Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 6 nr. 47
aprile 1976


Rivista Anarchica Online

I carri armati del desarrollo
di anonimo

Lettera dall'Argentina
Nel resoconto del compagno argentino le ore drammatiche del golpe contro Isabelita - Il dileguarsi del movimento peronista quale neve al sole - La politica antiproletaria dei generali al potere.

Siamo vissuti per oltre un mese in una situazione critica, "cruciale", contrassegnata da una serie di episodi, che non è il caso di menzionare, caratteristici del clima agonizzante di un regime in rapida decomposizione, con grotteschi tentativi di stabilizzare la situazione e di salvare la tanto declamata normalità costituzionale. Filo-governativi e oppositori si prodigarono in gesti che risultano adesso ridicoli e a volte patetici. Giorno per giorno si parlava a tutti i livelli della possibilità di un golpe, mentre i militari mantenevano un atteggiamento ermetico e apparentemente marginale, mentre da mesi stavano preparando questo golpe sopraggiunto nella mattina del 24 marzo con precisione matematica e senza colpo ferire. Il complotto realizzato ai primi di dicembre da un settore delle forze aeree, comandato dal brigadiere Capellini, mise in subbuglio l'intero paese per tre giorni, con voli raso terra sulla capitale, con lanci di volantini "sovversivi" di contenuto fascistizzante e senza altra conseguenza che un accordo amichevole e l'arresto per alcuni giorni del capo del complotto.

Il clima generale esistente, quindi, era in certo modo propizio a giustificare questo sbocco. Questo tentativo fallito fu un avvertimento. Questo processo di decomposizione si accentuò al punto che una quantità di gente, tra i quali anche dei peronisti, dichiarava a voce alta che era una situazione insostenibile. Il generale Videla, comandante generale dell'esercito, adottò in questo caso un atteggiamento neutrale che tacitamente giustificava l'accaduto e inoltre non prese nessuna misura repressiva di fronte a un atto di ribellione manifesta

Quella fu un'anticipazione. Però la manovra di "salvataggio" iniziata dagli alti ranghi doveva essere iniziata molto prima. Solo così si può spiegare il fatto che, passata la mezzanotte del giorno 23 marzo, si siano messe in movimento simultaneamente in tutti i punti chiave del paese le unità militari che dovevano spodestare le autorità costituite e occuparne i posti senza un minuto di ritardo. Una azione simultanea che poté avere luogo perché l'apparente mastodontico movimento che appoggiava la "signora presidentessa" - C.G.T., 62 organizzazioni peroniste, movimento giustizialista - risultò essere un potere fittizio, putrido all'interno, i cui dirigenti intuendo cosa stava accadendo pensarono solo a salvare la pelle. Ci fu un cambiamento repentino al vertice.

Per 48 ore le radio e i canali televisivi passavano, a catena, musica militare e folkloristica e comunicati dettati dalla Junta Militare formata dal comandante dell'Esercito (Videla), della Marina (ammiraglio Massera) e dell'Aviazione (brigadiere Agosti). Si "portava a conoscenza" della popolazione che di fronte all'evidente decomposizione del regime che minacciava l'integrità dello stato argentino, le Forze Armate avevano preso il potere al fine di favorire la ricostruzione del paese per arrivare a una Repubblica autenticamente democratica.

Inoltre si minacciava con pene severe da 10 anni di prigione fino alla pena di morte chiunque avesse preso le armi o esercitato violenza contro le Forze Armate e la Polizia. Si aveva l'impressione che gli autori del golpe temessero qualche forma di resistenza. Così si spiega il fatto che proibirono per ben 48 ore ogni forma di spettacolo, cinema, teatro, attività sportive o altre situazioni che avrebbero permesso di riunire molta gente favorendo l'espressione della protesta.

Il concentramento di carri armati nelle strade principale è un'altra prova di questa precauzione. Però non vi fu niente. E tre giorni dopo tutte le attività ripresero tranquillamente. Le misure cautelative prese delle nuove autorità si concretizzarono in: arresto della "presidentessa" e il suo trasferimento in un hotel pubblico situato a Neuquen, in ambiente di lusso; arresto inoltre di una quantità di personaggi rappresentativi del regime destituito sospetti di manovre delittuose; chiusura di una ventina di sindacati dei più rappresentativi della C.G.T., come la U.O.M. (Unione Operai della Metallurgia), della Costruzione, Telefonici, Meccanici e altri. I sindacati non coinvolti da queste misure repressive potevano occuparsi solo di cose di ordinaria amministrazione e di servizi sociali. Tutti gli scioperi furono proibiti, come anche - apparente imparzialità - ogni azione padronale che violasse regolamenti legali. I partiti politici furono sciolti senza essere messi fuori legge. Gli unici che furono messi fuorilegge furono dei partiti quasi inesistenti, quali il P.C. rivoluzionario, il P.S. dei lavoratori, il Partito Operaio Trotskista e un altro maoista. I primi due non opposero alcuna resistenza, essendo praticamente inesistenti.

Nei comunicati trasmessi dagli organi di informazione si informò, tra l'altro, che la Junta Militare - i tre Comandanti Generali - avrebbe designato "un cittadino che eserciterà l'incarico di presidente della Repubblica". Si poteva pensare che si sarebbe trattato di un individuo al di fuori dell'apparato di regime, ma non fu così. Il 26 stesso si informò che la scelta del Presidente era "caduta" sul Tenente Generale Jorge Rafael Videla, con tutti gli attributi di un capo di stato non provvisorio (Videla faceva già parte della Giunta). Il giorno 29 prestò giuramento ad un uditorio ristretto, puramente militare, tra cui il Brigadiere Capellini che fu calorosamente salutato. Il giorno seguente fu designato il Consiglio dei Ministri, composto da sei militari e due civili, a questi ultimi furono assegnati i ministeri dell'economia e dell'educazione e cultura. Il sistema vigente attribuisce ad ogni ministero una quantità di "segretari di stato", ognuno dei quali è una specie di sottosegretario. Furono distribuiti compiti militari in tutte le province a individui che a loro volta nominarono altri incaricati - delle tre Forze Armate - in tutti i Municipi, così come nell'ambito della C.G.T. e in tutte le istituzioni a carattere governativo. Considerando l'enorme quantità degli incarichi così distribuiti che implicano la sistemazione di varie migliaia di individui, da un lato risulta evidente la straordinaria pletora parassitaria dei colonnelli, brigadieri, generali, comandanti e graduati, dall'altro rivela con quanta minuziosità e da quanto tempo si stesse preparando questo vastissimo apparato governativo.

La questione economica e sociale venutasi a creare, può essere caratterizzata da un revanchismo contro i lavoratori e dalla messa in pratica delle conosciute ricette del "liberalismo" accompagnato da uno "statismo" sui generis, che pesa esclusivamente sui lavoratori e la piccola e media borghesia.

La proibizione di scioperi viene accompagnata da un'altra disposizione secondo la quale il Governo si riserva di concedere aumenti salariali, che devono servire "in funzione dell'aumento della produttività". Viene inoltre promulgata una legge "secondo la quale è permesso licenziare qualsiasi operaio o impiegato concedendogli un indennizzo equivalente a un mese di salario per ogni anno di servizio". Sono esclusi da tale indennizzo coloro i quali hanno diffuso "idee sovversive" o sabotato in qualche modo il processo produttivo. Sappiamo, da notizie apparse sui giornali, che molti impresari stanno licenziando, favoriti da queste disposizioni, delegati di sezione o altri lavoratori che, a giudizio padronale, sabotavano la produzione. Degno rappresentante della politica economico-sociale dell'équipe Videla è il Ministro dell'Economia Alfredo Martinez Dehoz, personaggio di tradizione oligarchica che era a capo della presidenza del più grande complesso sidero-metallurgico, l'impresa Acindar. In un discorso di due ore il Ministro fece un esame minuzioso della situazione del paese in questo ramo, spiegando che essa era peggiore di quanto si credesse. Affermò con sufficiente chiarezza che tutto sarebbe dipeso dallo sforzo produttivo, dall'aumento delle esportazioni e, implicitamente, dalla diminuzione del consumo interno e da uno sforzo concentrato in un tempo minimo di due anni per permettere all'Argentina di sollevarsi dall'attuale situazione disastrosa. A questo fine, tra altre misure, fu deciso lo sblocco dei prezzi, l'aumento dei combustibili, la creazione di nuove imposte, ecc., così che praticamente i salari sono stati congelati, posto che, vietati gli scioperi, l'unica soluzione permessa è quella di chiedere l'intervento governativo, che risolverà la vertenza in funzione dell'aumento di produzione. A questo riguardo è interessante notare che il nuovo governo permette l'applicazione di una clausola repressiva (contenuta in una legge dei giustizialisti) di "sicurezza di stato", secondo la quale si può punire con la reclusione da due a sei anni di prigione chiunque propaganderà uno sciopero dichiarato illegale dalle autorità di lavoro. Tale illegalità risulta automatica sotto il regime attuale.

In altro ordine di cose la politica economica tende a trasferire ad attività private la maggior parte delle industrie statali o semi-statali, elimina le restrizioni agli investimenti di capitale straniero e si pone nel sistema ortodosso dei paesi sviluppati. Evidentemente questo liberalismo economico fa una eccezione, per ciò che concerne il movimento operaio, cioè lo stato si riserva il diritto di maneggiarlo a suo piacimento e mantenerlo in stato di ibernazione.

Questa, a grandi linee, la situazione conseguente al golpe del 24 marzo. Per completare il quadro è necessario segnalare che si sono costituiti consigli di guerra per giudicare coloro che contravvengono alla legge sulla detenzione di armi ed esplosivi: si attendono dure sentenze contro vari processati.

Tutto questo impressionante apparato repressivo non ha impedito che ci siano stati assalti ed assassinii. Finora sono stati liquidati una decina di poliziotti, inclusi due commissari di alto rango. Dall'altra parte si trovano quotidianamente ovunque cadaveri, quasi sempre di giovani studenti, che rivelano la stessa tecnica omicida che da due anni vanno esercitando le formazioni parapoliziesche. Così il regime giustifica la necessità di eliminare la violenza sovversiva di qualsiasi segno.