Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 116
febbraio 1984


Rivista Anarchica Online

Un'oasi di ombre
di Movimento Libertario Simbionese

La provincia di Imperia (230.000 abitanti su una superficie di 1.155 Kmq.) da una decina d'anni non è più un'«isola felice»: un lento e continuo declino ne pregiudica il futuro. Attualmente vi sono circa 6.000 disoccupati. L'apparato industriale registra una costante flessione sia nel numero dei lavoratori che in quello delle aziende presenti sul mercato.
Il turismo, fonte notevole di reddito ed occupazione, è in una crisi strutturale: la povertà e la mancanza di iniziative rendono i soggiorni noiosi, ripetitivi (si preferisce la riviera adriatica, che fra l'altro ha prezzi più competitivi). Il passaggio da un turismo di élite (principi, re e cortigiani vari) a quello di massa è stata la logica conseguenza del tramonto di una epoca e di nuove scelte e di un altro tenore di vita, i problemi inerenti a questa successione sono stati notevoli, ma si è trovato il modo di adeguare le strutture alle nuove esigenze.
Negli anni '70 l'emergere di una nuova figura di turista, quella del «predone», ha messo in crisi tutto questo sforzo di adeguamento, vanificando progetti e sogni. Questo turista predone è la sintesi perfetta fra il turista di élite e quello di massa ed ha assunto da queste due figure superate tutte le caratteristiche più nefaste: dei primi l'appetito rapace e l'arroganza di chi detiene un potere, dei secondi l'approssimazione, il riduzionismo e le frustrazioni. Questi nuovi turisti-predoni sono i principali responsabili della crisi che attanaglia la Riviera dei Fiori: con il loro denaro hanno comprato, lottizzato, depauperato un territorio che per secoli è stato un paradiso climatico e naturale.
Altra nota dolente è l'agricoltura, che qui è quasi identificata nella componente floricola, gli ulivi stanno scomparendo perché non vengono salvaguardati e spesso non sono più remunerativi: fra colate di cemento ed incendi al «momento giusto» (esempio, quando non piove e spira un forte vento di scirocco) questa pianta della vita va quindi riducendosi a piccole riserve. I frutteti sono ormai da anni quasi tutti rimpiazzati da culture floricole che, per scelte politiche dall'alto, rappresentano una soluzione a senso unico: si può dunque parlare della floricoltura come monocoltura, ma anche questa dà i primi segni di cedimento; la concorrenza dei paesi emergenti (Israele, Nord Africa), che hanno prezzi più bassi, ha messo in crisi i nostri prodotti. All'orizzonte non si vede nulla e si cerca di sopperire a questi concorrenti con l'esperienza ed una sempre maggiore specializzazione, fino a quando i nodi arriveranno al pettine.
L'unica attività che sembra crescere a dismisura è lo spaccio dell'eroina che già cinque anni fà nella sola Sanremo aveva un giro di affari di circa 50 miliardi, roba da fare invidia allo stesso famosissimo Casinò.

Una perla tra i fagioli
Angolo di paradiso, felice isola di benessere, lontana dalle convulse metropoli, la riviera di ponente (un tempo ambita meta della noblesse europea) è ora campo di battaglia fra gruppi di potere.
Il potere amministrativo, esclusivo retaggio di rapaci individui al riparo di un ombrello ideologico, è trasformato in campo d'azione e manovre per intrallazzi privati. La gestione della cosa pubblica è lo specchio dell'incapacità nell'amministrare, mentre la vorticosa ascesa del potere degli amministratori è sintomo evidente di un astuto e rimunerativo intrallazzamento.
Cosa dire che ognuno di noi non possa già immaginare e cogliere da solo? Forse che nel vecchio pozzo del buon senso popolare è sempre stata viva e presente la diffidenza verso chi pretende di amministrare le cose altrui o che la dabbenaggine del popolo bue è più forte della sua lungimiranza?
No, resta da dire ancora parecchio sulle cause reali, sulla stolta incongruenza che porta milioni di individui a scaricare le proprie responsabilità con una semplice crocetta, nel giorno delle elezioni, incongruenza di un giorno, scontata poi per diversi anni.
Non è difficile per un libertario prevedere che gli amministratori ed i politicanti in genere, una volta raggiunta l'ambita «poltrona» facciano di tutto tranne che salvaguardare gli interessi della collettività.
Su un giornale, in un'intervista ad un personaggio di un noto scandalo italiano, si potevano recentemente leggere queste parole: è ovvio che chi ha speso milioni per farsi eleggere, una volta eletto cerchi di far rendere questi soldi. Cruda verità per chi culla ancora sogni di incorruttibili democrazie e di funzionali rappresentatività elettorali. Semplice verità, buttata lì fra montagne di parole annacquate e discorsi fumosi che si autosmentiscono, che brilla come una perla fra i fagioli rinsecchiti. Ed è questo il dato di fatto che ci preme cogliere nel marasma generale, tra arresti e comunicazioni giudiziarie: l'ingovernabilità di un paese.
Ci hanno ossessionato giorni e notti con questi discorsi sui pericoli che corre un paese senza governo. Hanno dipinto il male col volto dell'anarchia, hanno ucciso, rinchiuso, picchiato, sequestrato, intimidito, condizionato sempre sventolando il bisogno di un governo, di una amministrazione. Oggi finalmente la verità semplice, senza fronzoli: nessuno ha l'intenzione di governare, di amministrare per il benessere generale.
Y. Ruskin afferma che l'uomo di mare non vuole diventare capitano perché pensa di poter guidare la nave meglio di altri bensì per essere chiamato capitano; il prete vuole diventare vescovo non
perché crede di poter beneficiare la sua diocesi, ma per essere chiamato eminenza; il principe vuole conquistare il regno non per servire meglio i suoi sudditi, ma per essere chiamato Vostra Maestà.
Non ci è mai piaciuto vestire i panni del giudice perché dietro i suoi occhi brilla sempre la lama del boia e anche questa volta non andremo a immiserire le nostre concezioni per sancire il torto o la ragione, per dividere il bene e il male, tanto più che le nostre scelte parlano per noi; la nefandezza di questo commercio politico ci ha portato da molti anni a pensare diversamente, a parlare diversamente.

Che casino quel casinò!
Il Casinò di Sanremo, la grande fabbrica della riviera di Ponente, 600 dipendenti ben pagati, fulcro dell'economia sanremese, fu fondato nel 1905 da un gruppo di nobili amanti dell'azzardo; il suo fondatore nel 1928 venne sospettato ingiustamente di ruberie, andò da Mussolini a perorare la sua causa. il Duce lo snobbò e il Podestà, tornato nel suo albergo romano, si uccise. Questa fu la premessa della torbida storia della casa da gioco, in seguito i furti, gli scandali e la morte arrivarono a ripetizione soprattutto nel dopoguerra: altri due gestori si suicidarono, uno scomparve misteriosamente, un altro morì in uno strano incidente stradale a Serravalle Scrivia nell'estate del '58 a causa della nebbia.
Oggi, dopo ripetuti blitz, si è giunti a rompere il fondo del bidone: arresti a catena, scoperta di infiltrazioni mafiose, sospetti sul riciclaggio di denaro sporco. E' chiaro che il dominatore comune è la paura, troppe cose si stanno evidenziando ed aspettare giustizia da parte dello stato è uno stupido miraggio, l'unica soluzione probabile sarà tentare (con le solite mani esperte) di ricucire le trame spezzate per rigenerarne delle altre più consone a Roma e ai nuovi padrini.
I partiti, chi più chi meno, sono tutti coinvolti: una buona parte dei loro militanti è dipendente del Casinò, che sicuramente è l'azienda col più alto numero di tessere (sindacali o di partito) di tutta Italia. L'opposizione a questa situazione di nefandezze è gestita dal PCI che parla di risanamento morale con la parola d'ordine «cambiare si può». Il MSI è fuori dal tempo, con i suoi discorsi retorici e superati. DP segue a coda il PCI modificando la parola d'ordine in «è ora di cambiare»; la fantasia non è mai stata loro prerogativa.
La Sinistra Rivoluzionaria è ridotta al lumicino ed in ritardo sul problema, alcuni libertari (reduci di passate esperienze organizzative) sono divisi, troppo occupati a ricercare legittimazioni e poco disposti a discutere le vere problematiche che ci attanagliano. L'unica novità è il tentativo da parte nostra e di altri compagni ex-Lotta Continua, ex-Autonomia Operaia ed altre esperienze di superare nella chiarezza le diverse matrici ideologiche per creare uno spazio antagonista. Spazio antagonista che, nella Riviera di Ponente, sia per ragioni di assenza di certe componenti di classe sia per una certa repressione silenziosa, non riesce nemmeno (per il momento) ad opporsi a questa realtà che sta sgretolando istituzioni e partiti.
La «grande vacca» continua a dare il latte, ma questo latte è velenoso e se non si capirà questo, ogni forma di cambiamento e di opposizione avrà già ipotecato il futuro.

Lo scandalo dell'edilizia
Lo scandalo palese è quello dell'edilizia, che si manifesta nella sua geometrica potenza. Basta guardarsi intorno per capire dove sono finiti gli investimenti e contare le briciole che sono rimaste in mano alla popolazione locale.
Un tempo era la terra degli ulivi, palme, pini, bougainvillee e roseti di mille qualità, oggi il cemento sta devastando e travolgendo questo territorio che somiglia in certi suoi scorci ad una periferia metropolitana. Tutti gli equilibri naturali sono stati alterati, i torrenti non portano più ghiaia al mare perché la si preleva per venderla ai costruttori, intere zone di campagna e orti sono state lottizzate, paesi di pescatori e contadini sono invasi da agenzie immobiliari e da grandi e piccoli residence, i centri storici vengono abbandonati in un lento sfacelo o ristrutturati in funzione turistica, il che equivale a distruggerli (è ben nota la sensibilità produttivistica di chi ristruttura), stessa sorte tocca alle ville inglesi e scandinave, che come d'incanto si moltiplicano in mini-appartamenti a prezzi impossibili, abitate due o tre mesi all'anno.
Per avere un'idea di questa tragedia del cemento, bastano i dati ISTAT (censimento '81) secondo cui nella sola Sanremo esistono 36.000 abitazioni tra cui 12.000 non-occupate. Scavalcando con estrema disinvoltura vincoli ambientali e paesaggistici, si arriva nel '74 alla saturazione di 7milioni di metri quadri, ovvero 25.000 nuovi alloggi e neppure un metro quadro di verde per abitante. Tutto questo cemento, comunque, non ha eliminato il problema degli sfrattati che vengono confinati in baracche e nei casi migliori in roulottes.
Enumerare i casi di sfacelo territoriale è quasi impossibile a causa dell'estensione e della diversificazione della speculazione edilizia. Si possono però capire le ragioni spulciando i nomi delle commissioni edilizie e si intuisce limpidamente che queste sono formate dagli stessi speculatori.

Ospedaletti la piccola perla
«(...) Dal '46 al '70 Ospedaletti (incastonata fra Bordighera e Sanremo, 3.500 abitanti) ha avuto una serie di amministrazioni di centro e centro-destra, che lasciarono il paese indebitato fino all'inverosimile. Nel '70, dopo un'accesa campagna elettorale, andarono al potere i socialisti con l'appoggio dei comunisti. In questi ultimi otto anni molte cose sono certamente cambiate: strade nuove, marciapiedi rifatti, aiuole ripulite, ristrutturazioni scolastiche, la costruzione delle case popolari e della palestra e poi tutta una campagna giornalistica locale, tesa ad elogiare i meriti di questa amministrazione, prima fra tutte ad approvare un piano regolatore. Ma tutto ciò non basta e i sogni stanno diventendo incubi. Dal punto di vista urbanistico, il paese sta cambiando: centro della speculazione sono i vecchi alberghi che rapidamente vengono trasformati in appartamenti costosissimi accessibili solo a tasche molto gonfie. I vecchi proprietari hanno licenziato il personale troppo costoso generando disoccupazione per realizzare una speculazione notevolmente redditizia. Il fatto più importante in campo edile è la costruzione di un nuovo villaggio tra Ospedaletti e Coldiroli: le case popolari; le imprese costruttrici sono tre e ciò comporta un andare a rilento dei lavori, a causa dello spirito concorrenziale. Quest'anno a natale dovevano già essere consegnati i primi alloggi ma si presume che non avverrà nemmeno per il natale '79; purtroppo non sappiamo quasi nulla sui criteri di assegnazione: si sa soltanto che per mezzo di mutui agevolati e attraverso un pagamento alla consegna, le case verranno riscattate dopo alcuni anni, nascerà così una miriade di piccoli proprietari, elemento estremamente negativo perché l'iniziativa presta il fianco a facili speculazioni contraddicendo il principio di dare la casa a chi ne ha realmente bisogno. Esteticamente le case hanno un aspetto da alveare ed ora il paesaggio attorno è desolante; un altro fattore che potrebbe rivelarsi pericoloso è che la zona prescelta per edificare è situata fuori dal paese e ciò in futuro potrebbe far nascere un nuovo ghetto (...)».
Questo stralcio di dossier è frutto di un'indagine condotta dal bollettino ciclostilato «Simbiosi», distribuito nelle medie superiori nel dicembre del '78. Pochi giorni dopo la distribuzione fummo convocati dal sindaco Eraldo Crespi a discutere del dossier, nella sede del PSI alla presenza del sindaco e di un'altra decina di amministratori e di quattro compagni di «Simbiosi»; dopo una serie di ritualistici apprezzamenti ci richiamarono garbatamente ad essere più precisi e documentati. Sono passati cinque anni ed abbiamo capito perché noi piccoli tapini della politica locale fummo convocati per quella strana riunione, la paura, di scoprire ciò che era già in grembo, oggi anno orwelliano, questi grandi fratelli hanno mostrato i denti, il paese è stravolto, non ha più un'identità, sta diventando una bieca periferia. Hanno realizzato sì palestre, nuove scuole, ma per chi?
Gli amministratori hanno pubblicamente affermato di voler salvaguardare il Centro storico e di aver lottizzato ed edificato esclusivamente a due chilometri dalla costa. Palese menzogna! Venite a vedere cos'è il residence «Le Pipiniere» o le «Serre» e capirete.
Questo paese un tempo a misura d'uomo, oggi è il Regno della Paura.

Ventimiglia l'ultimo anello
Quando si pensa alla riviera vengono subito in mente il benessere, le vacanze, i soldoni, mai i problemi, mai il marciume che li sottende. Solo adesso l'idillio sta per finire: finalmente viene a galla quella parte sporca, la vera realtà della riviera. Purtroppo in ritardo: ormai i nostri cari amministratori hanno saputo distruggere senza alcun scrupolo un patrimonio naturale notevole. Dappertutto scandali edilizi (e non), dappertutto costruzioni che hanno negato la vera natura della nostra zona, trasformandola in un'anonima sede di vacanza.
E' molto difficile vivere in un ambiente reso così artificiale, dove le realtà di lotta sono troppo poche, dove non esiste più una cultura locale autentica, dove domina una mentalità affarista e individualista. Nello squallido panorama della provincia esistono delle diversità che, anche se non sono essenziali, caratterizzano ciascuna zona.
Ventimiglia è una tipica città di confine: il commercio è l'attività economica pricipale ed ha arricchito numerose persone, rendendole tipicamente borghesi e soprattutto molto grette. Alto è il tasso di delinquenza che ha vissuto e vive sul contrabbando, sulla droga, sulla tratta dei Nordafricani. Famoso è il passo della morte presso il confine, dove più di un Nordafricano è caduto perdendo la vita.
Altra realtà tipica della città è il fenomeno dei frontalieri, in maggioranza immigrati che negli anni '60 si sono trasferiti dal Sud occupando la città alta (Centro Storico). Il discorso sulla mentalità di queste persone sarebbe troppo lungo da affrontare. In sintesi, si può dire che fino a pochi anni fa hanno vissuto (ed alcuni vivono ancora) in case senza o quasi servizi igienici, in un'unica stanza, e in una sporcizia, spesso causa di malattie infettive.
Nonostante questi gravi problemi non gli sono mai mancate automobili di grossa cilindrata, televisioni a colori dell'ultimo tipo ed altre cose superflue.
Questa contraddizione non è mai stata risolta, non solo per la mentalità tipica di questa gente, ma anche per le mancanze dell'amministrazione comunale che non ha mai fornito strutture sanitarie adeguate, servizi sociali e di informazione sufficiente. Ha invece costruito le case popolari ghettizzando ulteriormente questa gente in una zona di uno squallore indescrivibile; l'ignoranza comunque permane: le strutture infatti diventano sempre più insufficienti.
E' certo che l'amministrazione comunale di Ventimiglia non ha alcun tipo di interesse nel finanziare iniziative che favoriscano l'informazione anche minima su problemi scottanti come quello igienico-sanitario. Regna indisturbata un'aridità intellettuale spaventosa che si preoccupa soltanto delle compagnie dialettali e delle corali, tentativi miseri e inutili per una reale rivalutazione della «cultura locale».
La scuola in questa zona è molto tradizionale e le altre strutture non offrono certo gli strumenti critici per difendersi dal dilagare dei mass-media che hanno saputo incantare la maggior parte dei giovanissimi. Questi ultimi, infatti, cercano il divertimento sempre più stupidamente: discoteca, bar, droga.
Non esiste, al di fuori di noi, un gruppo che faccia della controinformazione e in questo contesto si possono capire le difficoltà che si incontrano sia per il linguaggio che per i contenuti da trasmettere.

Ma la gente aspetta, aspetta
La nausea nel dover parlare di queste meschinità, di cui è farcito il quotidiano, spinge il mio pensiero un pò più in là: riesco così a cogliere un tramonto rosso fuoco, anche il cielo dopo una giornata grigia sembra voglia riscattarsi e liberarsi. Sento crescere dentro me la voglia inebriante di chiarezza e di armonia. Penso agli amministratori imperiesi e un sorriso mi spunta sulle labbra: a cosa può servire andare dalla gente e dire: Visto! Avevamo ben ragione! No, non servirebbe proprio a niente, ogni parrocchia politica sta rimescolando le proprie carte, altri assi, altri jolly usciranno dalle loro maniche, e la gente ...
... Ecco la gente ormai abituata, assuefatta a queste meschinità, quasi non ci fa più caso, in fondo noi libertari e anarchici siamo sempre e comunque dei sognatori, dei bravi ragazzi illusi, convinti di poter cambiare. Merda! Possibile che non entri in testa a nessuno che questa realtà così scalcinata non vale neanche uno dei loro pensieri più segreti. Perché hanno paura di confessarsi che quel senso di giustizia presente nel loro cuore non è una stolta fantasia? Potrebbe essere un germe di un progetto più ampio. Niente!
Ancorate ai luoghi comuni, alle paure politiche, inculcategli dalla propaganda di regime, restano fermi sulle loro posizioni di sempre. Affezionati a quegli strani equilibri, accarezzano le loro catene con la paura e la voglia di spezzarle.
E come in un rituale magico ripetono le formulette: Niente cambierà. Il mondo è sempre andato così. C'è chi nasce cavallo e chi cavaliere. E altre amenità di questo tipo. In fondo al cuore, però, aspettano il momento di alzarsi in piedi e pieni di coraggio dire: Io sono un uomo libero, io voglio, io cerco. E attendono, attendono.
Intanto, nell'attesa di quel giorno, si scavano la fossa, lucidano le loro catene, dimenticano i loro sogni, uccidono quel piccolo germe di libertà. Quando poi, in momenti come questi, la realtà gli sputa in faccia la verità: Sei stato preso per il culo per tutta la vita, come non ammetterlo? No, l'illusione deve vivere, non può svanire così, la realtà non può tradirli proprio oggi: Sarà stata un'eccezione, la regola non è questa! Noi siamo adulti e concreti, la realtà ci darà sempre ragione, siete voi giovani sognatori che in fretta correte a prendere un episodio isolato e ne fate una costante.
Gli amministratori imperiesi: che dire di loro? Evidenti sono i ruoli e le scelte che hanno fatto, questi sì che sapevano da che parte andare, questi sì che hanno capito come si vive. Forse qualcuno penserà a loro come dei furbi.

Il fattore k: la paura
Quando, come in questi giorni, qualcosa viene a turbare il patto di non-aggressione stabilito fra gli individui dei nostri tempi, in un primo momento sembra che tutto il mondo debba fermarsi per osservare e giudicare l'accaduto: sembra che tutto questo sia avvenuto per una fortuita casualità, sembra che gli uomini si dicano: «l'impossibile sta realizzandosi».
Poi tutto si placa, gli strappi nel tessuto sociale vengono ricuciti col medesimo filo di menzogne, e gli uomini vedono e acconsentono, in fondo cosa c'è di più grave che il turbare la quiete pubblica: dunque gli stessi individui pronti un attimo prima a lanciarsi in una terribile e decisiva crociata contro il male, scoprono che è loro stessi che devono punire, scoprono che, se è vero che la società condiziona gli individui, è anche vero che sono gli individui a determinare la società.
Il documento da noi elaborato presenta diverse lacune, in parte per nostri limiti, in parte perché speravamo in un'intervista determinante che non c'è stata concessa; perché la paura diffusa e generalizzata porta molte persone a fare il fatidico «passo indietro».
Quella stessa paura che consente a individui più o meno dubbi di accedere «alla stanza dei bottoni» e porta altri a tacere quando è fondamentale discutere.


Quei galantuomini dei sindaci

Ventimiglia
Aldo Lorenzi, socialista. Ha ricevuto due comunicazioni giudiziarie per fatti legati all'edilizia: la prima è un'omissione di atti d'ufficio conseguente all'incidente di una bambina finita in una cantina comunale allagata; la seconda relativa ad una data spostata nella vicenda Ochetti Bordoni.

Vallecrosia
Roberto Politi, democristiano. Il suo nome è legato in questi giorni a notizie riguardanti una serie di perquisizioni domiciliari effettuate dalla Guardia di Finanza. L'inchiesta che le suddette sottointendono è relativa all'edilizia e alle opere pubbliche messe in cantiere negli ultimi anni.

Bordighera
Renata Olivo, democristiana. Dopo lunghe e travagliate trattative è stata eletta con 15 voti su 30; si trova a gestire una situazione molto complessa, con l'ombra incombente dell'Hotel Belvedere (si parla di tangenti per la concessione della ristrutturazione ).

Ospedaletti
Riccardo Bracco, socialista. E' il successore di un capo carismatico del calibro di Eraldo Crespi. Le sue grane sono principalmente politiche; i suoi compagni di partito sono infatti divisi su alcune questioni edilizie legate a progettate lottizzazioni, per cui amministra con una maggioranza ridotta.

Sanremo
Osvaldo Vento, democristiano. Arrestato nel contesto dello scandalo del Casinò e accusato sia di corruzione nei confronti della «Sit», sia di concussione nei confronti della «Flower's paradise»; è detenuto a Casale Monferrato.
Sanremo è nell'occhio del ciclone: oltre al sindaco sono agli arresti fra consiglieri e assessori ben 6 democristiani, 1 socialdemocratico, 1 liberale, 1 repubblicano ed altri tre latitanti.

Arma di Taggia
Claudio Cerri, democristiano. Ha ricevuto, insieme ad altri amministratori e consiglieri comunali, una comunicazione giudiziaria per presunti illeciti legati alla stesura del piano regolatore generale della città.

Riva Ligure
Franco Montesano, democristiano. Ha ereditato un comune dove esistevano grane legate all'edilizia ed in particolare ad un gran numero di mansarde abusive. Il problema è stato risolto «all'italiana» con una sanatoria.

S. Stefano al mare
Giacomo Filippi, democristiano. E' il sindaco del comune più sconvolto dalla valanga edilizia. Non ha però avuto infortuni con la magistratura.

S. Lorenzo al mare
Luigi Migliari, indipendente. Assurto alla carica a seguito di una lotta accanita contro la speculazione edilizia, è stato poi denunciato anch'egli per questioni relative al «cemento».

Imperia
Claudio Scajola, democristiano. Arrestato per concorso in tentata concussione; aveva improntato la sua attività amministrativa su criteri rigidamente manageriali. E' detenuto a S. Vittore.

La situazione di questo mosaico non è statica e può modificarsi a seconda del vento che tira e di nuovi blitz.