Rivista Anarchica Online
La battaglia di Zevio
di Paolo Finzi
Ecco una storia forse piccola, ma per tanti aspetti significativa, di una lotta
svoltasi nel cuore dell'estate tra la
solita burocrazia - in questa vicenda, socio-sanitaria - e un gruppo di persone deciso a non subire passivamente
i diktat del potere. Martedì 14 luglio una lettera della Direzione sanitaria dell'USSL 27 dispone
la chiusura definitiva, a partire da
venerdì 17 luglio (in soli 3 giorni!) del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale "Chiarenzi"
di Zevio
(Verona). Il Centro informazione Maternità e Nascita "Il Melograno" (via Villa 12, 37125 Verona,
tel. e fax 045-8301918)
diffonde subito una dura presa di posizione, intitolata "L'arroganza del potere", in cui si afferma tra l'altro:
Sarà un nero venerdì per le donne e per il loro diritto ad un parto
naturale. Sarà ancor più nero per quelle
mamme che hanno scelto di far nascere il proprio figlio a Zevio e che si vedranno trasferire d'autorità
nell'ospedale di Bovolone che segue logiche e metodologie completamente diverse. Un tragico venerdì
17 per
le ostetriche, i ginecologi e tutto il personale che vede annientato e svilito il lavoro fatto in 17 anni per il parto
naturale. Un lavoro costato tanto impegno personale e che ha portato l'Ostetricia di Zevio al centro
dell'interesse italiano ed internazionale, come dimostrano i numerosi interventi in congressi scientifici (...) Uno
sfortunato venerdì 17 che conferma ancora una volta a noi cittadini contribuenti del Servizio Sanitario
Nazionale l'assoluta mancanza di rispetto per la pluralità delle scelte in fatto di salute personale: oltre
10.000
donne hanno preferito Zevio negli ultimi 17 anni per poter vivere un parto rispettoso, anche affrontando i disagi
della lontananza pur di garantire ai loro figli una nascita nonviolenta (...). La questione è
chiara. Adducendo pretesti inconsistenti, le autorità socio-sanitarie vogliono liquidare un piccolo
reparto di ostetricia nel quale il parto viene seguito con un'attenzione del tutto diversa rispetto a quanto avviene
in genere nelle analoghe strutture degli altri ospedali (cfr. "Parto e nascita - Gli artigli della medicina" in "A"
160, dicembre '88/gennaio '89). Il Melograno invita alla mobilitazione, e localmente la organizza:
conferenze-stampa, colloqui con i responsabili
socio-sanitari, presidi di donne e bambini davanti all'ospedale, visite in reparto e successive relazioni scritte
della situazione riscontrata, ecc.., Le autorità, in sostanza, si rimangiano il decreto di chiusura,
anche se formalmente la questione resta aperta.
Il Melograno non molla e tutte le settimane una delegazione di donne e bambini si reca a Zevio per verificare
che non ci siano colpi di coda ed anche per far sentire "in alto" che la pressione dal basso continua. Mentre
scrivo - a fine agosto - a Zevio si può continuare a nascere senza violenza, senza rituali
(perlopiù assurdi e
negativi per donne e bambini) tipici di quasi tutte le altre Maternità. E questo grazie soprattutto allo
spirito di
iniziativa del Melograno e dei cittadini/e che si sono impegnati e tutte le settimane si impegnano a recarsi a
Zevio. (Gli interessati possono richiedere al Melograno copia dei comunicati stampa nei quali si descrivono con
interessante precisione tutte le fasi della mobilitazione). Nell'Italia delle vacanze, assolata e frastornata, una
piccola vicenda che può insegnarci qualcosa.
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