Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 84
giugno 1980 - luglio 1980


Rivista Anarchica Online

Destinazione Siberia
di Wiebieralski

Le Note sull'anarchismo nell'U.R.S.S. (1921-1979) che pubblichiamo in queste pagine sono state pubblicate sul numero datato "primavera 1980" della rivista IZTOK (Oriente) - di cui parliamo nella rassegna libertaria a pag.38. Ne è autore il compagno Wiebieralski, mentre la traduzione dal francese è di Andrea Chersi. In un'avvertenza che precede l'articolo, l'autore sottolinea la frammentarietà e in certi casi la forzata mancanza di precisione connessa con certe notizie e precisa di esser pienamente conscio dell'incompletezza di questo rapido panorama storico. Restano, in ogni caso, l'estremo interesse dell'argomento e soprattutto la testimonianza della vitalità della gramigna anarchica, che nemmeno sessanta e più anni di dittatura bolscevica hanno potuto estirpare del tutto.

L'annientamento definitivo degli anarchici russi viene comunemente fatto risalire al 1921. In quell'anno il movimento machnovista è completamente schiacciato dall'esercito rosso e la Comune di Kronstadt, ultimo sussulto dello spirito del 1917, viene annegata nel sangue da Trotsky e compagnia. I libri che trattano dell'anarchismo in Russia si fermano spesso a questa data. Ma l'attività dei rivoluzionari anarchici continuerà ancora a lungo, anche se molto debolmente e benché con una lotta di retroguardia (che si svolgerà molto spesso nei campi di concentramento e nelle prigioni).
Dopo il 1921, qualunque propaganda anarchica è severamente repressa, a parte qualche eccezione tollerata dal regime per darsi un'immagine "liberale": la libreria e le edizioni "Golos Truda" di Mosca e Pietrogrado, la "Croce Nera" e il museo Kropotkin. Ma c'è ancora qualche tentativo di attività clandestina che verrà rapidamente scoperto dalla Ceka. Le ultime tracce dei gruppi clandestini non superano il 1925. Alcuni hanno agito nel 1922 e nel 1923 a Pietrogrado e a Mosca. Nel 1924 un gruppo anarchico assai attivo opera ancora a Pietrogrado tra gli operai, ma deve cessare la propria attività quando viene scoperta la sua esistenza. Gruppi sono esistiti in parecchie città ucraine e sono stati distribuiti volantini; c'è pure della propaganda clandestina realizzata tra i contadini. Nel 1924 i "Gruppi di anarchici del sud della Russia" fanno arrivare delle notizie ai loro compagni in esilio. È la loro unica attività conosciuta. Dal 1925, la propaganda clandestina è effettuata da individui e non da gruppi. Questa tenue attività sembra dare dei risultati. L'ondata di scioperi che scuote Mosca e Pietrogrado nell'agosto e settembre 1923 è dovuta in gran parte ai menscevichi, ma in parecchi casi agli anarchici (1).
Le istituzioni anarchiche ufficiali hanno ancora una qualche attività legale. Le edizioni "Golos Truda" pubblicano le opere complete di Bakunin e un libro di A. Borovoi sull'anarchismo in Russia. Il museo Kropotkin apre le porte nel 1921 a Mosca. Una organizzazione, la "Croce Nera", che ha lo scopo di aiutare gli anarchici imprigionati, è tollerata anch'essa. Ma se queste iniziative vengono mantenute, è perché il regime vi trova il proprio interesse. Esse non esistono che a Leningrado e a Mosca, vetrine dell'URSS verso l'estero. In provincia non vi è alcuna possibilità, la letteratura anarchica tollerata a Mosca vi è proibita. La Ceka e poi la GPU vi trovano anch'esse il loro tornaconto, rintracciando più facilmente i simpatizzanti anarchici. Ci son sempre degli informatori nella "Croce Nera" e tutti i visitatori del museo Kropotkin vengono fotografati a loro insaputa. Ma queste istituzioni legali, a poco a poco, con il consolidamento del potere di Stalin diverranno inutili. La "Croce Nera" viene disciolta nel 1925 ed i suoi principali animatori vengono imprigionati. Le librerie di Mosca e Leningrado vengono chiuse nel 1929, durante un'ondata di arresti che colpisce gli ambienti anarchici. Il museo Kropotkin chiude nel 1938, alla morte della sua vedova (2).
Se l'attività legale ed i gruppi clandestini scompaiono, ci sono sempre gli atti individuali. Quando i comunisti sfruttano il caso Sacco e Vanzetti per la loro propaganda antiamericana, alcuni anarchici russi denunciano questa manovra di un regime che difende due anarchici per poterne internare meglio migliaia d'altri nei suoi campi di concentramento e nelle sue prigioni. L'anarchico Warchavski viene incarcerato perché possiede degli opuscoli stampati clandestinamente in occasione dell'esecuzione dei due martiri e che denunciano lo sfruttamento del loro caso da parte del regime sovietico. Nicolas Belaief, anarchico deportato nel Turkestan si ritrova in Siberia per aver protestato per il fatto che ad un campo d'aviazione militare della regione era stato dato il loro nome. Ci furono poi numerose altre azioni individuali, come quella di Ivan Kologriv, uno scaricatore anarchico condannato nel 1930 per agitazione antimilitarista (3).

In prigione e nei lager

All'instaurazione del sistema repressivo attuato dai comunisti, la maggior parte degli anarchici attivi s'è ritrovata in prigione, deportata o al confino. E là essi han continuato a lottare. Hanno partecipato, con le correnti socialiste della rivoluzione, con i socialisti rivoluzionari ed i socialdemocratici, alla lotta per conservare i vantaggi della condizione di prigionieri politici ereditata dallo zarismo: niente lavoro forzato, corrispondenza libera, libera circolazione nel campo ad ogni ora del giorno e della notte.
A partire dal 1921, i prigionieri politici vennero internati nelle isole Solovki, nel mar Bianco, in un ex convento. Nel dicembre 1923, quando le isole furono tagliate fuori dal resto del mondo a causa dell'inverno, vengono soppressi alcuni vantaggi: limitazione della corrispondenza e altre piccole cose e soprattutto proibizione di uscire dagli alloggi dopo le sei di sera. Come protesta, dei volontari socialisti rivoluzionari ed anarchici escono fin dal primo giorno dopo le sei. Ma ancor prima dell'ora del coprifuoco, i soldati sparano sui prigionieri che si trovano fuori. Ci sono 5 morti e parecchi feriti. Dopo questo "incidente", il regime politico viene mantenuto. Alla fine del 1924 nuove minacce gravano sulla condizione dei politici. Tutte le parti politiche si riuniscono nuovamente per chiedere l'evacuazione delle isole prima dell'arresto della navigazione, se no ci sarà uno sciopero collettivo della fame. Mosca respinge l'ultimatum e lo sciopero inizia. Tutti gli uomini validi lo fanno. Dei medici presenti tra i detenuti controllano lo stato di salute di ogni scioperante. Ma le autorità, indifferenti a questo sciopero, attendono. Dopo 15 giorni, sorgono dei dissensi tra i numerosi partecipanti e tra correnti politiche diverse. Un voto segreto decide per la fine dello sciopero. Non è una vittoria, ma neppure una sconfitta: il regime politico viene mantenuto.
Nella primavera del 1925, le Solovki vengono evacuate. In realtà si tratta di una manovra delle autorità per spezzare la resistenza. Gli anziani (prigionieri eletti da ogni frazione ed incaricati di parlamentare colle autorità) vengono internati in isolamento a Tobolsk, mentre il resto dei prigionieri viene rinchiuso in isolamento a Verkhné-Ouralsk. Gli attacchi contro le loro "libertà" si fanno più precisi: viene proibita la circolazione tra le celle, gli anziani vengono rieletti ma non possono più entrare in contatto con le altre celle. La lotta continua, ma l'isolamento non la favorisce. Verso il 1928, scoppia un altro sciopero della fame. Ma l'atmosfera non è più la stessa della volta precedente e dopo un pestaggio degli scioperanti da parte dei guardiani, l'agitazione si spegne.
L'ultimo sciopero della fame collettivo dei prigionieri politici delle Solovki avverrà nel gennaio 1937 nel campo di Iaroslav. Gli ultimi superstiti presentano le loro rivendicazioni di sempre: elezione degli anziani, libera circolazione tra le celle, ecc.. Dopo 15 giorni di sciopero, vengono nutriti artificialmente. Ottengono qualche vantaggio che verrà loro ripreso dopo qualche mese. È l'ultima manifestazione collettiva degli anarchici, dei socialisti rivoluzionari e degli altri socialisti imprigionati dopo la rivoluzione. Le purghe staliniane decimeranno questi veterani (4).
A quest'epoca è molto forte la solidarietà tra gli anarchici, ma anche tra tutti i prigionieri politici socialisti in generale. Questa lunga lotta portata avanti collettivamente per circa 15 anni ne è una prova. Ma ci sono altri esempi di solidarietà: ad esempio a Tchimkent, proprio agli inizi degli anni '30, i prigionieri socialisti rivoluzionari, socialdemocratici e anarchici alimentano una cassa segreta di solidarietà per i loro compagni del nord. In effetti, se si trova facilmente lavoro a Tchimkent anche se si è prigionieri, non è così al nord siberiano dove parecchi reclusi non hanno alcuna fonte di sussistenza (5).

Le purghe staliniane

Nel 1937-38, Stalin stermina tutti coloro che hanno partecipato alla Rivoluzione, bolscevichi o altri. Migliaia di prigionieri vengono fucilati, milioni scompaiono nei campi in Siberia. Gli anarchici sopravvissuti alla Rivoluzione vengono duramente colpiti da questa ondata di arresti. Uomini conosciuti come Tartchouk e Arscinov vengono fucilati, altre migliaia di sconosciuti, che erano stati anarchici prima o durante la Rivoluzione, vengono uccisi o deportati nei campi. Queste purghe costituiscono lo sterminio della "vecchia guardia" anarchica (6).
Ci è rimasto il ricordo di alcuni anarchici perseguitati in quest'epoca. Ad esempio il sarto ebreo Aïzenberg: anarchico individualista e discepolo di Kropotkin, viene arrestato a Karkov nel 1937. Resiste alle botte e alle torture per fargli confessare di appartenere ad un'organizzazione e per fargli denunciare i suoi membri. Risponde che lui è anarchico individualista e quindi non riconosce alcuna organizzazione. Per 31 giorni e 31 notti subisce un interrogatorio interrotto soltanto due volte al giorno per il pasto. Ha 55 anni e non cede. I suoi carnefici si arrenderanno per primi: viene inviato in un ospedale psichiatrico di Mosca (7). Sempre nel 1937, l'anarchico Dimitri Venediktov, confinato a Tobolsk, viene arrestato per "diffusione di notizie false a proposito dei prestiti" (erano prestiti di Stato obbligatori) e "malcontento verso il potere sovietico". Viene condannato a morte e giustiziato (8). Obiettivo delle purghe era tra l'altro quello di liquidare tutti coloro che avevano avuto un rapporto da vicino o alla lontana con le correnti politiche che avevano partecipato alla Rivoluzione. Stalin voleva fare sparire tutti quelli che avevano creduto che la Rivoluzione potesse portare la libertà.

Dalle purghe alla destalinizzazione

Le purghe ottengono l'eliminazione fisica di parecchi anarchici usciti dalla Rivoluzione. Quelli che non son stati fucilati sono nei campi e quei pochi che restano in libertà non osano più far nulla. Ma l'anarchismo non è morto in URSS. Fin dal 1937, ci sono dei giovani che s'erano sentiti anarchici dopo l'annientamento del movimento (9). Nei campi staliniani, unici posti in cui sia percettibile una certa attività anarchica, vi sono dunque adesso, al fianco degli anarchici russi, degli anarchici sovietici.
Nel 1947, nei campi della Siberia settentrionale, ci sono parecchi soldati che, fatti prigionieri dai tedeschi e liberati dalla vittoria russa, sono stati deportati per ordine di Stalin. È in questo ambiente che nasce il "Movimento Democratico della Russia del Nord". Sostenuto da marxisti non-staliniani e dagli anarchici (uno dei loro slogan è "per i soviet, contro il partito"), questo movimento organizza una rivolta. Scoppia nel campo di Jeleznodorojny e toccherà in modo maggiore o minore i campi di Promyshleny, Severny, Gorgieki, Vorkhuta. Vittoriosa all'inizio, questa rivolta verrà infine soffocata dall'esercito e quelli che vi hanno partecipato saranno inesorabilmente colpiti (10).
Anche gli anarchici partecipano alle rivolte che scuotono i campi nel 1953-54, dopo la morte di Stalin e l'esecuzione di Beria. Questi campi, dominati dal diritto comune, vengono a poco a poco ripresi in mano dai politici a partire dal 1949. Alla morte di Stalin, allorché una frazione del Cremlino con Kruscev gioca la carta della destalinizzazione per consolidare il proprio potere, la situazione è favorevole all'esplosione delle rivolte nei campi. A Norilsk, un campo di concentramento situato all'estremità settentrionale della Siberia, dei machnovisti, trent'anni dopo l'annientamento del loro movimento, partecipano attivamente alla rivolta (11).
Il ricordo di Machno infatti non è morto nei campi, a quel tempo. Ma la propaganda sovietica che l'assimila ad un bandito ha raggiunto il suo obiettivo. Per alcuni, Machno non fu che il capo di una banda di banditi (12). Lo stesso Solgenitsin cita i machnovisti come una delle numerose correnti della popolazione internata nei campi negli anni '47-'52 (13).
La partecipazione degli anarchici alle rivolte nei campi di concentramento negli anni 1953-54 rappresenta l'ultima comparsa conosciuta di anarchici che abbiano partecipato alla Rivoluzione. Quel che sarebbe interessante sapere è se il termine di machnovisti riguarda solo gli ex appartenenti all'esercito insurrezionale d'Ucraina, oppure se comprende pure altri anarchici non-machnovisti e/o nati dopo la Rivoluzione, per le loro convinzioni comuni.

Dal XX Congresso al 1979

Dopo il "rapporto Krushev" si apre in URSS un breve periodo di relativa liberalizzazione, periodo che vede lo scoppio d'un movimento di contestazione di cui la dissidenza attuale è figlia diretta. Dopo più di 30 anni di dittatura assoluta e soffocante di Stalin, c'è una grande circolazione d'idee.
"Nel 1957, in pieno periodo di destalinizzazione, il nostro gruppo, come molti altri, riteneva che il potere, di fronte a questa sorta di Primavera di Praga, non avrebbe osato intervenire. A quel tempo non c'era una messa in discussione del comunismo, quanto piuttosto un richiamo verso una democratizzazione alla jugoslava. Noi eravamo gente di tendenza comunista-libertaria che non metteva in causa che la cecità dello Stato totalitario ed esaltavamo una maggiore autonomia dell'individuo nella nostra società. Alcuni tra noi mettevano in discussione lo Stato e si richiamavano all'Anarchia. C'erano anche, in tutti questi gruppi, persone che si richiamavano ad un nazionalismo rigido" (14). È un emigrato ebreo di origine operaia che parla. A quel tempo, era studente a Leningrado e co-fondatore nel 1957 di un gruppo di discussione e di riflessione. Così, malgrado la repressione staliniana, l'anarchismo non ha potuto essere soffocato e riapparirà al di fuori dei campi.
Ma Kruscev non può tollerare a lungo una situazione simile e nel momento in cui il suo potere è più stabile, la repressione si abbatte nuovamente su tutti quelli che non la pensano in modo lineare. Un dissidente russo esiliato, internato tra il 1957 e il 1965 nei campi di concentramento, vi ha trovato parecchi anarchici al momento della sua detenzione. Erano anarchici della nuova generazione: "Avevano letto i libri di Kropotkin e forse di Bakunin (che è molto difficile trovare nelle biblioteche in URSS), avevano anche familiarità con le idee di Proudhon e col pensiero occidentale contemporaneo". Così, malgrado l'atmosfera ideologica stagnante del regime sovietico, le idee riescono comunque a circolare. Egli cita anche l'esempio di un compagno, E., che dopo aver passato una decina d'anni nei campi, è stato liberato nel 1971. Egli è stato nuovamente arrestato e condannato nel 1974 per "propaganda anti-sovietica", l'accusa tradizionale. E. si dichiara sostenitore dei diritti dell'uomo in quanto dichiararsi anarchico apertamente, in URSS è pericolosissimo (15).
Questo dissidente ha incontrato degli anarchici anche al di fuori dei campi. Nel 1967, il compagno che aveva fondato il gruppo di Leningrado viene arrestato per aver aiutato Galanskof, uno dei dissidenti più in vista dell'epoca, a spacciare banconote straniere. C'è anche il caso di uno scaricatore anarchico arrestato per "propaganda anti-sovietica" tra i suoi colleghi di lavoro. E. Kuznestov nel 1971 ha svolto uno studio sui detenuti nel campo di concentramento in cui si trovava all'epoca. Egli dà una serie di cifre molto interessanti. Così, su 90 prigionieri c'erano 19 nazionalisti democratici, 7 democratici internazionalisti, 6 monarchici e un anarchico; gli altri non avevano opinioni politiche (16).
Infine, molto di recente, c'è stato il caso della "opposizione di sinistra" di Leningrado. Era una specie di organizzazione clandestina di sinistra che cercava di fondarsi, ed aveva una corrente anarchica.

L'opposizione di sinistra

Nel 1978 compariva a Leningrado un gruppo di studenti: la "opposizione di sinistra". Era costituita da studenti che nel 1976 erano stati coinvolti in un caso di distribuzione di volantini contro il partito in occasione del congresso del PCUS. Al termine di questo caso uno studente, Andrei Reznikov, viene condannato a due anni di campo di concentramento. Il suo amico Alexandre Skobov fonda nel giugno 1978 una comunità a Leningrado che è un punto d'incontro per la gioventù marginale e per i simpatizzanti del gruppo. Il gruppo pubblica anche una rivista che avrà tre numeri durante l'estate del '78 e che a lato di testi di grandi classici divulga articoli attuali teorici o sulla dissidenza. Uno degli obiettivi dell'"opposizione di sinistra" è quello di riunire in convegno gruppi di sinistra di Leningrado, di Mosca, dei Paesi baltici, dell'Ucraina, del Caucaso per confrontare le idee e, nel caso, organizzarsi. Il convegno previsto per settembre viene rimandato a causa dell'atteggiamento di un gruppo "marxista-ortodosso". La repressione che si abbatterà sul gruppo impedirà alla fine lo svolgimento di questo convegno. Alcuni delegati vengono perseguitati ed il moscovita Bessov verrà internato per qualche tempo. In agosto, la comunità viene perquisita e saccheggiata, i suoi frequentatori perseguiti. All'inizio di ottobre, il KGB interroga Skobov, a partire dal 10 ci sono parecchie perquisizioni presso le persone che frequentavano la comunità, anch'esse interrogate. Il 14 ottobre Skobov viene arrestato, il 31 è la volta di Tsourkov, un altro membro attivo del gruppo e veterano del 1976. Per protesta contro questi arresti, più di 200 studenti manifestano sulla piazza N.S. di Kazan di Leningrado il 5 dicembre. Reznikov viene aggredito per strada da "ignoti" e viene arrestato per qualche giorno varie volte. Il 6 aprile '79, Arkady Tsourkov viene condannato a 5 anni di lavoro e a 2 anni d'esilio interno. Il 16 aprile, Skobov viene condannato all'internamento psichiatrico con durata indeterminata. Alexis Khavine, che s'è rifiutato di deporre contro il suo amico Skobov, è accusato di traffico di droga e condannato a 6 anni di campo in agosto. Questa repressione sistematica ha annientato la "opposizione di sinistra" e la comunità di Skobov (17).
Scopo del gruppo era di confrontare in un dibattito le idee di sinistra e di creare, nel caso, un'organizzazione. La sua rivista, "Perspektivy", pubblicava autori d'ispirazione molto diversa: Kropotkin, Bakunin, Trotsky, Marcuse, Cohn-Bendit per fornire delle basi, testi a favore e contro la ribellione di Kronstadt, testi ripresi da altri samizdat, e il n.3 è composto da articoli programmatici che dovevano fungere da base alle discussioni del convegno. La rivista contiene anche un resoconto della manifestazione del 4 luglio 1978 a Leningrado che ha raccolto spontaneamente 15.000 giovani. Ha avuto grande influenza nell'ambiente studentesco di Leningrado ed è stata diffusa in altre regioni dell'URSS. Le idee espresse nel n.3 possono esser qualificate come di "ultra-sinistra". Occorre lottare contro il modello di Stato sovietico e non contro lo Stato in generale. La classe operaia è in via d'integrazione e l'unica classe rivoluzionaria è quella degli intellettuali e degli studenti. Si dimostra che l'agricoltura privata è superiore all'agricoltura collettivizzata. Per alcuni, una parte della burocrazia sta giocando la carta della democratizzazione per conservarsi ed il compito più importante è di rafforzare l'opposizione. Per altri, non ci sarà alcuna democratizzazione e si dovrà utilizzare la violenza e l'illegalità: fabbricazione di moneta falsa, eventualmente cattura di ostaggi, lotta armata ispirandosi alla Germania Federale, particolarmente al gruppo Baader-Meinhof". Infine, vengono date come programma parecchie proposte concrete: dalla "libertà e autonomia di associazioni e organizzazioni" a "per le questioni nazionali, il diritto all'autodeterminazione dovrà essere applicato" passando per la "liquidazione dell'esercito di coscrizione e la sua sostituzione con un esercito volontario". Tutte le altre proposte sono dello stesso genere e possono essere definite come "riformiste" (18).
Ma al lato di questa corrente rappresentata da questi testi, c'era un'influenza anarchica non trascurabile. La pubblicazione sulla rivista di Kropotkin e di Bakunin ne è una prova. Nella biblioteca della comunità, che era quella di Skobov, la stampa dissidente, Trotsky, Marx giovane e Kropotkin stanno vicini l'uno all'altro. Skobov stesso, considerato come uno dei teorici del gruppo, "si definiva anarco-socialista, seguace del giovane Marx. Il suo programma includeva il pluralismo in economia; una democrazia completa in politica e ideologia; il pacifismo" (19). Apparteneva, con Tsourkov, alla tendenza non-violenta del gruppo che voleva mantenere sempre aperto: "l'altra ala del movimento a cui appartengono Arkady Tsourkov e Alexandre Skobov (che sono quelli che io ho meglio conosciuto personalmente) pare attenersi ai metodi non-violenti quale che sia la politica adottata dal governo. La sua preoccupazione è di mantenere il carattere aperto del movimento e di evitare la sua cristallizzazione prematura e il suo naturale complemento, il settarismo" (20). Skobov non è il solo ad esser influenzato dalle idee anarchiche. Così, ad esempio, Alexis Khavine, suo amico, era stato condannato nel 1977 per aver diffuso delle opere di Kropotkin quand'era ancora al liceo (21).

L'anarchismo e gli altri

Non c'è bisogno di lunghi discorsi per descrivere la posizione del potere sovietico nei riguardi degli anarchici: questi sono degli irresponsabili e dei banditi. Ma è invece interessante l'immagine dell'anarchismo che hanno i dissidenti. In generale, e per motivi evidenti, l'anarchismo è poco conosciuto, soprattutto nella sua storia. Ecco quel che rispondeva Pluitch nel 1976 ad una conferenza stampa: alla domanda "il massacro anti-operaio di Kronstadt è rimasto nella memoria?" Pluitch risponde "non rimane più nulla nella memoria dei lavoratori, la storia è completamente falsificata". Così per Machno: "quelli che me ne hanno parlato me ne han detto male, ma qui mi rendo conto che è stato calunniato dalla stampa russa. Non solo egli non faceva dei pogrom, ma fucilava quelli che li facevano". Quanto agli anarchici spagnoli internati nel 1939 nel campo di concentramento di Karaganda, non conosceva i particolari, ma era al corrente della cosa (22). Riguardo alle idee, se alcuni dissidenti le conoscono correttamente, a prima vista, altri, intenzionalmente o no, le deformano. Ad esempio nell'opera collettiva "Des voix sous les décombres", due articoli citano uno Bakunin e l'altro Kropotkin. Per Igor Chafarevitch, l'unico obiettivo di Bakunin era di distruggere, non aveva idee positive. Invece Melik Agoursky cita senza deformarle le concezioni di Kropotkin sull'associazione lavoro intellettuale-lavoro manuale nelle comunità della società futura (23). D'altronde si deve osservare che persino tra coloro che sono influenzati dall'anarchismo in Unione Sovietica, il pensiero di Kropotkin è molto più familiare di quello di Bakunin. Forse questo è dovuto in parte al fatto che Kropotkin, contrariamente a Bakunin, è anche noto come scienziato in URSS. Così nel 1976 il 'Bulletin de la société de Moscou sur la nature éxpérimentale' ha pubblicato numerosi articoli su Kropotkin e la sua attività scientifica in cui non ci sono attacchi gratuiti contro l'anarchismo (24). Infine, l'immagine tradizionale dell'anarchico non è molto diversa da quella diffusa in Francia. Come dice Vadim Netchaiev, Skobov "è abituato ad essere arrestato e frugato in tasca dai poliziotti in cerca di bombe di anarchici" perché ha la barba e un cappotto militare (25).
Così, malgrado più di 60 anni di dittatura, il regime sovietico non è riuscito a soffocare del tutto l'anarchismo. Quelli che si rifanno al pensiero libertario oggi hanno pochi punti in comune con gli anarchici del 1917. La situazione economica e politica è profondamente cambiata ed il loro numero e la loro influenza sono infinitamente minori. Ma esiste una continuità tra queste generazioni malgrado la repressione violenta dal 1918, malgrado lo stalinismo e le sue purghe, malgrado la difficile circolazione delle idee. Il pensiero anarchico non è ancora morto in URSS.

(1) "La situation actuelle en Russie", le Groupe d'Anarchistes du sud de la Russie,'Revue Anarchiste', 1924. "Le mouvement anarchiste russe", J.W., 'Revue Anarchiste', 1925.

(2) "La situation actuelle en Russie"..."Les anarchistes russes", Paul Avrich (ed. it. "L'altra anima della rivoluzione", ed. Antistato '78).

(3) 'Le Libertaire', numero speciale sugli anarchici imprigionati in Russia, febbraio 1931.

(4) 'L'archipel du Goulag', Alexandre Soljenitsine, Tomo I. 'Le Libertaire', num. spec.

(5) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.

(6) 'Les anarchistes russes", Paul Avrich.

(7) 'L'accusé', A. Weissberg.

(8) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.

(9) L'archipel du Goulag', Tomo I.

(10) Dissenso Est-Ovest, gennaio 1979.

(11) 'L'increvable anarchisme', L.M. Vega.

(12) 'LeBlantoi', M. Diomine.

(13) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.

(14) "Marginalité et débordements quotidiens en URSS", 'Matin d'un Blues', num. 2 (fine '78, inizi 1979).

(15) "Les anarchistes en URSS", lettera di un emigrato al CIRA, 'Front Libertaire' num. 102, gennaio 1979.

(16) "Marginalité et débordements quotidiens en URSS"... 'Journal d'un condamné à mort', E. Kouznetsov.

(17) "Les tracts subversifs et la communauté d'Alexandre Skobov", "Leningrad: la 'Grande Maison' entreprend de détruire les communautés" et "La plateforme d'opposition de gauche" de Vadim Netchaev, 'Libération' del 4, 5 e 10 aprile 1979.

(18) "The Leftist Opposition" di Vadim Netchaev, Labour Focus on Eastern Europe, 1979, n.3. I due articoli di Netchaev sono assai simili sullo svolgimento degli avvenimenti ma si completano a livello di informazioni sul programma del movimento.

(19) "Les tracts subversifs..."

(20) "La plateforme de l'opposition de gauche...".

(21) Labour Focus on Eastern Europe, 1979, n.5.

(22) "L'URSS de 1976 vue par Pliouchtch", 'Le Monde Libertaire', luglio-agosto '76.

(23) "Passé et avenir du socialisme", I Chafarevitch e "Les systèmes sociaux-économiques actuels", M. Agoursky, "Des voix sous les décombres", collettivo.

(24) "Sur le centenaire de la publication d'études sur la période glacière, de Pierre Kropotkine", M. Zemliek, 'Anarchives', n. 1, dic. '79.

(25) "Les tracts subversifs...".

Nei lager di Stalin

Verso la fine del '41 un amico mi comunicò che un italiano ricoverato nell'ospedale del campo in gravissime condizioni aveva chiesto di vedermi. Si trattava dell'anarchico milanese Francesco Ghezzi. Era irriconoscibile, ridotto quasi ad uno scheletro. Con voce debolissima, che quasi non riuscivo a cogliere, mi mormorò alcune frasi. Era stato torturato, ma non aveva firmato nessuna confessione. Sentiva di essere in fin di vita e voleva darmi il suo ultimo saluto, inviare per mio tramite un estremo messaggio di fede ai compagni anarchici rimasti in Italia.
L'indomani gli feci avere un pezzo di sapone. Ritornai all'ospedale qualche giorno dopo, ma mi dissero che Ghezzi era già morto. Ricopiai dal registro dell'ospedale i dati della sua morte, scrivendoli su un pezzo di carta che ho poi conservato per diversi anni. Le ossa del povero Ghezzi riposano ora sotto la tundra gelata di Vorkuta.
Con queste frasi termina il capitolo "Nel lager di rigore" del volume Il redivivo tiburtino. 24 anni di deportazione in U.R.S.S. (Edizioni La Pietra, Milano 1977, pag. 166, lire 3.000). Né è autore Dante Corneli, comunista. Nato a Tivoli nel 1900, alla fondazione del Partito Comunista d'Italia è subito segretario della locale sezione, quindi segretario della Camera del Lavoro. Nel '22 viene aggredito dai fascisti, ne nasce uno scontro, uno degli aggressori rimane ucciso. Corneli fugge da Tivoli e trova rifugio a Mosca, dove prosegue la sua attività politica iscrivendosi tra l'altro al Partito Comunista Bolscevico. Lavora in fabbrica, è delegato sindacale poi addirittura deputato del Soviet di Rostov. Ma ciò non basta per preservarlo dalla furia stalinista. Quando scoppiano le prime purghe, nel '35, la generica simpatia dichiarata dieci anni prima per i trotzkysti diventa pretesto più che sufficiente per il suo arresto. Tra prigione, lager, Siberia, ecc. resta dentro 24 anni. Esce nel '60, riabilitato. Poi dal '70 si trasferisce a Tivoli, dove pubblica a dispense, a sue spese, queste memorie autobiografiche che poi escono in volume.
La sua testimonianza è dunque particolarmente interessante, proprio per l'ideologia comunista di Corneli, che lo pone al riparo dalle calunnie che sempre hanno colpito gli anarchici quando sostengono le stesse cose. Nel volumetto vengono descritti "dal di dentro" i meccanismi tecnici e psicologici del terrore di massa staliniano, il suo culto della delazione, il suo totalitarismo allucinante. Ancor più che la descrizione del regime di vita nei lager staliniani, ciò che colpisce è lo squarcio di luce gettato sulla società sovietica degli anni '20 e '30. Ma allora, quando erano gli anarchici a denunciare questi orrori connessi con la natura totalitaria e liberticida del potere bolscevico, venivano denunciati dai comunisti come "provocatori" al servizio della borghesia. E quando, in Francia, negli anni '30, un vasto movimento d'opinione, promosso dagli anarchici, chiese ai comunisti di dar conto della situazione di Francesco Ghezzi, di cui non si avevano notizie da anni, i capi della 3a Internazionale risposero che non c'era nulla da chiarire, che c'era da star tranquilli perché era nelle mani della "legalità socialista". E Palmiro Togliatti metteva in guardia i suoi compagni di partito da pericolosi cedimenti alle tesi "borghesi" degli anarchici, che pretendevano le prove dell'esistenza e dell'eventuale colpevolezza di Ghezzi. Anche solo mettere in dubbio la versione data da Mosca, scrisse allora Togliatti, significa farsi strumento dei nemici della rivoluzione e del proletariato. Questo volume di Corneli, asciutto ed essenziale, conferma ancora una volta dov'erano i veri rivoluzionari nella Russia bolscevica: nell'arcipelago Gulag, non certo al Cremlino. Allora come oggi.