Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 80
febbraio 1980


Rivista Anarchica Online

Congresso C.N.T.
di Ana Martin / Ramon Ferri

Madrid, salone dei congressi della "Casa del campo": oltre un migliaio di delegati e centinaia di osservatori hanno partecipato dall'8 al 16 dicembre al quinto congresso della Confederacion Nacional del Trabajo - il primo dopo quello del 1936! Da allora la realtà si è modificata, la C.N.T. non è più predominante in campo sindacale come negli anni '30, eppure con i suoi 300.000 aderenti (di cui circa 85.000 in regola con le quote associative) è pur sempre il terzo sindacato, dopo Comisiones Obreras e U.G.T..
È stato dai toni accesi, carico di tensioni, che ha messo a nudo i tanti problemi irrisolti di carattere organizzativo, tattico e strategico dell'anarcosindacalismo spagnolo. Parallelamente ai lavori del congresso si è sviluppata una settimana culturale incentrata su dibattiti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, ecc., che ha riscosso ampia partecipazione e assicurato risonanza al congresso stesso. Nelle pagine che seguono pubblichiamo un resoconto dei lavori del congresso inviatoci da due compagni spagnoli della rivista Bicicleta, che sono tra quelli che hanno abbandonato il congresso prima della fine per protesta con la piega che aveva preso (e il loro scritto molto polemico chiarisce le loro motivazioni). Segue una serie di interviste curate da uno dei nostri redattori presenti al congresso, che dovrebbero aiutare a comprendere il clima del dibattito e lo stato d'animo dei delegati.

Per comprendere gli sviluppi del recente congresso della C.N.T. e quelli successivi, è necessario cercare di capire le aspettative dei diversi settori che alla C.N.T. hanno ridato vita a partire dai primi anni 70. Dal momento che l'ultimo congresso si era tenuto alcuni mesi prima dello scoppio rivoluzionario del 19 luglio 1936, la necessità di un nuovo congresso era quanto mai sentita da ampi settori della militanza cenetista, che cominciava ad esprimere al suo interno posizioni diversificate ed anche contrapposte sull'interpretazione delle norme e sulla realizzazione pratica del congresso stesso.
La ricomparsa pubblica della C.N.T. era stata preceduta da una serie di meeting di massa - a San Sebastian de los Reyes (Madrid), al Montjuich (Barcellona), nella plaza de toros di Valenza - caratterizzati, com'è naturale in simili occasioni, da una certa demagogia nel ricordo delle glorie del passato e nell'autocompiacimento. Alcuni mesi dopo questi meeting, ci si rese conto che non si era cavato niente da queste mobilitazioni e in generale dalle aspettative che aveva suscitato la riapparizione pubblica dell'anarcosindacalismo. Ci si rese conto, anzi, che non si era saputo sviluppare un'analisi e tantomeno proporre soluzioni, al cospetto di una società tanto complessa e ricca di problemi come quella spagnola del post-franchismo.
Era intanto sempre più evidente l'incapacità della C.N.T. ad occupare uno spazio suo specifico nel movimento operaio: ci si limitava a lavorare esclusivamente a forza di slogan dei tempi gloriosi, quando la C.N.T. era il più forte sindacato spagnolo, cercando di renderli efficaci in un contesto e con forze che nemmeno potevano essere paragonati a quelli del '36. Vi era poi un altro fattore che ha pesantemente condizionato tutto il processo di ricostruzione negli ultimi tre anni e che, per certi aspetti, giustificava la necessità del congresso (anche se per le medesime ragioni altri vi si opponevano): la ricostruzione della C.N.T., a cominciare dalle assemblee e dai comitès de relaciones che si tennero Barcellona, Madrid e Valenza fino diversi piccoli gruppi di libertari con una maggiore o minore incidenza nella lotta sociale, ha avuto come conseguenza:
1) l'eterogeneità dell'organizzazione nella teoria e nella pratica, con il risultato che, nonostante accordi operativi anche recenti, l'azione è risultata inefficace e l'immagine esterna è risultata confusa;
2) l'assenza totale dei gruppi "ufficiali" dell'esilio, nonostante quello che hanno voluto lasciar credere. Solo in tempi successivi, sia per mezzo della F.A.I. (ricostituita dopo la C.N.T.) sia per mezzo di un loro intervento diretto, riusciranno ad esercitare una qualche influenza. Il loro obiettivo di "non lasciarsi sfuggire dalle mani la C.N.T." è una delle chiavi per comprendere gli sviluppi del congresso.
Si cominciò con il dire che la convocazione del congresso era stata troppo precipitosa e si finì per accusare i promotori del congresso di essere gruppi "marxisti" e "paralleli", mentre si trattava di un accordo raggiunto vari mesi prima in sede di plenum nazionale delle federazioni regionali.

Gli sviluppi del congresso

A causa di ciò, e anche (seppure in minor misura) dell'inesperienza e propria di quasi tutti i delegati dei vari sindacati, le sessioni iniziarono con una lentezza esasperante. Le prime due giornate furono occupate integralmente dalla verifica delle deleghe da questioni di procedura e da interminabili votazioni che misero a dura prova la pazienza di numerose delegazioni. Ancor prima di affrontare i temi di fondo, iniziano le prime contrapposizioni che a volte travalicarono in scontri violenti. Jesus Garcia, segretario alle relazioni internazionali, viene addirittura minacciato durante la prima giornata da un delegato andaluso legato alla F.A.I. (in quel momento molte delegazioni "indipendenti" indicavano in Jesus Garcia il loro candidato proposto come prossimo segretario generale: ben conosciuta è la sua costante contrapposizione con l'esilio "ufficiale" e con l'apparato dell'A.I.T.).
Da parte sua Salvador, direttore di "C.N.T.", che si è trasferito da Barcellona a Madrid per coordinare l'uscita quotidiana del periodico durante i giorni del congresso, ritorna a Barcellona e invia al congresso una nota di protesta per le pressioni di cui è stato oggetto da parte di Josè Bondia e dei militanti a lui affini di Madrid.
Solo con l'inizio della terza giornata pare che il congresso incominci davvero: si stabiliscono i criteri metodologici ed i sistemi di voto. L'accordo su questi ultimi è bene o male generalizzato, mentre la metodologia concordata (discutere i temi apertamente in congresso oppure nominare delle commissioni che riunendosi a parte discutano e formulino mozioni sulla base delle opinioni espresse per iscritto dai delegati) resterà una delle chiavi per comprendere il congresso. Questo perché, ben al di là di qualsiasi questione formale, dietro ogni mozione risulta chiara la diversa finalità con la quale si affronta il congresso. Per il settore che inizialmente vi si è opposto e che non ha potuto alla fine far altro che subirlo, si tratta semplicemente di fare un congresso di "ratificazione di ciò che la C.N.T. è sempre stata" (senza tener conto che essa "è stata" molte cose distinte e a volte perfino contraddittorie). Per l'altro settore, invece, facendo propria criticamente la storia dell'anarcosindacalismo e senza rinunciare alle sue idee-forza, si tratta di aprire un dibattito che porti ad una chiarificazione e ad un aggiornamento dell'organizzazione.
Alla fine si approverà a maggioranza una forma di funzionamento del congresso che di fatto non sarà mai messa in pratica del tutto e che lascerà aperto spazio al dibattito tra le varie posizioni su ciascun tema in discussione.
Il primo tema "serio" che la presidenza sottopone al congresso e quello relativo a "principi, fatti che finalità": mentre si discute su come debba essere affrontato (commissioni, iscrizioni a parlare libere o per delegati), un gruppo limitato ma omogeneo si alza in piedi al grido di "ratificazione!". Si oppongono al fatto stesso che questo tema possa essere discusso e affermano che il congresso deve ratificare tutte le precedenti prese di posizione della C.N.T. in campo ideologico. A prima vista potrebbe sembrare che sia in atto uno scontro tra anarchici "ortodossi" da una parte e "revisionisti" che vogliono introdurre elementi di riformismo dei principi classici dall'altra. In effetti il tema è più complesso e le posizioni non sono così semplici come potrebbe apparire ad una analisi superficiale. Da una parte escludere in blocco il dibattito su un tema fondamentale come quello dei principi ideologici da un'impressione di dogmatismo che ripugna a molte delegazioni. Dall'altra è altrettanto chiaro che nessuno intende rinunciare all'essenza anarchica della C.N.T. né alle sue finalità comuniste libertarie. Ma ciò non significa che si debbano per esempio accettare gli accordi del congresso di Saragozza (1936) riguardo all'organizzazione della società futura, che molti ritengono assai discutibili quando non addirittura reazionari in tema di organizzazione famigliare, libertà sessuale, pedagogia, ecc.. Su un altro piano, pur ratificando i principi e le finalità della C.N.T.,- cosa su cui concorda l'immensa maggioranza delle delegazioni - si ritiene che le tattiche, cioè l'applicazione pratica giorno per giorno dei famosi principi, debbano adeguarsi alla società attuale e alle forze reali della C.N.T., senza rinunciare per questo all'azione diretta. A questo proposito si tenga presente che le statistiche portate a conoscenza del congresso parlano di 30.000 iscritti regolarmente paganti, una cifra lontana non solo dall'incidenza che la C.N.T. aveva quarant'anni fa ma anche da quelle che erano state fornite qualche mese prima di questo congresso (i dati raccolti dai compagni della redazione di "A" presenti al congresso parlano invece di circa 85.000 iscritti regolarmente paganti - ndr).
Lo scontro aumenta e il congresso appare già chiaramente polarizzato tra il gruppo che continua a gridare "ratificazione" e il resto delle delegazioni, senza peraltro che queste ultime possano considerarsi accomunate da alcun tipo di omogeneità: in effetti a parte il settore che già appare chiaramente allineato come F.A.I. - esilio, vi è un ventaglio amplissimo di posizioni alcune delle quali contraddittorie tra loro e che solo lo sviluppo del congresso ha reso momentaneamente coincidenti. Alla fine viene designata una commissione con lo scopo di riunire tutte le posizioni espresse in proposito e chi ottiene il maggior numero di voti è Juan Gomez Casas del sindacato dei grafici di Madrid.

La normativa organica

Una volta rimandato il dibattito teorico, sarà sulle "forme di organizzazione e funzionamento interno della C.N.T.", che esploderà uno scontro di posizioni definitivo. Lo sfortunato lavoro della commissione aveva accolto esclusivamente una parte delle mozioni, cosicché alla lettura della prima parte del testo già oltre 50 delegati chiedono la parola ritenendo che le loro posizioni non siano state prese in considerazione. Pure in modi molto differenti (il settore "eterodossia" non ha alcuna coesione né organizzazione), la maggioranza degli interventi tendono a rigettare il controllo della C.N.T. da parte dei "gruppi di affinità", o più precisamente da parte dell'unico gruppo che si colloca nella legalità "ufficiale" e che secondo molti sta facendo di tutto per controllare la C.N.T. fin dall'inizio della sua ricostruzione, per iniziativa propria o di quell'esilio dal quale riceve aiuti.
Una parte di queste posizioni eterodosse sostiene la libertà e uguaglianza fra i gruppi di affinità anarchica, ritenendo che si possano creare tutti i gruppi che si vogliono (rispondendo così all'inconfondibile ricchezza del pensiero libertario) e che tutti questi gruppi godano delle medesime relazioni con la C.N.T., senza privilegi di tipo "storico". Curiosamente tra i sostenitori di questa tesi vi sono anche alcuni dei pochi sopravvissuti della fondazione della Federazione Anarchica Iberica (F.A.I.), nettamente distinti perciò da quelli che oggi gestiscono le sigle di quest'organizzazione. Relativamente a questa libertà di affinità, si propone che la "doppia militanza" (cioè l'appartenenza simultanea alla C.N.T. e ad un'altra organizzazione sia pure anarchica) sia sempre conosciuta nel sindacato per impedire qualsiasi tentativo di strumentalizzazione.
Altre posizioni, più estremiste ma abbastanza diffuse tra i delegati propongono che nessun membro dei gruppi di affinità possa ricoprire incarichi nella C.N.T.. Qualche delegazione propone chiaramente che la F.A.I. sia considerata a tutti gli effetti come un partito politico qualsiasi. Quel che è certo è che tutte le mozioni che proponevano innovazioni rispetto ai gruppi di affinità e alle relazioni tra questi e la C.N.T. potrebbero essere sintetizzate in una mozione "minoritaria", che certamente sarebbe accettata dalla maggioranza del congresso. Ciò provoca la reazione del gruppo della F.A.I. il cui portavoce è segretario della federazione regionale catalana, "Quimet", che fa saltare il funzionamento accordato con la maggioranza "oscurantista" del congresso: questo funzionamento prevede l'esposizione e il dibattito su mozioni momentaneamente minoritarie (che possono però diventare maggioritarie attraverso il dibattito) fino alla formulazione di "voti particolari", così com'è sempre avvenuto nei precedenti congressi. Così quando viene decretata l'emarginazione delle mozioni minoritarie, la federazione regionale di Aragona abbandona in blocco il congresso; ad essa si uniscono subito altre delegazioni al grido di "Viva la libertà di espressione!". Qualche ora prima già avevano abbandonato il congresso tutti sindacati di Cadice, fra i cui delegati vi è il segretario della federazione regionale andalusa. Le delegazioni che abbandonano la sala vengono circondate minacciosamente da parte del servizio d'ordine che le provoca finché non hanno abbandonato l'edificio del congresso: un po' alla volta aumentano le delegazioni che se ne vanno.

Verso un nuovo V congresso

All'inizio della sessione di sabato, l'ultimo giorno del congresso, numerose delegazioni si mostrano d'accordo con uno scritto che circola apertamente e che sembra sia stato scritto dalla federazione regionale delle isole Canarie, la cui delegazione al completo ha già abbandonato le sessioni. Il documento denuncia il clima di repressione e l'assenza di dibattito fin dal primo giorno del congresso, così come l'impossibilità per loro di continuare a partecipare e di accettarne le conclusioni. Perciò si ritiene che non sia stato nemmeno celebrato e si propone di indirlo in un prossimo futuro - fino a quella data si propone di mantenere in carica il segretariato permanente attuale, con sede a Barcellona.
Alle tre del pomeriggio quando il salone mezzo vuoto testimonia l'abbandono massiccio delle delegazioni si riesce ad ottenere finalmente, fra le minacce, la lettura di quello scritto, nel frattempo sottoscritto da oltre cinquanta delegazioni. Il segretariato permanente si dichiara d'accordo con questo documento, ricevendo perciò una nuova serie di insulti, come quella che ha ricevuto quando ha presentato il suo informe sulla passata gestione, e si arriva quasi all'aggressione - dalla polizia sono stato trattato meglio! esclama Enrique Marcos mentre a fatica riesce a guadagnare l'uscita dall'edificio del congresso.
Fra le delegazioni che rimangono al congresso si succedono momenti di confusione e di sconcerto. Una volta che Jesus Garcia abbandona il congresso, restano come prevedibili candidati al prossimo segretariato José Bondia (appoggiato dalla F.A.I. e dall'esilio) e Carlos Martinez che, nonostante sia stato catapultato dai settori più sindacalisti (sindacato dello spettacolo di Barcellona) mantiene buone relazioni con la F.A.I.. All'ultimo momento le conversazioni Bondia-Martinez danno come risultato che nessuno si presenti, prima dell'uscita massiccia dalla sala, e viene nominata una gestora presieduta da Juan Gomez Casas (Madrid). A causa delle pressioni dell'esilio che approva solo Bondia, questo accordo non si mette in pratica e alla fine Martinez abbandona il congresso con il resto della sua delegazione (sindacato dei trasporti di Valenza).

Il problema delle cifre

Sono molte le cifre che sono state maneggiate, ciascuna secondo un'ottica di parte. Abbiamo già detto degli iscritti regolarmente paganti; cercheremo qui di riassumere quelle relative alle delegazioni, poiché pensiamo che al di là dei freddi numeri abbiano un valore per comprendere le vicende della C.N.T. dopo il congresso. Circa 350 sindacati erano rappresentati nella sessione di apertura, ma di questi già un centinaio avevano abbandonato il congresso dopo i primi due giorni a causa dell'inconcludenza, di minacce, ecc. e la coscienza che non si sarebbe concluso niente di interessante. Da questo momento (lunedì) fino a venerdì ci sono stati continui abbandoni del congresso da parte dei sindacati; il venerdì se ne sono andate tutte le delegazioni andaluse. Il giorno seguente (sabato) l'abbandono è stato massiccio: 54 delegazioni firmarono il documento di impugnazione del congresso. Alle tre del pomeriggio, quando si dette lettura di questo documento erano stati discussi solo quattro dei diciotto punti all'ordine del giorno. Inoltre, dopo la lettura del documento, altre delegazioni che prima non l'avevano letto se ne andarono pur senza aver avuto l'occasione di firmarlo.
Fra il mezzogiorno di sabato e la domenica mattina (quando si tenne in meeting di chiusura) e si presero decisioni in merito ai restanti 14 punti all'ordine del giorno. In pratica non ci fu dibattito (a parte il tema dell'esilio) né si misero in pratica i sistemi di votazione approvati in sede di congresso: si passarono in rassegna tutti i temi finché, qualche ora prima del meeting, alla presenza di un centinaio di delegazioni, si approvò - con il voto favorevole di sessanta delegazioni - l'elezione di Bondia come segretario generale e si scelse Madrid come sede del nuovo segretariato permanente.

Dopo il congresso

Qualsiasi pronostico ora come ora (fine dicembre, ndr) sarebbe avventurato. Si può solo affermare con certezza che l'impugnazione della validità del congresso è un fatto generalizzato e significativo, ora che sono passati quindici giorni dalla fine del congresso: intere federazioni regionali (Aragona, Cantabria, Rioja, isole Canarie) già si sono chiaramente espresse in tal senso e altre (Galizia, Valenza, Centro, Catalogna) hanno iniziato un dibattito che in alcune ha già visto maggioritario il rifiuto dei deliberati del congresso, e in particolare l'elezione del nuovo segretario generale, alla quale non viene riconosciuta alcuna legittimità. È probabile la realizzazione di una prossima "conferenza" nazionale dei sindacati che ratifichi l'impugnazione e proponga la convocazione di un nuovo congresso (in effetti una simile conferenza ha avuto luogo all'inizio di gennaio a Vitoria, nel Paese Basco - ndr). In questo caso, la rottura con i settori legati all'esilio "ufficiale" e alla F.A.I. (o a una parte di questa) diverrebbe un fatto indiscutibile.
Come sopra accennato, non si tratta di uno scontro ideologico, dal momento che non vi è ancora stato spazio per questo nella C.N.T.: al caso si tratta proprio di favorirlo. Fra gli oppositori del congresso di Madrid vi è un amplissimo ventaglio di posizioni: dal sindacalismo più o meno riformista, fino all'individualismo anarchico, ma compatibile con una C.N.T. rinnovata, dal globalismo o "integralismo" fino all'anarcosindacalismo classico quale fu rappresentato negli anni '20 da Juan Peirò o Salvador Seguì. In definitiva giovani anarchici e vecchi militanti che, con una certa sorpresa, si incontrano fianco a fianco lottando sul medesimo terreno contro il dogmatismo e il "potere" sulla C.N.T. esercitati dall'esilio e dai suoi rappresentanti in Spagna.

La mozione su "Principi, tattiche e finalità dell'anarcosindacalismo" e "Comunismo libertario" fu l'unico testo, fra quelli elaborati durante il congresso, ad essere elaborato da tutte le delegazioni. Ciononostante, la mancanza di tempo per leggere le 14 cartelle ha impedito, una volta aperto il dibattito, che venissero alla luce tutte le critiche che gli si potevano muovere. E le critiche non furono poche, riassumibili in quella che si trattava di un documento tutto sommato basato pari pari su testi, accordi e definizioni approvati nei congressi precedenti: in questo modo veniva forzatamente ignorato quanto di interessante e di positivo possono apportare le situazioni di lotta degli ultimi decenni, in relazione ai problemi nuovi.
L'anarcosindacalismo viene definito come la sintesi delle idee-forza dell'anarchismo, operante in qualsiasi tipo di associazione operaia che confluisca in un sindacato. Si tratta di fare con coerenza una sintesi fra l'essenza dell'anarchismo ed il sindacalismo rivoluzionario, per accelerare la trasformazione sociale partendo dai mezzi di produzione. Dopo avere dato una definizione dei termini anarcosindacalismo e sindacalismo rivoluzionario (che però sarà dopo rifiutata da alcune delegazioni, che davano a quei termini un valore puramente emotivo), si passa a definire i principi che l'anarcosindacalismo deve difendere nel mondo del lavoro: anticapitalismo, antistatalismo, antimilitarismo, internazionalismo, federalismo. Per quel che riguarda le tattiche, si parla semplicemente di azione diretta: il problema del rapporto fini-mezzi costituisce la chiave di volta con la quale deve confrontarsi - genericamente parlando - il socialismo. I mezzi, le tattiche, le pratiche utilizzate non dovranno mai entrare in contrasto con i principi e con i fini, a meno che non li si voglia negare completamente.
In conclusione questa mozione sembra recepire le posizioni dei settori che si presentano come "rinnovatrici": l'anarcosindacalismo ha bisogno di un'evoluzione profonda, con uno sforzo di immaginazione, di flessibilità e di combattività, se vuole essere all'altezza della forte opposizione esercitata attualmente dal sistema a tutti i livelli, sia nel campo del lavoro sia in quello sociale e culturale.

ORDINE DEL GIORNO DEL V CONGRESSO

1) Costituzione del Congresso
2) Relazione della Commissione di verifica delle credenziali
3) Relazione del Segretario permanente e nomina della commissione per la revisione dei conti
4) Principi, tattiche e finalità
5) Modalità di funzionamento e organigramma
6) Studio della situazione attuale
7) Strategia sindacale
8) La disoccupazione
9) Patrimonio sindacale
10) Stampa, propaganda e formazione
11) Repressione: sue forme e conseguenze
12) La C.N.T. e i carcerati (confederali, libertari, altri)
13) Le relazioni della C.N.T. con le altre organizzazioni e organismi
14) Posizione della C.N.T. sui problemi non strettamente di lavoro
15) Percorso della C.N.T. dall'ultimo congresso
16) Elezione del Segretario generale, località di residenza del Comitato Nazionale
17) Elezione degli oratori per il meeting
18) Atto di chiusura