Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 51
ottobre 1976


Rivista Anarchica Online

Le mille e una Seveso
di P. F.

Inquinamento

All'IPCA di Ciriè negli ultimi anni sono morti 140 operai in seguito al tumore alla vescica; all'ACNA di Cesano Maderno per la stessa malattia sono morti in 100; imprecisato è invece il numero delle vittime alla SNIA Viscosa di Colleferro, si sa comunque che non sono poche. Effetti sicuramente cancerogeni ha anche il cloruro di vinile, usato negli stabilimenti Montedison di Brindisi, Marghera, Terni, Bollate e Villadossola; negli stabilimenti SIR-Rumianca di Cagliari, Porto Torres e vicino a Torino, in quelli dell'ANIC a Ravenna, della Solvay a Rosignano e Ferrara, della Liquichimica a Matera. Alla Montedison di Marghera, di Milano e di Massa, così come in tre depositi della SNIA e dell'IBC situati nell'hinterland milanese, sono conservati senza sufficiente sicurezza ingenti quantitativi di fosgene, un prodotto in grado di uccidere migliaia di persone. E si potrebbe andare avanti per pagine intere con questo drammatico elenco di episodi già verificatisi e di pericoli sempre imminenti per la salute e spesso anche per la stessa sopravvivenza dei lavoratori di numerose fabbriche.

Diamo un'occhiata anche alla situazione delle nostre italiche "chiare, dolci, fresche acque": ecco alcune perle. Il fiume Lambro è morto ("in certi punti - ha dichiarato un esperto a L'Espresso - un bicchiere della sua acqua può uccidere un elefante sul colpo"): parimenti morti possono essere ormai considerati l'Olona e il Seveso (l'unico segno di vita dato dal Seveso è il suo periodico straripamento, con il conseguente estendersi della sua area di inquinamento e di contaminazione). L'ex-fiume Bormida è talmente inquinato che un pesce messo nelle sue "acque" muore più rapidamente che se tenuto all'asciutto: il merito, in questo caso, va allo stabilimento ACNA-Montedison di Cengio che vi scarica a turno 126 sostanze diverse. Becchino di un intero lago (quello d'Orta) è stato invece lo stabilimento Châtillon, che ne ha ucciso ogni forma di vita con i suoi scarichi di rame. Sul punto di poter essere considerati definitivamente morti sono pure i laghi di Nemi, Bracciano e Bolsena.

Questi pochi tratti - essenziali ma significativi - sono certo sufficienti per tratteggiare l'immagine "ecologica" dell'Italia 1976. Un'immagine sconvolgente, un volto deturpato dalla cinica legge del profitto.

Come sempre accade, purtroppo, c'è voluta una tragedia per "scoprire" la realtà. Ci volle il terremoto del Belice per farci scoprire che i sismografi dello stato italiano di notte riposano (funzionavano, e forse ancora oggi funzionano, solo di giorno). C'è voluto poi il terremoto del Friuli per sapere chi si era mangiato i molti miliardi destinati alle popolazioni del Belice (tanto per cambiare, se li è intascati la nostra beneamata burocrazia). Ed oggi c'è voluta la famigerata nube alla diossina di Seveso per "scoprire" tante cose: che le multinazionali (in questo caso, la Roche) se ne fregano non solo della salute dei loro dipendenti ma anche di quella di intere popolazioni; che l'Italia ospita fabbriche che per la loro pericolosità sono state rifiutate da altri stati; che a volte (ed è proprio il caso dell'ICMESA) vi si fabbricano e progettano armi micidiali poi impiegate dalle forze armate statunitensi; ecc. ecc. Mirabili "scoperte", queste, per la nostra stampa democratica, indignata, offesa, sorpresa, e chi più ne ha più ne metta: per noi, invece, non sono che drammatiche conferme della nostra analisi dello sfruttamento capitalistico e tecnoburocratico, delle sue ciniche leggi, della sua intrinseca disumanità.

Se poi all'inquinamento materiale da diossina si aggiunge quello "spirituale" provocato dalla nefasta influenza della Chiesa Cattolica - rappresentata in massa a Seveso da numerosissimi attivisti di "Comunione e Liberazione" (piombati come avvoltoi da tutta la Lombardia) - allora il quadro si farà più completo. I giovani integralisti cattolici di C.L. hanno fatto di tutto per minimizzare i danni ed i pericoli della diossina e comunque per terrorizzare le donne incinte nel tentativo di dissuaderle dall'abortire. Ancora una volta la religione è stata utilizzata al servizio del potere, contro gli interessi del popolo.

Bisogna riconoscere che da parte della sinistra rivoluzionaria (o sedicente tale) vi è in genere una sostanziale sottovalutazione della questione "ecologica", erroneamente giudicata come un argomento sviante, mistificante, da lasciare ai padroni perché lo risolvano loro, o in ogni caso da rimandare all'indomani della rivoluzione. Niente di più sbagliato: si pensi che alcuni dei danni perpetrati dalle grandi industrie pubbliche e private (e non solo da quelle chimiche) sono ormai irreparabili, nel senso che le distruzioni operate ed i mutamenti biologici provocati sono, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, irrevocabili. È sbagliato trascurare questa tematica ecologica, lasciandola gestire da associazioni equivoche e probabilmente non disinteressate come "Italia Nostra". Non si tratta di difendere un'astratta armonia naturale o una tradizione paesaggistica: è in gioco l'intero equilibrio dell'ambito nel quale si svolge la nostra vita. E se i padroni si agitano solo quando lo smog, l'inquinamento ed eventualmente anche la diossina raggiungono anche le loro case, noi dobbiamo muoverci subito, denunciare tutte le situazioni anomale, rifiutarci di avallare con il nostro tacito assenso le mostruosità del regime. È questa una battaglia concreta, che subito ci fa scontrare con i padroni, con il loro sistema e la loro cinica logica: una battaglia nella quale impegnarci, nel nostro interesse immediato (per sopravvivere e per vivere meglio) e nell'interesse dell'intera umanità. Perché l'Italia - ricordiamocelo bene - è piena di fabbriche più o meno micidiali, di tante ICMESA sparse un po' dovunque.