Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 158
ottobre 1988


Rivista Anarchica Online

La resistenza sconosciuta
di Pino Bertelli

Il libro recente di Pietro Bianconi, "Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo" (Edizioni Archivio Famiglia Berneri; Pistoia 1988, pagg. 159, lire 10.000), tratta della " resistenza sconosciuta"; quella combattuta dagli antifascisti libertari che trova poco posto nella storiografia ufficiale.
Le opere di Battaglia, Secchia, Longo, Zangrandi, Bocca, Ballola, Salvadori, Valiani, Quazza ecc., infatti tratteggiano in superficie l'apporto dato alla liberazione dell'Italia centro/settentrionale dalle formazioni anarchiche ("Brigate Malatesta", "Pietro Bruzzi", "Amilcare Cipriani", "Emilio Zambonini", "Squadre Franche Libertarie", "Battaglione Lucetti", "SAP-FAI", "Elio"...); soltanto alcuni scritti di Carlo Francovich, Lamberto Mercuri, Libertario Guerrini, Gino Cerrito e pochi altri documentano la presenza degli anarchici nella lotta partigiana.
Pietro Bianconi è nato a Piombino nel 1924. È stato gappista nella Resistenza nelle file del Partito d'Azione e poi nella III Brigata Garibaldi sui monti dell'Alta Maremma. Dopo la Liberazione, membro del Direttivo Nazionale della CGIL sino al 1959. Storico eretico, ha pubblicato libri e opuscoli sul movimento operaio a Piombino, sulla Resistenza, sui lati più in ombra della CGIL; personaggio scomodo della sinistra extraparlamentare, non sempre condiviso tra i suoi stessi compagni, Bianconi con questo libro si attira nuovi fulmini, specie da parte del Partito Comunista.
L'attacco a Palmiro Togliatti è preciso. Duro. l documenti rivisitati da Bianconi lo bollano come stalinista integerrimo.
Lontano dalla pubblica facciata di "padre buono" dei comunisti italiani.
Le 195 pagine che Bianconi assembla, sono fitte di note, citazioni, nomi conosciuti ed altri che risuonano per la prima volta in un libro di storia. Il linguaggio è diretto, senza esitazioni né veline per i miti della guerra di popolo ormai consacrata nei testi scolastici. Ci sono momenti di forte partecipazione ai fatti narrati ed altri meno compiuti, descritti un po' troppo in fretta; l'insieme si legge come un film sulla resistenza che abbiamo l'occasione di vedere per la prima volta.
A pagina 19, le parole di un martire della rivoluzione spagnola, Camillo Berneri, risuonano dentro ogni coscienza dove soffia il vento di libertà per tutti i popoli oppressi: "Ho conosciuto degli uomini che lottavano da un mezzo secolo e non erano stanchi. Ho conosciuto degli uomini che furono traditi e calunniati tutta la loro vita, e non disprezzavano gli uomini. E ad ogni incontro con queste anime giuste mi son detto questa intima preghiera: 'fa di essere come loro, sempre'". La vena profonda del lavoro di Bianconi è appunto lo spirito di libertà che ha affratellato uomini di estrazione culturale e politica diversi ma che hanno lottato insieme per una vita senza catene. Per una giustizia più giusta.
Il libro di Bianconi segna anche un limite, grosso, quello di volere dire tutto e l'insieme del lavoro risulta eccessivamente compresso. La terza parte è più un abbozzo di storia, una cronaca spedita di fatti & misfatti partigiani che andavano descritti più in profondità. Le appendici poi sono davvero fuori luogo. Non era questo il libro nel quale dovevano apparire.
Piuttosto una ricerca accademica o uno scritto meno imbevuto della soggettività dell'autore.
Si avverte inoltre l'eccessivo incatenamento degli avvenimenti e l'accavallamento delle citazioni affoga sovente il punto di vista dello storico, anche se le sue invettive e le sue grida di sdegno verso la classe dominante dell'epoca sono fortemente sottolineate.
Al lettore attento, incline alla conoscenza radicale della storia, manca l'indice dei nomi e una esauriente bibliografia. Tutto questo può sembrare un po' pignolesco ma un libro di questa portata non doveva sottrarsi alla retorica dei riferimenti bibliografici di immediata consultazione.
In "Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo" c'è anche molto Piombino; Adriano Vanni, Pasquale Binazzi, Egidio Fossi, Pietro Bianconi, Marino Ripoli, Luigi Ravenni, Gemisto Vallesi, Giulio Bacconi, Aldo Demi, Dario Franci, Ilio e Giuseppe Baroni, Settimo Guerrieri ecc., sono nomi di libertari piombinesi che hanno portato un notevole apporto alla guerra di liberazione, e poi scritte murali, volantini apparsi all'interno delle fabbriche ILVA e Magona d'Italia; sui campi di colata dell'altoforno si parlava di "anarchia sociale". Certo, la Resistenza non è stata solo questa. Ma il tributo di Piombino all'abbattimento del fascismo è stato alto. Il dattiloscritto di Luigi Tartagli (partigiano comunista, che ha combattuto con Pietro Bianconi nella III Brigata Garibaldi), "La lotta partigiana ai confini delle province di Livorno e Grosseto" (in attesa di essere sistemato in volume), mostra che la storia non è fatta solo di documenti ma anche e soprattutto della memoria dei singoli in rapporto con l'intero scenario sociale.
Ed è qui il punto di convergenza che ha affratellato socialisti, comunisti, cattolici, giellisti, anarchici nella lotta contro il nazifascismo.
Il lavoro di Bianconi riempie comunque un vuoto che la cultura ufficiale ha trascurato, quello dell'antifascismo libertario e raccoglie anni di fatiche, di inquietudini, di speranze per un mondo meno ingiusto che non possono andare perdute.