Rivista Anarchica Online
La scuola immobile
di Bruno Roberto (USI - Istat)
Finalmente siamo entrati in Europa: la scala mobile è morta. Tra poco
avremo l'orario unico, la riduzione delle
pensioni ed un sistema sanitario (chi parla della scuola?) che graverà sulle tasche dei lavoratori. Ora,
per far
parte delle grandi democrazie del Nord, non ci rimane che restaurare la monarchia: avanti Savoia! Vorremo fare
dello spirito, ma il sapore che abbiamo in bocca è molto amaro, in special modo noi che abbiamo
condiviso
sempre il pensiero di Gandhi: al popolo è sufficiente mangiare, vestirsi, avere una casa e per ottenere
questo
non c'è bisogno degli economisti. Ci si dice che i sacrifici sono necessari per entrare in Europa. Ebbene,
la
svolta dell'EUR ('76), la sconfitta operaia alla FIAT ('80), la legge quadro nel Pubblico Impiego ('83), l'accordo
sulla scala mobile ('84), la legge antisciopero (146/'90), il blocco della contingenza ('91), i recenti contratti a
basso costo ed il blocco di quelli futuri non sono stati sufficienti per entrare in Europa! Noi, allo stato attuale,
preferiremmo entrare in Europa con un apparato industriale ed un sistema finanziario gestito dai giapponesi (il
salario ed il profitto non hanno colori nazionali, sarebbe opportuno ricordarlo qualche volta). Agnelli
può
vendere le sue auto altrove se queste costano di più e sono di una qualità inferiore a quelle
prodotte dal
Giappone. In Europa un'auto su tre è difettosa: è la qualità del prodotto e non il costo
del lavoro che diminuisce
la competitività delle nostre imprese! Certamente non è questa la classe imprenditoriale che
può darci lezioni
di economia! Si vuole il Liberismo? Ebbene, Liberismo sia! Senza barriere doganali; senza rami secchi
nell'industria; si elimini la cassa integrazione se essa serve solo a favorire la ristrutturazione di grandi imprese;
si faccia gestire l'I.N.P.S. ai privati, in modo che la gestione dei fondi non sia improntata a criteri politici, ma
ad una sana gestione imprenditoriale; la si finisca di far prosperare le imprese di assicurazione nel ramo vita,
dove si consente una capitalizzazione vantaggiosa agli assicurati sulle spalle del bilancio dello Stato:
consentendo di dedurre Lit. 2.500.000 dal reddito imponibile (almeno Lit.750.000 sottratte al fisco). Facciamola
finita una buona volta con un capitalismo finanziato e protetto: altro che mercato. Per anni sono state foraggiate
le politiche speculative di De Tomaso, sostenendolo economicamente, anche quando era chiara la crisi a cui
sarebbe arrivata la Maserati. Anziché i lavoratori, dovrebbe essere buttato fuori De Tomaso dalle
fabbriche
Maserati. Inoltre, lo Stato avrebbe dovuto contrastare la politica della FIAT che ha impedito la penetrazione nel
mercato di aziende concorrenti, per fagocitarle e chiuderle, mettendo in crisi migliaia di lavoratori assieme alle
loro famiglie. I finanziamenti alle imprese FIAT non devono servire a strangolare il mondo del lavoro. E
così
potremmo sgranare il nostro rosario per mesi e mesi. Leggiamo plausi a non finire al Chiarissimo Professore
Onorevole Giuliano Amato per aver fatto delle scelte coraggiose. Oggi non sono state fatte scelte, in quanto le
inefficienze dell'apparato industriale permangono, le aziende fornitrici di servizi continuano a praticare prezzi
e tariffe molto alti. Pertanto, il blocco delle retribuzioni non risolverà un bel niente, in quanto
non c'è più nulla da risolvere, lo Stato
italiano è stato letteralmente divorato vivo!!! Possiamo fare tutti i sacrifici che vogliamo, ma fino a
quando non
toglieremo l'ossigeno ai predatori della ricchezza nazionale non potrà mai spuntare il sole dell'avvenire
(speriamo che, a furia di rose, di gigli, di edere, di querce e di garofani, i lavoratori, non l'abbiano dimenticato!).
Cosa dire di Bruno Trentin? Non vogliamo spendere molte parole su di lui, speriamo soltanto di non ritrovarlo
mai più né a capo della C.G.I.L. né a capo di qualche ente statale. Gli auguriamo di
godersi una vita da
pensionato! Come non essere d'accordo con Fausto Bertinotti: ma perche non la smette di fare la minoranza
nella C.G.I.L.? Bertinotti afferma che "oggi è il tempo dei cambiamenti di linea, altro che scissioni!"
No, caro
Fausto! Oggi ai lavoratori non interessano più le linee, i punti (anche se esclamativi) o le denunce
sull'instaurazione di un regime corporativo, ma interessa una reale forza di opposizione che non viva e prosperi
con le garanzie ed i fondi istituzionali. Oggi, caro Fausto, accetti di essere maggiormente rappresentativo in
virtù di una legge e non del consenso dei lavoratori. Oggi occorre dare un reale colpo mortale al
consociativismo, altrimenti non si esce più da questo pantano. "Ma voi che proponete?" E' semplice,
noi proponiamo che ve ne andiate! Se non siete in grado di aggregare
i lavoratori intorno ad un progetto (non diciamo di attacco) di difesa, ebbene sgombrate il campo, in modo che
in Italia nasca rapidamente una nuova aggregazione dei lavoratori, senza "un sinistro mutamento di linea" il
quale, più che modificare sostanzialmente lo scenario sindacale, impedisce ai lavoratori di riconoscersi
come
compagni di una stessa battaglia e di ricostruire una loro unità in quanto classe sociale antagonista. La
C.G.I.L.
ha circa 5 milioni di iscritti. Fausto Bertinotti (la minoranza ingraiana) e Rifondazione comunista rappresentano
circa il 20% di tale forza, che cosa si aspetta a far scendere subito sulle piazze oltre un milione di lavoratori
della C.G.I.L. e non solo essi? Leggiamo in un'intervista di Bertinotti "spero che non si attenda settembre per
convocare il direttivo"'.
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