Rivista Anarchica Online
Dall'interno
della vecchiaia
di Fausta Bizzozzero
C'era una volta una
bella signora, direttrice di una rivista femminile ad alta tiratura,
intelligente, colta, elegante, ricca, insomma una donna per cui il
lavoro e il successo erano sempre stati più importanti di tutto il
resto, persino della morte del marito e della madre che le erano
scivolate addosso senza lasciare alcun segno. Janna - questo è il
suo nome - ha una cura maniacale del suo corpo e della sua immagine -
di bellezza, di stile, di efficienza - patinata e perfetta ma senza
vita. Poi, un giorno, in farmacia, incontra Maudie, una vecchina
piccola e brutta, infagottata in tanti strati di vestiti, ma dallo
sguardo vivacissimo e dalla lingua tagliente, e senza sapere perché,
affascinata suo malgrado, l'accompagna: due stanze fatiscenti nel
seminterrato di una vecchia casa, una stufa a carbone, una piccola e
sporca cucina, un lungo e gelido corridoio da percorrere per andare
al gabinetto o per prendere i secchi di carbone. Maudie è
vecchissima e stanca, ma da tempo immemorabile vive sola, ad
eccezione di una gatta che le fa compagnia, e rifiuta caparbiamente
di far entrare nel suo "antro" qualsiasi assistente sociale
che l'amministrazione pubblica benevolmente le invia. Per tutta la
vita non ha fatto altro che lavorare, lavorare fino a consumarsi -
era modista e dalle sue dita uscivano cappelli meravigliosi - sempre
sfruttata, prima dalla famiglia, poi dai padroni e dal marito che
l'ha abbandonata con un figlio piccolo. Una vita, la sua, ricca solo
di dolori e fatiche e fame, ma che non è riuscita a fiaccarla, a
spegnerne la profonda dignità e individualità. L'incontro con
Maudie segna per Janna l'inizio di un profondo rapporto d'amicizia
(non di filantropia o di carità, ma un rapporto vero e quindi
conflittuale come sempre accade tra due individui con personalità
molto spiccate) attraverso il quale scopre l'esistenza - reale e non
sociologica - di un mondo sconosciuto: quello dei vecchi soli, così
ricchi di esperienze e di ricordi che non interessano nessuno; dei
vecchi che la gente sfugge e tende a non vedere perché, a chi
vecchio ancora non è, la vecchiaia degli altri provoca disagio e
paura, è la propria immagine rimandata dallo specchio del futuro;
dei vecchi che la gente vuole rinchiudere in ospizi per scaricarsi la
coscienza (non sono in grado di vivere soli, si dice, e lì almeno
sono assistiti) e soprattutto per non averli più sotto gli occhi,
testimoni scomodi dei valori di un sistema che butta via dopo averlo
spremuto chi non è più funzionale o non serve più al suo
perpetuarsi. I vecchi, quindi, e
la miseria che vive dentro e fuori di loro, diventano la chiave di
lettura per conoscere e criticare globalmente la società intera, e
le sue regole ma anche, e soprattutto, per criticare il singolo
individuo che queste regole accetta e fa proprie, e l'intellettuale
che queste regole avalla e contribuisce a diffondere. Scritto sotto forma
di diario, il libro (Doris Lessing, Il diario di Jane Somers,
Feltrinelli, pagg. 254, L. 19.000) registra passo passo una presa di
coscienza, le riflessioni e i cambiamenti interiori di Janna in
parallelo al progredire del suo rapporto con Maudie che diventa
sempre più stretto e importante e, senza alcun'ombra di
sentimentalismo né compiacimento, fornisce una radiografia dura,
spietata, sgradevole ma profondamente vera perché vista dall'interno
del soggetto, della condizione "vecchiaia" su cui sarebbe bene
riflettere.
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