Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 43
novembre 1975 - dicembre 1975


Rivista Anarchica Online

Teatro in piazza per la rivoluzione libertaria
a cura del gruppo N. Machno (Marghera)

Venezia: a colloquio con i compagni del Living Theatre

Il Living Theatre è nato nel 1947 a New York come progetto della coppia Judith Malina-Julian Beck, ma la realizzazione pratica è stata iniziata nel 1951. Da allora il L.T. ha sempre continuato la sua attività anche se i componenti del gruppo non sono rimasti sempre gli stessi. Il L.T. è passato da una fase iniziale di teatro poetico ad una fase di iper-realismo con "The Brig" che illustrava la vita in un carcere militare statunitense.
Dopo che il teatro venne chiuso dalle autorità americane nel '63, il gruppo si trasferiva in Europa, dove ritiene di potersi esprimere più liberamente e dà inizio alla fase di creazione collettiva autodefinendosi "Gruppo teatrale anarchico ambulante". Il periodo di attività in Europa va dal 1964 al 1968 attraverso più di 500 città europee, comprese diverse città italiane. Dopo un breve ritorno negli Stati Uniti (5 mesi) torna in Europa e nel 1969 si divide in quattro gruppi: i primi due gruppi assumono un aspetto specificatamente culturale, il terzo gruppo si reca in India per studiare le tecniche di danza e respirazione yoga e il quarto gruppo si costituisce come "cellula d'azione teatrale" e va in Brasile dove inizia a sviluppare il ciclo dell'Eredità di Caino. Dopo un anno di soggiorno in Brasile alcuni componenti vengono arrestati adducendo falsi motivi di droga, ma in realtà l'attività del Living attraverso il suo teatro nella strada e nelle scuole aveva introdotto in Brasile un nuovo stile di vita e di discorso politico. Il Living venne espulso e rimpatriato negli Stati Uniti.
Dal 1971 al 1975 il L.T. ha come base Brooklyn e qui vengono concepite e sviluppate nuove forme di intervento teatrale, avvalendosi delle esperienze accumulate in America Latina. Alla fine viene scelta la città di Pittsburgh, capitale dell'acciaio, come luogo più adatto per la rappresentazione e lo sviluppo del ciclo appena iniziato dell'Eredità di Caino.

"Sangue: questo è il sangue di tutti i perseguitati politici assassinati dallo Stato". Subito si alzò Stephan, si avvicinò al pennone illuminato che sta di fronte alla Basilica di S. Marco, e che in quel momento rappresentava "La Casa dello Stato" in "I sei atti Pubblici" del Living Theatre. Ripetendo il rituale che pochi attimi prima Julian Beck aveva aperto, si fece un taglio sull'indice fino a far uscir sangue e, mostrandolo ai presenti disse: "Blood: this is the blood of all the Anarchist dead in Spain". Ci fu un attimo di silenzio, poi, l'interprete della Biennale ripetè scandendo e mal nascondendo un certo disappunto: - Sangue, questo è il sangue di tutti gli anarchici morti... - non ebbe nemmeno il tempo di terminare che un fragoroso applauso si alzò dal folto pubblico interrompendolo.
Il Living Theatre è venuto a Venezia chiamato dalla Biennale: il suo lavoro "L'Eredità di Caino" ha suscitato una vasta eco di approvazioni, ma anche di polemiche. Per quello che abbiamo visto è stato un successo di pubblico notevole, sia quando le due rappresentazioni, la "Torre del denaro" e "Le sette meditazioni sul sado-masochismo politico" sono state rappresentate al chiuso nella Chiesa sconsacrata di S. Lorenzo (circa un centinaio di persone hanno sfondato più volte i cordoni dei poliziotti per poter partecipare agli spettacoli), sia quando le rappresentazioni sono state fatte all'aperto in P.zza S. Marco e nelle calli vicine, come nel caso de "I sei atti pubblici".
Abbiamo colto tra il pubblico commenti spesso discordi, ma grosso modo positivi anche se critici. Naturalmente non sono mancati, e a Venezia non potevano certo mancare, i commenti pungenti dei piccoli negozianti che si affacciavano allibiti sulle calli al passaggio degli attori, che mescolati a centinaia di persone che li seguivano continuavano imperterriti la loro rappresentazione nei vari trasferimenti nella città.
"I xe mati, i xe tuti mati" e si vedeva una faccia di donna spaurita con la borsa stretta stretta che, trascinata controvoglia da quella marea di persone cercava una calle, un negozio, un buco in cui infilarsi, la stessa che più avanti si notava farsi largo a spinte tra la folla per vedere, per capire: la curiosità, la voglia di raccontare poi, il pettegolezzo, "le ciacole" come si dice qui a Venezia, avevano convinto anche quest'ultimo e forse più caratteristico personaggio a rimanere.
Resta comunque il fatto che c'è stata una difficoltà a volte insuperata, da parte di tutti i presenti, a comprendere il significato di tutto lo spettacolo e questo in parte a causa della lingua (pochi parlavano in maniera comprensibile l'italiano), in parte per la gran quantità di persone che erano presenti agli spettacoli.
Prima di chiudere il capitolo veneziano vogliamo riportare una spiegazione che Julian Beck ci aveva dato in uno dei nostri incontri, a proposito delle tre rappresentazioni fatte a Venezia: "Queste tre rappresentazioni, non sono una trilogia come le ha presentate la Biennale, bensì l'inizio di un grande ciclo teatrale - appunto l'Eredità di Caino- che durerà, una volta terminato, ben quattro mesi". Quattro mesi di spettacolo continuo, che vuole essere un progetto di "invasione", "coinvolgimento", di tutta una città, sui temi di lotta sociale.
"Sei atti pubblici" rappresentano il prologo e verrà sempre presentato sulle strade; "Sette meditazioni sul sadomasochismo politico" sono state concepite come uno stimolo di dialogo con gli studenti; "La Torre del denaro" infine, è la prima delle sei pièces più importanti del ciclo che toccherà i seguenti temi: AMORE - STATO - GUERRA - PROPRIETÀ - MORTE.
In "L'estetica anarchica" André Reszler dichiara: "È il perseguimento di tre obiettivi paralleli - la Rivoluzione attraverso l'arte, la Rivoluzione attraverso l'azione politica diretta e l'Anarchismo in quanto esperienza vissuta - a dare spinta vitale e valore emblematico all'azione del Leaving Theatre"; riportando una dichiarazione di Julian Beck e Judith Malina, la sua inseparabile compagna, prosegue: "Il mondo è impegnato in un processo creativo a cui dobbiamo partecipare, dal quale non possiamo permetterci il lusso di estraniarci. Il teatro deve portarci oltre le nostre percezioni individuali, fino ad un'azione in favore di una società universale sbarazzata da ogni mercanzia... Il teatro è sempre presente, sempre in via di formazione; passiamo da un momento all'altro e ogni momento è teatrale... ogni episodio di vita quotidiana diventa un fatto artistico e la collaborazione tra attori e partecipanti è costante... (noi) cediamo la scena al pubblico pensando che ogni singolo spettatore sia in grado di diventare un sublime artista creativo".
È proprio così? Forse il tempo, le nuove esperienze, hanno modificato queste affermazioni? Questa ed altre domande le abbiamo poste nel corso di un'intervista che riportiamo, ad alcuni elementi del Living Theatre.
"Sì certo, tutti dicono che teatro e politica non possono andare d'accordo, ma il teatro tradizionale è sempre stato un teatro politico che difende una situazione di privilegio e di gerarchia. Il teatro è sempre stato l'istituzione più autocratica fin dalla creazione della Roma Imperiale, ed è sempre stato molto cosciente della sua classe. Anche il Living vuole creare una coscienza di classe, ma della nostra classe; un teatro politico in cui la politica della vita venga messa in opposizione con la politica della morte. Dopo aver dedicato molto tempo allo studio per un'analisi politica culturale del mondo occidentale, il Living Theatre si è sentito in grado di comunicare le sue scoperte ad un livello totale, attraverso il teatro, che permette di esprimersi nel modo più efficace possibile, non solo attraverso il pensiero e le parole ma anche con il corpo e le sensazioni.
Dovunque si sposti il Living T. ha sempre cercato e trovato contatti con la gente e con i gruppi attivi in senso sociale e politico per insegnare e per imparare nello stesso tempo, e per tentare di capire insieme che il teatro è realmente uno strumento per la rivoluzione.. L'attività del Living si esplica infatti quasi totalmente come teatro nella strada, davanti ai cancelli delle fabbriche, nei quartieri popolari e le nostre opere riescono a suscitare parecchio interesse ed entusiasmo. Momenti di attività intensa per il Living si sono avuti durante diversi grandi scioperi verificatisi negli ultimi anni in vari città americane".

Vi dichiarate tutti anarchici? È sempre stato così?

No, non è sempre stato così, almeno non completamente. La storia del Living T., come teatro politico è molto giovane: la prima esigenza di un teatro come esperimento di politicizzazione è venuta nel 1963 dopo la chiusura del teatro da parte delle autorità americane. Solo nel 1964 però con "Mysteries and Smaller Pieces" si era compiuto il primo passo netto verso un teatro politico, essenzialmente pacifista. Quando in Europa nel 1964 la comunità del Living venne caratterizzata nettamente in senso politico, molti membri che non condividevano una tale svolta lasciarono il gruppo. Il Living continuò la sua attività con il "Frankenstein" opera in cui viene esaminata la storia dell'umanità e della natura della violenza dello stato, con "Antigone" (1968), infine con "Paradise now" ('68) il gruppo è volto in senso distintamente anarchico.

Come si è sviluppato all'interno del Living il discorso anarchico?

All'interno del Living si erano ritrovati alcuni componenti già precedentemente politicizzati in senso anarco-pacifista che, in seno al gruppo hanno potuto sviluppare un lavoro di propaganda per cui, lavorando e vivendo insieme, gli altri componenti hanno cominciato a prendere seriamente in considerazione la prospettiva di una società anarchica. Dopo che i membri dissidenti su tale impostazione ebbero lasciato il Living divenne condizione essenziale e primaria per tutti i membri nuovi di assumere il lavoro teatrale come impegno di lotta per la rivoluzione anarchica non-violenta.

Ho notato che alcuni di voi portano il distintivo dell'I.W.W. (Industrial Workers of the World, un'organizzazione sindacalista libertaria americana) e che molti si dichiarano anarco-sindacalisti: in che rapporto stanno questi compagni con il resto del Living?

Non esiste una diversificazione precisa, il L.T. è un collettivo dell'I.W.W. aderente al settore chiamato Job Branch. I primi approcci nel gruppo con l'anarcosindacalismo risalgono al 1960, tramite alcuni componenti che già da lunga data a derivano all'I.W.W., ma ci sono voluti parecchio tempo e molte discussioni prima che il L.T. vi aderisse ufficialmente nella sua totalità. La decisione è stata finalmente presa quando il Living si è riconosciuto come collettivo di autogestione del lavoro; in quanto lavoratori e in quanto propagandisti del radicalismo anarchico i componenti hanno voluto dare una prova di solidarietà aderendo all'organizzazione anarcosindacalista. Anche se non tutti i componenti aderiscono alla I.W.W. l'esperienza e la pratica anarcosindacalista ha, a parere di tutti, rafforzato il gruppo e dato molto di più di quanto essi stessi vi abbiano apportato.

La vostra concezione anarchica si riferisce a qualche corrente teorica particolare?

Noi ci ispiriamo, per quanto riguarda le fonti dell'anarchismo, ai principi di Kropotkin, Malatesta e Bakunin da una parte, ma molto dobbiamo nella nostra formazione politico-ideologica ad una matrice popolare dell'anarchismo presente negli Stati Uniti fin dalla metà del secolo scorso e che si è sviluppata progressivamente sino ai giorni nostri essenzialmente attraverso la creazione di esempi di vita collettiva in comuni agricole e urbane, inserite nel tessuto sociale attraverso un radicato senso di solidarietà e mutuo appoggio. Anche noi con il Living abbiamo cercato di realizzare una realtà di vita basata su presupposti collettivistici. La rivoluzione deve esser un fatto esistenziale e quindi come anarchici cerchiamo di realizzare strutture organizzative che rispecchiano tale esigenza, piccoli gruppi di affinità politica ma anche umana.
Uno dei principi fondamentali e forse il più fondamentale, nella concezione anarchica del Living è il principio della non-violenza e del pacifismo. Più volte infatti nelle risposte precedenti abbiamo trovato continui accenni, per capire fino a che punto questa concezione sia in loro radicata riportiamo alcune affermazioni di Bill.
Bill è uno dei membri più vecchi (come partecipazione e come età) del L.T., attivo militante dell'I.W.W. ha contribuito notevolmente alla svolta anarco-sindacalista del gruppo; il suo lavoro non sì è limitato solo all'interno del Living ma anche all'esterno, con la formazione e la partecipazione a collettivi libertari di lavoratori in America.
"Noi - ha dichiarato - ci rivolgiamo ai progressisti, ai liberals, ai comunisti, a tutti coloro che vogliono conoscerci e conoscere le nostre idee e perché no?, anche alla polizia. I poliziotti sono nostri fratelli. Io sono nato e cresciuto in un quartiere povero irlandese, molti dei miei compagni di scuola sono diventati poliziotti; io mi considero fortunato ad aver avuto una borsa di studio che mi ha permesso di continuare a studiare e allargare così mio pensiero verso idee libertarie, senza ciò molto probabilmente sarei diventato anch'io poliziotto. Dopo i nostri spettacoli molti poliziotti e militari hanno voluto conoscerci, volevano conoscere il pensiero anarchico e il principio della collaborazione che vi è insito. Per chi vuole approfondire le sue cognizioni lo indirizziamo al più vicino centro dell'I.W.W.".
Il giorno dopo questo colloquio il Living lasciava Venezia con la promessa di ritornare in Italia al più presto per fermarvisi diversi mesi. Noi ricordiamo con piacere che l'ultima rappresentazione di "La Torre del denaro" si interruppe per qualche minuto, ed uno degli attori rivolgendosi al pubblico disse: "A Venezia abbiamo trovato persone che hanno detto che il Living è la più brutta cosa che mai sia stata portata alla Biennale, ma abbiamo anche trovato delle persone che hanno compreso il nostro lavoro, e persone meravigliose, dei fratelli, che come noi lottano contro lo Stato e lo Sfruttamento per una società libera, per l'Anarchia".

gruppo N. Machno (Marghera)