Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 106
dicembre 1982 - gennaio 1983


Rivista Anarchica Online

I militari in soffitta
di Joao Freire

Come altri paesi, il Portogallo esiste ancora, malgrado la grande stampa di informazione internazionale non lo citi quasi mai.
Una volta passata la solita effervescenza delle elezioni municipali, diamo una rapida occhiata ad alcuni aspetti della situazione strutturale del paese. Una volta tanto, ignoriamo deliberatamente gli ultimi fatti di attualità.
Cominciamo dalla vita politica. Dopo più di un anno di lavori parlamentari, la revisione della Costituzione è stata approvata in seguito all'accordo intercorso tra il partito socialista di Mario Soares e la coalizione al potere (democristiani, socialdemocratici e monarchico-popolari). In che cosa saranno modificate le regole del gioco politico? Innanzitutto il regime portoghese è divenuto «civile», simile agli altri regimi di democrazia politica europea, essendo scomparse le ultime vestigia della «rivoluzione» e del ruolo particolare svolto dai militari: è infatti scomparso il Consiglio della Rivoluzione, composto in gran parte da militari designati dalle strutture dell'ex-MFA («Movimento delle Forze Armate»).
In secondo luogo, nonostante conservi un carattere semi-presidenziale (nel quale cioè tanto il parlamento quanto il presidente della repubblica sono eletti a suffragio universale), il regime attuale accentua la sua connotazione parlamentare. Ciò è dovuto di fatto ai contrasti ormai di vecchia data tra il presidente Eanes e i partiti politici, in particolare quelli della maggioranza ed il partito socialista. Tutto accade come se, sentendo crescere il malcontento popolare, i partiti politici abbiano voluto garantirsi il massimo di potere rispetto alle altre strutture democratiche (in primo luogo il presidente, ma anche forme di partecipazione più diretta dei cittadini alla vita politica quali le municipalità, i referendum, ecc.).
D'altro canto, la parte economica della Costituzione e il ruolo prioritario in essa assicurato al «collettivismo» rispetto alla «libertà di impresa» non hanno subito molti emendamenti, nonostante la parola «socialismo» sia stata quasi sempre soppressa e altre disposizioni siano state rese più duttili. Infine, la parte relativa ai diritti individuali e collettivi non è stata toccata, se si eccettuano alcuni miglioramenti che hanno reso la costituzione portoghese una delle più avanzate in questo campo. Se ci si potesse limitare ai testi ufficiali, il popolo portoghese non potrebbe che essere contento e senza motivi di lamentele.
Ma, come tutti sanno, c'è la crisi ... questa crisi di cui si parla sempre, ma che da una decina d'anni non ha smesso di accentuarsi. E poiché il Portogallo ha un'economia un po' fragile, ecco insorgere grosse difficoltà. Oggi quasi tutti nascondono il fatto che, mediamente, i portoghesi hanno lo stesso livello di vita del '73, prima della «rivoluzione», se non peggio. Il salario minimo equivale a 160.000 lire. Ancora più drammatica è la situazione della maggioranza dei pensionati, che non oltrepassano le 70.000 lire mensili. Tutti gli anni l'inflazione erode sempre più il potere d'acquisto dei salari. Nel 1981 è stata circa del 25%, e nell'82 non risulterà certo inferiore. Nel contempo i sindacati urlano come poveri diavoli e cercano di moltiplicare la pressione e gli scioperi. Sono riusciti a sfondare il tetto di aumenti imposto dal governo ma, in ogni caso, i salari reali stanno calando. La disoccupazione, per parte sua, resta un fenomeno importantissimo, superiore al 15% della popolazione attiva: e naturalmente tra i giovani questo tasso è molto più elevato. Tempi duri per i giovani portoghesi!
Da parte governativa la priorità assoluta è data al «ristabilimento della fiducia da parte di coloro che investono». Il governo vuole stimolare gli investimenti, sia interni che internazionali, creare dei posti di lavoro, modernizzare, sviluppare. Salvo che, in tempi di crisi internazionale, i risultati di questa politica liberale di sviluppo economico sono illusori. La borghesia portoghese non è mai stata, a parte qualche eccezione, una borghesia d'affari, ma piuttosto proprietaria e accaparratrice. Oggi, senza illusioni, essa è diventata anche una grande consumatrice. E quanto ai capitali disponibili sui mercati internazionali ne sono ben note la scarsa affidabilità, le condizioni e la volubilità!
Il progetto di adesione al Mercato Comune Europeo, presentato per lungo tempo come la panacea che avrebbe fatto arrichire rapidamente i portoghesi, è nato già morto. Perfino gli industriali sono in allarme di fronte ai rischi di una sfrenata concorrenza straniera. In contrasto con le accresciute possibilità di esportazione dei prodotti tessili portoghesi in Europa, il Portogallo sarà certamente invaso da prodotti industriali (casalinghi, ecc.) molto meno cari di quelli che si fabbricano oggi in Portogallo, ben protetti dai tassi doganali. Se i consumatori in un primo momento saranno gratificati, bisognerà attendersi, dopo non molto tempo, la chiusura di molte aziende ed il conseguente aggravarsi della disoccupazione.
Anche l'agricoltura e la pesca, settori potenzialmente ricchi, possono soffrirne molto. L'agricoltura ha una produttività troppo bassa rispetto all'agricoltura industrializzata dell'Europa. La pesca, dal canto suo, non possiede ancora la tecnologia sufficiente per sfruttare appieno il suo bacino atlantico (che è notevole, a causa delle isole Azzorre e di Madera).
In questo contesto la bilancia dei pagamenti del Portogallo è diventata catastrofica: le esportazioni non coprono che la metà circa delle importazioni. Certo c'è il turismo e ci sono le rimesse degli emigranti che attenuano la situazione, ma il paese è pesantemente indebitato verso l'estero. Così i progetti di sviluppo segnano il passo, sia per carenza di finanziamenti sia per l'incapacità amministrativa dello Stato portoghese. L'insegnamento si degrada. La salute, malgrado qualche progresso specifico, è ancora nettamente insufficiente. I trasporti pubblici sono pessimi e il problema della casa è in uno stato impressionante: l'offerta di alloggi è inferiore al 10% della domanda!
Il governo si è impantanato in una politica tesa ad alleggerire il fardello non-redditizio del settore pubblico (importante, come si sa, dopo le nazionalizzazioni del 1975), senza riuscire però a convincere i suoi sostenitori e sollevando al contempo forti opposizioni da parte dei funzionari e dei lavoratori del settore pubblico, dove è naturalmente il sindacato filo-comunista CGTP ad avere delle grosse roccaforti.
Ma quali sono le alternative a questa situazione? La sinistra - i comunisti in maniera virulenta, i socialisti solo in parte - non sanno che domandare le dimissioni del governo e l'anticipazione delle elezioni generali che dovrebbero tenersi a fine '84. Tutti lasciano intendere che il ricorso alle urne darà vita a un Parlamento molto diverso dall'attuale. E' vero invece che tutti gli studi ed i sondaggi demoscopici segnalano una tendenza opposta: l'elettorato portoghese appare fermamente stabilizzato.
Allora la sola vera incognita di questa equazione è il presidente Eanes e soprattutto il progetto di molti dei suoi sostenitori di costituire un nuovo partito politico che copra un'area politica di centro-sinistra. E' indubbio che Eanes si è rivelato, in tutti questi anni, un uomo di carattere (per quanto può esserlo un uomo politico), serio e non demagogico. Ma una cosa è tenersi in disparte nel ruolo di portavoce delle proteste popolari e di arbitro che fischia quando il gioco si fa troppo sporco, un'altra cosa sarebbe sporcarsi le mani alla testa di un partito necessariamente eterogeneo, dover governare, dar vita ad un governo o trovarsi all'opposizione. Attendiamo dunque l'evolversi degli avvenimenti.
Ma i dati economici, istituzionali e politici non esauriscono la struttura della società portoghese. Ci sono delle forze sociali e delle nuove tendenze che «lavorano» il tessuto sociale preparando il terreno per l'emergere di nuove esigenze, di nuove trasformazioni. I giovani, le donne, il contrasto tra le campagne e la capitale Lisbona, per esempio, sono fenomeni che devono esser presi in considerazione. E' quello che si farà in una prossima occasione.