Rivista Anarchica Online
Il week-end dei potenti
Nei saloni del castello di Rambouillet si sono incontrati, a metà
novembre, i rappresentanti dei cinque paesi più
industrializzati del mondo occidentale. Accanto a Ford, Giscard, Schmidt, Wilson e al giapponese
Miki sedeva un po' imbarazzato, con l'aria-di-quello-che-non-ci-entra il Ministro Aldo Moro invitato a
quel vertice più per ricevere ordini che per formulare soluzione
ai problemi sul tappeto. Numerosi sono stati problemi affrontati ma scarse sembra siano state le
soluzioni proposte: ognuno ha detto la
sua, ognuno ha cercato di far capire agli altri le proprie esigenze e tutto è rimasto come prima.
Il comunicato finale
congiunto infatti, al di là degli auspici e delle affermazioni altisonanti, non contiene nessuna
formulazione
concreta. Esso dice che "l'obiettivo deve consistere in una crescita stabile e duratura: così la
fiducia dei
consumatori e delle imprese sarà ristabilita". Ci voleva veramente un vertice per una
dichiarazione così azzeccata!
Ma le amenità non si fermano qui; sempre nel comunicato leggiamo: "Non permetteremo che
la ripresa fallisca
e non accetteremo una nuova fiammata inflazionistica". Ora è arci-noto che la "fiammata
inflazionistica" è stata
solo in parte contenuta con una politica recessiva che ha portato al licenziamento o alla cassa integrazione
di
decine di migliaia di lavoratori. Ma "i cinque grandi più uno" si dicono sicuri dell'avvenire, tanto
più che "la
ripresa e bene avviata". L'unico punto su cui sembra abbiano raggiunto un accordo riguarda i
rapporti monetari. Non solo si parla a delle
necessità di una maggiore stabilità dei cambi, ma si accenna ad un impegno comune per
contrastare le manovre
speculative, impegno che verrebbe attuato con l'intervento delle banche centrali di fronte ad aumenti o
cali
eccessivi del valore del dollaro. Anche se il comunicato ufficiale non parla di cifre sembra che oltre il
10% di
variazione rispetto alle monete europee (esclusa la lira) e allo yen giapponese ci sarà un quasi
automatico
intervento degli istituti di emissione per evitare oscillazioni maggiori. Sull'energia il presidente degli
U.S.A. ha proposto di stabilire un prezzo minimo (floor price) al consumo del
petrolio. Questo "prezzo minimo" dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 dollari a barile, mentre il prezzo da
pagare ai
paesi produttori resterebbe libero. In questo modo Ford pensa di poter rendere competitiva l'energia
nucleare e
di avviare un processo di rinnovamento in campo energetico. Però, solo l'inglese Wilson si
è dichiarato favorevole,
mentre gli altri partecipanti hanno solo promesso di prendere in considerazione la proposta. Ford, per
indurre
ad accettare il suo progetto, ha anticipato che gli U.S.A. contribuirebbero alla costruzione di centrali
nucleari in
Europa. Sul rinascente protezionismo i sei sono dell'idea di mantenere un "sistema aperto di scambi"
ma quando Wilson
ha tenuto a precisare di non poter escludere il ricorso a "controlli selettivi sulle importazioni" nessuno
ha ribattuto
ad una affermazione che contraddiceva il comunicato ufficiale. In definitiva questo week-end di potenti
si è
concluso con un nulla di fatto. E questo per noi è già un dato positivo.
Anonimo
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