Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 84
giugno 1980 - luglio 1980


Rivista Anarchica Online

Gli anarchici dei mulini a vento
di Thom Holterman

I violenti scontri tra polizia e dimostranti che hanno accompagnato ad Amsterdam la ridicola cerimonia ufficiale dell'incoronazione della nuova regina (30 aprile) hanno rivelato che anche in Olanda, come in Svezia, si è ben lungi da quel "paradiso terrestre" che la propaganda socialdemocratica ha sempre cercato di accreditare. Oltre ad un breve resoconto di quegli incidenti, pubblichiamo in queste pagine una sintetica storia del movimento anarchico in Olanda, dalle origini ai giorni nostri. Ne è autore il compagno Thom Holterman, della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università Erasmus di Rotterdam nonché redattore della rivista libertaria De As ("L'anarco-socialista"). La traduzione dall'inglese è di Andrea Chersi.

Tracciare una breve storia dell'anarchismo in Olanda significa occuparsi di movimenti diversi come il sindacalismo, l'ateismo, l'umanesimo, l'antimilitarismo, il movimento dei provos e il movimento dei kabouters. Ciascuno di essi interessò un gran numero di persone. Di alcuni rappresentanti di questi movimenti non posso fare a meno di parlare; ad esempio, del leggendario anarchico olandese Domela Niewenhuis (1846-1919). Domela collaborò a 70 riviste, olandesi e straniere, scrisse 160 tra libri e opuscoli e ne tradusse 40. In pratica, la storia dell'anarchismo olandese e quella di Domela Niewenhuis sono una cosa sola.
Per quanto riguarda il periodo successivo, due almeno sono gli uomini che bisogna menzionare: Arthur Lehning (1899-) e Anton Constandse (1899-). Arthur Lehning, che esordì come sindacalista, da tre decenni a questa parte si occupa attivamente di studi storici e sta lavorando sugli archivi di Bakunin. La bibliografia completa degli scritti di Arthur Lehning supera i 400 titoli. Nel suo Resoconto, l'anarco-socialista Anton Constandse, anch'egli storico e pubblicista, afferma di aver scritto circa 5.000 articoli e 50 libri, tutti attinenti alle lotte e alla storia degli anarchici. Una donna che merita di essere ricordata in modo particolare è l'anarco-socialista Clara Meijer-Wichmann (1855-1922). Clara morì prematuramente, poche ore dopo aver dato alla luce il suo primo figlio, ma nella sua breve vita - e soprattutto dopo il 1917 - si occupò, come esperta di problemi legali, delle leggi criminali e del sistema carcerario, istituzioni alle quali non lesinò aspre critiche. Nell'elaborare la sua "teoria abolizionista" si ispirò al filosofo francese Guyau, all'anarchico russo Kropotkin, alla pedagogista italiana Montessori, e così via. In un certo senso, l'anarchismo olandese si estinse (come movimento delle classi lavoratrici) intorno al 1940, ma tornò prepotentemente alla ribalta all'inizio degli anni '60, con il movimento dei provos e dei kabouters (gnomi). A questo proposito non possiamo fare a meno di ricordare Roel van Duyn (1943-), che fu l'"ideologo" di entrambi i movimenti. Il merito maggiore dei provos e dei kabouters fu quello di evidenziare alcune caratteristiche fondamentali della società borghese, della pseudo-democrazia nella quale viviamo. Negli ultimi anni il movimento anarco-femminista e il gruppo antimilitarista anarchico Onkruit hanno espresso idee analoghe. I seguaci del movimento antimilitarista non rifiutano solo il servizio militare, ma anche quello civile, e per questo la legge li condanna (circa due anni di carcere). Con manifestazioni nello stile dei provos - ma prive della comicità che lo caratterizzavano - gli antimilitaristi cercano di attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica ed esprimono la loro disapprovazione nei confronti del militarismo e dello stato. Allo stesso modo agiscono numerosi altri gruppi di occupanti di case.

Le origini

Secondo Constandse, l'anarchismo ha giocato in Olanda - negli anni tra il 1870 e il 1940 - un ruolo maggiore che negli altri paesi dell'Europa occidentale, a eccezione della Spagna. Una serie di circostanze particolari, infatti, favorirono la crescita e lo sviluppo del movimento anarchico olandese. In primo luogo, ricorda Constandse, la tradizione federale della Repubblica dei Sette Paesi Bassi Uniti, costituitasi nel 1851 dopo l'abdicazione del re spagnolo. Di fatto, l'Olanda divenne una federazione di sette repubbliche, priva di un potere centrale e sottoposta all'autorità di un organismo confederale, detto degli Stati Generali.
Dopo l'esperienza francese all'inizio del XIX secolo, l'ideale della decentralizzazione non venne abbandonato e la costituzione liberale del 1848 preservò le garanzie di autonomia in favore degli organi municipali. Questi primi esempi di decentralizzazione territoriale presentano notevoli analogie con quanto Proudhon scrisse in seguito nel suo saggio sul federalismo (1863). Constandse ricorda anche un'altra tradizione, oltre a quella federalista, e cioè la tradizione antimilitarista. In nessun altro paese, più che in Olanda, l'anarchismo e l'opposizione alla guerra, e quindi allo stato, furono così legati. Gli anarchici olandesi consideravano lo stato un nemico del cosmopolitismo proletario (proletari di tutto il mondo, unitevi!) e un pericolo per il socialismo.

Domela Niewenhuis

Nel suo Le socialisme en danger (Il socialismo in pericolo - 1897), Domela Niewenhuis, ex pastore protestante che aveva abbandonato la chiesa (riformata), criticò le tendenze nazionalistiche e favorevoli allo stato della Seconda Internazionale. Infine, dopo un lungo periodo di riflessione e di maturazione, abbracciò l'anarchismo. Negli anni precedenti aveva considerato la possibilità che i soldati socialdemocratici rifiutassero il servizio militare; nell'ambito della Seconda Internazionale propose di indire uno sciopero generale contro la guerra. Ma tutto ciò invano. Intorno al 1880 Domela Niewenhuis iniziò la pubblicazione della rivista Recht voor Allen (Giustizia per tutti), che ben presto divenne l'organo ufficiale dell'Unione socialdemocratica. L'Unione, come il nome stesso suggerisce, non aveva nulla a che vedere con l'anarchismo, e infatti Domela non si definiva ancora anarchico. Dal 1888 al 1891 fu anche eletto al Parlamento, anche se il sistema parlamentare non lo convinceva del tutto. In quegli anni ebbe frequenti contatti con i membri del gruppo che faceva capo alla rivista De Anarchist (L'anarchico). Nel periodo successivo al 1891 si convinse della necessità che i lavoratori si organizzassero al di fuori dei partiti e intraprendessero l'azione diretta nelle fabbriche e nelle comunità. Invece che richiedere attraverso le rappresentanze parlamentari la giornata lavorativa di otto ore, avrebbero fatto meglio a conquistarsi da soli ciò che consideravano un loro diritto. Nel 1893 l'Unione socialdemocratica attuò una rivoluzione promulgata dalla Seconda Internazionale (Bruxelles, 1891) e costituì un nuovo organismo sindacale, la NationalArbeids Secretariaat (NAS - Segreteria nazionale del lavoro). La NAS fu organizzata secondo i principi dell'anarchismo e riconobbe lo sciopero e il boicottaggio come strumenti indispensabili di lotta del proletariato.
Dopo il 1893, i partigiani del sistema parlamentare si dissociarono dalle idee di Domela Niewenhuis e nel 1894 fondarono, accanto all'Unione socialdemocratica, che aveva assunto un carattere sempre più spiccatamente anarchico, il Partito socialdemocratico dei lavoratori. Un paio di anni più tardi, i socialdemocratici abbandonarono anche la NAS ecostituirono la Federazione olandese dei sindacati industriali (1906). Ora i riformisti avevano un loro partito e le loro organizzazioni sindacali.
La frattura tra anarchici e socialdemocratici era ormai profonda. Domela Niewenhuis aveva assunto posizioni più radicali ed era diventato anarchico. Abbandonò sia l'Unione socialdemocratica, sia la direzione di Rechts voor Allen. Poco tempo dopo, l'Unione si sciolse. Domela, intanto, aveva fondato una nuova rivista, De Vrije Socialist (Il socialista libertario), della quale fu direttore fino alla morte.
L'influenza di Domela, che era amico di celebri esponenti dell'anarchismo come P. Kropotkin e E. Reclus, dovette essere davvero notevole nell'Olanda di quegli anni. In un paese con meno di 5 milioni di abitanti, il suo saggio Il mio addio alla Chiesa fu ristampato 10 volte (ne furono vendute 50.000 copie). Del suo opuscolo contro il sistema parlamentare furono vendute invece 100.000 copie. Di Domela Niewenhuis,Constandse disse che da un punto di vista teorico non era un individualista, ma aveva una fortissima e netta propensione per l'autonomia sul piano della personalità individuale. Non voleva essere un leader e detestava il potere politico. Non si poteva dare la libertà al popolo, sosteneva, ma era il popolo stesso che doveva conquistarla e realizzarla. In questo senso si definiva un pedagogista popolare. Quando morì (nel 1919), centinaia di migliaia di persone vennero a rendere omaggio alla salma di questo pioniere del socialismo, profeta di una nuova era e simbolo dell'anarchismo.

I movimenti libertari

Dopo la morte diDomela Niewenhuis, l'anarchismo continuò a manifestarsi in molti modi diversi. Ad esempio, con il movimento neem en eet (prendi e mangia), le cui idee furono diffuse tra i disoccupati da Piet Kooyman. Kooyman e altri entrarono in alcuni negozi nel centro dell'Aja, prelevarono generi alimentari e dissero ai negozianti di mandare il conto al governo. Naturalmente, la polizia li aspettava al varco....
Le idee di Kooyman si fondavano sulla teoria dei "declassati", ed egli sosteneva che il proletariato aveva perduto il suo significato rivoluzionario. Esso, infatti, non sarebbe mai stato in grado di governare il mondo dopo la caduta del capitalismo, perché quest'ultima avrebbe decretato anche la scomparsa del proletariato. Per questo motivo Kooyman affermava che il futuro apparteneva ai "declassati", a coloro che erano stati esclusi dai processi di produzione: i cosidetti disoccupati. A costoro predicò l'ideologia del "prendi e mangia", che gli costò la galera. Come si può vedere, le sue idee rivelarono un'affinità con quelle di Max Stirner.
Anche il movimento antimilitarista, che lottava contro l'apparato militare dello stato, era forte. L'esercito era considerato uno dei pilastri sui quali si reggeva il sistema capitalista, e perciò doveva essere distrutto. Tra gli esponenti dell'antimilitarismo anarchico troviamo anche socialisti cristiani come Bart de Ligt, tolstoiani e liberi pensatori. L'organizzazione più importante era la Da Dageraad (L'alba). Bart de Ligt può essere considerato il fondatore della polemologia, la scienza che studia le cause dei conflitti e le condizioni della pace. Chi volesse sapere qualcosa di più su questo esponente del movimento antimilitarista olandese (e sul movimento stesso in quel periodo) potrebbe consultare utilmente il libro di G. Jocheim intitolato Antimilitaristische Aktions - theorie, Soziale Revolution und Soziale Verteidigung (Teoria dell'azione antimilitarista, rivoluzione e difesa sociale - in lingua tedesca - Assen, Amsterdam, 1977).
De Ligt era molto amico di Clara Meijer-Wichmann, fondatrice del "Comitato di azione contro le idee correnti sui delitti e sulle pene" (CMS). Clara Meijer-Wichmann manifestò idee femministe fin dai tempi del liceo. Come studiosa di problemi legali, si interessò alla riforma delle leggi penali e all'elaborazione di una scienza socio-pedagogica. Nel 1920 redasse il Manifesto del CMS, nel quale proponeva di abolire le prigioni. Nel Manifesto erano dichiarati anche i motivi sulla base dei quali Clara aveva elaborato le sue teorie. In primo luogo, la criminalità veniva definita un fenomeno di massa tipico del capitalismo. In secondo luogo, l'autrice cercava di porre in evidenza il rapporto tra il dogmatismo della legge penale (nel senso in cui si dice "aver forza di legge") e la forma della società, che asserisce di 'difenderla'. Infine, cercava di scuotere la fiducia nel concetto di "punizione", sia come mezzo deterrente, sia come forma di castigo, sia come mezzo di educazione o di correzione.
Un altro movimento fondato nel 1901 prese il nome di Gemeenschappelijk Grondbezit (Proprietà comune della terra). Questa associazione cercò di fondare alcune colonie, le cosidette comunità di vita e di lavoro. Oltre a queste, anche alcune associazioni produttive potevano entrare a far parte della Gemeenschappelijk Grondbezit, che si ispirava alle idee del socialista libertario tedesco Gustav Landauer.

Sindacalismo: si o no?

La proliferazione di questi movimenti era considerato un fenomeno positivo. In un certo senso, tra le idee della NAS e quelle di tutti gli altri gruppi esisteva un profondo divario. I sindacalisti (NAS) consideravano la propria organizzazione una sorta di scuola per la formazione di una società nuova, mentre gli anarchici, che non erano contrari al sindacalismo in linea di principio, vedevano in essa solo l'organizzazione per la tutela di determinati interessi. Invece di unirsi in un'unica organizzazione (sindacale), i socialisti libertari cercarono di giocare un ruolo attivo in diversi movimenti. Due dei più noti sindacalisti di quei tempi furono Arthur Lehning e Albert de Jong (padre diRudolf de Jong). Dal 1931 in avanti, sorse una (nuova) controversia tra i sindacalisti - Arthur Lehning - e gli anarchici - Arthur Constandse, Piet Kooymann -. Questi ultimi si opponevano decisamente a qualsiasi tipo di organizzazione industriale, seppure di tipo sindacale. Coerentemente con le idee espresse in passato, essi sostenevano che solo l'occupazione delle fabbriche, e non il sindacalismo, poteva portare alla rivoluzione sociale, mentre (come diceva in particolare Constandse), il timore di una rivoluzione avrebbe solamente costretto la borghesia a fare delle concessioni. È difficile dire quanto questa controversia avesse carattere personale; si può osservare, tuttavia, che molti altri anarchici ebbero a soffrire per le conseguenze dell'acerrima polemica che ne scaturì. La diatriba interna non giovò affatto al movimento, che vide diminuire la propria influenza.Constandse ricorda: Il movimento divenne ogni giorno più debole dopo la morte di Domela Nieuwenhuis, e la guerra gli diede il colpo di grazia.

La rinascita del dopoguerra

Dopo il 1945 sembrava che l'anarchismo (e il sindacalismo) fossero definitivamente tramontati. Secondo Constandse, l'Europa occidentale, ivi compreso il proletariato, era diventata controrivoluzionaria. Il sogno era finito. Come osserva Hans Ramaer, un giovane storico anarco-socialista:... ridotti a un'esigua minoranza e isolati dal resto della popolazione, i sopravvissuti del movimento anarchico pre-bellico avevano enormi difficoltà persino a mantenere i contatti tra loro. Molti gruppi anarchici tentarono di unirsi, ma ciò diede solamente origine a banali e meschine controversie. Una a una, tutte le vecchie riviste del movimento, comprese Reecht voor Allen e De Vrije Socialist, scomparvero.
Negli anni '50 si formò un movimento che, ispirandosi all'esempio del Comitato dei 100 in Inghilterra, manifestò contro la bomba atomica. Nei cosiddetti gruppi "abbasso la bomba" lavoravano insieme molti antimilitaristi e anarchici. Uno di questi, Roel van Duyn, che in seguito intraprese studi filosofici, fu colpito dall'esperienza Dada e cercò un collegamento tra questa e l'anarchismo. All'inizio degli anni '60 fu fondata una nuova rivista: Buiten de Perken (Oltre i limiti; 1961-1965), di matrice anarcosindacalista. Il mensile, del quale Rudolf de Jongera direttore insieme al padre Albert de Jong, cercava di essere "realistico, ma oltre i limiti" e dava spazio anche a esponenti di altre tendenze. La diffusione non superò mai le mille copie, ma fu apprezzata e molto letta dagli studenti e dai giovani in genere, ivi compresi alcuni dei fondatori del movimento dei provos.

I provos

Il 25 maggio 1965 Roel van Duyn e altri scrissero alla rivista anarchica De Vrije (Il socialista), che in quell'epoca era redatta e diretta da Wim de Lobel, senza altri collaboratori: "Cari compagni, il movimento contro la bomba, l'unico elemento dinamico nella sinistra olandese, è giunto alla fine. I gruppi che protestano contro l'atomica hanno smesso di lottare (...). Il movimento della sinistra olandese deve trovare nuovi metodi di lotta, se vuole giungere a qualche risultato (...). Dobbiamo attaccare laddove falliscono le parole e le azioni dimostrative. L'anarchismo predica la ribellione aperta contro ogni ordine costituito, sia esso democratico o comunista (...). È nostra intenzione ridare vita all'anarchismo e diffondere quest'idea tra le giovani generazioni. Era nato il movimento dei provos, che si poneva come obiettivo la lotta contro il capitalismo, la burocrazia e il militarismo.
I provos si riconoscevano nelle forme di resistenza del movimento anarchico, e a questa linea ispirarono infatti le loro azioni. Rudolf de Jong considerava il movimento dei provos come un elemento catalizzatore di quella rivoluzione silenziosa della quale l'anarchico tedesco I. Heintz aveva riscontrato i sintomi nelle società moderne (1951). Heintz aveva constatato l'esistenza di strutture e di esperienze di vita anti-autoritarie, seppure allo stato embrionale, nel campo dell'arte, della letteratura, dell'educazione e delle scienze, e in particolare delle scienze sociali.
Come abbiamo visto, in Olanda (ma in quale altro paese accadde diversamente?) l'anarchismo non riuscì - negli anni precedenti la seconda guerra mondiale - a rovesciare il sistema statale. Non restava dunque che applicare nella vita quotidiana le idee anarchiche, senza sperare, con questo, di scardinare in un sol colpo l'apparato dello stato. Questo fu l'obiettivo principale del movimento dei provos, i quali, consci dell'inevitabile fallimento finale, non vollero comunque lasciarsi sfuggire l'occasione di lanciare ancora una volta una sfida alla società. Da un punto di vista politico, ciò portò a una sorta di 'riformismo' anarchico, ovvero all'applicazione delle idee anarchiche nella realtà quotidiana per soddisfare i bisogni e prevenire gli abusi: intensificando l'azione diretta nei quartieri; promuovendo la formazione (e l'autosufficienza) di piccole comuni autonome; riformando la morale indipendentemente dalle leggi; tutelando la libertà delle minoranze; esprimendo il proprio dissenso nei confronti dei segreti ufficiali e delle tradizioni fossilizzate; tutelando l'integrità dell'ambiente.... Ecco perché, secondo il giudizio di Constandse, il movimento dei provos fu un movimento d'avanguardia.
Negli anni che seguirono questi tumultuosi avvenimenti, un uomo da solo, con l'aiuto prezioso della moglie, continuò la pubblicazione di De Vrije, l'erede della De Vrije Socialist fondata da Domela Niewenhuis. Quest'uomo, Wim de Lobel, consentì a Piet Kooyman di scrivere ancora sulla sua teoria dei declassati. Nel cosiddetto 'provotariato' (termine coniato e usato dai provos), e nell'ambito del movimento di protesta giovanile, ritroviamo un elemento della teoria di Kooyman. Il provotariato era il gruppo che poteva rivoluzionare la società. Wim de Lobel prestò particolare attenzione anche al movimento contro la bomba, nel quale previde una reviviscenza dell'anarchismo. Alcuni dei giovani del movimento, tra i quali anche Roel van Duyn, si riunirono intorno alla rivista. Per aggiungere una nota di colore, mi sembra giusto aggiungere che anch'io feci parte di quel gruppo (militavo allora nel movimento di Rotterdam).
Roel van Duyn, che fu l'"ideologo" del movimento, si ispirava alle idee di Bakunin, di Domela Niewenhuis e di Piet Kooyman. I provos elaborarono una vasta serie di iniziative (riformistiche), come quella delle biciclette bianche, destinata a decongestionare il traffico automobilistico nel centro di Amsterdam. Quando Rudolf de Jong cercò di delineare le caratteristiche generali del movimento dei provos, ne pose in risalto soprattutto due elementi: 1) l'uso dell'"immaginazione contro il potere", l'immaginazione all'opera; 2) gli "happenings". Lo happening è una dimostrazione del potere che si vorrebbe avere; in altre parole, un modo di influire sugli eventi.
L'influenza delle esperienze dadaiste è palese, ma i provos si ispiravano evidentemente anche a Bakunin, che invocava le forze vitali spontanee contro le alterazioni della scienza e del socialismo scientifico. Il movimento dei provos durò due anni, e il 13 maggio 1967 decretò da se medesimo la propria fine, essendosi reso conto che le proprie azioni, perduta ormai ogni originalità, avevano perduto anche il loro significato. Tuttavia ciò non significò la fine di ogni attività. Nel 1968, ad esempio, si formò un movimento per l'occupazione delle vecchie case sfitte. Il movimento attirò l'attenzione dell'opinione pubblica sul fatto che spesso i padroni di casa e le autorità lasciavano andare in rovina le abitazioni, perché avevano interesse a favorire la speculazione edilizia, piuttosto che il benessere dei cittadini. Tuttavia, poco o nulla mutò, cosicché le evacuazioni iniziate quest'anno ad Amsterdam sono solo la conseguenza di qualcosa che già era latente da tempo. La situazione è esattamente come l'ha descritta un disegnatore umoristico: è possibile usare i carri armati contro gli occupanti, ma non contro gli speculatori edilizi.

I kabouters

Qualche anno dopo la fine dei provos, fece la sua comparsa il movimento dei kabouters (gnomi), ispirato anch'esso (almeno in parte) da Roel van Duyn. I kabouters annunciarono la fondazione di una comunità alternativa, che prese il nome di Oranje Vrijstaat (Libero stato dell'Orange). La comunità era organizzata in vari dipartimenti, uno dei quali era il Dipartimento per la Casa, che procedette a occupare tutti gli edifici vuoti di Amsterdam e a renderli abitabili dai senza-tetto.
I Kabouters volevano costruire una società di tipo nuovo, che avrebbe dovuto nascere dalla vecchia, come un fungo dal tronco marcio di un albero. Lo stato libero dell'Orange dichiarava nel suo proclama: Tutto ciò che sarà possibile usare della vecchia società, lo useremo: la cultura, gli ideali socialisti e il meglio delle tradizioni liberali. La nuova società dovrà (...) sfruttare tutte le sue conoscenze sulle tecniche di sabotaggio, per accelerare la trasformazione della società autoritaria e inquinata in una società antiautoritaria e pulita. La stessa esistenza di una società nuova e autonoma all'interno del vecchio sistema è, in effetti, la forma più efficace di sabotaggio.
Queste idee presentano molti punti in comune con quelle di Landauer: fa in modo di vivere altri rapporti, e dimentica quelli esistenti. Le idee dei Kabouters si richiamano anche a Kropotkin (un saggio kabouter, come lo chiamava van Duyn) e alle sue teorie sulla nuova società, che doveva essere autogovernata e reggersi su una democrazia consiliare. Mescolando tutti questi spunti e iniettandovi un pizzico di surrealismo dadaista, il proclama dei kabouter concludeva: Non si tratta più del socialismo del pugno chiuso, bensì di quello delle dita intrecciate, del pene eretto, della farfalla svolazzante, dello sguardo mosso e del Gatto Sacro. È l'anarchia.
In qualità di 'ambasciatore' dell'Oranje Vrijstaat Roel van Duyn ottenne un seggio nel Consiglio municipale di Amsterdam (il movimento dei kabouters vinse 5 seggi alle elezioni municipali). Più o meno in questo periodo Roel van Duyn scrisse le sue Confessioni di colpa. Nell'introduzione diceva: Questo libro è (...) la confessione di una colpa, perché mi sento sempre in colpa per la mia posizione di membro del Consiglio municipale. Mi sento colpevole perché collaboro con un sistema fondato sul potere privilegiato di un Consiglio composto da sole 45 persone, contro le 830.000 che vivono in questa città. È un sistema autoritario, profondamente avverso alla società anarchica per la quale i kabouters stanno lottando. Una società, cioè, nella quale la gente si governi da sola, con i Consigli di fabbrica e di quartiere. Eppure, continuo a fare questo lavoro perché penso che la carica di consigliere municipale mi dia la possibilità di fare qualcosa per riformare il sistema in modo radicale e definitivo. In seguito, dopo la scomparsa del movimento dei kabouters, Roel van Duyn divenne persino assessore comunale, eletto nelle liste di un piccolo partito politico radicale (il Partito socialista pacifista), ma gli altri partiti lo costrinsero alla fine a dimettersi da questa carica. Ora gestisce una piccola fattoria alternativa nel nord dell'Olanda.
Nel delineare il ritratto del movimento dei kabouter, Rudolf de Jong evidenziò alcune differenze tra questo e il movimento dei provos. I kabouters erano più vicini alla mentalità del flower-power, dei 'figli dei fiori', ed esprimevano le idee serene e pacifiche di Kropotkin, in contrasto con il bakuninismo dei provos. Invece di provocare la società, i kabouters la criticavano ponendola di fronte a problemi reali e offrendo la possibilità di soluzioni alternative, non autoritarie. Ciò significava, in pratica, abbandonare la vecchia società e le forme e le consuetudini istituzionali, innescando un processo cosidetto di devoluzione o decentramento del potere. È l'anarchismo a indicare ciò che deve essere abbandonato e le forme nuove costituiscono un'anticipazione della nuova società. Questi due fenomeni all'interno della società vecchia (devoluzione, anticipazione) determinano quello che io ho definito un "processo cumulativo di anticipazione", gli istigatori del quale fungono da catalizzatori e si ispirano all'anarchismo. In questo modo, essi sperano anche di determinare nuovi sviluppi all'interno della vecchia società.

La situazione oggi in Olanda

Che cosa è rimasto oggi del movimento anarchico in Olanda? Nei movimenti che rifiutano di servire lo stato (sia con il servizio militare, sia con quello civile) e che occupano le case si ritrovano tendenze anarchiche. Lo stesso vale per i movimenti anarco-femministi ed ecologici. Mentre scrivo quest'articolo è in atto una fusione tra vari gruppi antimilitaristi ed ecologici.
Le uniche due riviste anarchiche che continuano regolarmente le pubblicazioni - non posso parlare qui di tutte quelle che escono solo sporadicamente - sono De Vrije Socialist e De As (L'anarco-socialista). Fu circa nel 1971 che alcuni collaboratori di Recht voor Allen e di De Vrije decisero di unirsi e di fondare una nuova rivista, che si chiamò ancora una volta De Vrije Socialist. Dopo appena un anno, però, alcune divergenze e polemiche sugli articoli da pubblicare portarono a una rottura all'interno del gruppo editoriale. I dissidenti fondarono una rivista alternativa, De As, il cui primo numero uscì nel dicembre del 1972. La rivista ha continuato regolarmente a pubblicare, da allora, 5 numeri all'anno (uno dei quali doppio). Il gruppo editoriale di De As è abbastanza compatto; i fondatori della rivista sono Constandse, De Lobel, De Jong, Ramaer e il sottoscritto.
Come ha osservato giustamente il De Vrije Socialist non molto tempo fa (1979, n.10), De As è particolarmente diffusa tra gli 'intellettuali'. Si potrebbe, in un certo senso, parlare di un vero e proprio 'gruppo di De As', formato da socialisti libertari che non condividono le tendenze anti-intellettuali presenti nel movimento anarchico. Ricorderò soltanto che il gruppo di De As ha ottenuto negli ultimi anni un certo numero di conferenze in varie università, nell'ambito dei programmi organizzati dai cosiddetti Studia Generale (organismi interni universitari che si occupano di materie non inserite nei corsi di studio accademici). Per quanto mi concerne, sono uno specialista di problemi legali, e in particolare mi occupo del problema 'anarchismo e legge', per il quale mi sono ispirato, tra le altre, alle idee di Clara Meijer-Wichmann. De Vrije Socialist, il cui gruppo è soggetto a più frequenti mutamenti, è invece più orientata verso l'attivismo, con una propensione particolare per l'operaismo e l'anti-intellettualismo. Questa è la situazione fino a oggi.

La regina e gli gnomi

"Niente case, niente incoronazioni": questo era uno degli slogan maggiormente usati dalla gente prima della cerimonia dell'incoronazione della nuova regina d'Olanda (30 aprile), le proteste contro l'incoronazione erano alimentate soprattutto dal movimento di lotta per la casa: con tanta gente senza casa, spendere centinaia di milioni per un'incoronazione suonava una bestialità. Un ruolo non secondario lo giocava poi un forte sentimento anti-monarchico, che coinvolge pochissimo gli anarchici, dal momento che la loro idea si oppone a qualsiasi tipo di autorità.
La maggior parte degli anarchici che prese parte alle manifestazioni del 30 aprile lo fece in quanto membri del movimento per l'occupazione delle case. Erano presenti anche gruppi che si proclamano "autonomi", e anche un piccolo partito politico (il Partito Socialista Pacifista). Perfino i presidi di oltre cinquanta scuole elementari di Amsterdam, richiesti di organizzare la partecipazione delle loro scolaresche per agitare le solite bandierine, si sono rifiutati di prender parte alle cerimonie dell'incoronazione sottolineando che non si trattava di un'attività significativa ed istruttiva.
Va inoltre sottolineato che gli incidenti del 30 aprile non erano preorganizzati, né da parte degli anarchici né da parte di altre componenti del movimento d'azione diretta, ma sono stati provocati dai politici di estrema destra primo fra tutti il vice-presidente del consiglio e ministro degli interni, alle cui dipendenze opera la polizia. Fortemente spalleggiato dai mass-media e soprattutto dal quotidiano De Telegraaf, egli voleva che l'incoronazione fosse una festa per tutto il popolo. Ma l'invio di migliaia di poliziotti delle squadre speciali nel centro di Amsterdam ha di per se stesso innescato la miccia dei disordini. In definitiva si può affermare che non vi è stato un obiettivo comune da parte dei dimostranti ma solo la volontà di manifestare contro lo stato cosiddetto sociale, democratico e costituzionale.

T. H.