» li
giudicano come degli idioti, che non hanno contatto con la realtà; dall'altra parte gli idealisti ribattono
«non ha
nessun senso quello che fate, è attivismo cieco che non porta a niente, senza basi, senza scopi...». Io trovo
molto
triste che gli idealisti si disgreghino in questo modo, si isolino. Siedono a casa e leggono i loro libri, o tutt'al
piu si abbonano a una qualche rivista. Non hanno una così detta
«base sociale», non hanno un punto di ritrovo. I militanti non possono agir da soli, si incontrano, si organizzano
in gruppi, ecc...per gli idealisti non è così facile. Devono innanzitutto incontrarsi. Uscire. Qui
a Berlino non esistono molti gruppi anarchici, ma in proporzione
sono tante le case editrici con un discreto pubblico. Questo costituisce a mio avviso un grosso potenziale; il
problema è che anche il pubblico è isolato, non ha modo di riunirsi. Ecco, per me è
importante che questo posto
costituisca un punto d'incontro per tutti questi idealisti, teorici e lettori dell'anarchia, dove possano finalmente
costituire una «comunità», senza pressione ideologica, senza figure prevalenti o leader (come avviene
in genere
nei gruppi militanti). Mi si può a questo punto rimproverare di essere anch'io eccessivamente
anti-militante, ma
quello che intendo dire è che a noi interessa maggiormente un lavoro continuativo, uno spazio di
comunicazione
permanente, piuttosto che azioni sporadiche ecclatanti che non hanno seguito. E ciò richiede molto
maggior impegno e un grosso lavoro organizzativo. Questa è la direzione in cui ci
muoviamo. È più un tuo ideale o già sta
succedendo? Certo potrebbe andar meglio, non è che vengano
masse di filosofi a discutere da noi, ma i piccoli progressi che
abbiamo fatto e le persone che abbiamo conosciuto, più il fatto che durante gli incontri organizzati da noi
si siano
sviluppate discussioni vive e interessanti, indica che ci muoviamo nella giusta direzione. Siamo entrati in contatto,
per esempio, con persone intellettualmente molto competenti e interessanti, che casualmente avevano avuto a che
fare con la teoria anarchica e ora ne vogliono approfondire lo studio. Noi offriamo una vasta e competente
letteratura, un insieme vasto e forse inconsueto di idee in ambito libertario. È un peccato che vi sia
sempre questo stacco tra le generazioni più giovani, tendenzialmente più militanti e
sloganistiche e quelle più vecchie che sanno solo sbadigliare davanti a un siffatto atteggiamento.
Così non si
incontreranno mai. Questo, secondo voi è il posto adatto per un incontro politico
generazionale, diciamo. Per avvicinare questi
approcci diversi. Si, ma non solo. EL LOCCO è un posto aperto
a tutti: mia nonna ci entrerebbe senza problemi. Cioè non solo per
intellettuali o militanti, ma anche per la gente comune, non per forza politicamente
schierata. Come un punto di riferimento culturale e di «ristoro» per il
quartiere? Sì, è un punto forte questo della varietà
dei «fruitori», una grande apertura. Molto, naturalmente, è dovuto alla
presenza del bar...a proposito: salute! Salute!E dopo quest'ultimo sorso di birra la domanda
più impegnativa: qual'è la vostra personale opinione
sul movimento libertario tedesco oggi? In teoria bisognerebbe dire: ora
è arrivato il nostro momento! Ora che il socialismo di Stato non c'è più, ora che
non costituisce più una alternativa per nessuno, ora potrebbe essere arrivato il momento del socialismo
libertario! In Svezia, ci hanno detto, è già così: chi tra i giovani si muove nell'ambito
del socialismo, sostiene principi
libertari. Ce lo si potrebbe aspettare anche qui, ma effettivamente non è così. Piuttosto mi sembra
che i libertari
si siano lasciati abbattere dal crollo del marxismo. Cosa che in realtà non dovrebbe succedere; lo
sapevamo già
che un tale sistema non rappresentava un'alternativa! Non è un nostro problema, anzi dovremmo sentirci
ancor
più motivati a propagare le nostre idee. Ciò nonostante la sensazione è che il
movimento libertario abbia una minore risonanza rispetto a prima. Questo è dovuto, a mio avviso,
al fatto che le persone che si sono dichiarate libertarie fondamentalmente non lo
erano, erano strutturalmente autoritarie e hanno subìto il crollo dell'ideologia marxista. Ma non era il
nostro
socialismo! E si sono lasciati deprimere da paure del tipo «adesso il capitalismo ci mangerà essendo
venuto meno
il suo nemico n°1», «i capitalisti hanno vinto questa battaglia ideologica...»; io non sono assolutamente d'accordo,
si è trattato di una battaglia tra Stati e a questo livello non esiste più competizione, il capitalismo
è sopravvissuto
perchè ha offerto una organizzazione più convincente, ma non si tratta di capire chi ha sullo Stato
la teoria più
convincente, tutto questo non riguarda la vita sociale. A questo livello ciò che conta è la
questione delle strutture libertarie. Nessuno però la vede così,
purtroppo... Soffrono per il crollo della
sinistra... Esattamente e non capisco il perchè. L'abbiamo
appurato anche all'interno del Libertäre Forum. Al tempo in cui il muro è stato
abbattuto venivano
ai nostri incontri tantissimi interessati e dopo un po' tutto questo interesse è calato e scomparso. Anche
per questo
il Forum si è sciolto, non veniva più nessuno... Intendi prima o proprio
ai tempi della caduta del muro? Prima c'era un'affluenza non enorme ma
costante; poi, subito dopo l'apertura dei confini c'è stato un boom di
presenze, molti giovani dell'est si sono interessati al nostro lavoro, ma pian piano l'interesse e la partecipazione
si sono dissolti nel nulla. Per questo la penso anch'io come Wolfgang, che ci siamo stabilizzati su un livello
inferiore (di interesse e partecipazione); sembra che gli anarchici abbiano sofferto di una frustrazione
generalizzata....credo che in Germania molti anarchici si fossero identificati nella RDT come alternativa politica
di sinistra e con il suo crollo hanno perso definitivamente le speranze...anche se sembra assurdo. E in Italia
è
avvenuto un fenomeno analogo?
Karin Kramer E' sua moglie. Ma anche il nome della prima casa editrice
anarchica berlinese. A colloquio con Bernd Kramer ( Annalisa Bertolo)
La casa editrice KARIN KRAMER inizia ufficialmente la sua attività 24 anni fa ,
pubblicando Stato e
anarchia di M. Bakunin. È oggi la più importante casa editrice anarchica
berlinese. Rispetto alla storia editoriale, cito dal loro secondo almanacco pubblicato
nel 1985: In seguito alla discussione sviluppatasi all'interno del movimento studentesco sui temi
della rivoluzione russa,
il marxismo-leninismo, ecc., pubblicammo inizialmente testi (fino ad allora sconosciuti) di Pannekoek, Mattik,
Rühle, ed altri. Attraverso il Comunismo dei consigli ci avvicinammo al sindacalismo e quindi
all'anarchismo.
A quei tempi nacquero diversi gruppi anarchici e questo rese possibile, nonché necessario, ristampare i
classici.
Uscirono così scritti di Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Mühsam, Landauer e altri.
Aggiunge Karin (la Karin
Kramer stessa): Il programma editoriale dei primi anni è anche l'immagine riflessa dello
spirito di rivolta del
'68, in cui sviluppammo il nostro carattere. Ma siccome non eravamo una casa editrice-braccio
dell'anarchismo, cominciammo anche a pubblicare testi
letterari e artistici. Ebbe così inizio la collana Sotto il selciato c'è la spiaggia
(famoso motto del movimento
studentesco tedesco) sui temi dell'anarchismo, etnologia, critica scientifica, magia e
antropologia. Contemporaneamente uscì La biblioteca delle utopie, allo scopo di
accentrare l'attenzione su i vari precursori e
ispiratori dei diversi movimenti socialisti, con testi di Rossi, Cabe, Déjacque e Berneri. Ma per non
lasciar spazio solo all'interpretazione maschile della storia, uscì la collana Donne nella
Rivoluzione
(testi sulla Comune di Parigi, sul femminismo, sull'anarchismo in Giappone, sul ruolo delle donne nella
Rivoluzione Spagnola, sulla vita delle donne nel medioevo e naturalmente la pubblicazione dell'intera opera delle
Memorie di Emma Goldman, uno spaccato di mezzo secolo di storia del movimento internazionale dei lavoratori
e della lotta per l'emancipazione delle donne). Più di 100 testi elencati nel catalogo
KARIN KRAMER abbracciano oggi ampi settori della cultura
libertaria e alternativa, spaziando liberamente tra i confini storici e geografici. Compresa una agenda
libertaria annuale e bizzarre attività culturali. Tra queste vale sicuramente la pena di raccontare
l'iniziativa-concorso Un monumento per Michael Bakunin, partita qualche
anno fa. Mi spiega in dettaglio
Bernd Kramer: Non si tratta di un monumento tradizionale, inteso come statua, ma di inventarsi un
qualsiasi
monumento a Bakunin, se si pensa che se lo meriti, sia esso un brano musicale, un dipinto, una poesia o una
installazione. Chiaramente la maggior parte dei modelli che abbiamo ricevuto sono stati concepiti in senso
tradizionale. Cercheremo di far installare uno di questi a Berlino, siamo già in contatto con il comune.[...]
Non
si tratta neanche di un concorso tradizionale, cioè non ci saranno né primi, né secondi,
né terzi premi: tutti i lavori
verranno presentati in un catalogo che uscirà a giugno/luglio di quest'anno, in concomitanza con l'apertura
della
mostra che faremo qui a Berlino e che riguarderà tutti i modelli pervenutici. Finora abbiamo raccolto
circa 70 idee diverse di artisti provenienti dalla Repubblica ceca, dall'Olanda, dalla
Francia, dall'Italia, dalla Svizzera, dal Belgio, dall'Ucraina, oltre che naturalmente dalla Germania. Quando
la mostra sarà finita parleremo con le autorità competenti e reclameremo un posto in città
per Bakunin,
per installarne il monumento. Ciò creerà certamente scompiglio e provocherà ogni sorta
di reazione politica
contraria...è esattamente quello che speriamo.... E con occhi da lucifero e barba da
Bakunin, Bernd Kramer dichiara di non avere più tempo da dedicarmi,
non adesso che sta organizzando gli ultimi dettagli di questa mostra; scompare fra pile di carta stampata
risalenti a chissà quali epoche e a quali pensate, borbottando fra sé e sé «se
rinasco faccio qualcosa d'altro
non di certo l'editore...».
Neri quei giorni L'esperienza dell'A Laden ( Annalisa
Bertolo)
Breve storia e descrizione delle attività finali
La storia dell'A-Laden (Bottega anarchica) è anche la storia di una parte del movimento anarchico
berlinese
dell'ultimo decennio (di Berlino-ovest prima della caduta del muro e dell'intera Berlino dopo). Racconta Ralf
Landmesser, riferimento n°1 del progetto... «Quando fondammo nel giugno 1984 la «Iniziativa
degli studenti anarchici» (AStI), non esistevano più già da tempo gruppi anarchici attivi a Berlino,
degni di nota.
Lo stesso «Libertäre Forum» si era dissolto nei rigoli del movimento per l'occupazione di case nel 1980
(un
grosso movimento che arrivò ad occupare più di 160 edifici) ed era non più che l'ombra
di se stesso [...]. Iniziammo con un banchetto informativo alla «Libera Università di Berlino», ma,
poiché non ci volevamo
cristallizzare su un solo gruppo di interessati - cioè gli studenti - e anche per avere una presenza
geograficamente
più centrale, cercammo un nuovo spazio dove poterci incontrare. Ebbe inizio così un'odissea
per il gruppo «AStI», alla ricerca di spazi e compagni con cui condividerli e fu aperto
un conto su cui versare una quota che potesse sostenere l'affitto del futuro centro. Allora il grosso del
collettivo variava tra le 10 e le 40 persone. Accanto ad «AStI» c'era soprattutto il gruppo
berlinese «Progetto A» interessato all'apertura del centro [...]. Nel gennaio 1988 decidemmo finalmente per uno
spazio nel quartiere Moabit, il cui contratto d'affitto risultava possibile per la neonata associazione «Azione
Cultura Libera». Presto si unì al gruppo iniziale l'associazione degli studenti medi anarchici con la
partecipazione di fino a cento
giovani compagni: la cassa fu riempita. Il 1° maggio 1988, dopo la ristrutturazione collettiva del locale,
aprimmo lo spazio ufficialmente: dopo numerose
proposte più o meno fantasiose circa il nome del centro, fu deciso «A(narchistischer)-Laden in Moabit»,
abbreviato in A-Laden (BottegA), facile, plausibile e descrittivo. Successivamente creammo anche il nostro logo:
una salamandra sulla A cerchiata. La baracca si riempì velocemente di vita, nonostante lo scetticismo
di molti compagni, soprattutto tra gli autonomi
libertari, poiché non sempre seguivamo il punto di vista dominante nella «scena» alternativa
berlinese. Ciò nonostante appoggiammo chiaramente numerose iniziative della sinistra radicale. Oltre
a ciò organizzammo,
insieme ad altri gruppi e organizzazioni anarchiche, i cosiddetti «giorni neri» - die schwarzen Tage - a Berlino
(giornate di attività anarchica in piazza). Decine di manifestazioni di vario tipo (presentazioni, film,
video, discussioni, feste, «tour anarchici della città»,
ecc.) avvicinarono centinaia di interessati alle nostre idee. Alcuni compagni e simpatizzanti dell'A-Laden presero
contatti, durante viaggi, anche con compagni all' estero. Negli ultimi anni abbiamo partecipato
all'organizzazione del «Mercatino annuale libertario» a Berlino, in cui si
è avviato il progetto da noi proposto «Anti-tunnel», ossia l'iniziativa di organizzare un opposizione al
progetto
di costruzione di un mega-tunnel per le auto sotto il Tiergarten (il parco centrale berlinese). Un'ulteriore
iniziativa centrale dell'attuale attività dell'A-Laden riguarda l'appoggio della «Iniziativa civile Landa
Libera» (Bürgerinitiative Freie Heide) contro il «bombodromo» Wittstock-Rheinsberg-Neuruppinl, ossia
l'utilizzo
illegale di 146 Km2, 80 Km da Berlino, come campo di esercitazione militare per le bombe. Due anni fa
siamo riusciti a organizzare insieme al «Greiswurzelgruppe Berlin» la più grande marcia pacifista
pasquale che si sia mai vista nell'area. Altri progetti e iniziative cittadine di occupazione ci hanno occupato
in questi ultimi anni[...]. Abbiamo cercato nel corso degli anni di fare dell'A-Laden un centro d'informazione
e cultura libertaria per il
quartiere, un luogo d'incontro per organizzazioni di base. Così si sono incontrati da noi varie
iniziative di quartiere e gruppi antifascisti; abbiamo promosso incontri di zona
e abbiamo partecipato a feste rionali; infine abbiamo organizzato presso la nostra sede un piccolo spaccio
alimentare di prodotti biologici, gestito come una cooperativa alimentare (le famose FOOD COOPS o cooperative
alimentari sono gruppi rionali di autogestione della distribuzione e della vendita di prodotti biologici, molto
diffusi e molto ben organizzati a Berlino, n.d.T.). Nel campo dei media ci siamo impegnati attivamente fin
dalla fondazione dell'A-Laden, presso radio e progetti
editoriali. Alcuni compagni collaborarono all'«Agenda rosso-nera» e dal 1983 io stesso mi occupo della
pubblicazione
annuale di un'agenda anarchica, la famosa KALENDA (gemellata con l'italiana «Agenda rosso-nera»). Da
lungo tempo inoltre lavora presso l'A-Laden la redazione di «A-Kurier», l'unico bollettino anarchico
berlinese! Anche una micro-casa editrice si è sviluppata al nostro interno dal 1995, la «Azione Libera
Cultura». Non irrilevanti sono i nostri contatti internazionali con progetti all'estero: per esempio con il
movimento zapatista
in Messico o con la resistenza tibetana contro la distruzione di Lhasa e l'oppressione cinese [...]. Dopo la
caduta del muro sviluppammo diversi contatti con i compagni dell'Est e per quanto abbiamo potuto li
abbiamo sostenuti e aiutati, avvalendoci di un'esperienza continuativa di più vecchia data. Una
costante che ci ha accompagnato sin dagli inizi è stata la «miseria economica». Grazie a donazioni e a
sovvenzioni ci siamo potuti permettere una certa attrezzatura tecnica, ma i contributi individuali hanno sempre
stentato a garantire la «sopravvivenza» del progetto. Tuttora, nonostante siano stati lanciati svariati S.O.S.,
la disponibilità di partecipazione economica dei singoli
è minima. Siamo in una permanente «crisi gestionale». Senza parlare poi dell'atteggiamento
irresponsabile e caotico che ha sempre regnato da parte dei «fruitori»
dell'A-Laden e che ha obbligato certuni ad assumersi il ruolo infelice di «portinai» o «genitori» del
gruppo. Per fortuna pare che qualcosa si sia imparato e che ora la situazione stia migliorando da questo punto
di vista. Ciò nonostante l'A-Laden compie quest'anno 8 (otto!) anni e guardandoci alle spalle
possiamo tracciare un
bilancio positivo, sebbene si siano dovute ingoiare certe pillole amare...[...] Attualmente vorremmo
promuovere e organizzare una grossa manifestazione per il 1998, una
BARRIKADENFEST a Berlino: 150 anni dopo la cosiddetta «rivoluzione democratica» tedesca, riteniamo che
Berlino sia il posto adatto per osare la rinascita e l'esplosione» sociale del terzo millennio. Vorremmo, per questo
evento, riunire la quantità maggiore possibile di persone da tutto il mondo e avere prospettive libertarie
come
alternative realizzabili. De centralizzata e colorata, caotica e geniale, distesa e gentile, combattiva e sinergica
dovrà venir celebrata una
gigantesca festa lunga una settimana, in questo buco del culo del mondo che fu un tempo Berlino.
Breve presentazione finale
L'A-Laden offre oggi, nei limiti delle sue possibilità economiche e grazie al finanziamento da parte
di altri
progetti, una notevole quantità di informazioni libertarie provenienti da tutto il mondo difficili da trovare
altrove
a Berlino. Abbiamo una piccola biblioteca-archivio (tramite il prestito scompaiono purtroppo troppi libri) con libri
e video, la possibilità di proiettare film di 16 mm, una macchina stampante un po' rotta e un computer.
I nostri
due locali sono a disposizione permanentemente di compagni e gruppi libertari per riunioni e altre attività.
Il
centro è aperto ufficialmente dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20, ma quasi ogni sera
viene utilizzato e rimane
aperto dunque più a lungo.
L'ultima ruota del carro I 19 anni della Libertad Verlag. I problemi del
movimento anarchico in Germania. A colloquio con Jochen
Schmuck ( Annalisa Bertolo)
Mi puoi raccontare brevemente la storia della casa editrice Libertad Verlag, ossia
da quanto tempo esiste,
quali sono i temi principali che trattate e chi sono gli editori? La Libertad Verlag viene fondata
ufficialmente alla fine dell'anno 1977, ma testi anarchici sotto forma di opuscoli li pubblichiamo già
dal 1971. Allora ero ancora studente e apprendista nella autoproduzione editoriale presso la
Lega dei Lavoratori Anarchici di Berlino (Anarchistischen Arbeiter-Bundes Berlin). Quando la Lega si sciolse,
nella metà degli anni '70, alcuni di noi fondarono appunto la Libertad Verlag e cominciammo con la
pubblicazione di una collana di testi anarchici (anarchistische texte). Con essi cercammo di avvicinare i lettori
e le lettrici alla teoria e alla storia dell'anarchismo internazionale. Questa collana fu piuttosto popolare e io
penso che una certa quantità di persone di lingua tedesca debbano il loro ingresso nel movimento
libertario proprio ai nostri opuscoli. Dopo seguì un'altra collana di tascabili, la Edition Schwarze
Kirschen (Ciliege Nere) e dal 1977
le nostre edizioni hanno come interesse primario la collana scientifica «Archivio di storia sociale e
culturale». Chi cura oggi la casa editrice? Mentre una volta eravamo un ampio
gruppo, oggi la casa editrice viene curata soltanto da me, pur sempre con
l'appoggio e l'aiuto di amici e compagni (in particolare di Angelika, la mia compagna). Vivere solo con
l'attività
di editore non mi é però possibile. Anzi, quasi ogni nuova pubblicazione deve ancora venire
sovvenzionata
privatamente. La casa editrice è legata al Libertaren Forum di Berlino (progetto politico-culturale che
riunisce
diverse realtà anarchiche berlinesi) ed io, insieme a Gunter Hoerig di Colonia mi occupo anche del
progetto sulla
Banca Dati dell'Anarchismo di lingua tedesca, il cosidetto DadA Projekt. Di che progetto si
tratta? Esiste dal 1985; raccogliamo informazioni sulla teoria e sulla storia del movimento
anarchico di lingua tedesca. Abbiamo iniziato con una documentazione della stampa libertaria di lingua
tedesca, nella quale abbiamo raccolto
già più di 1600 titoli tra riviste, giornali e altre pubblicazioni periodiche. Tale documentazione
dovrebbe
prossimamente, forse già quest'anno, venire pubblicata in forma elettronica. Cosa intendi
per forma elettronica? Per esempio su CD-ROM o su dischetto, oppure come banca dati su
Internet. Stiamo giusto valutando cosa
sarebbe più adatto...ma tornando di nuovo al DadA, il suo secondo perno è la documentazione
della letteratura libertaria. In essa raccogliamo tutti i libri, gli opuscoli e gli articoli selezionati di lingua
tedesca che si occupano di anarchismo o correnti libertarie affini. Più avanti dovrebbe aggiungersi
anche una banca dati-persone, in cui
vorremmo riunire le informazioni biografiche riguardanti il movimento libertario di lingua
tedesca. Vi occupate dunque solo del movimento libertario di lingua
tedesca? No, non è così. Le nostre pubblicazioni riguardano naturalmente
l'intero spettro delle idee e movimenti libertari,
quindi anche il movimento internazionale, ma per quanto riguarda il progetto DadA è vero, sarebbe
eccessivo se
nella nostra banca dati tenessimo conto anche di tutte le pubblicazioni straniere. Prevedo che già soltanto
nell'ambito della letteratura libertaria di lingua tedesca ne avremo fino alla fine dei nostri giorni, a nutrire il DadA
di dati. Noi, cioè Gunter ed io, abbiamo più di quarant'anni e ci chiediamo ogni tanto se il
progetto vedrà una fine
durante le nostre esistenze. Ma anche se così non fosse, avremo almeno lasciato una simpatica
eredità. Qualcuno porterà sicuramente avanti il progetto. Ritornando ancora
alla casa editrice e ai libri che avete pubblicato... quali sono state le tematiche
principali e che cosa hai in progetto per le prossime
pubblicazioni? Il nostro tema principale è stato sempre naturalmente l'anarchismo e i
movimenti libertari. Mentre prima però
abbiamo pubblicato soprattutto materiale di propaganda, cioè letteratura d'agitazione, oggi ci occupiamo
prevalentemente di pubblicazioni a carattere scientifico, che delle volte assumono posizioni anche critiche nei
confronti dell'anarchismo tradizionale. Anche l'ambito delle idee libertarie affini all'anarchismo (come per
esempio il movimento per una libera economia che si sviluppò intorno alla figura di Silvio Gesell, poco
conosciuto all'estero) ha ampio spazio nella nostra collana-archivio. Abbiamo pubblicato libri di carattere
storico perché abbiamo un particolare interesse per le tematiche storiche, ma anche testi attuali. Al
momento abbiamo due nuove pubblicazioni in cantiere: un libro sulla resistenza degli
anarco-sindacalisti contro Hitler e una bibliografia di Stirner. Una bibliografia di Bakunin l'abbiamo pubblicata
già due anni fa. Hai detto che alcuni dei vostri libri hanno un chiaro approccio critico
nei confronti dell'anarchismo. Come descriveresti tu personalmente il tuo rapporto
con l'anarchismo di oggi e con il movimento anarchico in
generale? Oggi non mi definirei più anarchico, piuttosto libertario. Gli ideali anarchici,
il ribellarsi contro l'autorità
arrogante e il potere politico ed economico rimarranno naturalmente sempre attuali; ma ciò che il
movimento
anarchico qui in Germania, ma anche a livello internazionale, ha prodotto , diciamo a partire dagli anni '80,
è
piuttosto deprimente. In che senso deprimente? Beh, intendo dire che gli
anarchici e le anarchiche in questo paese non hanno quasi mai provato ad avere
veramente un'influenza sulla società. Non parliamo poi a livello politico. Per esempio, dai tempi di
Bakunin gli
anarchici hanno sempre criticato il marxismo-comunismo di Stato, però quando il cosidetto Socialismo
reale è
crollato nell'Europa dell'Est non pochi anarchici in Germania l'hanno rimpianto o si sono fatti contagiare dalla
confusione ideologica della sinistra. Quando la rivoluzione del 1989 ha spazzato via la RDT nella Germania
dell'Est, la maggior parte degli anarchici si sono messi al riparo o addirittura si sono dati da fare per sostenere
la sopravvivenza del vecchio regime. E questo è solo un esempio. Inoltre si può dire che gli
anarchici di questo paese sono stati negli ultimi trent'anni sempre l'ultima ruota del carro del movimento delle
sinistre. Una sorta di ruota di scorta per la legittimazione morale della crisi delle
sinistre. Per esempio, c'è già un Foro Libertario nel PDS (il partito comunista che è
succeduto al SED stalinista, il partito unico della sinistra ai tempi della RDT). Questo indica quanto sia
diventato popolare l'anarchismo come
legittimazione della sinistra e quanto poco gli anarchici siano riusciti a sviluppare una forza politica autonoma.
A me personalmente farebbe piacere se i libertari si avvicinassero maggiormente a quello che venne definito
nel dopoguerra Revisionismo anarchico o Anarchismo pragmatico. Lì si trovano ottimi spunti politici.
Oggi è
diventato quasi chic in ambito culturale definirsi anarchici. Ma io penso che esista - se ci si allontana dalle
tradizionali strategie rivoluzionarie - un ampio spettro di possibili campi di azione nel politico e nel sociale, in
cui i libertari potrebbero diventare attivi e dove potrebbero mettere in pratica i loro ideali anarchici. Ma per far
questo devono smettere di essere l'ultima ruota del carro della sinistra, devono sviluppare una propria
iniziativa. Il Progetto «A», che forse conoscete anche in Italia, va per esempio in questa direzione e anche
qui a Berlino vi
sono, all'interno del Libertäre Forum (quello vero!) idee simili. In breve: è vero che il movimento
libertario si
è indebolito, ma non c'è ancora nessun motivo per gettare veramente la spugna.
Breve riassunto dellastoria della Libertad Verlag e dei suoi
precursori(1971-1995)
Libertad Verlag viene fondata alla fine del 1976 a Berlino- Neuköin. I suoi fondatori provenivano dal
movimento
degli studenti e degli apprendisti anarchici e avevano già pubblicato nei primi anni '70 opuscoli per la
Lega dei
Lavoratori Anarchici. Ancora oggi la filosofia sociale e la storia dell'anarchismo, così come dei
movimenti
libertari ad esso legati costituiscono la tematica centrale del programma editoriale. Con l'anarchismo
intendiamo, citando Gustav Landauer, meno un programma politico rivoluzionario quanto piuttosto una
questione culturale
dell'umanità. Questo conduce politicamente alla messa in discussione della cultura
dominante. Ufficialmente abbiamo cominciato la nostra attività come editori all'inizio del 1977 con
la pubblicazione del
primo fascicolo della collana anarchistische texte Questa serie di scritti a pubblicazione non regolare vuole offrire
una possibilità ai lettori/lettrici di prendere confidenza, attraverso testi originari selezionati, con lo
sviluppo
storico e le diverse correnti teoriche dell'anarchismo. In due edizioni collegate vengono trattati i seguenti
temi: I. FILOSOFIA E TEORIA DELL'ANARCHISMO II. PRATICA E AZIONE
ANARCHICA Come proseguimento e completamento delle prime due edizioni è uscita
irregolarmente a partire dal 1983 la III
edizione dei «testi anarchici» dai contenuti più ampi, che comprendeva testi storici così come
scritti più attuali.
Ancora più approfondito e ampliato è lo spettro tematico delle Edition Schwarze Kirschen In
questa collana di
tascabili popolarmente conosciuta, pubblicata a partire dal 1979, sono usciti testi riguardanti i seguenti temi: -
filosofia e pratica dei movimenti libertari - socialismo libertario contro socialismo di Stato - antropologia
ed etnologia - emancipazione dei sessi - letteratura e arte della rivolta Una approfondita esposizione
scientifica della storia dei movimenti sociali e per una cultura alternativa costituisce
dal 1987 il tema centrale della collana di libri Archivio di storia sociale e culturale. Questa collana dovrebbe
soprattutto agevolare la ricerca e la documentazione di quei movimenti emancipatori
sociali e culturali che sono stati quasi del tutto ignorati dalla storiografia dominante o trattati in modo superficiale.
Di particolare importanza è la trattazione dei movimenti libertari di lingua tedesca. Fino ad oggi sono
usciti in
questa collana titoli riguardanti i seguenti temi: - storia del pensiero dell'anarchismo classico - storia
sociale dell'anarchismo e dell'anarcosindacalismo di lingua tedesca - storia dei movimenti libertari (come per
esempio il movimento tedesco per una libera economia). Le prime attività editoriali, dalle quali
più tardi ebbe origine Libertad Verlag, risalgono all'anno 1971. «Quasi è
passato un quarto di secolo da allora. Nel frattempo sono più volte cambiati i temi trattati e le
collaborazioni».
È vero che alcuni dei nostri titoli hanno avuto una grossa risonanza tra il pubblico della sinistra, ma
ciononostante
ogni nuova pubblicazione deve essere sovvenzionata privatamente. Comunque ciò non ci ha ancora fatto
passare
la voglia di pubblicare libri. Come editori gli anarchici sono incontenibili e il desiderio di diffondere libere idee
è ancora oggi il motivo principale dell'esistenza della Libertad Verlag.
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