Rivista Anarchica Online
No all'esercito!
di D. P.
Un caso di rifiuto totale
Sabato 11 ottobre, a Torino, nel corso di una pubblica
manifestazione anti-militarista anarchica indetta dai
compagni torinesi, il compagno D. P. ha letto la dichiarazione politica con la quale ha motivato il suo
rifiuto
di "servire la patria" prestando servizio militare. Il folto pubblico presente ha accolto con entusiasmo il
forte
discorso del nostro giovane compagno, il quale - terminata la lettura della dichiarazione (della quale
riportiamo ampi stralci qui di seguito) - si è rapidamente eclissato lasciando i poliziotti... al loro
posto. D. P. è un militante del movimento anarchico: logico dunque che nella
sua dichiarazione abbia espresso la
nostra irriducibile opposizione contro l'esercito e lo Stato. La sua coraggiosa scelta, il suo rifiuto totale
di
qualsiasi compromesso con la macchina militare si inserisce nella migliore tradizione libertaria di lotta
anti-militarista e non può che essere sostenuto e i rivendicato da tutti coloro che - come noi -
riconoscono
nell'esercito, nella sua struttura e nelle sue funzioni, uno degli ostacoli più seri che si frappongono
all'emancipazione dei lavoratori.
Il mio rifiuto di prestare l'obbligatorio servizio militare non è dovuto a cause trascendentali
o mistiche e cioè
dall'odio per le armi o ad una fede religiosa. Il mio rifiuto nasce invece dalla constatazione immediata
per chiunque rifletta un momento sulla funzione degli
eserciti in tutti gli Stati, sul valore che ad esso viene dato dal Potere e dai padroni, e su come essi se ne
servano
sia in tempo di cosiddetta pace, sia in tempo di guerra. Ebbene, in poche parole si può
affermare che la funzione dichiarata dell'esercito è quella di difendere i confini
artificiali che i vari governi hanno costruito sulla superficie del nostro paese. Questa funzione
però il più delle volte diventa solamente una giustificazione per la sopravvivenza
dell'esercito
stesso. In effetti il suo ruolo è sempre stato quello di invadere e sopraffare un popolo vicino
o lontano e sottometterlo
ai voleri di uno Stato più potente. Tutte le guerre sono state combattute per questa ragione ed
alla fine dei
combattimenti, dopo che migliaia, centinaia di migliaia, milioni di persone venivano brutalmente uccise,
le varie
popolazioni coinvolte nei massacri non ricevevano per ricompensa altro che lutti, miseria e fame; mentre
i
padroni, i ministri, i generali potevano continuare a rafforzare i loro privilegi imponendoli a tutti i
lavoratori. L'esercito (insieme a tutte le forze della repressione poliziesca) svolge un'altra funzione.
In tempo di cosiddetta
pace esso reprime ogni manifestazione di insubordinazione, di protesta che si elevi da parte di giovani,
studenti
e lavoratori che chiedano sempre, con sempre maggiore insistenza e forza, libertà e giustizia. Non
sono rari i casi
(nella storia passata e presente) in cui l'esercito spara contro gli operai in sciopero, in cui polizia e
carabinieri
bastonano e ammazzano indiscriminatamente durante manifestazioni operaie e rivoluzionarie e anche
durante
proteste popolari. Ecco perché il Potere, i padroni hanno in gran considerazione le forze armate,
danno loro un
altissimo valore tanto che esse sono, specialmente oggi, una delle istituzioni più corteggiate da
tutti i partiti
politici". (...) "Questa mia scelta di rifiutare il servizio militare, come quella di tanti altri compagni
che mi hanno preceduto
e di quelli che verranno dopo di me, è la dimostrazione esplicita del naturale odio che tutti noi
giovani sentiamo
contro ogni forma di imposizione autoritaria, è un esempio di giusta ribellione che ognuno
dovrebbe far esplodere
ovunque si trovi, di fronte a qualsiasi ingiustizia. Certamente con questo rifiuto si incorre nella
repressione statale che non sopporta che si disubbidisca agli ordini
e non solo a quelli della caserma, nella scuola e in ogni luogo di lavoro. Comunque non è
giusto imporre a nessuno in nome di questo o di quell'ideale di affrontare i rigori della legge
di Stato. Ognuno dovrà invece decidere e scegliere liberamente come e quando può, e
vuole, di gridare il suo
dissenso contro questo sistema alienante, disumanizzante e falso. Ma se ognuno di noi troverà
dei compagni che
vorranno lottare insieme a lui, allora ci sarà una più forte solidarietà che
permetterà di dare alle nostre azioni
quotidiane un tono più elevato, una maggior forza, nello stesso tempo, distruttrice, creatrice e
libera. L'importante
è tener sempre presente il nostro fine: l'emancipazione di tutti gli uomini e di tutte le donne dalla
schiavitù
imposta dal Potere di qualsiasi forma o colore. Perciò non si può sperare che una legge
nuova o un governo nuovo
possano emanciparci in quanto sappiamo che la vera faccia dell'autorità è repressiva e
sanguinaria. Infatti non è solo la Spagna ad uccidere o a condannare i suoi oppositori, ma
lo sono anche tutti gli Stati che si
dichiarano democratici o socialisti. Quindi il nostro scopo non è quello di democratizzare
l'esercito, né quello
di scegliere un nuovo colore per il governo, né un nuovo modello di sfruttamento, né un
nuovo modo di impedire
ai lavoratori di pensare. Non posso accettare nessun servizio cosiddetto civile in sostituzione del
servizio militare perché il problema non
è quello di vestire una divisa, di passare un anno a fare le parate militari, le noiose marce, a
mangiare un rancio
schifoso, e in genere, a sottostare ad una assurda disciplina. Oltre ad abolire tutto questo, l'obiettivo
mio e di tutti i rivoluzionari libertari è quello di distruggere ogni esercito,
ogni potere, ogni istituzione criminale". (...) "Proprio come anarchico mi rifiuto di prestare il servizio
militare e, in quanto amante della libertà, non voglio
essere vittima della repressione e non riconosco a nessun tribunale il diritto di giudicarmi e quindi non
mi lascerò
rinchiudere in uno di quei maledetti carceri che servono ad intimorire l'uomo e a fargli piegare la testa
di fronte
ad un secondino, ad un poliziotto, ad un giudice. Continuerò perciò ad agire dove e
come sarà possibile a favore
dell'idea anarchica. E questo non per paura della repressione ma per proseguire nella lotta per la
libertà ben
conscio che ovunque, in Italia e all'estero, il potere non dà tregua nè si dimentica di chi
si ribella. Il compito degli
anarchici è quello di abbattere lo Stato e non di consegnarsi fiduciosi nelle sue mani, e la
volontà degli uomini
è di emanciparsi totalmente e non di consegnare i polsi alle manette della polizia. Per questo
mio stesso rifiuto di prestare il servizio militare alcuni giovani sono in carcere anche perché
hanno
riconosciuto la falsità della nuova legge sull'obiezione di coscienza che dà la
possibilità a chi non vuole portare
le armi di passare in periodo di tempo, maggiorato rispetto a quello di leva, in una istituzione
assistenziale. Con
questa legge infatti, lo Stato da un lato evita che dei giovani antimilitaristi possano nuocere direttamente
all'esercito, dall'altro li obbliga a consumare una parte della propria vita a servire il potere anche senza
la divisa. Questi giovani si dichiarano obiettori di coscienza totale perché hanno voluto
gridare in faccia a quei criminali
che li volevano sottomettere: Signornò! Ad essi esprimiamo tutta la nostra solidarietà ma
soprattutto ci impegnamo
a continuare la lotta che essi hanno intrapreso contro il nostro più feroce nemico, IL POTERE
STATALE. (...) Per concludere mi rivolgo in particolar modo ai giovani che sempre formano quella
forza inarrestabile che spinge
l'umanità verso più nuove e belle conquiste, verso una più profonda conoscenza
della vita e della natura affinché
rifiutino di seguire i politicanti interessati e privilegiati, affinché distruggano la figura decrepita
dei cosiddetti
rappresentanti di Dio, del popolo, affinché abbandonino ogni pregiudizio e dogma religioso,
politico e sociale
e si schierino fra i lavoratori, uomini e donne, che sinceramente e instancabilmente lottano per la
giustizia, la
libertà e l'uguaglianza. Con forza e volontà contro tutti gli eserciti, contro tutti gli stati,
verso la completa
emancipazione sociale. Viva l'anarchia!".
D. P.
|