Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 161
febbraio 1989


Rivista Anarchica Online

Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

Tuck & Patti

Anche se in "Musica&idee" ci si è sempre occupati di realizzazioni del circuito musicale indipendente ed alternativo, la bellezza sorprendente di questo disco impone un mezzo strappo alla regola. Sto parlando del debut-album di TUCK & PATTY "Tears of joy", edito dalla Windham Hill Records, un'etichetta quasi-indipendente (è distribuita dalla potente A&M) specializzata in materiale di elevata qualità tecnica e in veri e propri saggi di virtuosismo: il fondatore, William Ackerman, è un chitarrista di raro gusto e talento, col chiodo fisso della perfezione tecnologica, Tuck Andress e Patti Cathcarf costituiscono un formidabile duo.
Provengono dal sottobosco dei piccoli club, dove la poesia ed il lavoro/passione di chi sta sul palco, quando questo esiste, hanno spesso come compagni il calore dei superalcolici e la nebbia delle troppe sigarette accese. Lui è un musicista di classe: preciso, dal fingerpicking pulito e a tratti virtuoso e turbolento, ma sempre ed immancabilmente umano. Il suono della sua chitarra elettrica è puro e cristallino, ricco di sfumature armoniche. Lei, Patti, ha una voce che è impossibile dimenticare. Nera, profonda, capace di swing caleidoscopico e di dolci acquarelli.
"Tears of joy" è stato interamente registrato dal vivo e in diretta: nessuna sovraincisione, nessun trucco o intervento in studio. Dire, in due parole, che si tratta di uno dei più bei dischi degli ultimi tempi non è abbastanza.
Reperibilità abbastanza facile nei negozi specializzati in jazz e avanguardia.

Gil Evans e Steve Lacy

Scrivere di due "mostri sacri" del jazz quali GIL EVANS e STEVE LACY può essere per me un po' imbarazzante: intorno a questi nomi è stata costruita una parte importante della storia della musica contemporanea, mentre io spesso e volentieri tratto di personaggi di ben altro calibro (senza con questo voler togliere niente a nessuno...).
"Paris blues" contiene le ultime registrazioni di Evans, e propone una dimensione assolutamente affascinante del grande musicista recentemente scomparso: la semplicità degli arrangiamenti - un pianoforte, un sassofono - intrecciati indissolubilmente in una spirale magica. L'abilità e l'estro del Lacy improvvisatore sono qui a tessere ricami sul tappeto pianistico di Evans. Tre composizioni di Charles Mingus, la title-track di Duke Ellington, due variazioni su tema di Lacy e uno di Evans: un'ora di grande musica, di sana ginnastica cerebrale. Il disco è edito dalla label francese Owl, 4 Rue de Livarot Fervaques, F-14040 Livarot.

Zero Pop

ZERO POP è il nome del gruppo fondato dal sassofonista francese Bruno Meillier e dal chitarrista statunitense Mark Howell all'inizio del 1986. Ai due si sono aggiunti via via nuovi e diversi musicisti, dalla percussionista giapponese Ikue Mori (ex-DNA) a Jim Meneses (ex-David Moss Dense Band) all'attuale Bruce Golden (ex-Beat Temptation e Windbreakers). Le vie che hanno portato ad un simile sodalizio sono traverse: Zero Pop è una miscela difficile da interpretarsi e piuttosto complicata nelle forme. Mark Howell è nato e cresciuto negli Stati Uniti del Sud.
Trasferitosi a New York ha collaborato con alcuni musicisti dell'area sperimentale irriducibile quali Michael Lytle (dei Dr. Nerve) ed i Curlew di George Cartwright, sino a giungere a collaborazioni con John Zorn, Elliot Sharp e Don Cherry. Bruno Meillier ha formato Les I (tre album all'attivo), partecipato all'attività di Eltron Fou Leloublan - una delle più importanti formazioni alternative francesi - e avviato con Ferdinand Richard l'ambizioso progetto poetico-musicale di Bruniferd.
Dotato di una notevole ed ammirevole tecnica strumentistica, nonché di una rara sensibilità musicale, Bruno ha deciso di estendere la propria attività in molti paesi, viaggiando quanto più possibile e soffermandosi con sempre maggior frequenza tra le sponde dell'Atlantico. Le idee nuove e la scintillante abilità di questo "pendolare delle musiques innovatrices", hanno conquistato certa America: ZERO POP è figlio della sensibilità europea e della spericolatezza newyorchese, e da entrambi le fonti ha ereditato le cose migliori. L'album di debutto si intitola "All the big mystics" ed è edito dalla intraprendente Rec Rec di Zurigo: una raccolta di fotografie musicali strappate, tagliuzzate e curiosamente ricomposte. Reperibilità non facile, ma l'ascolto di queste degenerazioni sorridenti vi ripagherà certamente dello sforzo.