Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 51
ottobre 1976


Rivista Anarchica Online

La condizione femminile a Cuba
di Silvya Kashdan

Note sulle donne, la famiglia e la vita sessuale.
La partecipazione delle donne alle lotte agricole e industriali per il miglioramento delle condizioni di vita prima della rivoluzione - La subordinazione alla produzione di tutti gli aspetti della vita - Come il ruolo della donna nella società è concepito in modo moralistico ed autoritario - Alla base dell'organizzazione sociale vi sono la coppia, la famiglia, il matrimonio e la repressione sessuale.

"Le trasformazioni in un'epoca storica possono sempre essere determinate dall'avanzata delle donne verso la libertà" (Charles Fourier). Le strutture economiche cubane furono un prodotto dell'immigrazione (volontaria o coatta) nel nuovo mondo, Cuba non ha mai avuto un'economia statica, agricola, feudale nel senso classico del termine. I latifondi e le piccole proprietà agricole furono sempre impostate più verso il commercio che verso la propria auto-sufficienza. Tuttavia, verso la metà del secolo XIX, questo primitivo quadro capitalista di vita agricola cominciò a scomparire per le esigenze del mercato internazionale e dietro le spinte sociali in gran parte della popolazione. Fu necessario per le donne delle campagne e della classe lavoratrice contadina mettersi a fare lo stesso pesante lavoro degli uomini: esse vennero così coinvolte nelle varie lotte per il miglioramento delle condizioni della gente di campagna. Povere contadine di ogni razza parteciparono (compresi i combattimenti) alla guerriglia per l'indipendenza tra il 1860 ed il 1890. Raggiunta l'indipendenza, con l'intensificarsi delle lotte tese al miglioramento della vita agricola, le donne mantennero il loro ruolo attivo.

Nel frattempo, l'iniziativa degli uomini d'affari stranieri e locali stava facendo crescere nelle città (soprattutto all'Avana) un'attiva classe lavoratrice industriale. Essa era in stretto contatto con la classe lavoratrice europea: condivise numerose rivendicazioni e richieste portate avanti dal movimento internazionale dei lavoratori verso gli inizi del secolo. Le speranze e le proposte degli anarchici e degli anarco-sindacalisti facevano molta presa nelle neonate organizzazioni dei lavoratori delle industrie cubane del tabacco, marittime ed alimentari. Quasi il trenta per cento delle donne cubane che lavoravano a pagamento erano occupate nell'industria del tabacco nel 1903; il resto era concentrato soprattutto nel lavoro domestico.

Anche se la maggior parte delle donne cubane delle classi inferiori non lavorava (come tuttora non lavora) a pagamento, la loro esistenza era strutturata, nondimeno, sui bisogni dell'industria e del mercato del lavoro. Molte, pertanto, presero parte attiva alle violente lotte che scoppiarono una dietro l'altra dall'inizio del secolo alla fine degli anni '30. Le donne delle campagne e della città contribuirono pure all'organizzazione di cooperative di lavoratori e di associazioni cooperative che sorsero in tutta Cuba in quel periodo. La loro partecipazione fu salutata con favore ed incoraggiata da anarchici ed anarco-sindacalisti, tra i quali erano allora argomenti di dibattito le idee sulla liberazione sessuale e la trasformazione della famiglia.

Questi problemi erano particolarmente sentiti dai contadini e dai lavoratori cubani, a causa del brusco contatto tra industria e mondo del lavoro da una parte e il loro mondo personale e sociale dall'altra. Le condizioni di vita dei piccoli proprietari agricoli, dei contadini e dei lavoratori di industria misero in crisi i legami familiari. Queste condizioni di vita comprendevano un alloggio insufficiente, un prolungato orario di lavoro, una paga inadeguata, la disoccupazione, il bisogno per molti membri di una stessa famiglia di trovare lavoro lontano da casa, ecc., tutte cose che portarono ad una rapida scomparsa dei vincoli familiari. Il "matrimonio di fatto" divenne sempre più comune. Ciò provocò da parte dei poveri la convinzione che la Chiesa, come i datori di lavoro e lo stato, era corresponsabile della loro oppressione sociale. Le idee anarchiche di libero amore e di emancipazione sessuale, insieme alla loro opposizione alla religione ed allo stato, diedero voce e razionalità a quei sentimenti.

Nella prima metà di questo secolo, le donne intellettuali e borghesi cubane, come le loro simili in altri paesi, lottarono con successo per l'acquisizione di alcuni diritti legali, come il diritto al voto, e di possibilità di lavoro, soprattutto professionale o qualificato. Nel 1957, circa il 46 per cento dei professionisti e dei lavoratori qualificati nelle attività artistiche, mediche, di insegnamento e di altri servizi erano donne. Tuttavia, questi miglioramenti non modificarono la struttura di classe fondamentale né i problemi sociali all'interno della società nel suo complesso.

Fino a che punto vi sono stati cambiamenti reali a Cuba dal 1959? È stato osservato che l'analisi del tipo di rapporti tra i sessi all'interno della società permette di misurare quale grado di emancipazione umana sia stato raggiunto. Poiché il principale obiettivo dichiarato del nuovo regime è stato la modernizzazione (industrializzazione), non sorprende il fatto che le esigenze dell'industria sovrastino la vita individuale e sociale.

La borghesia non ha svolto "bene" il suo "compito"; l'esistenza della popolazione non è stata completamente asservita alle esigenze dell'industria; la nuova amministrazione ha dovuto affrontare il problema di continuare il compito della borghesia per "sviluppare" il paese. Nonostante le loro numerose sconfitte, i lavoratori, e specialmente i braccianti agricoli ed i contadini, erano insubordinati e amanti della propria autonomia. In un discorso tenuto il 4 novembre 1969, Castro descriveva la situazione secondo l'amministrazione:

"La produzione industriale contribuisce molto alla disciplina dei lavoratori, per mezzo del metodo produttivo proprio di quest'attività. Un paese con pochissime industrie, con la stragrande maggioranza della sua popolazione di origine contadina, abituata a cominciare a lavorare ad un ora oggi e ad un'altra domani, ad aspettare la pioggia... non può sviluppare un atteggiamento lavorativo metodico".

Fu, questo, un problema che anche i primi industriali europei e nordamericani (molto tempo prima) dovettero affrontare. Fame e violenza non furono sufficienti a disciplinare la nuova classe lavoratrice. Ci si riuscì solamente attraverso la modificazione della vita psico-sociale dell'intera classe e il suo inquadramento nell'industria. Ciò comportò la riduzione di ogni attività e capacità umana essendo tutto subordinato al processo produttivo. Il lavoro diventò l'esperienza principale, quella che dava significato e valore all'intera esistenza. E la trasformazione fu completa solo quando donne e bambini vennero immessi direttamente nella forza lavoratrice.

Questa esperienza non è stata dimenticata da coloro che sono adesso al potere a Cuba. Il regime di Castro s'è reso conto del proprio compito di disciplinare e soggiogare i lavoratori per farne uno strumento capace ed utile nel processo di completa industrializzazione. Ben presto si capì che le donne recalcitranti avrebbero potuto costituire un ostacolo nella "motivazione" degli uomini e a volte un elemento di rivolta, come esse avevano dimostrato nelle agitazioni all'inizio del secolo e di nuovo nelle proteste contro la mancanza di cibo negli anni '60. Il governo pertanto decise di prendere l'iniziativa di coinvolgere direttamente le donne nel mondo del lavoro, ottenendo così (oltre che di aumentarne gli addetti) di sottometterle direttamente alla disciplina industriale. Attualmente, solo il 24 per cento delle donne cubane lavorano a pagamento; il resto, tuttavia, oltre che lavorare in casa, è utilizzato nel lavoro "volontario". La Federazione delle Donne Cubane, emanazione del governo, ha come proprio obiettivo istituzionale quello di "elevare il livello ideologico, politico, culturale e scientifico delle donne al fine di prepararle ai compiti assegnati dalla Rivoluzione e così assegnar loro il ruolo cui hanno diritto nella nuova società". La Federazione tiene corsi di cucito e di altri insegnamenti per casalinghe allo scopo di riunirle per lo "studio ideologico" e per istruirle.

Nel Codice Familiare del 1974 è stata data grande importanza al nucleo familiare in quanto "legame naturale" dello sviluppo sociale e dell'industrializzazione. Per rendere questo concetto conforme all'"ideologia socialista", la base di classe della famiglia è stata rifiutata in favore di una sua considerazione come istituzione "naturale". È significativo che questo sia sempre stato il punto di vista borghese. Nel suo sempre più stretto rapporto col processo di industrializzazione, la famiglia venne elogiata e persino glorificata. Uomini e donne vengono raccomandati (ed anche incoraggiati) a diventare sposi, legalmente. Lo stato offre alle coppie grandi ricevimenti (compresi cibi e bevande ed un fotografo), macchina con autista e una luna di miele in alberghi di lusso. Vengono disapprovati i "matrimoni di fatto". Anche i rapporti prematrimoniali ed extraconiugali sono mal visti in quanto si pensa possano distogliere dal lavoro politico e soprattutto dalla produzione.

Per mantenere la tensione psicologica indispensabile allo sforzo di industrializzazione, è stata intensificata la repressione sessuale. Secondo molti osservatori, tra cui Margaret Randell ed Ernesto Cardenal, la verginità è molto apprezzata. Le donne vengono spesso ostacolate nella carriera scolastica e nel lavoro se compromesse in rapporti illegittimi. Nel suo libro "Cuban Women Now" ("Le donne cubane oggi", Toronto, 1974), la Randell afferma che, almeno secondo l'ideologia ufficiale, la liberazione sessuale è considerata come la libertà dalla prostituzione. Sebbene mezzi contraccettivi ed aborto "giustificato" siano accessibili, il governo non li incoraggia: si praticano tuttora molti aborti clandestini.

Come nella società capitalista, il sesso nella "rivoluzionaria" Cuba è considerato soprattutto nei suoi rapporti con la produzione (compresa la riproduzione) piuttosto che col piacere. Le donne sono esentate dal servizio militare e dalle multe per le assenze a causa del loro ruolo familiare come produttrici in casa. Infatti, "chi fa da mangiare al bambino di seconda o terza elementare quando torna a casa a mezzogiorno? Chi si prende cura dei neonati non voluti o dei bambini di 2, 3 o 4 anni? Chi prepara la cena all'uomo che torna a casa dal lavoro? Chi lava, pulisce e cose del genere?" chiese Castro in un discorso del 1966. Si diede una chiara risposta, se ce ne fosse stato bisogno, nel suo discorso al Secondo Congresso della Federazione delle Donne Cubane nel 1975: "Alle donne bisogna concedere alcuni piccoli privilegi ed eccezioni in quanto sono loro a portare il fardello della maternità".

Mentre la maternità viene esaltata, l'istruzione sessuale e la comprensione di queste cose sono (abbondantemente) scoraggiate ufficialmente. Nella prima infanzia, la repressione sessuale ed il pudore vengono incoraggiati. In una intervista fatta da Margaret Randell, la dirigente dei Circoli dei Ragazzi (e membro del Comitato Centrale del Partito) Clementina Serra raccontò che i ragazzi e le ragazze dei Circoli (per i bambini in età pre-scolare) facevano insieme tutto meno che il bagno. Questo per evitare qualsiasi indebita domanda sul sesso, a cui, si riteneva, le donne addette (e ci sono solo donne) non sarebbero state capaci di rispondere correttamente. L'ignoranza in materia sessuale di queste donne, a più di sedici anni dalla Rivoluzione, non è stata chiaramente spiegata.

Nella dichiarazione resa pubblica dal Primo Congresso Nazionale sull'Educazione e la Cultura nel 1971 fu specificato che non ci sarebbe stato alcun particolare corso di educazione sessuale nelle scuole di qualsiasi grado, così da non attribuire al sesso un'indebita importanza nelle menti degli studenti. Invece, agli insegnanti venne raccomandato "di meditare sul concetto di che cosa significa l'amore per la costituzione della coppia umana e i motivi che dovrebbero tenerla unita". L'amore viene concepito come qualcosa di separato dalla sessualità e molto più puro. Non bisogna pensare al sesso come a qualcosa di piacevole, ma solo come qualcosa al servizio dell'amore, del matrimonio e della riproduzione; altrimenti può interferire ed ostacolare la produzione, ed allora viene giudicato solo volgare e sporco.

Nel procedere dei giovani attraverso il sistema scolastico, la repressione sessuale aumenta. Nella crescente espansione del sistema dei collegi, ragazzi e ragazze vengono ospitati in locali separati, spesso vengono iscritti in scuole esclusivamente maschili o femminili. Anche le Brigate del Lavoro nei campi e nelle fabbriche sono separate. Nel rapporto del governo di Cuba alla Trentesima Sessione del Convegno Internazionale sulla Educazione Pubblica del 1968, era scritto che la vita degli studenti nei collegi è completamente organizzata sotto la guida di istruttori, che non lasciano agli studenti alcuna possibilità di "andare sulla cattiva strada" o "acquisire cattive abitudini".

Per raggiungere una rapida modernizzazione, il regime ha deciso di eliminare quello che Castro chiama l'"istinto egocentrico dell'individualismo". Il capitalismo - secondo Castro - provvede a soddisfare gli istinti dell'uomo, mentre il socialismo, che esige dei sacrifici, vi si oppone perché è rivolto alla creazione di un nuovo ordinamento. In altre parole, ciò che si vuole è che la gente rimandi indefinitamente la soddisfazione per permettere l'accumulazione del capitale (come ben compresero i Puritani).

L'educazione è sempre più condizionata dal processo produttivo industriale e assume sempre più direttamente da questo significato e valore. Sempre secondo Clementina Serra, lo scopo precipuo dei Circoli dei Ragazzi è la creazione di "ragazzi sani, forti, ben sviluppati, preparati culturalmente, politicamente lucidi... per la nuova società... ragazzi che prenderanno il posto dei lavoratori attuali". A questo scopo, i bambini imparano a vestirsi da soli dall'età di cinque anni (così non saranno parassiti), a non rompere i giocattoli (così da rispettare la "proprietà socialista"), ad avere orari regolari (così da avere una vita ordinata) e a sviluppare buone abitudini di lavoro. I circoli hanno piccoli giardini con linee arancio e bianche, come le fattorie statali. I bambini di quattro o cinque anni sono organizzati in brigate per lavorare nei giardini. I bambini il cui comportamento e condotta sono stati i migliori durante la settimana fanno i dirigenti dei lavori. Vengono organizzate delle gite per incontrare e osservare i lavoratori esemplari all'opera; i bambini vengono anche invitati a stimolare i loro genitori a diventare "lavoratori d'avanguardia".

Nella scuola elementare continua l'incoraggiamento al lavoro ed alla produttività. Gli studenti dedicano un po' di tempo a pulire e rassettare i cortili delle scuole, al giardinaggio e al governo degli animali (organizzati in brigate di lavoro). Vengono effettuate visite nelle fabbriche e nelle fattorie.

La famiglia all'interno del contesto del matrimonio legale è stata incoraggiata dal regime come componente del suo tentativo di mantenere la stabilità nella gerarchia dei rapporti. Secondo il Congresso sull'Educazione e la Cultura del 1971, La famiglia ha assunto un ruolo nella nostra società in relazione alle istituzioni collettive.... La necessità di rafforzare rapidamente la base economica del paese fino al massimo grado ha comportato lo sviluppo di massa di uomini e donne.... La mobilitazione dei fattori sociali e la società socialista permette alla famiglia di fare da collegamento tra i bambini e i giovani da una parte, e l'ambiente sociale dall'altra.

In altre parole, la famiglia può aiutare a disciplinare i giovani attraverso il suo appoggio all'autorità costituita. La famiglia e la politica sessuale si propongono di rafforzare e consolidare il controllo dall'alto sulla popolazione. Effettivi cambiamenti nella famiglia e nella vita sessuale, contemporaneamente alla vita in genere, porterebbero all'erosione dell'istinto di sottomissione e di obbedienza.

La chiara persecuzione dell'omosessualità è una logica conseguenza del resto. A questi devianti vengono rifiutati lavoro, istruzione, iscrizione al Partito e vengono anche incarcerati in quanto si pensa abbiano un intrinseco carattere debole. Chiunque abbia sul sesso un'interpretazione che diverge da quella ufficiale è considerato poco raccomandabile. A Cuba come negli U.S.A., si afferma che gli omosessuali ostacolino la organizzazione del lavoro.

I sostenitori dell'attuale regime sostengono che la possibilità di sposarsi legalmente, andare all'istituto di bellezza ogni settimana, essere femminile, diventare una reginetta di bellezza, ecc. erano in passato lussi riservati esclusivamente ai ricchi e che la loro acquisizione nella vita di tutte le donne cubane è per ciò stesso rivoluzionaria. Ciò significa che la sola cosa che non va nella moderna società capitalista industriale è che essa non distribuisce equamente i suoi vantaggi e servizi.

Quando i capitalisti privati vengono sostituiti da "benevoli" amministratori statali, che continuano a chiedere sacrifici e impediscono e sopprimono l'attività autonoma del resto della popolazione, nulla in realtà cambia. La gente continua a non poter decidere ciò che si ripercuote su se stessa. La crescita del livello economico di vita (quando e se c'è) non può compensare il continuo impoverimento delle condizioni umane e sociali di vita, come è diventato chiarissimo in paesi ad alto sviluppo, come gli U.S.A.. Non c'è alcuna ragione per cui le donne e gli uomini dei paesi "sottosviluppati" vengano invitati a star buoni per queste briciole.

Nata nel 1942 negli Stati uniti da una famiglia operaia, Silvya Kashdan - autrice dell'articolo pubblicato in queste pagine - ha preso parte attiva al generale movimento di contestazione che dall'inizio degli anni '60 ha interessato la società americana. In particolare, la Kashdan ha partecipato alla campagna contro la guerra nel Vietnam ed al sorgere del combattivo movimento femminista; alla Columbia University ha poi avuto modo di combattere contemporaneamente contro le autorità accademiche e contro i sindacati corporativi.
Recentemente ha curato insieme ad altri la pubblicazione di un'antologia di scritti sulla realtà cinese attuale. Nell'ambito di una serie di conferenze organizzate dal gruppo "Black circles" (Circoli neri) di Boston al Massachusetts Institute of Technology (M.I.T.), la Kashdan ha tenuto lo scorso anno una relazione sulla storia del movimento libertario a Cuba. Si è pure occupata della storia del movimento operaio e contadino in Sud America: un suo saggio su anarchici e comunisti nel movimento operaio brasiliano all'inizio del secolo apparirà in traduzione italiana sul numero 6 (novembre/dicembre 1976) della rivista anarchica bimestrale "Volontà". Ha inoltre pubblicato un saggio ("A view from America") sul numero quattro della rivista internazionale di ricerche anarchiche "Interrogations".