Rivista Anarchica Online
Psicologia del lavoro e sfruttamento razionale
di Patrich Pidutti
Dal taylorismo alla psicologia moderna - La "ricostruzione" della personalità dei lavoratori al fine
di integrarli
nel sistema di sfruttamento - Il sistema dei premi per i "buoni" sfruttati.
Questo secolo, che è quello della burocrazia e della
produttività, non poteva non essere, fatalmente, anche quello
della psicologia applicata. Da una quarantina d'anni, in effetti, quest'ultima si sviluppa con ritmo regolare,
che
anzi recentemente si è ulteriormente accelerato. Sotto nomi diversi (human
engineering, psicologia industriale,
organizzazione del lavoro, dinamica dei gruppi) si è ormai imposta ufficialmente negli Stati Uniti
e sta prendendo
piede anche da noi in Italia, in Francia, ecc.. Oltre atlantico vi sono molti psicologi impiegati in ditte
industriali ed in agenzie di Stato; benchè qui da noi ci
si accontenti spesso - nella direzione di grandi imprese - delle nozioni generali di psicologia moderna, va
notato
che ci si avvicina comunque sempre più ai metodi americani. La cosa non può certo
destare meraviglia, poiché
sono in gioco la produzione e l'efficienza del lavoratore, le quali a loro volta dipendono da molteplici
fattori (sua
situazione psicologica, esperienze passate, aspirazioni, ecc.): niente dunque sarà trascurato al fine
di poterlo
sfruttare meglio, assegnandogli la mansione più adatta. E' su questa correlativa necessità
di organizzazione, di
razionalizzazione e di selezione che la psicologia moderna basa il suo impulso primordiale e l'applicazione
delle
sue tecniche. Per meglio comprendere la funzione ed i risultati della psicologia applicata, è
necessario fare un
salto all'indietro nella storia ed esaminare quel primo grande tentativo di razionalizzazione del lavoro
industriale
che va sotto il nome di "Taylorismo". Nella sua "Shop management", edita nel 1903,
Taylor (inventore del sistema che da lui prese il nome) definì le
sue idee principali, che possono essere raggruppate in tre punti: 1) La selezione dell'operaio. E'
necessario reclutare "unicamente gli uomini buoni", quelli cioè che presentino
le attitudini necessarie all'impiego che si intende dar loro, dal momento che queste attitudini garantiscono
l'efficienza del lavoro ed evitano dispersioni di energia. 2) L'educazione funzionale dell'operaio ed
il cronometraggio. Bisogna istruire convenientemente gli operai
prescelti onde evitare movimenti inutili e perdite di tempo, che inevitabilmente si traducono per l'impresa
in un
calo di profitti. Punto di partenza di questa "educazione" del lavoratore viene considerato il
cronometraggio.
Secondo Taylor, i fondamenti del cronometraggio e della conseguente "educazione" del lavoratore si
riassumono
nei seguenti imperativi: - dividere il lavoro in tempi elementari; - individuare tutti i movimenti
inutili ed eliminarli; - studiare la percentuale che conviene aggiungere ai tempi registrati per coprire
gli inevitabili ritardi; - fissare la percentuale che conviene aggiungere per i riposi e studiare gli
intervalli di tempo ai quali questi
debbono essere concessi per ridurre la fatica: - ricostruire le combinazioni dei movimenti elementari
che si ritrovano più spesso nello svolgersi del lavoro,
registrare i tempi di questo insieme di movimenti e classificarli. 3) Il sistematico rallentamento dei
tempi di produzione e, per contro, il sistema differenziato dei salari istituito
per combatterlo. Taylor presenta il rallentamento volontario e sistematico dei tempi di produzione come
un
postulato, cioè come una condizione inevitabile: quando cioè si assume un certo numero
di operai e li si paga a
tariffa giornaliera uniforme, i migliori rallentano la loro velocità di esecuzione
(produttività) fino a raggiungere
quella dei lavoratori meno produttivi. Per combattere questa realtà, Taylor preconizza un sistema
di salari
differenziati: indicando con "S" il salario effettivamente percepito dall'operaio, con "sn" il salario normale
e con
"K" un coefficiente superiore a 1 (funzione dell'attività svolta), ecco che si avrà "S=sn"
se la produzione di base
non è raggiunta, mentre, se lo sarà, avremo "S=Ksn". Selezione, apprendistato e
motivazione, questi sono dunque i tre dati congiunti a partire dai quali Taylor prevede
la possibilità di una organizzazione razionale dal lavoro. Benchè siamo stati apportati
al taylorismo un certo numero di correttivi, sotto l'influenza di concezioni umaniste,
i suoi grandi principi continuano ad essere sfruttati, più o meno inconsciamente, dagli psicologi
contemporanei
ed il suo programma in tre punti costituisce implicitamente il modello teorico al quale fa riferimento la
psicologia
moderna applicata ai luoghi di lavoro. Bisogna dunque ammettere che "il taylorismo non ha potuto
applicarsi che
grazie al fallimento delle tecniche psicologiche sunnominate", che in verità il taylorismo stesso
non è altro che
"la cinica coscienza della esatta finalità della psicologia moderna e delle sue tecniche". La
copertura umanitaria
appare allora per ciò che veramente è, in altri termini un tentativo di mascherare le
motivazioni reali della
psicologia moderna e dei problemi che essa è chiamata a risolvere, i quali problemi vengono posti
sempre in
termini di rendimento, di efficacia e di riuscita. La prima forma di razionalizzazione del lavoro
è intrinsecamente legata al concetto d'attitudine, il quale si
presenta come la chiave di volta della psicologia moderna. Secondo questa concezione si tratta di
classificare
gerarchicamente le intelligenze piuttosto che di scoprire e di valutare le attitudine individuali con lo scopo
di
incoraggiare le rispettive vocazioni. Ma ciò che va notato è che questa classificazione
risponde più a un pensiero di ordine economico e sociale che
ad un insieme di criteri scientifici ben definiti. Così lo psicologo apprezzerà l'intelligenza
dei suoi soggetti sulla
base del dinamismo di cui essi avranno dato prova nell'esecuzione di una mansione particolare, sulla base
della
più o meno grande facilità con la quale si saranno adattati ad una nuova situazione,
essendo il tutto strettamente
legato alla loro capacità di integrazione e di successo nel corpo sociale. E' come se l'economico
ed il sociale
siano i punti di riferimento principali della psicologia. Insomma, l'idea stessa della classificazione
gerarchica delle
intelligenze passa necessariamente attraverso l'uso dei test di attitudine, tramite i quali i
"tecnici" circuiscono la
personalità dei soggetti. Non si tratta, per lo meno all'inizio, che di scoprire i cattivi soggetti,
cioè quelli che non
presentano le attitudini necessarie all'adattamento socio-economico, al fine di separarli dai buoni soggetti,
dal
momento che una contaminazione è sempre possibile. Quali sono dunque i soggetti ai quali
l'attitudine e
l'adattamento fanno difetto? In altri termini, quali sono i cattivi soggetti?
Il disoccupato "cattivo"
Come c'era da aspettarsi, disadattati socialmente ed economicamente, cioè cattivi soggetti,
sono innanzitutto
considerati i disoccupati. La classificazione gerarchica delle intelligenze sbocca così in prima
istanza nella
scoperta e nell'analisi psicologica dei disoccupati. "Ogni volta che si studia la possibilità di
insegnare un nuovo
lavoro ad un disoccupato - sostiene lo psicologo Billon - si deve cominciare col porgli questa domanda:
"Perché
siete disoccupato?". Certamente può prodursi una mancanza di posti di lavoro in modo che i
richiedenti non
sempre possono trovarne uno; ma i buoni lavoratori sono esattamente quelli che conservano il loro posto
di
lavoro o che, in ogni caso, ne trovano sempre uno nuovo. Un disoccupato è dunque,
generalmente un uomo che
ha più o meno fallito nella sua professione. Si tratta di gente a cui nessun lavoro riesce, che ha
sempre
l'impressione di svolgere mansioni troppo faticose, che i suoi superiori non abbiano nessuna
comprensione per
la sua miseria, e che nessuno sia in grado di trovarle un lavoro conveniente". Ma soprattutto il di
disoccupato è
considerato un potenziale sobillatore che, quand'anche avrà ritrovato un lavoro,
perturberà forzatamente
l'armonia del gruppo ed il buon andamento dell'impresa, sentendosi così vittima di una situazione
economico-politica particolare. Sembra dunque che il compito della psicologia moderna sia, in un
secondo tempo, quello
di braccare continuamente tutti i potenziali agitatori. Secondo lo studioso francese Carrard, "il primo
esempio
(azione sovversiva di un agitatore fino al suo licenziamento) testimonia della influenza di un individuo
isolato,
che arriva a spezzare l'unità collettiva dell'impresa. Ogni superiore sa, per esperienza, quanto
spesso tali individui riescano ad avvelenare una atmosfera d'équipe.
I mezzi che impiegano sono quasi sempre gli stessi: riuniscono intorno a sè i malcontenti,
lottando a colpi di
argomenti demagogici e di slogans che agiscono in virtù dei loro enunciati semplicistici, spargono
voci calunniose,
deformano i fatti o meglio li mettono sotto silenzio, facendo appello nello stesso tempo agli istinti inferiori
dell'auditorio, quali l'odio, la vendetta, l'invidia, ecc. ... (Il verdetto non si fa aspettare) nei casi dove tutto
lo
sforzo va in pura perdita, sia che si abbia a che fare con un'incorreggibile, sia che il superiore non
possieda affatto
la dose di comprensione e di autorità necessarie per correggere l'uomo, uno spostamento o il
licenziamento sono
le soluzioni migliori. Perché, se tollerato, il "sovversivo" sfinisce tanto il superiore quanto i propri
compagni di
lavoro, l'atmosfera ne viene avvelenata e l'interessato spesso non trae alcun insegnamento. Il
licenziamento è,
in alcuni casi, il solo ed ultimo mezzo per indurre questo genere di uomini a farsi una ragione". In
tal modo, si passa insensibilmente dalla scoperta del disoccupato alla scoperta del sobillatore e la
psicologia
moderna può fin d'ora porre in tutta calma le linee di una rieducazione - sempre possibile quando
non è troppo
tardi - dei soggetti sviati. Dunque, vediamo subito che questa rieducazione porta alla riorganizzazione
della
personalità del soggetto in vista della sua fusione nel corpo sociale piuttosto che ad un eventuale
orientamento
professionale in funzione delle sue attitudini. Questa rieducazione deve essere in grado di pervenire e di
eliminare
il coefficiente di aggressività o di avversità di cui l'individuo è portavoce e che
costituisce una minaccia per il suo
prossimo. Una volta liberato da tutti questi agenti perturbatori, "l'individuo potrà ridiventare
quell'uomo docile,
buon marito, buon padre, buon impiegato, buon cittadino, quale non avrebbe mai dovuto dimenticare
di essere".
Allo stadio dell'educazione propriamente detta, si tratterà dunque di insegnare agli individui ad
integrarsi nel
corpo sociale onde evitare di entrare in conflitto con gli altri individui. Il vero scopo dell'educazione come
è
inteso dalla psicologia moderna è la riconciliazione dell'individuo frustrato professionalmente con
la classe
dominante, cioè è la riconciliazione delle classi sociali, in una parola, la scomparsa della
lotta di classe. In questo
senso, la psicologia moderna dimostra di essere un'"igiene sociale" di cui bisogna far godere l'insieme di
gruppi
sociali più che "un'igiene mentale individuale", e, soprattutto, lo strumento adeguato della
protezione dell'attuale
corpo sociale, cioè, dell'ordine stabilito. L'individuo deve essere educato o rieducato, non per
sè stesso, ma per
il gruppo sociale nel suo insieme, di cui bisogna, ad ogni costo, garantire la sicurezza.
L'individuo rieducato
Così definita l'educazione psico-socio-economica degli individui apre immancabilmente la
via alla abusiva
generalizzazione del "sistema dei premi". Ciò è dovuto alla necessità di offrire
una ricompensa al soggetto che
ci si propone di strappare ai suoi fantasmi vendicativi per rimetterlo sul diritto cammino, ricompensando
colui
che ha saputo adattarsi alla realtà socio-economica, cioè colui che ha saputo integrarsi
nel sociale e diventare un
buon impiegato, un buon produttore, un buon padre di famiglia e un buon cittadino. Componente
pratica essenziale dei tecnici della psicologia moderna, "il sistema dei premi" interviene così, per
l'individuo, come criterio della sua riuscita sociale e si offre come garante del buon andamento
dell'impresa e
"angelo sterminatore" dei conflitti sociali dal momento che tutti i lavoratori, se si applicano e si votano
completamente al loro lavoro dando prova di buona volontà, possono e debbono trovarci il loro
tornaconto. Conosciamo pertanto le conseguenze pratiche del "sistema dei premi". C'è prima
di tutto una aspra rivalità tra
i lavoratori di una stessa impresa, dello stesso servizio e dello stesso laboratorio, dal momento che il
calcolo dei
rendimento individuali e la concessione dei premi hanno il compito di dividere i candidati o gli impiegati
allo
stesso posto e di eliminare i peggiori produttori. Ne consegue la sottomissione di tutti alle cadenze
infernali e inoltre lo scoraggiamento dei più di fronte al
pericolo di una possibile disoccupazione, essendo capaci i più abili solamente - o i più
stupidi - di dare per tutto
il tempo un rendimento massimale. Quale lavoratore alla catena, in effetti, non ha mai avuto questi sensi
di colpa:
"Il rendimento che si esige da me è troppo elevato; debbo lasciare il mio impiego?", Quale
lavoratore alla catena,
assunto di recente, non ha risentito di un complesso di inferiorità di fronte a quelli che hanno un
buon
rendimento? E, infine, l'alimentazione di tutti, resa inevitabile dalla monotonia dei gesti, la
meccanizzazione dei
rapporti umani, il dominio della macchina sull'uomo. Come si vede, nulla manca alla psicologia
moderna per costituirsi in degna continuatrice del taylorismo: dalla
selezione dei soggetti fino al "sistema dei premi", passando attraverso l'organizzazione o alla
riorganizzazione
della personalità dell'individuo, essa detiene tutti gli elementi del programma. Sembrerebbe
dunque che la
psicologia moderna - e non necessariamente lo psicologo - abbia solo in parte fallito la propria vocazione.
Il fatto
che abbia cambiato la sua "neutralità" originale con una presa di posizione ideologica ben
determinata per
mettersi al servizio dell'economico e del sociale più che al servizio dell'uomo, porta in ogni caso
a crederlo.
Certamente, non è ancora che un pericolo latente. In un futuro non lontano, però, questo
stesso pericolo potrebbe
concretizzarsi.
Patrich Pidutti (libera traduzione di Aurora F. da Le Monde
Libertarire)
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