Rivista Anarchica Online
Cari Tecchio e
Ottoni, non sono daccordo con voi, perché...
Riguardo alle
interviste a Giancarlo Tecchio e a Sandro Ottoni pubblicate sullo
scorso numero di "A", debbo subito dire che non mi hanno stupito
le loro considerazioni sulla cosiddetta obiezione totale e sui
cosiddetti obiettori totali in genere. Questo per il semplice motivo
che sono in uno stretto rapporto di corrispondenza con Giancarlo e
specie negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di dibattere e chiarire
le nostre divergenze al riguardo. Ritengo comunque che i loro
interventi pubblici abbisognino di altrettanta pubblica risposta da
parte mia e di chi altro si fosse sentito "toccato" da quanto da
loro asserito. La mia attività in
senso antimilitarista è iniziata nel settembre '76, quando prelevato
a casa mia sono stato rinchiuso in carcere militare per il mio
rifiuto del servizio di leva: in carcere fra l'altro non avevo preso
in considerazione alcuna "offerta" fattami dai carcerieri di fare
la domanda di servizio civile che mi avrebbe consentito di essere
scarcerato in libertà provvisoria nel giro di una settimana.
L'incazzatura e l'odio nei loro confronti, che mi stavano privando
della mia libertà, mi impedivano in quel momento di pensare a
qualsiasi scorciatoia e compromesso per uscire da quella situazione,
quello che pensavo invece, dopo 3 giorni di isolamento in cui avevo
rifiutato di nutrirmi, era di trovare il modo di fuggire. Non
accettavo, anzi rifiutavo dentro di me con la forza della
disperazione l'idea di dovere stare in carcere. Questo mio stato
d'animo veniva anche dal fatto che ero un isolato, uno che aveva
deciso che il militare non l'avrebbe mai fatto ma che nello stesso
momento, fino al giorno dell'arresto, non si era mai interessato di
politica, di antimilitarismo, di obiezione, ecc. ecc . Da allora ad oggi mi
sono interessato di tutti i casi di rifiuto del servizio militare che
ci sono stati in Italia, cercando anche di conoscere quelli che ci
sono stati prima del mio e prima della legge 772 (che ho analizzato e
criticato alla luce dell'esperienza diretta di 8 anni di impegno su
questo campo) critica che parte quindi non tanto dalla ideologia, dal
settarismo di posizioni definite e definitive ma semmai da una certa
logica. Ma il mio impegno antimilitarista non inizia e termina con il
contatto con coloro che finiscono in carcere per aver rifiutato il
servizio militare cioè i cosiddetti obiettori totali. Questo mio
impegno va oltre nel contestare l'obbligatorietà del servizio
militare per esempio, ma avendo sempre chiaro di essere contro a
qualsiasi tipo di esercito e forza armata nelle mani dello Stato
nella contestazione dei codici, tribunali e carceri militari,
indipendentemente dal fatto che ci finiscono degli obiettori
antimilitaristi. Mi sono difatti anche impegnato, e non sono stato il
solo, a far conoscere quei casi di giovani incarcerati per "reati"
da loro commessi durante il servizio militare come pure nei confronti
di coloro che in carcere ci finivano e ci finiscono ancora, per la
loro domanda di servizio civile respinta, e ho anche cercato di
spiegare meno duramente e con più comprensione di Giancarlo Tecchio
la situazione dei Testimoni di Geova perché per quanto difficile sia
conviverci assieme nell'obbligatorietà della detenzione, in galera
ci vengono messi anche loro, come Mario Terzi, come Giancarlo e
Sandro, unicamente per le loro idee, di obiettori di coscienza per
motivazioni religiose. E nella specificità
della questione antimilitarista mi do da fare perché nessuno finisca
più in un carcere militare, come del resto, nella globalità di un
impegno sociale più vasto, sono contro tutte le carceri. Ma essere
contro il carcere non sta a significare l'accettare acriticamente il
servizio militare e ogni altro suo surrogato chiamato servizio civile
o peggio ancora fingersi pazzo per farsi dare qualche articolo e
ottenere l'esonero. O almeno, penso, ognuno è libero di richiedere
il servizio civile sostitutivo o di fare uso di qualsiasi altro
"trucchetto" per evitare il servizio di leva. Ma non vedo cosa
centri con la lotta antimilitarista, il rifiuto del servizio militare
o l'obiezione di coscienza che dir si voglia! E se è pur vero che il
servizio civile non è la stessa cosa del servizio militare, che si è
più liberi o liberi quasi del tutto (basta inventarsi il S.C. giusto
o addirittura non farlo dopo avere avuta la domanda accettata!) è
invece vero che si tratta del suo sostituto obbligatorio. Dire di sì
al servizio civile diventa in definitiva un non no al servizio
militare, un modo per non contestarne l'obbligo e anche solo un modo
per risolvere il proprio caso individuale, di fronte ad un problema
che attanaglia tutti i giovani. (E solo il proprio caso individuale
può risolvere l'obiezione istituzionalizzata con l'obbligo di
prestare un servizio civile sostitutivo di quello militare: il
problema generalizzato a tutti i giovani potrà risolversi soltanto
con la scomparsa dell'obbligo del servizio militare, mentre quello
del militarismo... beh!, mi sembra solo retorico o sloganistico dire
quando si risolverà!). Ben venga, ad ogni
modo, il servizio civile se risolve il senso di repulsione al
servizio militare di tanti "crocerossini convinti" della sua
utilità sociale o di tanti "obiettori" opportunisti come Tecchio
e Ottoni. Quello che non è giustificabile né comprensibile è che
costoro, per giustificare la loro situazione di detenuti condannati
ad un anno di carcere per rifiuto del servizio militare dopo aver
avuta per ben due volte respinta la domanda di servizio civile (il
che avrebbe dovuto farli riflettere molto di più!), sparino a zero
contro coloro che il servizio militare l'hanno rifiutato senza
ricercare prima scappatoie di comodo. Ecco dunque che per
Giancarlo e Sandro coloro che finiscono in carcere per aver rifiutato
il servizio militare, senza aver prima chiesto il servizio civile,
sono solo degli eroi che fanno dell'inutile eroismo; loro invece no,
perché il servizio civile l'hanno avuto respinto e la galera, dice
Tecchio, è meglio del servizio militare. Per Ottoni l'obiezione
totale è la scelta volontaria del carcere e gli uno o due anarchici
che ci finiscono ogni anno testimoniano soltanto che si rifiuta anche
il servizio civile oltre a quello militare. Sia l'uno che l'altro non
riconoscono il servizio civile come qualcosa di giusto che per dovere
e amore di Patria bisogna fare, salvo poi in carcere lottare con uno
sciopero della fame per "il diritto all'obiezione di coscienza"
cioè in parole povere per il miglioramento della legge in modo che
le domande non abbiano più ad essere respinte. Non accuso ciò di
riformismo, ma di utopismo. Per Ottoni il
servizio civile rimane (nonostante il suo scetticismo) l'unico
terreno politico in cui ci si possa misurare realisticamente. E fra
l'altro parla di una battaglia da svolgersi contro il servizio civile
e quello militare, ma all'interno del servizio civile. Insomma
bisogna fare dell'entrismo nel S.C. per combatterlo e combattere il
servizio militare. Altri (antimilitaristi) fra cui non pochi
anarchici affermano che l'entrismo bisogna farlo nelle caserme (la
cosiddetta lotta in caserma). Cosa ribattere a tanta confusione?. Un tempo il termine
eroe veniva usato per indicare colui (il soldato) che veniva mandato
a farsi ammazzare (o ad ammazzare) in guerra; chi si rifiutava era
indicato come vigliacco. Oggi, da Giancarlo e Sandro, ma non solo da
loro, coloro che vengono sbattuti in carcere perché si rifiutano di
fare il servizio militare (ma è falso che ci vanno volontariamente,
come del resto né si processano né si condannano, o sbaglio?!) e
non richiedono di fare il servizio civile, vengono chiamati "eroi".
Ebbene, non posso fare a meno di dire che se questi "eroi"
fossero molti di più, forse qualcosa si sarebbe cambiato, se non
altro nella mentalità della gente, senz'altro in quella di molti
compagni. Sono quasi portato
a pensare che Giancarlo e Sandro soffrano di un certo senso di
inferiorità nei confronti dei cosiddetti obiettori totali (come del
resto molti altri serviziocivilisti e lottatori in caserma),
dimostrando con i fatti che si può finire in galera e fare gli
"eroi" anche in nome del servizio civile. Dopotutto Marco Cavagni
è stato scarcerato dopo 9 mesi, con l'ottenimento della terza
domanda di S.C., ma glielo faranno fare. Ritirerà anche lui il
congedo come tutti i serviziocivilisti, come lo hanno tutti coloro
che fanno il servizio militare e come lo hanno tutti coloro che
rifiutano il servizio una volta scarcerati (da parte mia, a suo
tempo, l'avevo respinto al Ministero della Difesa). E quanti anni sono
passati da quando Giancarlo e Sandro hanno fatto la loro prima
domanda di S.C. per poi ritrovarsi oggi in carcere (ma poteva anche
andare bene, e se passavano i 26 mesi!). Ma sì, in fondo in fondo, è
giusto lottare per migliorare la legge! Ma ecco il solito anarchico
che spunta dalla C.P. 17120 di "A" e dice che gli anarchici non
lottano per migliorare le leggi. Sono d'accordo anch'io. Si possono
contestare e rifiutare (se possibile aggirarle o farne uso), non
lottare per migliorale.
Franco Pasello (Sesto S. Giovanni)
|