Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 228
giugno 1996


Rivista Anarchica Online

Luoghi della stupidità umana
di Jules Elisard

Si racconta che «Lucien Gutry, allorché, vedendo un cieco seduto contro un muro, dà al figlio, il piccolo Sacha, una moneta d'oro perché vada a mettergliela nel cappello. "Perché non hai sorriso a quell'uomo, facendogli l'elemosina, Sacha?" "Ma, babbo, è cieco." E Lucien Gutry che risponde: "Sì, Sacha, ma se fosse un finto cieco?"» Come non sentire in queste brevi e striminzite battute - tratte dallo splendido capolavoro di Didier van Cauwelaert, Aller simple (Sola andata), edito in italiano da Longanesi - l'armoniosa e intrigante atmosfera di un romanzo che si narra allegro e scanzonato? Un romanzo che appartiene al coraggio di uno scrittore impegnato a trattare uno dei temi più tristi e drammatici dell'uomo, l'espulsione da un paese in cui si è stati costretti ad immigrare, con surrealistico umorismo. Sì perché Sola andata è la storia di un ragazzo marocchino, che marocchino non è, espulso dalla Francia a seguito di un provvedimento contro (pardon), per i clandestini, organizzato nientepopodimeno che dall'Omi, Organizzazione delle Migrazioni Internazionali, da sempre in prima fila nella lotta contro il razzismo. Peccato, però, che per lottare contro il razzismo è necessario mandare a casa gli immigrati; come dire che per lottare contro un'idea bisogna metterla in pratica.
Aziz, raccolto per sbaglio in tenera età dal sedile posteriore di una «AMI 6 di razza Citroën», rubata per davvero dal vecchio Vasile - l'anziano e rimbambito capo di un gruppo di zingari Rom accampato alla periferia di Marsiglia - viene adottato dalla comunità nomade e, come chiaro segno del destino, battezzato Ami sis (Aziz, ce plus facile). Qui - il nostro Aziz in qualità «di marocchino provvisorio» - è subito costretto a darsi da fare, specializzandosi nel settore autoradio (nel senso che impara velocemente il mestiere di…rubarle), finché un giorno, dopo aver finalmente ottenuto la bella Lila in sposa dal fratello, per «dodici Pioneer laser e quaranta altoparlanti Bose», proprio nel corso del sontuoso banchetto nuziale al bar Marchelli, finisce al fresco a seguito di una retata della polizia. L'accusa è di aver rubato l'anello nuziale, e poco vale la sua parola di averlo invece regolarmente comprato (perché, per dio, un anello nuziale non si ruba!) contro la parola del risentito e farabutto gioielliere del Panier di Place-Vendôme che dichiara di esser stato derubato. Cosi Aziz, figlio di AMI 6 della stirpe Citroën, è espulso dal territorio francese, accompagnato da un addetto diplomatico dell'Omi con il compito di provvedere alla suo reinserimento nel paese d'origine. Già, ma qual'è il paese di origine di Aziz?
Poche palle: con quel nome arabo e quel passaporto falso del Marocco, dubbi non ve ne sono! E poi, non si può mica mandare a culo il programma di reinserimento, quando finalmente le filantropiche autorità francese hanno sotto mano l'unico immigrato che dispone di uno straccio di documento d'identità, fosse anche falso! Dura la vita di chi è costretto improvvisamente ad inventarsene una, con tanto di famiglia e paese, per non dir nulla della lingua (l'arabo) e della religione (islamica). Ma Aziz, prodigio della natura, pur di far contento chi tanto si preoccupa del suo reinserimento, è pronto ad inventarsi tutto, ad incominciare dal paese - Irghiz - degli «uomini grigi», come recita la leggenda al capitolo 12 del libro di geografia; un atlante, regalo del professor Giraudy quando Aziz dovette lasciare la scuola dell'obbligo per dedicarsi a tempo pieno nel settore autoradio. Un atlante di 3 chili intitolato Leggende del mondo, così caro ad Aziz che per ringraziare il professore, il giorno in cui ha rubato la prima autoradio, una Grundig, gliela spedita per posta. Ripromettendosi, racconta il caro Aziz, «che, in seguito, quando avessi avuto l'età per guidare, avrei rubato per lui, da abbinare all'autoradio, una macchina, perché l'avevamo sempre visto in autobus, il signor Gyraudi, e poi me ne sono dimenticato; e poi non ne ho avuto il tempo a causa dell'avventura che mi è capitata». E che avventura! Su e giù per i monti dell'Atlante alla ricerca di risposte plausibili per la stupidità umana. Ma, si sa, la stupidità non ha paesi né confini...