Rivista Anarchica Online
Il diavolo e l'acquasanta
di Tiziana Ferrero
Le suore, in quanto donne, non possono celebrare la messa. La spiegazione è semplice e ci viene da
un'attenta lettura dei vangeli: la madonna non era presente all'ultima cena, l'ambito sociale e
politico al quale si rifà il mito celebrativo della messa. Quando sentii questa notizia a una radio
libera di sinistra pensai ad uno scherzo (si sa, questi buffoni post-sessantotto, dissacratori e
provocatori!). Ma nello stesso giorno un quotidiano riportava la medesima notizia: allora era vero!
Immediatamente mi assalì un dubbio che diventò una certezza: la madonna non era presente perché
stava in cucina, o doveva cucire le vesti di questo suo figlio vagabondo e scapestrato. Non siamo
certo noi a rivendicare che le suore possano spezzare il pane e bere il vino, ma questa nuova
«boutade» del «polacco» ha attirato la mia attenzione su tutta una serie di sue dichiarazioni
successive. La più sconvolgente, se la si considera da un punto di vista sociale e umano, è la ferma
condanna alla pillola e a tutti gli anticoncezionali. Giovanni Paolo II non solo ha ribadito la critica
di ogni pratica anticoncezionale che fece a suo tempo Paolo VI nell'enciclica Humanae vitae, ma
l'ha rafforzata, vedendo nel rifiuto della fecondità un atto di ribellione contro dio. Coloro che la
limitano «si attribuiscono un potere che appartiene solo a dio, si attribuiscono la qualifica di essere
non i cooperatori del potere creativo di dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana...
Pensare o dire il contrario equivale a dire che nella vita umana si possano dare delle situazioni nelle
quali sia lecito non riconoscere dio come dio». Perdita della fede? Non esattamente, piuttosto un
peccato di presunzione, non solo contro il sesto comandamento, ma un «peccato diretto contro la
virtù di religione ... Da questione morale, la contraccezione sale al livello stesso dell'essenza della
fede» (Gianni Baget Bozzo, La Repubblica, «In cammino sulla strada dei credenti senza Chiesa»,
20/9/1983). Il primo cerchio del purgatorio dantesco accoglieva i peccatori di presunzione, oggi
sarebbe esaurito, solo posti in piedi. Il controllo delle nascite, la scelta responsabile della maternità sono problemi che toccano tutte le
donne, cattoliche e non. L'adozione di pratiche anticoncezionali va dunque oltre la scelta di fede.
Fu il vescovo John Quinn, presidente della Conferenza episcopale del 1980 che pose il problema in
maniera esplosiva. In America, infatti, circa 1'80 per cento delle donne cattoliche usa contraccettivi.
E in Italia? I risultati di un'indagine condotta dall'Aiecs (Associazione italiana educazione contraccettiva
sessuale) e riportati sempre da La Repubblica, sono sorprendenti. Nel primo semestre del 1983
l'uso della pillola ha subito un incremento del 17 per cento rispetto al 1982. Anche le vendite della
spirale e del diaframma sono in continua espansione e il 20 per cento delle donne che si rivolgono
all'Aiecs è rappresentato da cattoliche osservanti. Non si capisce, quindi, come la condanna di
Wojtyla possa avere un senso, visto che il suo stesso gregge non ubbidisce più alle «tavole della
legge». Essa potrebbe avere perciò radici più profonde. Nel 1978 gli italiani che andavano
regolarmente a messa erano il 35,9 per cento. Nel 1980 è stato toccato il livello più basso (31,6 per
cento). Stiamo forse assistendo a un fenomeno di progressiva laicizzazione della società? Alcuni
segnali ci potrebbero far pensare di sì, vedi l'aumento dell'astensionismo elettorale, anche se
minimo, la disaffezione dei giovani verso la politica, la domanda di religione sempre più scarsa, il
fenomeno di progressivo allontanamento da ogni ambito politico e sociale che tocca anche la
sinistra più ex-extraparlamentare, il riflusso nei divertimenti (una volta piccolo-borghesi e
antirivoluzionari): concerti, un'industria che ha ripreso a funzionare, ballo in discoteca, trekking
nell'Oltrepò (sai che novità!) ... La società è disorientata davanti ai partiti che non rispondono ai
desideri e alle aspettative, a movimenti che non ci sono più - o che non muovono un bel niente - a
una Chiesa che non guida e non predica più ... Papa W ojtyla l'ha capito molto bene ed è corso ai
ripari. Eccolo scagliare reprimende verso una fetta di società che, pur non mettendo in discussione
la propria fede, si comporta e vive adeguandosi ai tempi, mancando inevitabilmente ai sacri principi
della religione. L'uomo, disubbidendo a dio, ponendosi al di sopra di lui, continua a vivere nel
peccato, perseverando ostinatamente nel pensare di conoscere il bene e il male, ciò che è giusto e
ciò che non lo è. Abbiamo fatto un passo in più. Ciò che preoccupa la Chiesa è, infatti, quel «senso
del peccato» che scompare dalle coscienze. I confessionali perdono clienti e papa Wojtyla ha
pensato quindi di mettere freno a questa emorragia. Dai tempi delle pubbliche confessioni e delle
publiche abiure, di cui l'assoluzione e la purificazione attraverso il fuoco era la logica conseguenza,
oggi la Chiesa sente il bisogno di ribadire nel nuovo codice di diritto canonico, che entrerà in
vigore il 27 novembre prossimo, che «ogni fedele, raggiunta l'età della discrezione, è tenuto
all'obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta l'anno». Così, dopo
quelli del terrorismo, anche la Chiesa vuole i suoi pentiti, in gran massa verso le porte del paradiso
che si schiuderanno per «coloro che hanno peccato». Ciò che all'inizio mi sembrò il solito attacco antifemminista contro la volontà di
autodeterminazione della donna del proprio corpo, si è rivelato ben presto una sottile e astuta
manovra contro la morale e la «libertà di costume» del nostro tempo. La masturbazione, i rapporti
prematrimoniali, quelli omosessuali e l'uso dei contraccettivi non devono più essere considerati
peccati «veniali», che si può evitare di confessare. Il modo di vivere deve essere coerente alla scelta
di fede, non si può fruire dell'assoluzione e del paradiso senza il sacrificio, e se proprio «scappa di
disobbedire», che almeno assalga l'atroce senso di aver peccato! Dal mondo cattolico non si sono
levate proteste, solo qualche debole dimostrazione di «disaccordo»: alcuni vescovi hanno giudicato
le parole di Wojtyla come «non misericordiose». E che si potrebbe dire a un papa ritenuto
rivoluzionario e femminista perché afferma che «l'uomo il quale usa il corpo di sua moglie soltanto
come oggetto sessuale compie un 'adulterio del cuore'»? Che poi lo usi come contenitore del
proprio prezioso seme, che non deve andare perso, ma che deve fecondare, è del tutto secondario. E
con tutta la buona volontà non riesco a leggere in quest'ultima sua affermazione nessun riferimento
a un piacere sessuale che, oddio!, potrebbe provare anche la donna. Pensavo di trovare qualche battuta spiritosa, qualche frizzo e qualche lazzo, ma le dichiarazioni di
Wojtyla valgono di per sé, tutto sta, semmai, nell'infilarle una dietro l'altra, come autentiche perle.
E quale potrebbe essere la morale di tutto ciò? Bastano poche parole. Perché non si dica che gli
anarchici non hanno «sense of humour», dopo aver preso le dovute precauzioni, fornicate, gente,
fornicate.
|