Rivista Anarchica Online
Una nave per la Bosnia
Ed ora la cosa più dura da fare: scrivere. Scrivere su «Ship to Bosnia - una nave contro la guerra». Scrivere delle
crisi di
panico che ho avuto pensando di non farcela, poi, bastava una telefonata di qualcuno che voleva darsi da fare e allora via,
avanti, questa «Nave» s'ha da fare e basta! Scrivere di tanta gente incontrata per strada, indifferente, abituata a richieste
di soldi di qua e di la, ed ogni tanto qualcuno
che chiedeva di collaborare, ed ogni giorno la «Nave» cresceva. Scrivere dei pugni e denti stretti ogni volta che mi
rinfacciavano una struttura organizzativa che non avevamo e che, quindi,
non eravamo affidabili, e intanto arrivavano adesioni, e la «Nave» partiva. Scrivere della «sinistra» sempre pronta
a vomitare fiumi d'inchiostro, ma di «Ship to Bosnia» niente, «manco una parola».
Evidente-mente troppo presa ad assecondare la «logica» fascista della guerra e mai a dar voce a chi in Jugoslavia si
è
sempre battuto contro. Dar voce a chi in Jugoslavia ha rifiutato la divisione etnica, il nazionalismo e la guerra: questo
è
stato ed è «Ship to Bosnia»! Una «Nave» scomoda, che doveva essere tenuta al largo dall'Italia, quell'Italia sempre
pronta
a consumarsi le suole delle scarpe per sentirsi in Pace, ma che deve essere la portaerei per i bombardamenti di pace fatti
dalla Nato e che deve essere pronta per le operazioni umanitarie di pace con baionette e carri armati, usando i soldi dei
lavoratori, tenuti buoni dall'opposizione. Scrivere di tutti i parolai e filosofanti che si sono defilati, e della creatività
di
«Base», che ha stravolto in positivo tutte le previsioni iniziali che erano, di molto, pessimiste. Scrivere di questa
grande impresa, e di quando mi sono sentito piccolo il giorno prima dell'arrivo della «Nave», scoprendo
che la Svezia aveva caricato una sessantina di container, la Spagna una quarantina, e anche qui ancora una cosa bella: una
stretta affettuosa di un compagno svedese che in quel momento... mi è sembrato alto tre metri (in realtà
non lo era, però
ricordo che tendeva ad abbassare la testa passando per la porta...), che mi diceva quello che sostengo da sempre: tutte le
grandi cose sono fatte di piccole cose collegate tra di loro ed ognuna è importante. Noi abbiamo caricato un
container di
prezioso materiale di cancelleria, più altro materiale vario andato al «Progetto Giovani» a Tuzla, imballato e
caricato a
parte, consegnato direttamente sulla nave al responsabile di questo progetto, un nostro compagno svedese. Scrivere
degli occhi umidi quando ho visto la «Nave» stracarica all'impossibile, dell'abbraccio con i compagni, al porto,
che cancellava in un attimo tutta la stanchezza. Ma come faccio a scrivere di tanta gente, di tanti fatti, che insieme hanno
scritto «Ship to Bosnia» in Italia, in meno di un mese?!
Responsabile per l'Italia Luigi «Gino» Ancona telefono e fax (0039) 080 9517925 P.O. Box 96 - 70032 Bitonto (Ba)
Italia
c/c 16525347 intestato a «GERMINAL» via Mazzini 11, 34121 Trieste. (Causale «Ship to Bosnia»)
Una motonave, la «HAVANG» è partita dal porto di Göteborg in Svezia e dopo aver circumnavigato
l'Europa e attraccato
in diversi porti europei il 30 novembre attraccherà a Molfetta (Bari), per poi partire alla volta di Spalato, in Croazia.
La
nave trasporta materiali di vario tipo (cibo, vestiario, medicinali, prefabbricati, ecc.), raccolti in tutta Europa da
organizzazioni sindacali di base e da organizzazioni culturali, destinati a comunità della ex-Jugoslavia che si sono
schierate
contro la divisione etnica e contro le «logiche» di guerra e in particolare a Tuzla, città bosniaca dove l'opposizione
alla
divisione etnica è forte. Il progetto è supportato dalla International Workers' Aid, una organizzazione
internazionale che
raccoglie diverse organizzazioni sindacali di base e associazioni culturali, che da anni sostiene concretamente quelle
comunità jugoslave che difendono l'idea di una società multietnica contro «logiche» nazionaliste. Tutti
i convogli sono
interamente gestiti da volontari dell'IWA, che dispone di un centro logistico a Makarska e di mezzi di trasporto propri per
il collegamento e la distribuzione degli aiuti. La sezione italiana dell'IWA è l'associazione «Una Penna per la Pace»
di
Brescia, questo specifico progetto su nave, il primo tentato dall'IWA, è organizzato in Italia da un coordinamento
di
associazioni e gruppi di base, che ha visto una larga adesione del movimento anarchico e libertario, oltre a sezioni
del-l'Unione Sindacale Italiana, Centri Sociali, organizzazioni culturali, coordinamenti di studenti, coordinamenti di
lavoratori
e di persone che si sono riconosciute nel grande valore politico e morale di questa iniziativa. Il materiale raccolto (materiale
igienico sanitario, materiale culturale e materiale tecnico per il «Progetto Giovani» a Tuzla) sarà caricato
sull'Havang nel
porto di Molfetta. Questa operazione è ugualmente importante, anche dopo gli ultimi accordi «sulla» gente
dell'ex-Jugoslavia, per continuare a sostenere e rafforzare coloro che si sono sempre impegnati per tener saldo il tessuto
sociale
in una logica multietnica e antinazionalista.
Gino Ancona (Bitonto)
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