Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 197
febbraio 1993


Rivista Anarchica Online

Oltre all'aiuto economico

Riferendomi ai vostri articoli che hanno ampiamente affrontato il problema dell'eco nazismo, vorrei dirvi che ho trovato, fra le cose citate e destinate alla critica, il rifiuto, da un punto di vista libertario, dei punti che, malgrado tutto, io son portato a condividere, pur considerandomi, a torto o a ragione (a voi forse spetta... l'ardua sentenza) di idee libertarie (per dieci anni ho collaborato con la rivista vostra consorella di Lyon, I.R.L., spedendo articoli che riflettevano pensieri e sentimenti che erano generalmente accettati e condivisi).
La pretesa dei Verdi di non essere né di Sinistra né di Destra si è risolta in un fallimento, stando all'articolo di Green-Perspective da voi riportato, con l'emergere sempre più notevole di una "destra ecologica". Probabilmente è vero, l'emergenza estremistica di una parte, costringe generalmente a situarsi, scegliendo il proprio campo dall'altra parte, in questo caso a... Sinistra; pelago questo un po' vasto e non privo di ambiguità, visto che della sinistra si reclamano anche quelle forze politiche che con il loro politicare hanno preparato le premesse per un risorgente Nazismo.
Ma ciò che mi ha particolarmente colpito in quell'essere o pretendersi né di sinistra né di destra, è il fatto che io stesso vari anni fa, pur senza riferirmi a nessun movimento ecologista, ero giunto alla conclusione dell'erroneità "fuorviante" nel continuare a ragionare in termini di sinistra e destra.
I problemi cruciali della sopravvivenza stessa del pianeta in tutta la sua globalità, mi portavano a credere che davanti a questa eventualità, una volta presane coscienza con tutte le sue disastrose implicazioni in prospettiva, ogni individuo doveva esser necessariamente portato a reagire ed agire intorno a progetti che, per cause di forza maggiore, avrebbero dovuto fare l'umanità o quasi, e quindi il discorso ideologico tradizionale sarebbe venuto meno.
Quanto ora apprendo sull'ecologismo d'ispirazione nazista smentisce questa visione "umanista" da me vagheggiata. Ma anche senza giungere a questa categoria di estremismi, resta la grande e drammatica probabilità che la gente in genere, le masse popolari indipendentemente dal loro credo o tendenza politico-ideale, davanti ad una galoppante rarificazione di spazi vitali in grado di assicurare quello che passa per... benessere, saranno sì disposte ad una unanimità in tal caso, ma non nel senso da me "intravisto" nel superamento della nozione sinistra-destra, che inglobava l'intera popolazione planetaria, ma limitata soltanto alla salvaguardia delle situazioni di privilegio raggiunti nell'occidente industrializzato; salvaguardia che potrebbe implicare anche l'adesione ad una politica di guerra direttamente rivolta contro i popoli affamati e... per fame, portati ad essere "invasori".
E questa terribile prospettiva non è necessariamente collegabile ad un eventuale ascendente del risorgente ideologismo nazista, ma all'egoismo... "naturale" di chi sta bene o alla meno peggio e che ha paura di perdere quel tanto o quel poco che ha, nel dover condividere con i popoli del mondo intero le risorse vitali sempre più limitate e che non potrebbero esser sufficienti per tutti ferma restando la qualità della vita a cui spontaneamente i più non sanno e non vogliono rinunciare.
A questa prevedibile tendenza generale, le idee naziste o neo-naziste che siano, senza esserne all'origine, possono invece agganciarsi, sicure, alla lunga, di trovare quel temibile quanto possibile ascolto. (Avrei voluto qui riportare i ragionamenti e le questioni che mi avevano a suo tempo portato a concludere su quel superamento "sinistra-destra", ma considerando l'eccessiva lungaggine, del resto già avviata, penso sia meglio sorvolare per esprimervi altre considerazioni su quelle idee "eco-destre" che,... mio malgrado, son portato a condividere, sempre che io abbia capito quanto riportato dai vostri articoli "eco-fascisti" e "camerati-verdi").
L'uguaglianza di tutti i popoli e parità di diritti non esclude una diversità tra le genti. Diversità che non deve voler dire superiorità e quindi "più uguaglianza" per gli uni rispetto ad altri. Ma diversità può voler dire, e spesso è così, incompatibilità tra modi di vivere diversi che possono sfociare in antipatie, anche esasperate, quando soprattutto la convivenza tra genti diverse non è scelta e maturata sulla base di una libera apertura agli altri, ma il prodotto forzato di situazioni di miseria o povertà che fanno affluire un numero crescente di popolazioni in Europa o altrove, comportando quella densità di popolazione e quella... promiscuità, che intrattiene ed amplifica le tensioni sociali più esasperate.
Non è il promulgar decreti e leggi antirazziali che può far venir meno attitudini e reazioni di rigetto a vari livelli nelle popolazioni autoctone. Ed ignorare questa realtà umana (o disumana se vogliamo) è favorire l'accrescersi ed estendersi di questa stessa realtà con i suoi parossismi di barbara intolleranza come già molti esempi "neo-nazisti" stanno a dimostrare.
E' invece fondamentale l'aiuto effettivo allo sviluppo delle economie essenziali nei paesi oggi condannati all'emigrazione, in modo che ogni popolo raggiungendo la propria autonomia esistenziale possa sì mescolarsi ad altri popoli, ma non sotto la costrizione di una ricerca di lavoro che comporterà inevitabili conflitti con i disoccupati già esistenti e destinati ad accrescersi ferma restando l'economia capitalista che niente, allo stato attuale delle cose, lascia prevedere che possa essere superata.
Quando l'ecologista di destra citato nell'articolo di "A" 195, esprime il timore di fronte all'accrescersi delle popolazioni nel mondo "per miliardi di persone in aumento" e fa altrove allusione a quegli "spazi vitali" (anche se usando altri termini) a quelle terre fertili destinate a rarificarsi facendo venir meno le condizioni indispensabili alla sopravvivenza stessa, non fa altro che esprimere l'inquietudine che può risentire chiunque soffermandosi a riflettere sul problema reale della sovrappopolazione che coincide con una riduzione progressiva di spazi ecologicamente intatti o per lo meno idonei alla produzione vitale in grado cioè di garantire la continuità della vita per il pianeta in tutta la sua globalità.
Da un constatazione, gli estremisti di destra giungono alla conclusione della salvaguardia del proprio spazio nazionale che non esclude ed anzi prevede quel rinforzamento militaristico atto ad imporre ai "popoli inferiori" la priorità dei propri interessi nazionali. Da un punto di vista internazionalista, o/e... libertario, queste conclusioni sono ovviamente inammissibili, ma il problema o i problemi sopra evocati restano, e non sono eludibili rifiutando o condannando le conclusioni naziste di una presunta superiorità iniziale.
Si tratta, inizialmente per lo meno, di rivendicare "le stesse cose" dunque: salvaguardia delle risorse naturali, degli spazi vitali, ma estendendoli ad ogni paese del mondo in quanto che, come già accennato, "tutti i popoli hanno diritto all'eguaglianza e parità di diritti". Resta però il fatto che dei popoli la cui crescita numerica non sembra arrestarsi, oltre a precludere a se stessi le condizioni ottimali per il raggiungimento di un'economia in grado di soddisfare i bisogni vitali, alimenta quell'erompente afflusso verso altri paesi, con quella conseguente sovrapposizione e promiscuità sopra accennata che, anziché favorire la scoperta e la conoscenza dell'altro, del... diverso, in tali condizioni, non fa che accrescere tensioni e problemi che vengono ad aggiungersi a quelli già esistenti, rendendo con ciò tanto più propizio il terreno a quanti hanno interesse a sfruttare le "spontanee" avversioni diffuse tra la gente per alimentare ideologie fondate sulla superiorità della razza, trascinando sulla scia di questo razzismo anche tanta gente che inizialmente razzista non era; che era semplicemente infastidita, urtata, insofferente alla massiccia presenza di gente diversa con la quale non è né facile né sempre possibile, in clima soprattutto di precarietà economica o lavorativa, stabilire quel dialogo e sviluppare quell'apertura di spirito che non si improvvisano né tanto meno si sviluppano in seguito a misure e/o leggi antirazziste, ma si maturano nel tempo, e tanto più e tanto meglio quando le condizioni generali vi si prestano.
Ragion per cui, per realizzare queste condizioni, è prioritario ed essenziale che OGNI popolo abbia la possibilità di poter vivere in modo autonomo in casa propria e solo in un secondo tempo spostarsi, viaggiare, mescolarsi agli altri innanzi tutto per diletto e non perché costrettovi dal bisogno di emigrare per trovare altrove ciò che è impossibile nel paese di origine. E se per aiutare i popoli, ora costretti ad emigrare, a sviluppare le loro economie dovessimo rinunciare a gran parte del nostro superfluo, che ben venga questa diminuzione del nostro tenore di vita che, tutto ben considerato, non si è rivelato affatto il toccasana per la felicità dei... figli dell'opulenza.
Ma oltre all'aiuto ad uno sviluppo economico sarà altrettanto necessario, e questo non sarà mai ripetuto abbastanza, tutto ciò che può incrementare il controllo delle nascite e l'abolizione di ogni ulteriore produzione e commercio di armi, senza di che ogni sviluppo economico equilibrato ed efficace è praticamente impossibile. Sì, lo so, tutto ciò non è che... Utopia, ma se così non fosse, non mi sarei rivolto a voi che continuate a credere... nell'Anarchia.

Giordano Bruno Giglioli
(Colle Val d'Elsa)