Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 38
aprile 1975


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Lotta all'ultimo ricatto

Girotti - Cefis

La poltrona presidenziale di Raffaele Girotti all'E.N.I. è divenuta traballante. Scaduto nell'ottobre scorso il suo mandato, Girotti si era riconquistato l'appoggio di Eugenio Cefis, il dittatore dell'economia italiana, accettano che questi svuotasse la Montedison delle aziende redditizie (passandole alla Fingest) e che lasciasse nella società capogruppo solo le attività petrolchimiche fortemente deficitarie. Ma quando Girotti già pensava sicura la sua riconferma alla testa dell'impresa chimica di stato, è venuto alla luce l'affare "Camina" che ha rimesso tutto in discussione. Si è venuti a sapere (è stata la "lettera finanziaria" dell'Espresso a rivelarlo) che l'E.N.I., tramite società estere, aveva rastrellato diversi milioni di azioni Montedison nonostante l'espresso divieto del governo. Ma ecco il colpo di scena. Il 14 aprile Andreotti, dinnanzi alla commissione Bilancio del Senato ha messo che, per poter piegare il riottoso Cefis, il presidente del consiglio dei ministri nei primi mesi del 1973 (cioè... lo stesso Andreotti) aveva autorizzato segretamente l'E.N.I. a costituire pacchi azionari della Montedison in modo illegale tramite società finanziarie di comodo estere. Tutto questo tenendo all'oscuro gli altri componenti del governo.
Eugenio Cefis, comunque, riuscì a procurarsi le prove del complotto ordito contro di lui ed ebbe buon gioco nel ricattare Girotti che, per questi fatti, rischia ora un procedimento penale. E' molto probabile comunque che Girotti, come ai suoi mandanti nel governo, non venga torto un capello e tutto l'affare venga sepolto sotto una fitta rete di complicità ed omertà. Ma è anche vero che il presidente dell'E.N.I. ha perso molta della sua credulità e il fatto di essere così facilmente ricattabile de Cefis gli ha alienato molte simpatie e molti dei suoi sostenitori non sono più molto propensi ad elargirgli i loro favori. Alla luce di questi fatti appare nella sua giusta dimensione l'aspra polemica fra i dirigenti dell'E.N.I. e Girotti. I managers del colosso chimico statale, vista indebolita la posizione personale del presidente del loro ente, sono partiti lancia in resta per assestargli il colpo decisivo che lo sbalzi di sella.
Il malcontento fra i dirigenti intermedi serpeggiava già da tempo. In diverse e concitate riunioni hanno espresso la loro sfiducia nei confronti di Raffaele Girotti che ormai è praticamente isolato al vertice dell'azienda e può contare solo su pochissimi fedeli. Inoltre Girotti ha altre gatte da pelare; sono venute alla luce alcune operazioni tutt'altro che pulite su contratti petroliferi con l'Iran e con diversi Paesi arabi: tangenti dirottate verso società estere controllate dall'E.N.I., prezzi del petrolio fittiziamente aumentati per poter trasferire fondi neri in banche estere ed altre amenità di questo genere.
Un'atmosfera da basso impero caratterizza la vita nell'impresa pubblica italiana e mentre i massimi feudatari si combattono a colpi bassi e con ricatti, i "giovani ufficiali" sognano clamorose rivincite in nome di una tecnocratica efficienza.