Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 187
dicembre 1991 - gennaio 1992


Rivista Anarchica Online

Tesoro dove sei?
di Roberto Gimmi

Promosso da "AAM Terra Nuova" e da altre pubblicazioni dell'area ecologista, con la collaborazione anche della nostra rivista, si è tenuto in settembre il 4° Campo bioregionale. Ai sette giorni di dibattiti, giochi, passeggiate, meditazioni, ecc., ha partecipato - per "A" - Roberto Gimmi. Ecco il suo resoconto

Dall'1 all'8 settembre si è tenuto a Monte Morello, immersi in una verde vallata a nord di Firenze, il 4° Campo Bioregionale "Tesoro dove sei?" mappa delle ricchezze da riconoscere. L'impostazione del campo bioregionale prevedeva due momenti: cinque giorni a carattere formativo e due di dibattito allargato.
Per mia comodità descrittiva accentuerò il distacco di questi due momenti, anche se in realtà non sono risultati separati ma si sono integrati con la forma più tradizionale del convegno-dibattito che prevede relatore e pubblico.
Evidenzierò nel momento formativo l'aspetto conviviale di vita in comune, l'aspetto ricreativo e aggregativo, caratterizzato dai laboratori di simulazione, dalla meditazione, dai giochi, dal ballo, dalle performance psico-teatrali, dalle dinamiche di gruppo, dalle passeggiate, dalle chiacchierate a tavola e al bar.
Nel momento di dibattito evidenzierò i temi e le riflessioni che a mio parere hanno caratterizzato la parte dedicata all'ascolto dei relatori.
La partecipazione al campo non è stata numerosa, il massimo di presenze raggiunto è stato nel fine settimana tra le 50/60 persone, ma nonostante ciò la presenza era ben definita tanto da dare una panoramica dell'area: rappresentanti di piccole e medie associazioni, di comunità e villaggi, di riviste, di cooperative di produzione e servizi, e naturalmente individualità.
La prima difficoltà al mio spirito di adattamento, anche se favorito dal numero non elevato dei partecipanti, dal fatto di vivere effettivamente insieme discutendo, mangiando, dormendo, dalla disponibilità relazionale e interpersonale, era la mia ignoranza sull'uso di un linguaggio diverso dai miei riferimenti culturali e al mio scetticismo di fondo verso certe ritualità o filosofie, che col passare dei giorni si sono delineate con più chiarezza, riducendo ed eliminando i miei pregiudizi di comprensione, dovuti a volte all'uso di parole diverse.
Un dato comune, al di là delle differenziazioni di scuole ed etichette, è il riconoscersi in una filosofia spiritualista per la maggior parte laica, a volte mistica se non religiosa. Uno spiritualismo laico che ha come contenuto l'esistenza dell'"energia", presente nell'universo e negli esseri viventi, quindi l'esistenza di forze, cicli e flussi energetici che spiegano la connessione e l'integrazione dell'uomo con la natura , tra maschio e femmina, fra materia e spirito, tra natura e cultura, fino ad una superiore unità forse divina.
È solo in questa ottica che è possibile comprendere e spiegare il momento formativo, ricreativo, aggregativo di queste giornate.
Così pure l'importanza della meditazione e della ritualità, infatti la meditazione sembra essere un viaggio energetico di andata e ritorno in cui si entra in contatto con l'energia di altri individui, dell'ambiente circostante, della natura, della terra, dell'universo.
La meditazione è realizzata con tecniche diverse a secondo delle scuole di riferimento. Per esempio ho partecipato alla meditazione con il rito dell'acqua, dove l'acqua è l'elemento principale presente in natura come fonte di energia vitale con tutte le sue proprietà, anche curative, a secondo della sua classificazione.
Ho assaggiato dell'acqua somministrata con un contagocce, ma sinceramente non hanno avuto alcun effetto materiale né spirituale, così pure è stato per la semplice meditazione: non sono riuscito ad entrare in contatto con questa energia. Nella meditazione sono solo riuscito a rilassarmi rischiando di addormentarmi, oppure a piedi scalzi sentivo il dolore dei sassolini appuntiti e di qualche spina ma nessuna connessione energetica.
La ritualità (anche nelle dimostrazioni c'è ritualità) così come la riscoperta delle tradizioni culturali o popolari rientrano benissimo nelle formulazioni di un "bioregionalismo culturale" capace di sprigionare nuova energia a misura umana legando l'individuo al territorio naturale.
Da questo punto di vista non è possibile banalizzare o ridicolizzare queste situazioni, perché vanno analizzate più profondamente, senza pregiudizi, perlomeno per essere compresi senza cadere nei luoghi comuni e negli slogan dei ragionamenti a priori. Così pure possono essere capiti con la spiegazione dell'"energia", il bisogno dei massaggi, del prendersi per mano, dell'abbracciarsi, del toccarsi. Tutto questo allenta le tensioni, rompe le resistenze psicologiche, permette insomma di sprigionare le proprie forze energetiche.


Qualità della vita e anarco-spiritualismo
I giochi, i balli, le performance psico-teatrali, le dinamiche di gruppo, le chiacchierate a tavola (comprese le trasgressioni enologiche al bar), rivelano un dato fondamentale comune: il desiderio della completa realizzazione umana capace di manifestarsi in tutta pienezza non solo nel corpo e nella mente, ma anche nello spirito. Ossia l'uomo per stare bene, per stare in salute, deve manifestare se stesso, il suo spirito, i suoi affetti, le sue emozioni, le sue passioni, i suoi istinti, i suoi sentimenti; deve migliorarsi, crescere, realizzarsi, deve essere in grado di dare e di ricevere in piena armonia ed equilibrio.
Si sono sperimentate performance come il piangere o il ridere per 15 minuti, si sono fatte le imitazioni, sdrammatizzando sulle tensioni e sugli atteggiamenti nevrotici così come dei propri luoghi comuni.
Con Jerome Liss e Rita Fiumara (scuola biosistemica) si sono realizzate delle dinamiche di gruppo, modi per stare insieme e conoscersi scambiandosi reciprocamente sensazioni e impressioni.
E' chiaro che quest'area è caratterizzata dal tentativo di dare indicazioni al "come vivere", di realizzare esperienze di vita che possano mettere in risalto il loro bisogno primario di espansione energetica, in linea con i processi e i cicli energetici naturali. La realizzazione di esperienze di vita comunitaria ed attività economiche diventano necessità di azione.
Sono approfondite l'agricoltura, l'alimentazione, la medicina, l'edilizia, a cui offrono una serie di consigli e controindicazioni quasi come un ricettario del vivere sano. Nell'ambito di queste esperienze c'è spazio per riflessioni, tematiche e proposte autogestionarie e libertarie.
È proprio in questo senso che alcuni fanno riferimento ideale al pensiero libertario, tanto da poter sostenere che è possibile identificare in quest'area una tendenza anarchica non-violenta, che potrebbe essere definita anarco-spiritualismo.
In quanto la realizzazione di una società libertaria sarebbe l'ideale per compiere finalmente una superiore unità energetica. Nonostante ciò, in loro prevale la dimensione spirituale, esistenziale, interpersonale che contrasta con la dimensione prevalente degli anarchici, politica, materialista e a volte anche violenta.
Nei confronti di quest'area di iniziative possiamo benissimo prendere le nostre distanze, ma ciò impedirebbe di tener conto di un bagaglio esperienziale notevole, da cui si possono trarre validi insegnamenti, valorizzando la componente che maggiormente si identifica con le nostre esigenze libertarie.
È una componente che non possiamo considerare estranea, che ha bisogno di assumere un'identità più precisa, che può integrarsi nel nostro modo di fare politica. Fino ad oggi il nostro movimento (almeno in Italia) ha privilegiato la dimensione politica, dimenticandosi della sua componente esistenziale o per lo meno ha lasciato ad altre aree il compito di realizzarle e sperimentarle.
Ultimamente nelle nostre sedi prevale il mitico "brutto, sporco e cattivo"; sul "brutto" non possiamo fare niente o poco di niente perché è come natura crea, ma sullo "sporco e cattivo" qualcosa dobbiamo e possiamo senz'altro fare.

Quattro scuole per una scienza olistica
Veniamo ora al secondo momento del campo bioregionale, ossia ai contenuti del dibattito.
Naturalmente l'inizio mette a confronto le scuole sull'interpretazione energetica dei cicli vitali nel sistema uomo. Quattro scuole che possono essere quattro punti di partenza, di esplorazione, di proposte, per fondare nuovi valori e una nuova scienza dell'uomo, superando la formulazione di un semplice ricettario da laboratorio .
La scuola "olistica", secondo Giovanni Simona (ricercatore in pedagogia e geografia dell'Università di Ginevra), considera l'universo nella sua totalità e unità. Olismo deriva da "holos" che in greco significa "tutto, intero", ossia le parti possono essere capite e studiate solo nella totalità.
La concezione olistica ha radici scientifiche nella fisica quantica dove l'universo è descritto come un "tessuto vivente", come un "oceano" di coscienza-energia.
L'universo è fondamentalmente partecipativo, ogni fatto, ogni situazione, ogni contesto esistenziale, ogni momento della vita quotidiana influenza in modo complesso, la totalità del cosmo, proprio come nel mito indù della collana di perle, dove ogni perla riflette le altre. Di conseguenza l'essere umano risulta in relazione nel tessuto energetico universale, considerato a sua volta come un insieme di campi energetici. Tutte le esperienze vissute da tutti gli esseri influenzano il tessuto energetico universale. Tutte le esperienze vissute da una persona, lasciano segni non solo nei corpi energetici individuali ma anche nell'ambiente bio-sociale circostante.
Tutte le esperienze vissute nell'universo sarebbero registrate su una specie di memoria-matrice, il che implica che partecipiamo a tutti i livelli dell'esistenza umana e naturale. Attraverso l'amore e attraverso una scelta di libertà noi contribuiamo alla realizzazione dell' unione nel mondo .
La scuola "macrobiotica", secondo Paolo Antognetti (presidente dell'associazione), non è solo l'indicazione di una dieta alimentare ma una filosofia per scegliere di stare bene, in buona salute, in sintonia con l'universo e l'ambiente, ossia in un equilibrio energetico di yin e yang.
Considerato il concetto di energia, il suo fluire avviene in modo centrifugo, di espansione (detto yin), e in modo centripeto, di contrazione (detto yang).
La vita è in continuo divenire ed ha la tendenza naturale di ricercare l'equilibrio (irraggiungibile) fra yin e yang. Allontanandosi troppo da questo equilibrio provoca disarmonia ossia malattie e inquinamento.
La scuola "antroposofica", secondo Fiorenza De Angelis (pittrice ed insegnante), sostiene che l'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. L'antroposofia è un viaggio di liberazione spirituale che continua anche dopo la morte del corpo fisico che procede con successive incarnazioni e attraverso l'evoluzione è destinato a concludersi con 1'universale ritorno allo spirito puro.
Oggi l'uomo è inaridito, sclerotizzato, logico e materialista, scinde le facoltà umane e le sue realtà considerandole a se stante, come vedere del ghiaccio senza conoscerne la sua origine. Non si rende conto dei legami e del fluire continuo del pensiero che riscaldato e vivificato dal sentimento e dalla volontà può riconoscere il comune sostrato spirituale che può permettere il contatto e la collaborazione fra gli esseri umani, diventa così importante in questo processo spirituale l'attività di riforma sociale.
La scuola di "psicosintesi", secondo Alberto Alberti (vicepresidente del Centro Studi), ha aperto una nuova direzione e dimensione della psicologia, tenendo conto dei progressi della fisica moderna, ed in particolare dalla scoperta che la materia è uno stato speciale dell'energia.
Essa ha per oggetto non soltanto l'interazione tra i vari elementi e funzioni psicologiche (emozioni, pensieri, impulsi, ecc.) campo di interesse e di studio della psicodinamica, ma anche lo studio di tutte le forze esistenti nell'universo e dei loro rapporti.
Il suo fondatore Roberto Assagioli cerca e auspica che le scuole psicologiche, valide ognuna nel suo campo di azione, possano concorrere e integrarsi al fine di realizzare una scienza psicologica integrale, una concezione unitaria dell'uomo e del mondo per comprendere ed attuare il valore ed il significato della vita.
Lo sviluppo delle potenzialità umane e la composizione totale e armonica di ogni singolo elemento e funzione dell' individuo, per essere veramente pieni e totali, devono porsi in relazione armonica e di integrazione con la piena espressione di ogni altro singolo individuo e dei gruppi umani di cui gli individui fanno parte, fino all'unione e sintesi creativa con l'intera umanità. Per non uscire dal flusso vitale e armonico del mondo e dell'universo, l'uomo deve riconoscere la sua continua e dinamica relazione con tutte le energie che lo circondano, fisiche, biologiche, psichiche e spirituali, coscienti ed inconsce, ataviche, collettive e cosmiche e porsi in armonia con essa. E' necessario pertanto un atto di coscienza e di libertà per porsi in relazione con la libertà del mondo e dell'universo.

Ridefinire l'impresa verde
Nei riguardi dell'economia e della qualità e solidità dell'impresa ecologica Alberto Paini (Cooperativa Intermag) sostiene che bisogna ridefinire l'impresa verde e si domanda se è ancora sensato ciò che l'area verde o alternativa continua a sostenere. Ciò che ha caratterizzato l'impresa verde o alternativa è l'organizzazione interna (autogestione) e la qualità del prodotto (verde). L'impresa verde ha avuto la funzione dell'innovatore che ha trascinato con sé il corpo sociale.
Ora il corpo sociale ha assorbito i valori ecologici tanto che quasi tutti si orientano in senso verde (es. la Barilla ha già pronti una serie di prodotti naturali). Molte imprese tradizionali hanno scoperto il business-verde aggiungendo ai manufatti dei profilattici, infatti c'è già chi sostiene che l'ultimo stadio del capitalismo è l'ecologismo.
L'impresa verde non è più innovativa e non fa altro che ripetersi, nell'innovazione si è ampiamente superati perché ci vogliono: alta intensità di ricerca, di tecnologia, di capitali.
Troppo spesso l'impresa alternativa è un'associazione di volontariato, un'impresa di auto-sfruttamento, senza capitali, indebitata, sotto-remunerata, mancante di managerialità, anche quando possiede un mercato potenziale in espansione.
Quindi l'impresa verde ha bisogno di ridefinirsi soprattutto nei confronti dell'ideologia della crescita che prevede risorse illimitate e bisogni in espansione, in quanto aderendo a tale idea non fa altro che il gioco degli altri.
Noi siamo, invece, di fronte a risorse limitate e alla saturazione e congestione degli spazi, per cui non basta più risolvere il problema ecologico, ossia la qualità del prodotto, ma bisogna porsi il problema dello spazio fisico definito.
La crescita non è più sostenibile, c'è bisogno di qualità della decongestione, dell'autoregolazione, della consapevolezza dei limiti.
Una risposta possibile è la "riconversione ecologica" dove può trovare spazi adeguati ad esempio nei servizi (trasporti, cultura, servizi alla persona).
Nella riconversione, l'impresa verde può ristabilire i suoi obiettivi di reddito e senso, ma deve tenere ben presente la necessità di poter contare su persone qualificate, sui capitali, sul mercato. Imprese alternative che, partendo dalla consapevolezza dei limiti, sappiano essere economicamente qualitative e solide.

I sette peccati dell'autogestione
Nei confronti dell'impresa autogestionaria, Elmar Zadra (villaggio ecologico di Upacchi, Anghiari) sostiene che il movimento alternativo ha assunto due atteggiamenti diversi:
1) movimento di ritorno alla terra che basandosi sull'agricoltura e sull'autosufficienza si è caratterizzato per la sua estrema utilità, nel senso del riconoscimento dei ritmi naturali, ha quindi realizzato aziende ben organizzate e solide.
2) movimento d'impresa artigianale, industriale e di servizi che, con estrema arroganza, non ha riconosciuto i cicli, i ritmi e le regole dell'impresa come organismo economico. Ha realizzato fallimenti considerando i soldi sporchi e la gerarchia da buttare, ossia ha fatto prevalere delle imposizioni ideologiche. Secondo Zadra l'impresa autogestita va rimessa in discussione, decretandone la morte, evidenziandone i luoghi comuni., o meglio quelli che lui chiama "i sette peccati dell'autogestione".
L'azienda autogestita ha prodotto solo il proprio auto-sfruttamento, c'è bisogno non solo di produrre senso ma anche un guadagno di mercato che possa remunerarci discretamente e per fare questo bisogna adottare metodi imprenditoriali.
Siamo stati superati dallo stesso capitalismo che ha adottato formule efficaci come il "leaderismo rotante", arrivando persino a umanizzare le sue idee mantenendo però la redditività.
- L'impresa autogestita deve fare i conti con i suoi luoghi comuni come la concezione che "siamo tutti uguali". Non si tiene conto del fatto che l'impresa ha bisogno di caratteri diversi che porta a ricoprire ruoli diversi, quindi bisogna mettere le persone giuste al posto giusto.
- Un altro mito dell'autogestione è "la rotazione dei ruoli per evitare accumulo di potere", non tiene conto che chi vuole autogestire deve prima saper gestire. La conseguenza è che l'azienda ha bisogno di persone qualificate, troppo spesso le persone sono sotto-qualificate perché si usa il criterio dell'amicizia che però non sopperisce all'inesperienza, le persone devono quindi acquisire professionalità seguendo corsi di formazione.
- Il terzo peccato è "l'assemblea decide tutto" ma perde un sacco di tempo, ossia non si tiene conto dei tempi e dei costi delle riunioni per l'impresa. Le responsabilità vanno delegate, l'assemblea ha solo il compito di definire gli obiettivi operativi ponendo dei limiti pratici per poter valutare, poi, i risultati ottenuti. L'assemblea deve decidere i finanziamenti e i tempi ma poi le decisioni vanno delegate ad esempio creando una gerarchia di gruppi.
- Un altro peccato è nella forma giuridica "egualitaria e senza scopo di lucro", ma la scelta è più complessa perché deve tener conto di un arco di tempo necessario che preveda e pianifichi le possibilità di espansione e realizzazione, individuandone gli obiettivi giuridici in quanto i costi fiscali e i vincoli burocratici sono notevoli se la forma giuridica viene cambiata.
- il quinto peccato è "la discussione sui principi" che ferma gli affari giornalieri, le ore produttive sono quelle che danno reddito e come tali vanno programmate evitando le perdite di tempo.
- il sesto peccato è che "tutte le attività hanno lo stesso valore", ma non si tiene conto che le attività richiedono atteggiamenti e persone diverse a secondo dell'importanza e dell'urgenza e quindi c'è bisogno di una seria pianificazione.
- Ultimo peccato è che "lo sviluppo dell'uomo è superiore a tutti gli altri scopi", ma non tiene conto che l'impresa è come un organismo sociale che ha le sue esigenze, come l'economicità e la qualità del prodotto.
Nelle altre giornate del campo sono state presentate la Comunità di Findhorn (Scozia) e il villaggio di Torri Superiore (Imperia) caratterizzati da un'organizzazione interna di tipo libertario, la prima a carattere più spirituale, la seconda in senso più ecologista, mentre hanno destato maggiori perplessità la descrizione delle comunità di Miasto (Siena) e di Damanhur (Torino) che si rifanno a un capo spirituale. Le perplessità maggiori sono dovute soprattutto per la discutibile impostazione gerarchica di Damanhur.
Comunque, sia Torri che Miasto e Damanhur si faranno promotori di una richiesta di riconoscimento economico-giuridico. Si è, inoltre, messo in luce la confusione del movimento alternativo che spesso si apre ad aggregazioni neo-religiose che mascherano i loro intenti e contenuti ideali. Hanno impostazioni molto gerarchiche di assoggettamento a un guru, il ruolo delle donne viene discriminato così come quello degli anziani e degli handicappati, e aderiscono a teorie non-pacifiste.
E' stato affrontato il ruolo dei rappresentati dei Verdi sempre più distaccati dalle realtà di base e attaccati alle proprie poltrone e privilegi.
Si è cercato di determinare l'area per eventuali collaborazioni ed attività, qualcuno ha preferito parlare di fiancheggiamento dell'area o meglio di aree dove intervenire in cooperazione.
L'eurodeputato Alex Langer ha presentato la possibilità di relazionarsi con le istituzioni, a cui è stato fatto notare che il problema ecologico a breve termine ha evidenti rischi di un'eco-dittatura.
Nella giornata conclusiva sono state affrontate le vie del bioregionalismo che devono essere in grado di valorizzare le risorse locali e le culture native, in modo da portare avanti un'ecologia rigorosa ed efficace che tenga conto della preziosità delle risorse, sviluppando una cultura del limite che permetta la massima cooperazione tra le forze attive.
Il mio intento, in queste pagine, è stato quello di mettere in evidenza la filosofia e le riflessioni più significative, piuttosto che fare un resoconto dettagliato delle giornate del campo.
Questa è un'area che aderendo a filosofie spiritualiste, ad analisi psicoanalitiche , a pratiche ecologiste, si è posta il problema dell'individuo e della qualità della vita.
E' un'area che ha fatto sperimentazione creandosi un laboratorio esistenziale ed esperienziale, di cui noi non possiamo non tenere conto, sia perché abbiamo una storia passata che le ha racchiuse, sia perché tra di loro esiste una sensibilità alle istanze autogestionarie e libertarie che portano alla formulazione di una democrazia diretta.