Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 121
estate 1984


Rivista Anarchica Online

Caro Mettlau sei antidiluviano
di Emma Goldman

Emma Goldman (Kovno, Lituania 1869 - Toronto, Canada 1940) è stata indubbiamente una delle figure più affascinanti ed attuali nella storia del movimento anarchico internazionale. Sulla rivista abbiamo avuto numerose occasioni di presentarne la vita (uno schizzo biografico è apparso su «A» 34, ottobre 1974) e stralci dai suoi numerosissimi scritti (comizi, articoli, conferenze, lettere, ecc.). Purtroppo la pubblicazione, per i tipi delle Edizioni La Salamandra, della sua monumentale ma vivacissima autobiografia si è da tempo interrotta al 2° dei quattro volumi previsti: pare ora che la traduzione della parte che andrà a formare il 3° volume sia terminata e che di conseguenza questo penultimo tomo possa tra non molto veder la luce. Speriamo bene. Nel frattempo, pubblichiamo in queste pagine (nella traduzione di Alessandra Calanchi) ampi stralci da una lettera scritta dalla Goldman il 2 agosto 1935 a Max Nettlau, militante e storico anarchico di lingua tedesca, con il quale Emma mantenne per anni un'intensa corrispondenza. Insieme ad altre decine di lettere, anche questa è stata recentemente pubblicata nell'antologia Vision of fire (a cura di David Porter, Commonground Press, New Paltz, N. Y, USA 1983).

«Ho qui la tua lettera del 12 gennaio. Mi dispiace terribilmente di averti ferito. Credimi, non ne avevo l'intenzione. Avevo capito perfettamente che quando ti riferivi al «desiderio più segreto» delle donne spagnole di avere nidiate di bambini mi volevi solo stuzzicare per gioco. Quelli che mi conoscono più a fondo di te, caro compagno, sanno benissimo che apprezzo il senso dell'umorismo, poiché ce l'ho anch'io molto sviluppato. Come pensi che avrei potuto sopravvivere alle mie battaglie, se non avessi avuto senso dell'umorismo?
Ma ci sono cose su cui non si può scherzare: e una di queste è l'idea maschile che le donne amino avere nidiate di bambini. Voi lo date troppo per scontato. Dovrei parlare io stessa con le donne spagnole per scavare nella secolare tradizione che le ha costrette in questa camicia di forza sessuale.
E sono sicura che ne trarrei un'immagine diversa da quella che mi hai presentato tu.
Tu mi incolpi di essermi fatta un'opinione affrettata e superficiale della madre spagnola durante la mia breve visita in Spagna. Ma ti dimentichi, caro compagno, che in America sono stata a contatto con donne e uomini spagnoli per più di trentacinque anni. Abbiamo avuto un vero e proprio movimento spagnolo, quando Pedro Esteve (direttore di Cultura Obrera a New Y ork, morto nel 1925) era vivo. Non solo conoscevo tutti i compagni che partecipavano agli incontri e alle riunioni, ma conoscevo anche le loro vite private. Assistevo le loro mogli quando partorivano, e stavo in particolar modo assieme a loro e ai compagni maschi. Conoscevo i rapporti esistenti fra le donne e gli uomini spagnoli molto tempo prima di andare in Spagna, come conoscevo i rapporti tra donne e uomini italiani.
La mia vita in Spagna è stata solo una verifica di quello che avevo appreso da loro nel corso di molti anni. E cos'è che ho imparato? Ho imparato che tutti gli uomini latini trattano ancora le loro mogli, o le loro figlie, come esseri inferiori, e che le considerano semplici macchine da riproduzione, come facevano gli uomini dell'età della pietra. E non solo gli uomini latini: i miei legami col movimento tedesco mi hanno portata ad avere la stessa impressione.
In altre parole, ad eccezione degli Scandinavi e degli Anglosassoni, l'uomo più moderno si comporta ancora come Adamo, con le sue inibizioni verso la donna. Egli è qualcosa come la maggior parte dei Gentili per gli Ebrei: se si scava a fondo nei loro io, si troverà sempre una vena di antisemitismo che si cela da qualche parte del loro carattere. Ora di certo, caro compagno, tu mi accuserai di «tremenda severità e rigore sovietico». A parte il fatto che tu sei l'unico fra i miei amici ad avere scoperto in me tale caratteristica, vorrei dirti che non si tratta di niente del genere. Quando uno ha ideali in cui crede profondamente, le sue espressioni possono suonare «rigorose e severe». E io sento davvero profondamente il problema femminile. Ho visto anche molte tragedie nei rapporti intersessuali: ho visto troppi corpi spezzati e animi mutilati dalla schiavitù sessuale della donna per non sentire profondamente questo problema, e per non esprimere il mio sdegno contro l'atteggiamento che contraddistingue la maggior parte di voi signori.
Nonostante le tue assicurazioni, devo dirti che devo ancora incontrarla, questa donna che vuole avere tanti bambini. Ciò non significa che io abbia mai negato il fatto che la maggior parte delle donne vogliano avere un bambino, sebbene anche questo sia sempre stato esagerato dai maschi. Ho conosciuto un discreto numero di donne che, pur essendo femminili fino all'osso, non possedevano quello che dovrebbe essere l'«innato» spirito materno, o desiderio di avere dei figli. Vi sono, senza dubbio, delle eccezioni. Ma, come si sa, le eccezioni confermano la regola.
Ammettiamo pure che ogni donna voglia diventare madre. Ma, a meno che non sia ottusa o ignorante, e che non abbia un carattere esageratamente passivo, una donna vuole tanti figli quanti decide di averne e, ne sono certa, le donne spagnole non sono un'eccezione. Certamente le abitudini e le tradizioni giocano una parte di enorme importanza nel creare desideri artificiali che possono diventare quasi una seconda natura. La Chiesa, in particolar modo la Chiesa Cattolica, come tu stesso sai, ha fatto il possibile per convincere la donna che essa deve sottostare a ciò che ha ordinato Dio riguardo alla riproduzione.
Ma forse ti interesserà sapere che fra le donne che si rivolgono a cliniche specializzate nel controllo delle nascite, le donne cattoliche, incuranti dell'autorità esercitata su di loro dal clero, rappresentano una percentuale molto alta? Tu potresti forse suggerirmi che in America esse sono già state «contaminate dall'orrore degli orrori» di limitare il numero delle nascite. Bene, mi piacerebbe fare un test, se fosse possibile raggiungere le donne spagnole con lezioni sul controllo delle nascite e sui metodi contraccettivi. Quante potrebbero dimostrare l'esattezza del tuo concetto romantico di ciò che esse desiderano, e quante seguirebbero invece i miei suggerimenti sulla limitazione «artificiale» delle nascite? Temo proprio, caro compagno, che perderesti la scommessa.
La tua interpretazione del matriarcato come istituzione in cui la madre deve tenersi i figli attaccati al grembiule, accettare i guadagni del figlio, e fare la parte della madrina generosa nel dargli la paghetta giornaliera, mi è sembrata a dir poco divertente. Questo a mio parere indica l'inconscia vendetta della donna schiavizzata sul maschio. Ma non significa però la minima libertà né dell'uomo né della donna. Inoltre, secondo me matriarcato significa qualcosa di più di questa spaccatura che esiste tra madre e figlio o tra padre e figlia. Là dove tali condizioni esistano, nessuno è libero ...
A parte tutte queste considerazioni, senza dubbio è stata la continuazione del conservatorismo femminile a contribuire fortemente alla reazione in Spagna, al crollo completo di ogni valore in Germania, al duraturo potere di Mussolini. O forse neghi il fatto che la prima cosa che è successa in Spagna dopo che le donne hanno ottenuto il voto fu ristabilire la reazione nera? (1). Oppure negheresti il fatto che le donne tedesche sono state ricacciate indietro di almeno cinquanta anni alla loro vecchia posizione di semplici oggetti sessuali (2)? Non sto certo perorando la causa delle donne americane. So che la maggioranza è ancora conservatrice e stretta nelle grinfie della Chiesa esattamente come le donne dei paesi che ho menzionato. Ma vorrei insistere sul fatto che in America c'è una larga minoranza di donne, donne progredite, se vuoi chiamarle così, che lotteranno fino all'ultima goccia del loro sangue in nome dei miglioramenti fisici e intellettuali che hanno ottenuto, e in nome del loro diritto all'eguaglianza con gli uomini.
Comunque, caro comapgno, mi sembra futile discutere di questo argomento fra di noi. Non saremo mai d'accordo. E', tuttavia, una prova di quanto poco le teorie possano contro le inibizioni. Eccoti qua: sei un anarchico che crede fermamente nella massima libertà dell'individuo, eppure persisti nel glorificare la donna come cuoca e procreatrice di famiglie numerose. Ma non riesci a vedere l'incoerenza delle tue posizioni? Del resto, le inibizioni e le tradizioni del maschio hanno radici troppo profonde. E temo che continuerano per lungo tempo anche dopo l'affermazione dell'anarchismo (...).
So che tu sei troppo generoso per nutrire risentimento a lungo. Devi proprio essere arrabbiato con me per averti io definito «antidiluviano»! Non volevo ferirti, ma combatterò contro di te fino all'ultimo sangue sul problema della donna e sul suo grande desiderio di avere nidiate di bambini.

(traduzione di Alessandra Calanchi)

(1) - Le elezioni parlamentari tenutesi nel novembre del 1933 furono le prime sotto la nuova costituzione della Seconda Repubblica ad estendere il diritto di voto alle donne. L'evidente calo di voti per i candidati repubblicani che seguì fu dovuto al fatto che le donne della borghesia seguirono le direttive dei loro preti piuttosto che le preferenze dei loro mariti (Brenan, The Spanish Labyrinth, p. 266).

(2) - «Chiesa, bambini e cucina» fu uno dei temi-base del nazismo nel riportare le donne tedesche alla supposta forza (e docilità) della cultura tradizionale.