Rivista Anarchica Online
Ma i miei 113 franchi no!
di Paolo Soldati
Più volte abbiamo avuto modo
di dare spazio, sulla nostra rivista, all'impegno antimilitarista che
alcuni compagni della Svizzera italiana portano avanti - con azioni
apparentemente "piccole", sempre pagate di persona. E' in
questo contesto che si inserisce la "lettera aperta agli on.
Martinelli e Respini, direttori dei dipartimenti Giustizia e
Militare" che l'anarchico Paolo Soldati ha loro inviato
all'inizio dell'estate.
Egr. Sig.
sono un antimilitarista condannato a
suo tempo per aver rifiutato di indossare la divisa. Un "delitto"
d'opinione che, in tutta Europa, viene anacronisticamente perseguito
solo da noi. Per questo motivo sono stato costretto, mio malgrado, a
subire alcuni mesi di prigione ed espulso poi dall'esercito. La mia
obiezione è di natura etico-politica. Credo infatti che
l'esercito sia soprattutto uno strumento di controllo sociale, scuola
di violenza istituzionale, istituzione parassitaria fagocitante
enormi energie sottratte a settori più importanti - la
socialità, la scuola, la ricerca, ecc. -, portatore di valori
pericolosissimi per la pacifica convivenza tra i popoli, luogo nel
quale l'Uomo è degradato a strumento, la sua dignità
calpestata, la sua intelligenza umiliata, la sua volontà
annientata. Ho così condiviso il motto "non un uomo, non
un soldo per l'esercito".
Da allora con un accanimento pari solo
alla sua ottusità, l'amministrazione - i dipartimenti da voi
diretti - mi impongono di pagare 113 fr. (centotredici) annuali quale
tassa per il fatto di essere escluso. Ennesima beffa alla quale né
io, né altri antimilitaristi vogliamo sottostare visto che mai
abbiamo chiesto di essere perseguitati, processati, condannati,
imprigionati. Venerdì 22.6.1990 dovrei
presentarmi presso il carcere per scontare 9 giorni, la condanna
dello scorso anno. Cosa che non farò. I motivi alla base di
questo rifiuto sono molteplici:
- ogni anno vengo condannato per un
reato d'opinione, ogni anno vengo condannato per il mio coerente
rifiuto di sostenere l'esercito;
- accettando di scontare questo periodo
legittimerei di fatto l'esercito, questo tentacolare parassita che
tanto danno crea alle nostre società;
- non presentandomi intendo denunciare
la stupidità del Potere. I costi della mia eventuale
incarcerazione sono 20 volte più grandi di quei cento franchi
che appunto non intendo pagare;
- sono professionalmente attivo nel
settore sanitario e nel sostegno ai rifugiati. Preferisco così
continuare la mia utile attività professionale e di
volontariato sociale a sostegno degli ammalati e dei più
deboli piuttosto che parassitare a mia volta, sulle spalle del povero
contribuente ticinese, in una sterile inoperosità dentro un
carcere;
- nel momento in cui in tutta Europa
cadono le barriere fisiche ed ideologiche, assistiamo ai tentativi di
soluzione dei conflitti in modo pacifico, debbo constatare come nella
"democratica" Elvezia si imprigionino persone il cui unico
torto è quello di rifiutare la logica della violenza.
Funzionari del Dipartimento da Lei
diretto, Sig. Martinelli, mi comunicano l'arresto immediato nel caso
in cui non dovessi presentarmi presso il carcere.
In questo caso inizierò
immediatamente uno sciopero della fame, unica arma a mia disposizione
per affermare una nuova coscienza e per sottolineare la frattura
esistente fra chi, come me, si impegna per una società più
giusta e solidale e chi, come Voi, si fa garante dello status quo.
Unica consolazione: al miliardo e passa
di franchi che anche quest'anno l'esercito sperpererà,
mancheranno i miei 113 franchi, investiti in attività utili
alla collettività.
Paolo Soldati 6832 Pedrinate - Svizzera
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