Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 42
ottobre 1975


Rivista Anarchica Online

No all'esercito!
di D. P.

Un caso di rifiuto totale

Sabato 11 ottobre, a Torino, nel corso di una pubblica manifestazione anti-militarista anarchica indetta dai compagni torinesi, il compagno D. P. ha letto la dichiarazione politica con la quale ha motivato il suo rifiuto di "servire la patria" prestando servizio militare. Il folto pubblico presente ha accolto con entusiasmo il forte discorso del nostro giovane compagno, il quale - terminata la lettura della dichiarazione (della quale riportiamo ampi stralci qui di seguito) - si è rapidamente eclissato lasciando i poliziotti... al loro posto.
D. P. è un militante del movimento anarchico: logico dunque che nella sua dichiarazione abbia espresso la nostra irriducibile opposizione contro l'esercito e lo Stato. La sua coraggiosa scelta, il suo rifiuto totale di qualsiasi compromesso con la macchina militare si inserisce nella migliore tradizione libertaria di lotta anti-militarista e non può che essere sostenuto e i rivendicato da tutti coloro che - come noi - riconoscono nell'esercito, nella sua struttura e nelle sue funzioni, uno degli ostacoli più seri che si frappongono all'emancipazione dei lavoratori.

Il mio rifiuto di prestare l'obbligatorio servizio militare non è dovuto a cause trascendentali o mistiche e cioè dall'odio per le armi o ad una fede religiosa.
Il mio rifiuto nasce invece dalla constatazione immediata per chiunque rifletta un momento sulla funzione degli eserciti in tutti gli Stati, sul valore che ad esso viene dato dal Potere e dai padroni, e su come essi se ne servano sia in tempo di cosiddetta pace, sia in tempo di guerra.
Ebbene, in poche parole si può affermare che la funzione dichiarata dell'esercito è quella di difendere i confini artificiali che i vari governi hanno costruito sulla superficie del nostro paese.
Questa funzione però il più delle volte diventa solamente una giustificazione per la sopravvivenza dell'esercito stesso.
In effetti il suo ruolo è sempre stato quello di invadere e sopraffare un popolo vicino o lontano e sottometterlo ai voleri di uno Stato più potente. Tutte le guerre sono state combattute per questa ragione ed alla fine dei combattimenti, dopo che migliaia, centinaia di migliaia, milioni di persone venivano brutalmente uccise, le varie popolazioni coinvolte nei massacri non ricevevano per ricompensa altro che lutti, miseria e fame; mentre i padroni, i ministri, i generali potevano continuare a rafforzare i loro privilegi imponendoli a tutti i lavoratori.
L'esercito (insieme a tutte le forze della repressione poliziesca) svolge un'altra funzione. In tempo di cosiddetta pace esso reprime ogni manifestazione di insubordinazione, di protesta che si elevi da parte di giovani, studenti e lavoratori che chiedano sempre, con sempre maggiore insistenza e forza, libertà e giustizia. Non sono rari i casi (nella storia passata e presente) in cui l'esercito spara contro gli operai in sciopero, in cui polizia e carabinieri bastonano e ammazzano indiscriminatamente durante manifestazioni operaie e rivoluzionarie e anche durante proteste popolari. Ecco perché il Potere, i padroni hanno in gran considerazione le forze armate, danno loro un altissimo valore tanto che esse sono, specialmente oggi, una delle istituzioni più corteggiate da tutti i partiti politici".
(...) "Questa mia scelta di rifiutare il servizio militare, come quella di tanti altri compagni che mi hanno preceduto e di quelli che verranno dopo di me, è la dimostrazione esplicita del naturale odio che tutti noi giovani sentiamo contro ogni forma di imposizione autoritaria, è un esempio di giusta ribellione che ognuno dovrebbe far esplodere ovunque si trovi, di fronte a qualsiasi ingiustizia.
Certamente con questo rifiuto si incorre nella repressione statale che non sopporta che si disubbidisca agli ordini e non solo a quelli della caserma, nella scuola e in ogni luogo di lavoro.
Comunque non è giusto imporre a nessuno in nome di questo o di quell'ideale di affrontare i rigori della legge di Stato. Ognuno dovrà invece decidere e scegliere liberamente come e quando può, e vuole, di gridare il suo dissenso contro questo sistema alienante, disumanizzante e falso. Ma se ognuno di noi troverà dei compagni che vorranno lottare insieme a lui, allora ci sarà una più forte solidarietà che permetterà di dare alle nostre azioni quotidiane un tono più elevato, una maggior forza, nello stesso tempo, distruttrice, creatrice e libera. L'importante è tener sempre presente il nostro fine: l'emancipazione di tutti gli uomini e di tutte le donne dalla schiavitù imposta dal Potere di qualsiasi forma o colore. Perciò non si può sperare che una legge nuova o un governo nuovo possano emanciparci in quanto sappiamo che la vera faccia dell'autorità è repressiva e sanguinaria.
Infatti non è solo la Spagna ad uccidere o a condannare i suoi oppositori, ma lo sono anche tutti gli Stati che si dichiarano democratici o socialisti. Quindi il nostro scopo non è quello di democratizzare l'esercito, né quello di scegliere un nuovo colore per il governo, né un nuovo modello di sfruttamento, né un nuovo modo di impedire ai lavoratori di pensare.
Non posso accettare nessun servizio cosiddetto civile in sostituzione del servizio militare perché il problema non è quello di vestire una divisa, di passare un anno a fare le parate militari, le noiose marce, a mangiare un rancio schifoso, e in genere, a sottostare ad una assurda disciplina.
Oltre ad abolire tutto questo, l'obiettivo mio e di tutti i rivoluzionari libertari è quello di distruggere ogni esercito, ogni potere, ogni istituzione criminale".
(...) "Proprio come anarchico mi rifiuto di prestare il servizio militare e, in quanto amante della libertà, non voglio essere vittima della repressione e non riconosco a nessun tribunale il diritto di giudicarmi e quindi non mi lascerò rinchiudere in uno di quei maledetti carceri che servono ad intimorire l'uomo e a fargli piegare la testa di fronte ad un secondino, ad un poliziotto, ad un giudice. Continuerò perciò ad agire dove e come sarà possibile a favore dell'idea anarchica. E questo non per paura della repressione ma per proseguire nella lotta per la libertà ben conscio che ovunque, in Italia e all'estero, il potere non dà tregua nè si dimentica di chi si ribella. Il compito degli anarchici è quello di abbattere lo Stato e non di consegnarsi fiduciosi nelle sue mani, e la volontà degli uomini è di emanciparsi totalmente e non di consegnare i polsi alle manette della polizia.
Per questo mio stesso rifiuto di prestare il servizio militare alcuni giovani sono in carcere anche perché hanno riconosciuto la falsità della nuova legge sull'obiezione di coscienza che dà la possibilità a chi non vuole portare le armi di passare in periodo di tempo, maggiorato rispetto a quello di leva, in una istituzione assistenziale. Con questa legge infatti, lo Stato da un lato evita che dei giovani antimilitaristi possano nuocere direttamente all'esercito, dall'altro li obbliga a consumare una parte della propria vita a servire il potere anche senza la divisa.
Questi giovani si dichiarano obiettori di coscienza totale perché hanno voluto gridare in faccia a quei criminali che li volevano sottomettere: Signornò! Ad essi esprimiamo tutta la nostra solidarietà ma soprattutto ci impegnamo a continuare la lotta che essi hanno intrapreso contro il nostro più feroce nemico, IL POTERE STATALE. (...)
Per concludere mi rivolgo in particolar modo ai giovani che sempre formano quella forza inarrestabile che spinge l'umanità verso più nuove e belle conquiste, verso una più profonda conoscenza della vita e della natura affinché rifiutino di seguire i politicanti interessati e privilegiati, affinché distruggano la figura decrepita dei cosiddetti rappresentanti di Dio, del popolo, affinché abbandonino ogni pregiudizio e dogma religioso, politico e sociale e si schierino fra i lavoratori, uomini e donne, che sinceramente e instancabilmente lottano per la giustizia, la libertà e l'uguaglianza. Con forza e volontà contro tutti gli eserciti, contro tutti gli stati, verso la completa emancipazione sociale. Viva l'anarchia!".

D. P.