Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 126
marzo 1985


Rivista Anarchica Online

Cari Tecchio e Ottoni, non sono daccordo con voi, perché...

Riguardo alle interviste a Giancarlo Tecchio e a Sandro Ottoni pubblicate sullo scorso numero di "A", debbo subito dire che non mi hanno stupito le loro considerazioni sulla cosiddetta obiezione totale e sui cosiddetti obiettori totali in genere. Questo per il semplice motivo che sono in uno stretto rapporto di corrispondenza con Giancarlo e specie negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di dibattere e chiarire le nostre divergenze al riguardo. Ritengo comunque che i loro interventi pubblici abbisognino di altrettanta pubblica risposta da parte mia e di chi altro si fosse sentito "toccato" da quanto da loro asserito.
La mia attività in senso antimilitarista è iniziata nel settembre '76, quando prelevato a casa mia sono stato rinchiuso in carcere militare per il mio rifiuto del servizio di leva: in carcere fra l'altro non avevo preso in considerazione alcuna "offerta" fattami dai carcerieri di fare la domanda di servizio civile che mi avrebbe consentito di essere scarcerato in libertà provvisoria nel giro di una settimana. L'incazzatura e l'odio nei loro confronti, che mi stavano privando della mia libertà, mi impedivano in quel momento di pensare a qualsiasi scorciatoia e compromesso per uscire da quella situazione, quello che pensavo invece, dopo 3 giorni di isolamento in cui avevo rifiutato di nutrirmi, era di trovare il modo di fuggire. Non accettavo, anzi rifiutavo dentro di me con la forza della disperazione l'idea di dovere stare in carcere. Questo mio stato d'animo veniva anche dal fatto che ero un isolato, uno che aveva deciso che il militare non l'avrebbe mai fatto ma che nello stesso momento, fino al giorno dell'arresto, non si era mai interessato di politica, di antimilitarismo, di obiezione, ecc. ecc .
Da allora ad oggi mi sono interessato di tutti i casi di rifiuto del servizio militare che ci sono stati in Italia, cercando anche di conoscere quelli che ci sono stati prima del mio e prima della legge 772 (che ho analizzato e criticato alla luce dell'esperienza diretta di 8 anni di impegno su questo campo) critica che parte quindi non tanto dalla ideologia, dal settarismo di posizioni definite e definitive ma semmai da una certa logica. Ma il mio impegno antimilitarista non inizia e termina con il contatto con coloro che finiscono in carcere per aver rifiutato il servizio militare cioè i cosiddetti obiettori totali. Questo mio impegno va oltre nel contestare l'obbligatorietà del servizio militare per esempio, ma avendo sempre chiaro di essere contro a qualsiasi tipo di esercito e forza armata nelle mani dello Stato nella contestazione dei codici, tribunali e carceri militari, indipendentemente dal fatto che ci finiscono degli obiettori antimilitaristi. Mi sono difatti anche impegnato, e non sono stato il solo, a far conoscere quei casi di giovani incarcerati per "reati" da loro commessi durante il servizio militare come pure nei confronti di coloro che in carcere ci finivano e ci finiscono ancora, per la loro domanda di servizio civile respinta, e ho anche cercato di spiegare meno duramente e con più comprensione di Giancarlo Tecchio la situazione dei Testimoni di Geova perché per quanto difficile sia conviverci assieme nell'obbligatorietà della detenzione, in galera ci vengono messi anche loro, come Mario Terzi, come Giancarlo e Sandro, unicamente per le loro idee, di obiettori di coscienza per motivazioni religiose.
E nella specificità della questione antimilitarista mi do da fare perché nessuno finisca più in un carcere militare, come del resto, nella globalità di un impegno sociale più vasto, sono contro tutte le carceri. Ma essere contro il carcere non sta a significare l'accettare acriticamente il servizio militare e ogni altro suo surrogato chiamato servizio civile o peggio ancora fingersi pazzo per farsi dare qualche articolo e ottenere l'esonero. O almeno, penso, ognuno è libero di richiedere il servizio civile sostitutivo o di fare uso di qualsiasi altro "trucchetto" per evitare il servizio di leva. Ma non vedo cosa centri con la lotta antimilitarista, il rifiuto del servizio militare o l'obiezione di coscienza che dir si voglia! E se è pur vero che il servizio civile non è la stessa cosa del servizio militare, che si è più liberi o liberi quasi del tutto (basta inventarsi il S.C. giusto o addirittura non farlo dopo avere avuta la domanda accettata!) è invece vero che si tratta del suo sostituto obbligatorio. Dire di sì al servizio civile diventa in definitiva un non no al servizio militare, un modo per non contestarne l'obbligo e anche solo un modo per risolvere il proprio caso individuale, di fronte ad un problema che attanaglia tutti i giovani. (E solo il proprio caso individuale può risolvere l'obiezione istituzionalizzata con l'obbligo di prestare un servizio civile sostitutivo di quello militare: il problema generalizzato a tutti i giovani potrà risolversi soltanto con la scomparsa dell'obbligo del servizio militare, mentre quello del militarismo... beh!, mi sembra solo retorico o sloganistico dire quando si risolverà!).
Ben venga, ad ogni modo, il servizio civile se risolve il senso di repulsione al servizio militare di tanti "crocerossini convinti" della sua utilità sociale o di tanti "obiettori" opportunisti come Tecchio e Ottoni. Quello che non è giustificabile né comprensibile è che costoro, per giustificare la loro situazione di detenuti condannati ad un anno di carcere per rifiuto del servizio militare dopo aver avuta per ben due volte respinta la domanda di servizio civile (il che avrebbe dovuto farli riflettere molto di più!), sparino a zero contro coloro che il servizio militare l'hanno rifiutato senza ricercare prima scappatoie di comodo.
Ecco dunque che per Giancarlo e Sandro coloro che finiscono in carcere per aver rifiutato il servizio militare, senza aver prima chiesto il servizio civile, sono solo degli eroi che fanno dell'inutile eroismo; loro invece no, perché il servizio civile l'hanno avuto respinto e la galera, dice Tecchio, è meglio del servizio militare. Per Ottoni l'obiezione totale è la scelta volontaria del carcere e gli uno o due anarchici che ci finiscono ogni anno testimoniano soltanto che si rifiuta anche il servizio civile oltre a quello militare. Sia l'uno che l'altro non riconoscono il servizio civile come qualcosa di giusto che per dovere e amore di Patria bisogna fare, salvo poi in carcere lottare con uno sciopero della fame per "il diritto all'obiezione di coscienza" cioè in parole povere per il miglioramento della legge in modo che le domande non abbiano più ad essere respinte. Non accuso ciò di riformismo, ma di utopismo.
Per Ottoni il servizio civile rimane (nonostante il suo scetticismo) l'unico terreno politico in cui ci si possa misurare realisticamente. E fra l'altro parla di una battaglia da svolgersi contro il servizio civile e quello militare, ma all'interno del servizio civile. Insomma bisogna fare dell'entrismo nel S.C. per combatterlo e combattere il servizio militare. Altri (antimilitaristi) fra cui non pochi anarchici affermano che l'entrismo bisogna farlo nelle caserme (la cosiddetta lotta in caserma). Cosa ribattere a tanta confusione?.
Un tempo il termine eroe veniva usato per indicare colui (il soldato) che veniva mandato a farsi ammazzare (o ad ammazzare) in guerra; chi si rifiutava era indicato come vigliacco. Oggi, da Giancarlo e Sandro, ma non solo da loro, coloro che vengono sbattuti in carcere perché si rifiutano di fare il servizio militare (ma è falso che ci vanno volontariamente, come del resto né si processano né si condannano, o sbaglio?!) e non richiedono di fare il servizio civile, vengono chiamati "eroi". Ebbene, non posso fare a meno di dire che se questi "eroi" fossero molti di più, forse qualcosa si sarebbe cambiato, se non altro nella mentalità della gente, senz'altro in quella di molti compagni.
Sono quasi portato a pensare che Giancarlo e Sandro soffrano di un certo senso di inferiorità nei confronti dei cosiddetti obiettori totali (come del resto molti altri serviziocivilisti e lottatori in caserma), dimostrando con i fatti che si può finire in galera e fare gli "eroi" anche in nome del servizio civile. Dopotutto Marco Cavagni è stato scarcerato dopo 9 mesi, con l'ottenimento della terza domanda di S.C., ma glielo faranno fare. Ritirerà anche lui il congedo come tutti i serviziocivilisti, come lo hanno tutti coloro che fanno il servizio militare e come lo hanno tutti coloro che rifiutano il servizio una volta scarcerati (da parte mia, a suo tempo, l'avevo respinto al Ministero della Difesa).
E quanti anni sono passati da quando Giancarlo e Sandro hanno fatto la loro prima domanda di S.C. per poi ritrovarsi oggi in carcere (ma poteva anche andare bene, e se passavano i 26 mesi!). Ma sì, in fondo in fondo, è giusto lottare per migliorare la legge! Ma ecco il solito anarchico che spunta dalla C.P. 17120 di "A" e dice che gli anarchici non lottano per migliorare le leggi. Sono d'accordo anch'io. Si possono contestare e rifiutare (se possibile aggirarle o farne uso), non lottare per migliorale.

Franco Pasello (Sesto S. Giovanni)