Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Canton Ticino / Alla Baronata è tornato Bakunin
E' successo in ottobre. Alcuni giovani del Bewegig (il movimento di lotta zurighese), una volta
sfrattati dai loro appartamenti, hanno deciso di occupare la parte alta della Baronata, la famosa villa
sita nel comune di Minusio (nei pressi di Locarno) che un secolo fa ospitò Bakunin, Cafiero e
decine di altri anarchici e rivoluzionari provenienti da mezzo mondo. Proprio un anno fa, la TV
mandò in onda uno sceneggiato a puntate, tratto dallo squallido «Il diavolo a Pontelungo» di
Bacchelli, nel quale la Baronata costituiva lo sfondo di tanta parte dell'azione. Gli occupanti della Baronata hanno subito diffuso un volantino, nel quale - oltre a spiegare la
propria condizione di sfrattati e di senzatetto - denunciano i guasti prodotti dalla speculazione
edilizia sia a Zurigo sia a Minusio, sottolineando le connivenze delle autorità centrali e locali con
gli speculatori. Dopo un po', è intervenuta la polizia e l'occupazione è cessata.
Calabria / «Io non giuro», «e io ti licenzio»
C'era una volta il giuramento obbligatorio per i dipendenti statali: un giuramento che, almeno
formalmente, legava mani e piedi alle sacre istituzioni un po' tutti i dipendenti statali. Poi ci fu -
anni fa - il rifiuto solitario di Sandro Galli, insegnante bolognese, anarchico: fu licenziato, fece
ricorso, iniziò uno sciopero della fame che durò complessivamente vari mesi, fino a far seriamente
temere per la sua vita. In solidarietà si mossero altri insegnanti, ci furono nuovi casi di rifiuto,
l'opinione pubblica fu sensibilizzata e, alla fine, quella disposizione di chiaro segno autoritario
venne abrogata. Per i dipendenti statali, appunto. Per i dipendenti comunali, invece, tutto restò come prima: quando si diventa di ruolo, bisogna
giurare fedeltà assoluta alle istituzioni. Se no, aria. Lo sta sperimentando Patrizia Russo, 32 anni,
insegnante alla scuola materna di Mormanno (Cosenza), dipendente comunale dal '76 (ma lavoro
ormai da 13 anni, precisa): precaria fino all'80, grazie alla legge sul precariato ha fatto il concorso
interno ed i successivi due anni di prova per diventare, un anno fa, «effettiva». Mancava solo il
giuramento. L'8 marzo di quest'anno l'hanno chiamata in Comune, con una dozzina di suoi colleghi/e, per la
solita formalità del giuramento, ma Patrizia si è rifiutata di giurare. Il sindaco socialista che c'era
allora - ricorda - è rimasto sorpreso ma non infastidito del mio rifiuto. Mi sembrava comprensivo e
comunque non prese al momento alcun provvedimento a me sfavorevole. Poi il sindaco è cambiato
e quello nuovo, nell'intento di affermare anche a Mormanno il rigore, tra i suoi primi atti mi ha
fatta chiamare. Ma io non ho alcuna intenzione di recedere dalla mia decisione di non giurare. In queste settimane Patrizia è in attesa che le venga comunicato qualcosa di ufficiale da parte
dell'autorità comunale (la giunta è PCI-PSI-PdUP). Nel frattempo, oltre a pubblicizzare questa mia
decisione, sono molto interessata a mettermi in contatto con chi si trovi in una situazione simile
alla mia.
Gattinara / Due arresti e una lettera
Nell'ambito di un'operazione «anti-terrorismo» sono stati arrestati il 17 settembre a Gattinara,
Giuseppe Ruzza, 60 anni, e Delfina Stefanuto, 50 anni, entrambi militanti anarchici. Da tempo
erano impegnati in un'intensa attività di sostegno e di controinformazione, relativa ad anarchici e
libertari detenuti: in particolare il recapito di Ruzza era anche quello del periodico (ciclostilato)
anarchico L'agitatore, incentrato soprattutto sulla tematica carceraria e sulla pubblicazione di
lettere provenienti da carceri e supercarceri. Recentemente Ruzza era stato processato ed assolto
per una presunta contravvenzione alle disposizioni di legge sulla stampa, sempre in merito
all'Agitatore. In una lettera indirizzata alla stampa anarchica e pacifista, Ruzza proclama la propria innocenza (e
quella della sua compagna). Dicono che il denaro mandato dai compagni sottoscrittori - scrive tra
l'altro Ruzza - o raccolto nelle varie riunioni-feste è di dubbia provenienza (tutti i compagni sono
ladri): per giudicare penso misurano la loro società, società che non è quella altruista e
umanitaria del movimento anarchico in generale. Dire di essere prudente ed attenta ad una
compagna (quando viaggia in macchina è un pochino disattenta) a mezzo telefono è segno di
colpevolezza, perché il caso ha portato il giorno dopo questa compagna a fatti a me sconosciuti.
Le sue amicizie, per loro, sono diventate prove di colpa per me . ( ... ) Fate qualcosa! Ma
soprattutto non sono, e così credo della mia compagna, colpevole per quello per cui mi hanno
arrestato. Aiutare i detenuti dava molto fastidio a qualcuno. Fraterni saluti a tutti, vostro Giuseppe
Ruzza.
Ghedi / Un'iniziativa antimilitarista
Un centinaio di persone (anarchici, radicali, nonviolenti) hanno partecipato sabato 24 settembre ad
un'iniziativa antimilitarista alla base di Ghedi dell'aeronautica militare, una delle più vaste ed
importanti di tutta l'Italia. I compagni e le compagne (alcune delle quali simulavano vistosissime
gravidanze, simbolo della vita che vuole continuare) hanno raggiunto a piedi, in corteo, il cancello
principale della base (a 4 km. dal centro abitato), hanno effettuato un sit-in bloccando per due ore
l'accesso. Nel frattempo alcune compagne hanno attaccato alla rete di recinzione altri simboli
(vestitini, bambole, ecc) della vita, opposta alla morte rappresentata (non solo simbolicamente)
dalla base militare. Al ritorno in paese, alcuni dei partecipanti si sono «mascherati» da feriti, fasciandosi per
rappresentare le vittime di una potenziale terza guerra mondiale. Si è così svolto un happening, che
ha attirato le curiosità e l'interesse della gente del posto. E' stata al contempo esposta una mostra
fotografica sulla distruzione nucleare a Hiroshima e Nagasaki. L'intervento di una compagna, volto
a spiegare il senso dell'iniziativa, ha concluso la giornata.
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