Rivista Anarchica Online
La memoria negata
di Emilio Penna
A colloquio con Paolo Gobetti, storico e cineasta
A Venezia, in occasione dell'incontro internazionale anarchico, ci sarà anche un settore dedicato al
cinema. In quest'ambito si inseriranno anche tre documentari in videotape fornitici da Paolo
Gobetti, curatore di una vasta ricerca sulla storia orale della rivoluzione e della guerra civile
spagnola. Il primo è un'intervista al militante anarchico Umberto Tommasini (di cui ricordiamo il
libro, ricavato dalle sue testimonianze orali, L'anarchico triestino, di recente usciti per i tipi delle
Edizioni Antistato, con una bellissima presentazione dello stesso Gobetti). Il secondo videotape
riguarda una serie di interviste volte a ricostruire la storia del movimento anarchico spagnolo nel
periodo immediatamente successivo alla vittoria del franchismo. Il terzo documentario riguarda la
vita nelle collettività agricole nel periodo rivoluzionario. Per presentare queste videoregistrazioni ai nostri lettori, sono venuto a intervistare Paolo Gobetti,
una sessantina d'anni, figlio di Piero Gobetti, l'antifascista liberale pestato selvaggiamente dai
fascisti e morto esule in terra di Francia. Paolo Gobetti, di professione critico cinematografico
(dirige la rivista «Nuovo spettacolo») e regista (il suo ultimo film si intitola «Prime bande»), è
presidente dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza (via Fabro 6, 10122 Torino),
che raccoglie documenti sull'antifascismo a partire dal 1922, sulla Resistenza e in genere sulla
storia contemporanea. L'Archivio, fondato nel 1966, ha realizzato documentari di montaggio e
videocassette, tra le quali le tre che saranno proiettate a Venezia. Siamo nella penombra del suo studio all'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza (le
imposte sono socchiuse nel disperato tentativo di tenere fuori la calura di questo assolato
pomeriggio torinese) e iniziamo subito a parlare. Come prima cosa, gli chiedo di descrivere i tre
documentari che presenteremo a Venezia. L'intervista a Tommasini - esordisce Gobetti - è stata fatta a conclusione di un convegno tenuto in
occasione della biennale di Venezia del '76, nel corso della quale noi, come Archivio Nazionale
Cinematografico della Resistenza, abbiamo curato tutto un vasto programma sulla Spagna 40 anni
dopo. Esso comprendeva una serie di proiezioni cinematografiche, una mostra fotografica, delle
pubblicazioni sul tema e una grossa serie di interviste video della durata, in totale, di 40 ore.
Buona parte di esse sono state fatte con anarchici spagnoli, anche se le condizioni politiche
spagnole (si era nell'immediato post-franchismo, e sopravviveva ancora il clima repressivo) non ci
avevano ancora permesso di recarci in Spagna. Il materiale che avevamo era quindi girato fra gli
anarchici in esilio in Francia, soprattutto a Parigi, nel gruppo di Frente Libertario, e nella zona
del Midi (Tolosa, Perpignano). Bisogna aggiungere, per completare i dati e precisare, che questa
nostra ricerca video sulla guerra di Spagna era incominciata quasi un anno prima, nel '75, in
occasione di un ritrovo di volontari delle Brigate Internazionali. In quell'occasione abbiamo
iniziato questo lavoro che, per il primo anno, è stato svolto quasi esclusivamente nell'ambito delle
Brigate Internazionali, per cui gli intervistati erano in prevalenza comunisti. La seconda fase della
ricerca si è svolta invece quasi esclusivamente fra i combattenti spagnoli, soprattutto anarchici. L'ultima iniziativa di questa sezione Spagna alla Biennale era un convegno sul cinema e la storia
della guerra di Spagna. In occasione di questo convegno venne Tommasini. Naturalmente
approfittammo della sua presenza per intervistarlo. L'intervista durò circa un'ora in cui lui
raccontò praticamente tutta la sua vita, seguendo in ciò il nostro stile di interviste, centrate sulla
guerra di Spagna ma senza escludere per questo il prima e il dopo. Infatti la partecipazione alla
guerra di Spagna non è un fatto accidentale, ma trova le sue motivazioni in tutto quello che si è
fatto prima, si inquadra cioè nella vita del militante. E in questo la vita di Tommasini è esemplare.
L'intervista è simile, come struttura, a quasi tutte quelle fatte a volontari italiani, ma è molto
significativa perché descrive questa vita di lotta in un arco di tempo piuttosto ampio, dalla prima
guerra mondiale in avanti. Naturalmente - prosegue Gobetti - la nostra ricerca video non si è conclusa in quell'occasione, ma
è andata avanti, nel '77, direttamente in Spagna. Da qui nasce il discorso sulla seconda cassetta
video che potrete presentare. Con gli spagnoli il discorso è stato ugualmente centrato sulla guerra
di Spagna, toccando tutto un vasto arco di esperienze: la collettivizzazione urbana, quella
agricola, la lotta, il fronte, le colonne, i problemi della militarizzazione, i fatti di maggio, ecc....
Con questi compagni in particolare il discorso è andato spesso oltre il periodo della guerra ed è
quindi nato un materiale che poi abbiamo raccolto in due-tre programmi della durata di circa
mezz'ora ciascuno. Il primo di questi tratta della triste esperienza delle carceri spagnole, su cui
non mancano certo le testimonianze. Il secondo è centrato sulla lotta clandestina sotto il
franchismo e sulla riorganizzazione della CNT. Vi sono anche testimonianze sulla partecipazione
degli anarchici spagnoli, dopo la sconfitta, al Maquis Francese, problema abbastanza discusso
all'interno del movimento libertario. Infine vi è un programma che tratta di come è stata vista
l'esperienza della guerra di Spagna da quelli che allora erano bambini, ragazzi di 10-12 anni che
più tardi, sotto il franchismo, sono diventati combattenti clandestini. Mentre l'intervista a Tommasini è, a causa del suo carattere biografico, integrale (tranne qualche
ripulitura), la cassetta sul periodo franchista è montata, è cioè frutto di una scelta. Anche montata è la terza videocassetta, che riguarda le testimonianze di partecipanti
all'esperienza delle Collettività agricole anarchiche durante il '36- '37. Gran parte di questo
lavoro proviene dalle interviste condotte in Francia e in Spagna, alcune altre sono state raccolte in
un tentativo, purtroppo mai portato a termine, di ricerca su una collettività agricola, quella di
Graus, un paese dell'Alta Aragona. Chiedo a Gobetti di parlarmi degli aspetti che più l'hanno colpito nel portare avanti questo lavoro di
interviste. Parto ancora da alcuni dati statistici - risponde - Le interviste con anarchici spagnoli sono più di
ottanta, per un totale di oltre 100 ore, quindi è una documentazione abbastanza cospicua. Questa ricerca non può essere definita per noi una scoperta, perché ci sono i libri, li avevamo letti
e sapevamo cosa era stata, soprattutto per il Movimento Anarchico, l'esperienza della rivoluzione
e della guerra spagnola. Però aver di fronte questi personaggi che l'avevano vissuta è stato
veramente una scoperta. Questo anche per il particolare momento in cui sono state effettuate le
interviste. Eravamo nel '76- '77, cioè nel periodo immediatamente successivo alla morte di Franco, e
sembravano aprirsi possibilità politiche di intervento. Vi era in questo momento un entusiasmo in
cui riviveva particolarmente l'entusiasmo del '36. Nel '76- '77, si sentiva veramente
quest'atmosfera.Quando noi siamo andati a Madrid in calle de la Libertad, dove vi era una delle
prime sedi della CNT, sembrava di essere nuovamente nel '36. Vi era un grosso entusiasmo
collettivo, si assisteva alla saldatura generazionale fra i giovani e i vecchi militanti. Chiaramente
la situazione politica era diversa da quella del '36, ma l'eco di questo momento di entusiasmo
rinnovato si riflette chiaramente nelle interviste. Inoltre quello era il primo momento in cui, dopo
40 anni, i militanti spagnoli potevano parlare di questa esperienza che avevano vissuto con tanta
passione. Essi pensavano che fosse l'occasione per ripartire o che, perlomeno, fosse importante far
conoscere questa esperienza al di fuori delle sedi della CNT, malgrado tutto il mondo dei mass-media fosse chiaramente sordo a tutto questo discorso. In loro vi era una sorta di intenzione
didattica, cioè di raccontare quello che avevano vissuto perché se ne traggano degli insegnamenti
per ricostruire questo mondo. E quando parlavano del comunismo libertario lo facevano sempre
con convinzione e commozione. Questo era un aspetto affascinante. L'altro aspetto interessante, anche se questo non è affatto una scoperta, è stato di vedere la guerra
spagnola da un punto di vista che dovrebbe essere maggioritario ma che in realtà, tra gli storici,
non lo è affatto. Le storie «importanti» della guerra di Spagna sono oggi quelle scritte da
personaggi come il Thomas oppure si soffermano quasi esclusivamente sui comunisti o sul POUM
come Broué e Témimé. Esiste certo il libro di Peirats (anarchico, autore di una poderosa opera sulla
CNT nella rivoluzione spagnola pubblicata in italiano dalle Edizioni Antistato), però è uno dei
meno diffusi. Anche se quantitativamente la produzione di opere e di memorie di parte anarchica è
certamente maggioritaria, la loro diffusione è minore. Ci è quindi sembrato interessante
sottolineare con questa ricerca un aspetto che rischiava di essere stritolato dalle abitudini di un
certo tipo di pubblicazioni per cui l'esperienza anarchica, quando non è vista in modo polemico, è
trattata con sufficienza.
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