Rivista Anarchica Online
La schedatura Malfatti
di Gian Luigi Pascarella
Nel corso del corrente anno scolastico 9 milioni di fascicoli, per un totale di 30 milioni di fogli dovranno
essere compilati dagli insegnanti della scuola elementare e media, per definire un giudizio su ognuno dei
componenti la popolazione scolastica dell'obbligo.
La "scheda personale", che qualcuno già chiama "psicoburocratica", costituisce la novità più rilevante
nell'ambito del più suadente degli apparati ideologici di stato: la scuola.
Già, perché al di là delle Cassandre interessate che danno per spacciato il sistema scolastico italiano, va
precisato, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che è vero, la scuola vive una crisi strutturale che ha
origini fin dall'Unità Sabauda, ma è altrettanto vero che di questa sua condizione endemica, lo stato ne
ha fatto la connotazione più significativa, fino a darsi la possibilità, in virtù di interventi apparentemente
sporadici e contingenti (decreti legge e circolari ministeriali), di renderla più dinamicamente funzionale
alle esigenze della pianificazione.
Uno di questi interventi-panacea è proprio la scheda personale che dovrebbe costituire l'alternativa al
voto espresso in cifre dallo 0 al 10. Si compone di due parti: la prima di sapore anagrafico, la seconda,
certamente la più caratterizzante, dovrebbe esprimere il giudizio su "la partecipazione dell'alunno alla
vita della scuola", le "osservazioni sistematiche sui processi di apprendimento e sui livelli di maturazione
della personalità", sancirebbe poi il tutto un "attestato di giudizio finale".
La "sentenza" non sarà più espressa tenendo conto della acquisizione delle nozioni infuse ma del
comportamento degli scolarizzati nell'ambito della istituzione, fino a spingersi in valutazioni
moraleggianti sulla "perseveranza" e la capacità di assumere responsabilità, e andando oltre con voli
pindarici "parapsicologici" con valutazioni sulla "creatività" e "l'interesse alla ricerca e alla
documentazione storica, geografica, scientifica". Un programma ambizioso quello del ministro Malfatti,
la cui responsabilità viene a piombare sulle spalle degli insegnanti. Una categoria con nessuna formazione
professionale specifica, con una scadente immagine di sé, acuita peraltro dalla ancor più scadente
immagine che né ha la gente.
Le schede saranno prevedibilmente riempite da banalità, da analisi sommarie, da semplificazioni
demenziali, anche se a sostegno di questo ci sarà una psicologia attinta dalle riviste femminili che
eufemisticamente chiameremmo empiriche, né crediamo sarà l'aleatorio vocabolario degli insegnanti
sinistresi a dare una veste scientifica al tutto. Tutto ciò non significa affatto che questa innovazione
(sperimentale per quest'anno) verrà archiviata. È ormai scontato che la scuola da tempo ha cessato di
svolgere, ammesso che in un passato anche remoto vi sia riuscita, la funzione di formare la classe
dirigente e non ispira più la lusinga di una sirena per la mobilità sociale ascendente. È altrettanto scontato
che essa comunque coinvolge nelle sue liturgie formative la totalità della popolazione giovanile dagli 0
ai 14 anni. Ecco, la scheda di valutazione in questo viene a ratificare, con il suo indulgente abbandono
della selezione istituzionale, la fine della scuola di stampo Gentiliano nei due canali della formazione
culturale e della preparazione professionale.
Egualitarismo allora? A parte ogni considerazione ideologica che ci difende da qualsiasi possibilità di
accreditare una sia pure "riformata" istituzione, è evidente che questo è solo il tentativo articolato,
almeno nelle intenzioni, di conformare i futuri cittadini/sudditi.
Per prevenire ogni possibilità di ribellione il sistema scolastico eviterà d'ora in poi la presenza di momenti
decisivi e irreversibili nella selezione per l'autoaffermazione e ritarderà così il chiaro riconoscimento della
realtà della situazione fino a quando l'individuo non sia troppo coinvolto dal sistema per desiderare di
cambiarlo radicalmente. Forse a questo pensava P. Citati quando ci chiamava in causa affermando,
invero paradossalmente, che "il voto può essere utilissimo perché educa chi prende 4... al salutare
disprezzo verso i voti, i numeri, le classificazioni, la scuola, i maestri, la società, la terra, l'intero
universo, il voto educa dei veri anarchici, di cui il nostro tempo ha disperatamente bisogno".
Siamo concordi nell'affermare l'estremo bisogno di anarchici, certo non possiamo credere che la scuola,
con le sue vessazioni stridenti di qualche tempo fa, abbia sfornato una valanga di anarchici. D'altro canto
che la scuola si stia trasformando in una madre feconda che nel suo ventre smisurato accoglierà e
accompagnerà magari a "tempo pieno" tutti gli individui almeno fino a 16 anni schedandoli dalla nascita
spiandoli fino nei loro handicaps, ovattando e dilazionando le lacerazioni del sistema, non impedirà che
esista un dissenso. Anzi.
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