Rivista Anarchica Online
Il ruolo del P.C.P.
di Julio Figueiras
Lettera dal Portogallo.
L'autore di questo articolo - Julio Figueiras - è già
noto ai nostri lettori, avendone noi pubblicato una lettera
dal Portogallo (cfr. "A" 30) nonché l'intervista rilasciata nel luglio dello scorso anno al nostro
inviato a
Lisbona (cfr. "A" 31). I nostri lettori si ricorderanno pertanto che Figueiras, dopo aver intrapreso la
carriera
militare e raggiunto il grado di ufficiale, aveva disertato ancora al tempo di Salazar ed era riparato in
Francia, accostandosi al movimento anarchico: ora è tornato definitivamente nel suo Paese, ove
partecipa
attivamente alla vita del movimento anarchico.
Da molto tempo vediamo il Partito Comunista comportarsi come un padrone. Domina
l'Intersindacal, partecipa
al governo, influenza decisamente larghi settori dell'Esercito e controlla parzialmente l'informazione.
Inoltre,
l'influenza che esercita sulla classe operaia concentrata attorno a Lisbona e sul proletariato dell'Alentejo
gli
assicura un sostegno popolare al riparo di tutto. Improvvisamente gli stessi osservatori sono rimasti
impressionati
dalla rapidità con cui il P.C.P. ha perso forza e influenza durante l'estate, in poche settimane o
mesi, passando
da figura di punta della situazione portoghese a quella di semplice comparsa da rivista. Gli atti
più spettacolari di questa inversione di tendenza sono stati, certamente, i pogroms anti-PC al nord
e nel
centro del paese. Se è vero che la reazione tradizionale è potente - la Chiesa, i capi ed
anche i resti della vecchia
nobiltà di provincia - ciò spiega tutto, come le attività "sovversive" dei fascisti
portoghesi a partire dalla Spagna
non sono le responsabili dell'attuale disaffezione del popolo. Bisogna sapere che certe regioni in cui
il PC ha preso piede (Aveiro-Porto, ecc.) sono state i bastioni della lotta
antifascista durante il regime di Salazar. È bene sapere anche che da un anno e mezzo i vari
governi succedutisi
niente hanno fatto in favore della gente del nord, di questi contadini che arano pacificamente il loro
pezzo di terra
tramandato loro da secoli e che (se è vero che Salazar aveva abilmente giocato sui prezzi per non
attingere
all'imposta fondiaria), non sarà certo inviando soldati arroganti nel ruolo di "rivoluzionari" - che
Lisbona aveva
dato loro, non sarà comportandosi come in un paese conquistato che si riuscirà ad avere
il sostegno di queste
masse di poveri che, da sempre, ingrossano le fila dell'immigrazione. Lo stato di rivolta del centro-nord
del paese
è stato un po' una alzata di scudi degli umili che vivono nelle capanne, degli eterni lavoratori della
terra, contro
il moderno funzionario di Stato che gli impone il "progresso" a colpi di decreti e di un linguaggio a loro
estraneo,
se non a colpi di fucile. Se a tutto questo si aggiunge il controllo partigiano del PC sul Credito Agricolo,
la crisi
economica e il ritorno di migliaia di pièds noirs dall'Angola, Mozambico, ecc.
potremo avere un'idea complessiva
delle cause che hanno provocato questa estate calda e che hanno spazzato via d'un sol colpo le
più azzardate
pretese comuniste. Il P.C.P., senza possibilità legaliste o elettorali, si era gettato letteralmente
sull'Esercito e sull'apparato statale per
animarli. Oggi è il PC stesso che comincia a subire delle epurazioni e che perde, uno dopo l'altro,
i sindacati spinti
dall'ondata anti-PC. Di colpo delude numerosi rivoluzionari onesti che lo scavalcano a sinistra, andando
a
rafforzare notevolmente l'estrema sinistra, maoista e non. Il PC perde i colpi. O finirà in
vergognose posizioni o
si aggrapperà, una volta ancora, alle sottane di coloro - militari e civili - che vedono il socialismo
attraverso le
lenti di una dittatura del "terrore rosso", in cerca di una sedia qualsiasi. Il governo attuale (da ottobre)
cerca l'autorità per imporsi. Con l'appoggio del P.S.-P.P.D. ecc., e della
maggioranza dei quadri dell'esercito vuole metter fine alla mancanza di disciplina nelle caserme, alle
rivendicazioni "selvagge" e cerca di appoggiarsi al capitale europeo per rilanciare l'economia. Programma
di
"stabilizzazione", come si vede, cioè come "lo sforzo di ricostruzione nazionale" dopo le
conquiste popolari della
Liberazione in Italia. Resta da vedere se sarà capace di farlo senza scontrarsi violentemente con
l'estrema sinistra
dotata di armi e di sostegni importanti nell'esercito. Ma tutte queste "crisi" politiche riguardano il
potere e coloro che vogliono appropriarsene. Le masse lavoratrici
restano sempre più estranee a questi conflitti. Nel frattempo le imprese autogestite e le
cooperative continuano
ad esistere, le commissioni popolari di quartiere e di imprese possono ancora reagire alla tutela
partigiana. Noi anarchici vediamo purtroppo restringersi il nostro terreno di intervento. Ma è
per conquistarci nuovi spazi
che dobbiamo continuare i nostri sforzi, poiché altrimenti restano soltanto la logica del partito,
delle
manipolazioni e dell'autorità. Noi dobbiamo, d'altra parte, mirare a scadenze più
lunghe: alla formazione di nuove generazioni di uomini liberi
e al modo di garantire, di fronte a tutte le bufere politiche, la continuità della nostra presenza
anarchica.
Julio Figueiras
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