Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 127
aprile 1985


Rivista Anarchica Online

Cronache sovversive
a cura della Redazione

La Spezia / 12 mesi di carcere a Pippo Scarso

Come previsto, Pippo Scarso - l'anarchico di Giarratana (RG) che tre anni fa stracciò pubblicamente la cartolina-precetto rifiutandosi di "servire la patria" - è stato condannato ad un anno di carcere militare. La sentenza è stata emessa dal tribunale militare della Spezia lo scorso 8 marzo: il procuratore militare aveva chiesto la condanna a 13 mesi, ma il tribunale non ha voluto discostarsi dalla consuetudine che vuole appunto che chi rifiuta sia il servizio militare sia quello civile sconti un anno di carcere.
Circa 150 persone (anarchici provenienti dalla Sicilia, dalla Lombardia, dalla Toscana e da altre regioni, nonché alcune decine di studenti medi spezzini) erano presenti in tribunale a testimoniare la loro solidarietà a Scarso. Pesante l'aria di intimidazione imposta dalle forze dell'ordine: per essere ammessi nella (piccola) aula, bisognava venire identificati, schedati e perquisiti (e, a volte, intimiditi o minacciati).

Trieste / Hanno ammazzato Pedro

In certi paesi, dove esistono leggi repressive, vige la cosiddetta "ley de fuga" (legge di fuga) che da la possibilità alla polizia, qualora un prigioniero (perlopiù politico) tenti di scappare, di rendergli difficile l'intenzione appesantendolo con del piombo sparatogli, ovviamente, alla schiena. Il trucco può essere usato sia nei confronti di chi scappa veramente, sia nei confronti di chi viene spinto o messo in condizione di fuggire per poi sparargli comodamente con tanto di protezione legale prendendo così i classici due piccioni con una fava: si elimina un oppositore e si risparmia un processo.
Ma per fortuna tutto questo in Italia non succede. Il nostro è, come già ebbero occasione di dire più volte i vari Pertini, Valiani ed altri, il paese più libero del mondo. Difatti, se fossimo in qualche altro paese del globo terraqueo, potrebbe capitare ad un tipo che si chiama Pietro Greco (militante di Autonomia ricercato dalla polizia e in procinto di costituirsi alla stessa, secondo le affermazioni del suo avvocato), di dover, dopo essere stato bloccato mentre rincasa e dopo che la polizia ha sparato (in aria, si affrettano subito a puntualizzare i giornali), uscire in strada correndo e gridando. "Mi vogliono accoppare, mi ammazzano", mentre i poliziotti gli sparano come ad un vero e proprio bersaglio (per usare le parole di una testimone).
Potrebbe accadere che, dopo averlo crivellato di colpi, uno dei poliziotti gli si avvicini e dopo aver constatato che sia ancora vivo e disarmato (chissà se in caso contrario gli avrebbe sparato il colpo di grazia?) lo ammanetti, nel caso che quest'ultimo voglia rialzarsi e mettersi a scappare di nuovo: non si sa mai di quali diavolerie sia capace un uomo con otto pallottole in testa e nel petto!
Potrebbe accadere che la fregola della "giustizia sommaria" non prenda solo le forze del (dis)ordine ma prenda anche il privato cittadino, come nel caso di un avvocato romano che ha sparato colpendo alla testa un "balordo" che stava fuggendo. Tre "balordi" tentano di entrare in un palazzo per rubare, ma vengono sorpresi dal pistolero (pardon, avvocato), il quale vedendoli fuggire intima loro di fermarsi. Vedendo che non viene ascoltato e sentendosi come un novello John Wayne, con magari alle spalle la visione di tanti di quei film "culturali" del tipo Il cittadino si ribella ecc., spara usando come bersaglio la zucca di uno dei tre "balordi" stendendolo.
Questo è quanto potrebbe accadere a due esseri umani in un paese che non fosse, come il nostro, il paese più libero del mondo, dove esistesse la psicosi, alimentata da una stampa che facesse leva sul filisteismo della media della popolazione, nei confronti di tutto ciò che viene ritenuto "irregolare".
E potrebbe accadere anche che per salvare la forma (o la farsa?) democratica, qualcuno facesse in seguito delle interrogazioni parlamentari o delle inchieste, in attesa che la solita provvidenziale sabbia ricoprisse tutto come il classico "velo pietoso". Ma per fortuna qui da noi tutto questo non succede. O no?

Bunny

Londra / "Osceni e volgari" i Crass?

Si è ritornato a parlare dell'ormai tristemente famoso processo per "oscenità" intentato lo scorso settembre contro il proprietario di un negozio di dischi che aveva in stock alcuni dischi delle etichette Crass e Alternative Tentacles. Ci sono alcune novità. Come ricorderete (ne abbiamo riferito su "A" 123), la polizia effettuò una ispezione nel negozio di dischi Spectrum Records a Northwich, nel Cheshire, ai primi dello scorso settembre, su segnalazione del padre di un minorenne, abituale cliente del negozio. Vennero sequestrate tutte le copie presenti in negozio ed in magazzino di 17 dischi, poiché ritenuti "osceni" e "offensivi". Dopo un esame delle copertine e l'ascolto dei dischi, l'attenzione degli inquirenti si era soffermata su un gruppo di otto dischi, precisamente "Whodunnit?", "Sheepfarming" e "Penis envy" dei Crass, "Multi-death Corporations" degli MDC, "Used, abused, unamused" degli Icons Of Filth, "Dehumanization" dei Crucifix, "Never mind the dirt" e la compilation "Bullshit Detector vol. 2", tutti editi dalla Label Crass oppure Corpus Christi (affiliata alla Crass e gestita in cooperazione assieme ai vari gruppi).
Il processo per direttissima che ne seguì, intentato contro ii proprietario del negozio per "commercio di materiale pornografico e osceno" si concluse pochi giorni dopo con un verdetto negativo e pesante: una forte multa da pagare oltre alle spese processuali, e gli otto dischi sequestrati perché ritenuti "osceni e al limite della legalità".
I Crass ricorsero subito in appello ed ottennero la revisione del processo, che si è svolta a Chester lo scorso gennaio (nel frattempo, i distributori avevano sospeso i contratti e congelato le scorte). Dichiarando che si tratta comunque di "materiale volgare e contenente quasi esclusivamente parole offensive" e col quale "nessun cittadino onesto desidererebbe mai avere a che fare", il giudice Robin David ha prosciolto sette degli otto dischi dall'accusa di oscenità, mantenendo però il giudizio negativo e, di conseguenza, le disposizioni per il sequestro del disco "Penis envy" dei Crass, ritenuto "osceno e volgare". La richiesta di risarcimento dei danni avanzata dai Crass per la perdita economica subita durante i cinque mesi di "congelamento" della loro attività, è stata respinta, poiché la loro è stata definita "una associazione che opera al limite estremo della legalità".
Per evitare il sequestro delle copie di "Penis envy" sul territorio nazionale (cosa che potrebbe avvenire qualora in altre città si ripetessero le stesse denunce) i Crass hanno rivolto una richiesta di non luogo a procedere alla Commissione Nazionale della Censura inglese. Si tratta di un appello firmato, oltre che dalla loro, anche da quattordici altre etichette indipendenti inglesi.
Le adesioni possono essere spedite (in lingua inglese) al recapito postale di Crass, p.o. box 279, London N22, England.

M. P.