Rivista Anarchica Online
Processo Bertoli
a cura della Redazione
Con la scontata conferma della condanna all'ergastolo, si e tenuto a Milano l'8 e il 9 marzo scorsi il
processo di appello contro Gianfranco Bertoli.
I fatti sono noti: il 17 maggio 1973, davanti alla questura di Milano, in concomitanza con una
provocatoria cerimonia commemorativa del commissario Calabresi, Bertoli lanciò una bomba che uccise
quattro persone e ne ferì una quarantina. Subito arrestato, l'attentatore ha fin dall'inizio dichiarato di aver
agito da solo, mosso dalle proprie convinzioni di anarchico individualista, e tale versione ha sempre
coerentemente mantenuto.
Al di là dell'unanime condanna del tragico attentato, vi sono state e tuttora permangono in seno al
movimento anarchico alcune divergenze di opinioni in proposito. Vi è infatti chi - seguendo
pedissequamente il giudizio espresso dalle forze della sinistra democratica ed extra-parlamentare - rifiuta
come menzognere e mistificanti tutte le dichiarazioni di Bertoli, ritenuto un provocatore inserito in
oscure trame fasciste.
Ma vi è anche chi - come noi della redazione - giudica possibile la versione fornita da Bertoli. Tanto più
che tutte le "verità" fornite dagli avvocati di parte civile, dalla pubblica accusa e soprattutto dalla stampa
di ogni colore si sono rivelate false e prive di fondamento. A questo punto, fino a prova contraria, la
stessa credibilità assume la versione di Bertoli, il quale, dopo aver chiarito di non temere la condanna
all'ergastolo ("tanto posso mettervi fine quando voglio"), si è detto amareggiato per il fatto che anche
molti di quelli che lui giudica suoi compagni non hanno saputo comprendere le motivazioni del suo
gesto, per il cui tragico esito ha sempre dichiarato di soffrire profondamente.
Dopo aver presenziato a tutte le fasi del processo, non possiamo che riconfermare quanto scrivemmo
subito dopo l'attentato ("A" 22) ed in occasione del processo di primo grado ("A" 37).
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