Rivista Anarchica Online
Caccia all'anarchico
a cura della Redazione
Un appello denuncia da Atene. Prendendo a pretesto le manifestazioni di protesta contro il triplice assassinio di Stammheim, il
governo greco ha arrestato alcuni compagni, tra i quali i responsabili dei giornali libertari - Di
fatto l'anarchismo viene considerato fuori-legge
Della ripresa del movimento anarchico in Grecia abbiamo già parlato sul n.31 (agosto/settembre
1974) di "A", pur senza avere esaurienti informazioni dirette in proposito. Ora abbiamo ricevuto dalla
capitale greca un'informativa che tratta soprattutto della pesante repressione che sui libertari s'è
abbattuta nelle settimane immediatamente precedenti le recenti elezioni politiche. I compagni di Atene fanno appello alla solidarietà internazionalista e chiedono l'invio di denaro ed
eventualmente di lettere di protesta sottoscritte da note personalità al seguente indirizzo: SYLVIA
PAPADOPOULOU, "DIETHNIS BIBLIOTIKI", DELFON 2, ATENE 144, GRECIA.
A partire da martedì 18 ottobre 1977, esattamente un mese prima delle elezioni generali, un'ondata di
terrore poliziesco senza precedenti si abbatte sulla Grecia. Lo scopo, apertamente proclamato, è lo
sterminio fisico del giovane movimento anarchico. Sviluppatosi inizialmente negli anni del regime dei
colonnelli, il movimento ha dimostrato vitalità e continuo rafforzamento in diverse occasioni:
partecipazione alla rivolta del novembre '73; campagna nel corso dell'estate '76, per la non-estradizione
e la liberazione del rivoluzionario tedesco Ralph Pole; massiccia presenza pubblica il Primo Maggio '75,
'76 e '77; mobilitazioni anti-politiche, anti-elettorali e anti-militariste, eccetera.
Oggi, il movimento anarchico viene additato come il nemico pubblico n.1. La metodologia di questa
ondata repressiva giunge direttamente da Bonn, insieme con un nutrito manipolo di poliziotti tedeschi.
Gli anarchici sono bersaglio e vittime di un autentico progrom: arresti ingiustificati, pestaggio degli
arrestati, "fabbricazione" di prove false da parte della polizia, processi addomesticati, perquisizioni casa
per casa, imprigionamenti con o senza processo, incriminazione di tutti gli editori di giornali e riviste
anarchiche. Alla repressione, si affiancano una isterica campagna di stampa contro gli anarchici e i
"terroristi", e la complicità, attiva o passiva, di tutto l'apparato politico, la cui unica mira è di vincere
l'indifferenza dei Greci nei confronti delle prossime elezioni.
Ed ecco, in ordine cronologico, i principali avvenimenti repressivi:
Martedì 18 ottobre: la notizia dell'assassinio di Baader, Ensslin e Raspe, arriva e circola subito per
Atene. Gruppi di compagni raggiungono il marciapiede che fronteggia il Politecnico, luogo considerato
"Asilo Universitario" e tradizionale tribuna per libere discussioni politiche. Alcuni altoparlanti
denunciano il crimine, invitando chiunque abbia voglia a raggiungere i Propilei, altro posto considerato
a sua volta "Asilo Universitario". Alle 7.30 della sera, un gruppo di poliziotti in abiti civili arresta, senza
motivazioni di sorta, il noto editore anarchico Christos Konstantinidis, di 28 anni. Konstantinidis,
membro della redazione di Diethnis Bibliothiki, è da anni bersaglio fisso della repressione poliziesca.
Noto per le sue attività nel Politecnico occupato durante la rivolta del novembre '73, immediatamente
dopo gli sbirri lo sottoposero a una caccia serrata, costringendolo alla clandestinità per tre mesi. Più
tardi, due mesi prima della caduta dei colonnelli, venne arrestato e rinchiuso in carcere per dieci giorni
senza nessuna accusa concreta. Dopo l'avvento della democrazia parlamentare, Konstantinidis ha subito
numerosi arresti ingiustificati, ed è stato trascinato due volte in tribunale sulla base di pesantissime
accuse. La prima volta, venne arrestato in aula, durante il dibattimento giudiziario sulla estradizione di
Pole. In quella occasione infilò le mani in tasca e non oppose resistenza. Un reporter scattò delle foto
che lo mostravano con le mani in tasca. Sulla base di queste foto, venne accusato di aver preso a calci
"in maniera subdola" un agente che gli stava addosso. Al processo di appello, venne definitivamente
prosciolto da tutte le accuse. La seconda volta, nel maggio di quest'anno, la polizia irruppe in casa sua,
arrestando e picchiando selvaggiamente tutti coloro che vi si trovavano. Lo stesso trattamento venne
riservato più tardi a Konstantinidis fuori della casa. Pretesto: "schiamazzo pubblico"! Sotto questa scusa
ufficiale, la polizia perquisì l'appartamento, dichiarando persino che un inquilino del caseggiato aveva
accusato i compagni di Konstantinidis di fare uso di droga! Sette persone vennero trascinate davanti ai
giudici sotto pesanti accuse: "resistenza all'autorità", "lesioni ai poliziotti", e via reprimendo. La polizia
"trascurò" naturalmente di presentare alla corte i presunti delatori, e tutti e sette gli arrestati vennero
rilasciati. Il procuratore si appellò però contro la sentenza, e in seguito a un secondo processo a
Konstantinidis toccarono 40 giorni di prigione per "schiamazzi pubblici" e "violenza contro pubblici
ufficiali", mentre 20 giorni andarono a S. Papadopoulou, per soli "schiamazzi". In questo modo, le
autorità riuscirono a battere in ritirata senza perdere la faccia a causa della vergognosa incursione
poliziesca, e contemporaneamente a evitare grosse condanne, che avrebbero pubblicizzato ulteriormente
il caso. Intanto, aspettavano un'occasione più opportuna per colpire il movimento anarchico. È sulla base
di questi retroscena che si può facilmente comprendere sia la metodologia della polizia greca, sia la
resistenza passiva ancora una volta opposta da Konstantinidis.
Subito dopo l'arresto di Konstantinidis, la squadra anti-manifestazioni attacca davanti al Politecnico.
Arresto di Michalis Sirpos, 20 anni, operaio. Più tardi, 200 anarchici tentano una dimostrazione di
protesta, ma vengono immediatamente aggrediti dalla polizia e dispersi dopo alcuni scontri. Arresto di
Georges Tsachtsiris, 17 anni, impiegato, di Sofia Panagiotidou, 17 anni, studentessa, e di Panayotis
Mantzaranis, 17 anni, studente.
Mercoledì 19 ottobre: la stampa proclama spudoratamente che gli arrestati fanno parte di un gruppo
"terrorista", cercando così di guadagnare alla repressione il consenso dell'opinione pubblica e di
preparare il terreno per la pesante condanna dei compagni sulla base delle solite accuse prefabbricate
dalla polizia: "lesioni agli agenti", "resistenza all'autorità", e via reprimendo. I quotidiani, specializzati
nel montaggio in serie di calunnie e di false informazioni, parlano di "un complotto anarchico
internazionale di provocazione e di agitazione", dipanando un gomitolo sterminato di mostruose illazioni:
"Carlos è stato visto ad Atene", "Konstantinidis ha ricevuto una settimana fa la visita di due avvocati
tedeschi della RAF", eccetera.
Ancora due dimostrazioni nel pomeriggio. La prima a Tessalonica, di trascurabile importanza quanto
a partecipazione organizzata da un gruppo maoista "ufficioso", ma sempre sufficiente perché la polizia
possa accerchiarla e cominciare ad arrestare i manifestanti senza preavviso e senza che siano avvenuti
incidenti di sorta. Tredici persone vengono "estratte a sorte" dagli sbirri e portate via. La seconda, ad
Atene, raggruppa 600 anarchici, ed è molto decisa e ben organizzata dal punto dell'autodifesa. Scontri
con la polizia, vetrine in frantumi, ma nessun arresto. In compenso, Stavroula Hagadinou, 18 anni,
studentessa di scuola tecnica, viene fermata mezz'ora dopo lo scioglimento della manifestazione.
Mercoledì 19 - Giovedì 20 ottobre: un gruppo rivoluzionario armato tenta di collocare delle bombe nella
fabbrica della compagnia tedesca A.E.G., al Pireo, scontrandosi a colpi d'arma da fuoco con due
poliziotti, e lasciando sul terreno un morto, Christos Kasimis. Gli altri riescono a fuggire. Nei giorni
successivi, altri incidenti: viene incendiato il consolato tedesco di Patrasso e una bomba fatta esplodere
in quello di Heraklion.
Naturalmente, tali incidenti vengono pienamente sfruttati dalla stampa, allo scopo di schiacciare gli
arrestati delle manifestazioni dei giorni precedenti. I giornali si lanciano in sempre più mostruose
asserzioni: "potrebbe anche non trattarsi di una semplice coincidenza che Konstantinidis si trovi a
Pangrati e che l'auto usata dal gruppo terroristico sia stata rubata proprio laggiù", eccetera.
Venerdì 21 ottobre: si scatena la caccia agli "ignoti" per gli "incidenti anarchici" di martedì e mercoledì,
sulla base di una legge del 1944 modificata dalla Giunta Militare nel 1971 e mai applicata fino ad oggi,
ma presa a modello dalla legge tedesca sui "simpatizzanti". La legge contempla pene "per chi approvasse
pubblicamente l'attuazione di crimini minori o di crimini in generale", e "per chiunque istigasse alla
perpetrazione di crimini minori e di crimini in generale". Da questo momento in avanti, chiunque può
finire in galera sulla base di accuse anche vaghe.
Sabato 22 ottobre: si scatena una nuova e vasta ondata di arresti, perquisizioni e repressioni varie.
Panayotis Barbounis, 19 anni, studente di scuola tecnica, e Yiannis Stavopoulos, 22 anni, studente di
legge, vengono incriminati per "possesso di armi" e processati per direttissima. E questo sulla base di
una perquisizione della polizia nella casa del primo, perquisizione dovuta a "informazioni confidenziali",
e che ha dato come risultato il ritrovamento delle seguenti "armi": libri e opuscoli anarchici, una granata
scarica risalente alla Seconda Guerra Mondiale e usata come portacenere, un pezzo di catena e un
bastone!
Sabato 22 - Domenica 23 ottobre vengono arrestati direttori di giornali anarchici e libertari, sotto
l'accusa di essere "gli istigatori morali" degli "incidenti" di martedì e mercoledì. Si tratta di Kiriacos
Vasiliadis, direttore di Qui e Adesso; di Michalis Protopsaltis, direttore del Cocq; di Nikos Balis,
direttore di Quando..., e di Herodes Bakoyianis, direttore di Socialismo o Barbarie. Da notare che Qui
e Adesso e Cocq non hanno mai avuto un secondo numero: il loro primo e unico numero è stato
pubblicato un anno fa, e che i loro direttori hanno già subito persecuzioni. Quando... ha cessato le
pubblicazioni al suo terzo numero, e cioè dai primi del '76. Soltanto Socialismo o Barbarie è apparso
quest'anno. Si tratta di una rivista pubblicata a intervalli irregolari di più di sei mesi. Il suo terzo e ultimo
numero è uscito cinque mesi fa! Oltre le persone già menzionate, sono stati arrestati come "autori morali
degli incidenti": Nikos Asimopoulos, cantautore e libraio libertario, e Yiannis Felekis, direttore del
giornale trotskista La barricata. La persecuzione contro "gli istigatori morali" comprende anche un ex
direttore de La barricata, che la polizia non è però riuscita a rintracciare, e il direttore di una rivista
maoista già imprigionato dopo la dimostrazione di mercoledì a Tessalonica. Kiriacos Vasiliadis viene
anche incriminato per "possesso di armi"; in seguito a una perquisizione in casa sua, la polizia ha
rinvenuto il solito bastone, il solito pezzo di catena e un'ascia da falegname. Niente di più.
Lunedì 24 ottobre: si svolgono ad Atene, in un clima di terrore poliziesco senza precedenti, i processi
agli arrestati di martedì e mercoledì. Il tribunale e i suoi immediati dintorni rigurgitano di sbirri,
informatori e fascisti; tre persone, venute per assistere al processo, finiscono arrestate ("che ci fate qui?
siete anarchici?"), ma vengono subito dopo rilasciate. La polizia dipana la sua ininterrotta catena di
provocazioni; si parla diffusamente di un processo completamente prefabbricato e di una sentenza (già
"depositata") di 3 anni per Konstantinidis. Il presidente del tribunale è stato nominato ad hoc. Tutti
prevedono condanne per parecchi anni sulla base delle solite accuse, che in un clima politico "normale"
condurrebbero al proscioglimento o a pochi mesi di galera. Il primo processo è quello che vede alla
sbarra la diciottenne Stavroula Hagadinou, arrestata dopo la manifestazione di mercoledì 19. Si ha un
solo testimone a carico: un "negoziante" che ha dichiarato come, dal suo esercizio, avesse notato la
Hagadinou tra il gruppo dei dimostranti, e come uno di questi avesse poi mandato in frantumi la vetrina
del negozio. "Ho cercato di fermarlo, ma avevo paura delle sue reazioni. Più tardi ci ho provato ancora,
ma senza riuscirci". Un'ora o un'ora e mezza dopo lo scioglimento della manifestazione, il negoziante
nota la Hagadinou per la strada, la riconosce, la blocca e la consegna nelle mani di un poliziotto. Il
"negoziante" non è però presente al processo. I giudici sono costretti a interrompere il dibattito e a
ordinare la convocazione. Un paio d'ore dopo, arriva in aula un certificato medico nel quale si attesta
il ricovero in ospedale del testimone a causa di una seria affezione agli occhi! Malgrado l'assenza del solo
teste a carico, e a dispetto delle proteste dei difensori, il processo non viene rinviato. Una montatura di
questo genere non potrà facilmente ripetersi. Stavroula Hagadinou viene condannata a un anno e mezzo
di prigione "per turbamento della pace pubblica" e "complicità del danneggiamento di proprietà
straniera", e direttamente avviata al carcere.
Segue il processo a Kostantinidis e Sirpos. Sirpos non è presente, perché malato e perché duramente
pestato dalla polizia (lesioni agli occhi, rottura di un dito). I giudici si pronunciano per la sua
convocazione, ma persino il medico di Stato rifiuta di assumersi questa responsabilità. Il processo viene
rinviato per quanto riguarda Sirpos, ma non per il suo coimputato Kostantinidis. Anche Kostantinidis
è malato, e vomita ripetutamente davanti ai giudici indifferenti e decisi a non rimandare il processo,
quantunque l'imputato sia chiaramente non in grado di partecipare al dibattimento e di difendersi. A
dispetto di tutto ciò, la disamina dei testi a carico (tutti poliziotti) dà per lampante l'innocenza di
Kostantinidis per quanto concerne l'accusa di "resistenza all'autorità", che è il più grave dei capi
d'imputazione, suscettibile di un anno di prigione nella migliore delle ipotesi. Il procuratore è così
costretto a proporre il proscioglimento, ma i giudici trovano Kostantinidis ugualmente colpevole di
"lesioni a pubblico ufficiale" e di "resistenza all'autorità", e lo condannano a 3 anni e mezzo di galera!
A questo punto, inutile descrivere il terzo processo (due avvocati della difesa si sono già ritirati dal
dibattito per protestare contro il verdetto appena pronunciato). Il caso Mantgouramis viene rinviato;
Sofia Panagiottidou prosciolta e il diciassettenne George Tsachtsiris condannato a due anni di prigione.
Martedì 25 ottobre: il processo agli arrestati di Tessalonica affronta la sua terza e ultima tornata. Il
procuratore è, come al solito, costretto a proporre il proscioglimento dalle accuse di "disobbedienza
all'autorità" perché, dichiara, "nessuno ha ordinato ai dimostranti di disperdersi". Ma questo sembra non
interessare i giudici, né la loro sentenza (oltretutto, a Tessalonica non erano neppure avvenuti incidenti).
Dieci persone vengono riconosciute colpevoli di "lesioni a pubblici ufficiali" e di "turbamento dell'ordine
pubblico". Karabelias, 36 anni, leader di uno sparuto gruppo maoista, e Karakitsos, 27 anni, ricevono
28 mesi di galera a testa e spediti in cella per direttissima: Katsaras (25 mesi di prigione) e altri sette (22
mesi a testa) vengono provvisoriamente rilasciati in attesa del processo d'appello. Soltanto tre imputati
ricevono la piena assoluzione.
Asimopoulos viene anche inquisito per aver cantato a un raduno antimilitarista nell'aprile di quest'anno!
Finalmente si decide che "gli istigatori morali" restino in prigione fino alla data (tuttora sconosciuta) del
processo. Il che potrebbe voler dire 6 mesi di detenzione preventiva (se non addirittura 12), quantunque
sembri probabile che il processo si svolga uno o due mesi dopo le elezioni del 20 novembre. In ogni
caso, è assolutamente chiaro che i libertari e le idee libertarie in Grecia sono di fatto fuori legge.
Martedì 8 novembre: si tiene il processo contro Sirpos, 20 anni, arrestato martedì 18 ottobre davanti
al Politecnico, e contro Mantgouranis, 17 anni, arrestato dopo la manifestazione dello stesso giorno.
Sirpos viene condannato a 2 anni e 4 mesi per la solita "resistenza all'autorità", "oltraggio a pubblico
ufficiale", e per avere "picchiato" i poliziotti. Mantgouranis riceve invece 13 mesi per avere partecipato
a una "dimostrazione illegale" ma viene lasciato libero in attesa del processo d'appello.
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