Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 79
dicembre 1979 - gennaio 1980


Rivista Anarchica Online

Basco e Bombetta
di Carlos Semprun Maura

Hanno votato. Si conoscono le cifre. Il 40% di astensioni e del restante 60%, il 90% hanno votato "sì" al progetto dell'autonomia. I moderati, sostenitori del "sì" Partito Nazionalista Basco in testa, si dichiarano soddisfatti e propongono agli indipendentisti dell'ETA militare e alla sua sorella legale "Herri Batasuna" (sostenitore dell'astensione) una tregua, una riconciliazione, al fine di "ricostruire tutti insieme il paese".
La procedura è la seguente: la primavera prossima i baschi eleggeranno il loro Governo autonomo che sarà senza dubbio presieduto da Carlos Garaicoechea, Presidente del Partito Nazionalista basco (PNV), partito elettoralmente maggioritario. Poi bisognerà mettere in applicazione lo statuto autonomo che conferisce a questo governo un certo potere in materia di vita economica e finanza "locale" (o nazionale se si vuole), di educazione, di stampa, radio e televisione anche in materia di sicurezza. Si creerà dunque una polizia basca. Ma Madrid si riserva il diritto di intervenire in caso di "gravi disordini di ordine pubblico".
Sulla stampa sono apparse foto che mostravano la gioia dei baschi all'annuncio dell'autonomia. Io temo che questa gioia sia prematura, temo che la vittoria elettorale del "sì" non risolva tutti i problemi dei Paesi Baschi e pertanto della Spagna intera. Innanzitutto i risultati di queste elezioni sono molto simili agli altri risultati delle altre elezioni, conclusione del referendum sulla nuova Costituzione le cui astensioni hanno superato il 50%. Altrimenti c'è sempre stato il 40% di astensioni. Come nel resto della Spagna, d'altra parte. Né le elezioni né il loro risultato sembra abbiano avuto la minima influenza sulla linea politica dell'ETA militare e dei suoi alleati.
La principale gaffe del governo Suarez è stata di non aver proposto questo referendum sull'autonomia due anni fa. Se non l'ha fatto è stato per paura della destra, dell'esercito, di dio, del padre, ma anche a causa della sua concezione centralista dello stato. In Spagna la sinistra come la destra sono giacobine. L'ostacolo legalista - bisognava prima votare la nuova costituzione - non regge davanti a un problema così grave. Si può sempre trovare una formula, anche transitoria.
Dopo tutto, il 40% di astensioni è molto e l'ETA militare può volerlo confiscare a suo profitto, anche se le motivazioni per l'astensione sono infinite come sempre. E poi si può dire ciò che si vuole dell'ETA militare, salvo che è un'organizzazione democratica: non ha mai nascosto, nei fatti, di voler imporre la sua soluzione con la forza.
Ma che cosa vuole, dunque? Conquistare l'indipendenza del Paese Basco grazie alla lotta armata. Per loro, tutto ciò che viene da Madrid e contaminato dalla lebbra. Non si negozia con l'occupante, con la potenza colonizzatrice, dicono. La si caccia a colpi di mitra. Oggi essi possono perfettamente pensare che è stata la loro lotta a obbligare il governo spagnolo, così reticente, a concedere questa autonomia. Essi la ricusano, essi non vogliono l'autonomia ma l'indipendenza - conquistata e non negoziata - ma questo segno di "debolezza" di Madrid può incoraggiarli a continuare la loro lotta fino alla "vittoria finale". Logica mortifera, mi direte? Certo, ma logica.
La branca rivale è disprezzata, l'ETA politico-militare, ha accettato lo statuto d'autonomia. Ma con dei ragionamenti speciali. Con l'autonomia, essi dichiarano, le cose saranno più chiare. La borghesia basca prenderà il potere e la lotta di classe, uscendo dalla nebbia nazionalista attuale, diventerà evidente. Bisogna quindi prepararsi all'insurrezione per l'indipendenza e il socialismo. Ciò che essi intendono per socialismo non lascia adito a dubbi: una dittatura statale.
Si può dunque temere un imputridimento della situazione e l'aumento delle violenze "militariste" e poliziesche. Noi ci troveremo allora in una situazione simile a quella che conosce l'Irlanda del Nord ormai da anni e anni, in cui la popolazione è incastrata fra due polizie, tra due eserciti, due fantasmi che si raddoppiano e si sovrappongono per schiacciare col loro peso di orrore l'uomo della strada. Sì, io temo che il Paese Basco vedrà il suo spazio sempre più invaso dai fantasmi politico-militari del Potere, dai candidati al nuovo potere, da polizie rivali e parallele, da piccoli e grandi capi, da questa moria sanguinante di regolamenti di conto e dal culto putrido di eroi e di martiri. L'orrore intrinseco. Ma sono questi mostri che partoriscono il nazionalismo, tutti i nazionalismi.
Vi è un altro argomento, che va nello stesso senso anche se non viene praticamente mai utilizzato ed è l'elemento psicologico. I ragazzi dell'ETA non sono forse gli ultimi disposti ad abbandonare le loro immagini di "eroi", a cessare di giocare ai cow-boy per divenire che cosa? Impiegati di banca? Niente da fare. Certo alcuni per continuare a fare joujoux con le armi potranno diventare poliziotti. Ed è certamente quello che succederà, la nuova polizia basca integrerà degli ex soldati dell'ETA. Non hanno forse provato la loro abilità di tiro?
Perché una cosa cambierà con l'autonomia ed è il trasferimento alle autorità basche di una parte senza dubbio importante di compiti repressivi. Questo sarà, in ogni caso, più facile che non la creazione di una economia "nazionale", visto lo stretto inserimento dell'economia basca in quella spagnola. Assisteremo così a una sorta di guerra civile larvata nel Paese Basco e il Governo autonomo, forte della sua "legittimità", lanciare la sua polizia alla caccia dei terroristi dell'ETA? Non è del tutto impossibile.
Già ora gli scontri tra le due coalizioni rivali Euzkadiko-Ezkerra (vicina all'ETA - politico-militare) ed Herri-batasuna (vicina all'ETA militare) divengono sempre più violenti. Si parla anche di assassinii. Come quello di Tomas Alba, che pare sia stato liquidato dall'ETA militare a causa di disaccordi politici.... E non è il solo caso. Se la nuova polizia basca vorrà mettervi ordine potremo assistere a scontri e fucilate nelle strade dell'Euzkadi.
Questa situazione quasi insolubile è, non dimentichiamolo, un'eredità nauseabonda del franchismo. Una eredità del centralismo a oltranza del regime e dei soprusi e repressioni di ogni sorta imposti al popolo basco.
Ma è assolutamente folle domandarsi se la sola soluzione è di impiantare piccoli stati gerarchici - basco, catalano, ecc. - con i loro poliziotti, le loro imposte, e l'obbligo di parlare la tale lingua - rovescio della medaglia franchista che lo impediva - a lato dello stato centrale che manterrà, checché se ne dica, l'essenziale delle sue prerogative? Non esiste altra soluzione, in nome dell'autonomia e della democrazia, che raddoppiare le gerarchie statali, repressive e poliziesche? La polizia spagnola rimane e vi si aggiunge la basca, la catalana e così via.
Nondimeno la lotta contro il centralismo statale può seguire altre vie più libertarie? Invece di raddoppiare le gerarchie statali e quindi di ridurre l'area di libertà dei cittadini, una vera decentralizzazione dovrebbe dare loro il diritto di occuparsi dei loro affari - di tutti i loro affari - senza intermediari burocratici, di possibilità di scelta (linguistica e altro), l'autonomia a livello dei comuni, e così via. Si tratta di reinventare un nuovo federalismo adatto ai problemi e alle situazioni di oggi, che romperebbe l'apparato centralizzato e burocratico dello stato, invece di raddoppiarlo.
Ciò non è forse folle, ma inutile, perché nessuno si sogna di lottare per queste soluzioni. Ovunque lo sguardo si posi, dovunque appaiono possibilità anche modeste di creare uno spazio per l'autodeterminazione dei cittadini, ci si accorge che il terreno della lotta è deserto. Al delirio nazionalista risponde il delirio centralista. All'odio dei baschi per Madrid risponde l'odio crescente degli spagnoli per i baschi. Invece di aprire le frontiere se ne creano delle nuove.
Lo so: i baschi vogliono "recuperare la loro identità". E se si trattasse semplicemente di un passaporto?