Rivista Anarchica Online
Per Lisbona svolta a destra
di Julio Figueiras
Sono passati solo pochi anni da quando si credeva che in Portogallo la rivoluzione fosse vicina e
ora due elezioni successive, a qualche mese di intervallo l'una dall'altra, danno la maggioranza
assoluta in Parlamento alla destra. Come mai? In effetti i risultati del 5 ottobre hanno confermato lo spostamento
a destra dell'elettorato, dal
momento che il vantaggio della maggioranza (di destra) è passato da 6 a 18 seggi. Da un punto di
vista parlamentare, questa alleanza di centro-destra (PSD, CDS, e i monarchici-popolari del
PPM) ha davanti a sé 4 anni di tranquillità, senza alcun rischio di crisi. Essa può anche
permettersi di lasciar perdere i sei deputati monarchici-ecologisti ed impegnare completamente il
Portogallo nella scelta nucleare. Ma deve stare attenta prima di compiere questo passo,
perlomeno a breve scadenza: bastano già le centrali spagnole, appena al di là della
frontiera.... Che analisi si può tentare di questi risultati e, a monte, delle tendenze generali della politica
portoghese? Innanzitutto bisogna notare una generale stabilità del corpo elettorale e dei grandi
raggruppamenti politici: il tutto, come dicevo, nell'ambito di un generale spostamento a destra.
Ciò corrisponde, per esempio, ad una rottura regionale molto netta tra il nord ed il sud: la destra è
maggioritaria al nord e soprattutto all'interno; la sinistra prevale invece a Lisbona e al sud. Nei
distretti di frontiera (Santarèm e Portalegre) i due blocchi si trovano in parità. Una seconda
rottura si ha invece tra le grandi città, che votano a sinistra, ad eccezione di Porto e Coimbra
nelle quali i due blocchi sono in parità e che pertanto vengono considerate "territorio
conservatore". Seconda conferma: le medesime tendenze si possono osservare nel voto
comunista, che raggiunge il 23% a Lisbona e più del 45% nell'Alentejo, mentre non supera il 5%
nei distretti interni del nord. Infine nelle isole Azzorre e a Madeira la destra la spunta ancora di
più. Si evidenzia dunque il peso del voto contadino, cioè del mondo agricolo dove il clientelismo
e la
religione la fanno da padroni. Ma è innegabile che un riflusso è in atto anche nell'opinione
pubblica delle città, nella piccola e media borghesia, tra i giovani e persino tra i lavoratori. Tutti
costoro fanno oggi un bilancio molto negativo dell'esperienza "rivoluzionaria": sono state
commesse le peggiori ingiustizie, i nuovi responsabili sono stati inefficienti e incompetenti, ha
regnato la demagogia, la degradazione economica. Tutte cose certamente vere, così come è vero
che ci si è già dimenticati dei mali del fascismo, della corruzione e soprattutto dell'opprimente
clima di paura in cui si era allora costretti a vivere. Tutto ciò è stato dimenticato e passi pure: la
grande maggioranza dei portoghesi ritiene impensabile la scomparsa delle libertà democratiche,
di poter esprimere il proprio disaccordo, di protestare, di stampare, di scioperare, d'associarsi,
ecc.. Quando borbottano contro i politicanti e gli arricchiti dicono che sono tutti eguali. Una parola bisogna
spenderla anche per i giovani, che hanno più di una ragione per essere
malcontenti: la disoccupazione è ancora più elevata che negli altri settori sociali, e se si pensa che
la media nazionale si aggira intorno al 15% della popolazione attiva, possiamo comprendere la
drammaticità del fenomeno! Ciò comporta delle gravi conseguenze, come la dipendenza dalla
famiglia, l'impossibilità di trovarsi un alloggio per formare una famiglia, l'emarginazione, la
droga, il ritorno ai valori del tempo passato, ecc..E dal momento che loro non hanno conosciuto
la dittatura, non fanno fatica a rifiutare in blocco il presente... che è il prodotto della "rivoluzione
dei garofani"! Da ciò a diventare attivi militanti dell'estrema destra è un passo che solo alcuni
compiono, ma non si può negare l'esistenza di molti giovani tra i galoppini e i votanti di AD, la
coalizione diretta dal primo ministro Sà Carneiro. L'astensione dal voto si mantiene ad un livello molto
basso in rapporto alla tradizione europea:
questa volta è stata del 15%, contro il 12% dell'anno scorso. Una ragione può essere ricercata
nell'abitudine all'obbedienza che caratterizza i portoghesi dopo cinquant'anni di fascismo e sei di
democrazia. Al di là dell'enorme operazione propagandistica per spingere la gente alle urne, al di
là dell'incertezza artatamente provocata dai pubblici poteri in merito all'obbligatorietà del voto, la
gente compie questo gesto "perché tanto bisogna farlo", pensando di farlo di testa sua. C'è motivo
di ritenere che questo comportamento andrà indebolendosi, dal momento che sempre più spesso
si sente per strada la gente proclamare il suo disinteresse per questa scelta, oppure sottolinearne
l'uso strumentale che ne fa. Un'altra osservazione necessaria riguarda quel 5% dei voti che si indirizza sempre
verso l'estrema
sinistra, sparpagliata in una mezza dozzina di organizzazioni. Se i loro discorsi sono oggi penosi
(e come sempre settari), ciò nondimeno esse rappresentano, in termini europei, un settore non-conformista
ancora assai importante. L'estrema destra, che si è presentata alle elezioni per la
prima volta, ha fallito completamente, raccogliendo lo 0,3% dei voti. Ciò mostra in parte il totale
discredito dei nostalgici del fascismo (e di ciò ci rallegriamo), ma è segno soprattutto che ciò
che
di conservatore vi è nel paese si è stretto intorno ad AD e a Sà Carneiro. Certo il
governo ha fatto il possibile per garantirsi questa vittoria, dando soprattutto l'assalto ai
mass-media, TV e radio in testa. Ma socialisti e comunisti si sbaglierebbero di grosso se
ritenessero che la loro sconfitta non ha altre cause. Il governo ha condotto una politica
elettoralistica, certo, che comunque per la prima volta ha ribassato le tasse. Il salario minimo, le
pensioni sociali, ecc., sono stati aumentati, la situazione economica grazie ad investimenti e agli
scambi con l'estero è migliorata: è dunque logico che molta gente, stanca delle promesse e
dell'ideologia, abbia votato per lui. Così inoltre è stata assicurata la stabilità del governo.
La
vittoria dei socialisti avrebbe riportato la situazione al '76 con Mario Soares primo ministro senza
maggioranza parlamentare e perciò dipendente dall'appoggio di altri (in particolare i comunisti).
C'è dunque molta logica in questi risultati.
Da ultimo si tratta di capire in che direzione stiamo andando. Intanto si è entrati subito in una
nuova tornata elettorale, questa volta per la presidenza della repubblica. Vi sono numerosi
candidati, quasi tutti militari (il che dà un'idea dello smembramento dell'esercito dopo il periodo
"rivoluzionario"), ma solo due hanno possibilità di vittoria: l'attuale presidente Eanes e il
generale Soares Carneiro. Nuova conferma del riflusso tipico di tutte le rivoluzioni negli ultimi
due secoli: Eanes nel '76 era il candidato comune della destra, del centro e della sinistra non
comunista, tutti uniti contro il "potere popolare" rappresentato da Otelo DeCarvalho. In quattro
anni Eanes si è mostrato, nonostante le apparenze un uomo che seguiva scrupolosamente le
regole democratiche, la costituzione e i suoi impegni. Risultato... oggi Eanes è il candidato della
sinistra (compresi probabilmente i comunisti). Per il primo ministro Sà Carneiro, Eanes è
diventato "un rosso", nonostante sia cattolico, militarista e perfettamente conservatore! E se fino ad ieri si poteva
credere ad una sua facile rielezione, date le simpatie popolari che lo
circondavano, oggi, dopo la vittoria di AD, è di nuovo tutto in discussione. Soares Carneiro è un
vecchio "commando", specialista della guerra controrivoluzionaria, compromesso politicamente
con la vecchia amministrazione coloniale. È anche un uomo intelligente ma molto fermo, come
dimostra la "dichiarazione di guerra" che ha fatto a Eanes. E in questo Paese si vive una certa
euforia revanscista, una dinamica della destra, animata da militanti virulenti, da anziani parà e da
altri combattenti nella guerra coloniale, che potrebbero portare questo altro Carneiro al palazzo di
Belèm (sede della presidenza della repubblica). Se è vero che la difesa della costituzione del
'76 da parte della sinistra (suo unico programma) è
stupida e probabilmente inefficace, cionondimeno se questa nuova destra conquista uno dopo
l'altro il governo e la presidenza, nessuno può prevedere dove si andrà a finire. Non va scordato
che il partito comunista, senza possibilità a livello elettorale, dispone di una forza militante senza
eguali, che gli permette di controllare i principali sindacati e di fare una bella guerra economica
al potere. Gli spazi di libertà effettiva che ancora ci sono in Portogallo (più importanti che in
altri paesi
d'Europa) possono in effetti esser messi in pericolo se, ad un governo AD, si aggiunge un
presidente "commando". Pur conservatore qual è, Eanes assicura di fatto un certo equilibrio dei
poteri che, bilanciandosi a vicenda, possono garantire un po' di libertà ai cittadini! Oggi non son
più tempi né per misere strategie elettorali né per insensati sogni insurrezionali. La
crisi economica internazionale è un retroterra che condiziona molte cose e che forse provocherà
delle trasformazioni considerevoli, oppure ci porterà drammaticamente alla catastrofe. Bisogna
dunque difendere ed allargare tutti gli spazi di libertà quotidiana e mettere a fuoco le
trasformazioni in corso: nuovi comportamenti, nuove aspettative delle persone, più disponibili a
cambiare la loro vita di relazioni di quel che non lo erano, forse, i proletari degli anni '20 o i
consumatori degli anni '50. Una speranza: nella crisi di idee che si vive anche oggi, l'anarchismo non si è
ancora espresso
completamente. Alcune delle sue tematiche conservano ancora tutta la loro potenzialità, in
Portogallo come altrove.
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