Rivista Anarchica Online
Lotta all'ultimo ricatto
Girotti - Cefis
La poltrona presidenziale di Raffaele Girotti all'E.N.I. è divenuta
traballante. Scaduto nell'ottobre scorso il suo
mandato, Girotti si era riconquistato l'appoggio di Eugenio Cefis, il dittatore dell'economia italiana,
accettano
che questi svuotasse la Montedison delle aziende redditizie (passandole alla Fingest) e che lasciasse nella
società
capogruppo solo le attività petrolchimiche fortemente deficitarie. Ma quando Girotti già
pensava sicura la sua
riconferma alla testa dell'impresa chimica di stato, è venuto alla luce l'affare "Camina" che ha
rimesso tutto in
discussione. Si è venuti a sapere (è stata la "lettera finanziaria"
dell'Espresso a rivelarlo) che l'E.N.I., tramite
società estere, aveva rastrellato diversi milioni di azioni Montedison nonostante l'espresso divieto
del governo.
Ma ecco il colpo di scena. Il 14 aprile Andreotti, dinnanzi alla commissione Bilancio del Senato ha messo
che,
per poter piegare il riottoso Cefis, il presidente del consiglio dei ministri nei primi mesi del 1973
(cioè... lo stesso
Andreotti) aveva autorizzato segretamente l'E.N.I. a costituire pacchi azionari della Montedison in modo
illegale
tramite società finanziarie di comodo estere. Tutto questo tenendo all'oscuro gli altri componenti
del governo. Eugenio Cefis, comunque, riuscì a procurarsi le prove del complotto ordito
contro di lui ed ebbe buon gioco nel
ricattare Girotti che, per questi fatti, rischia ora un procedimento penale. E' molto probabile comunque
che
Girotti, come ai suoi mandanti nel governo, non venga torto un capello e tutto l'affare venga sepolto sotto
una
fitta rete di complicità ed omertà. Ma è anche vero che il presidente dell'E.N.I.
ha perso molta della sua credulità
e il fatto di essere così facilmente ricattabile de Cefis gli ha alienato molte simpatie e molti dei
suoi sostenitori
non sono più molto propensi ad elargirgli i loro favori. Alla luce di questi fatti appare nella sua
giusta dimensione
l'aspra polemica fra i dirigenti dell'E.N.I. e Girotti. I managers del colosso chimico statale,
vista indebolita la
posizione personale del presidente del loro ente, sono partiti lancia in resta per assestargli il colpo decisivo
che
lo sbalzi di sella. Il malcontento fra i dirigenti intermedi serpeggiava già da tempo. In diverse
e concitate riunioni hanno espresso
la loro sfiducia nei confronti di Raffaele Girotti che ormai è praticamente isolato al vertice
dell'azienda e può
contare solo su pochissimi fedeli. Inoltre Girotti ha altre gatte da pelare; sono venute alla luce alcune
operazioni
tutt'altro che pulite su contratti petroliferi con l'Iran e con diversi Paesi arabi: tangenti dirottate verso
società
estere controllate dall'E.N.I., prezzi del petrolio fittiziamente aumentati per poter trasferire fondi neri in
banche
estere ed altre amenità di questo genere. Un'atmosfera da basso impero caratterizza la vita
nell'impresa pubblica italiana e mentre i massimi feudatari si
combattono a colpi bassi e con ricatti, i "giovani ufficiali" sognano clamorose rivincite in nome di una
tecnocratica
efficienza.
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