Rivista Anarchica Online
Individualismo e anarchismo
"Per ciò che riguarda l'individualismo", scriveva Malatesta
(lettera a L. Fabbri dell'11-7-1931), "è una
bestia che preferisco nominare il meno possibile, perché si danno a quella parola tanti significati
diversi che
ogni volta che si pronuncia bisognerebbe aggiungere un capitolo di spiegazioni. In un certo senso siamo
tutti
individualisti, anzi direi che siamo noi i veri individualisti, ed in un'altro senso l'individualismo è
il
borghesismo spinto all'eccesso, e tra i due estremi si trovano tutte le gradazioni e tutti i miscugli
possibili". Una prima distinzione passa dunque fra l'individualismo "borghese" (disegualitario,
sopraffatore, elitario) e varie
espressioni di un individualismo anarchico, accomunate queste ultime dall'accento costantemente posto
sul tema
della rivolta individuale contro le ingiustizie e lo Stato. A differenza del socialismo anarchico (espressosi
storicamente nel movimento anarchico propriamente detto), che propugna la rivoluzione come fatto
sociale, come
azione ed emancipazione collettiva, l'individualismo anarchico predica la costante rivolta individuale al
di fuori
e spesso contro qualsiasi tentativo di coordinamento. Differenti sono le numerose teorizzazioni e
pratiche individualiste anarchiche realizzatesi nel corso degli ultimi
centro anni, oscillanti fra i due poli della violenza e della non-violenza. L'individualismo "terrorista" ebbe
il suo
"momento" negli ultimi anni dell'800 in Francia dove, alla spietata repressione attuata dal potere, alcuni
anarchici
risposero con attentati che a volte provocarono vittime innocenti. Contro questi fatti, ma più
ancora contro la
teorizzazione sistematica della violenza e del terrore che li accompagnava, insorsero i sostenitori del
socialismo
anarchico (primo fra tutti, Malatesta). In effetti quegli atti finirono con il danneggiare l'anarchismo (a
volte, poi,
furono commessi da individui che poco o niente avevano a che fare con
l'anarchismo). Dall'isolamento in cui l'anarchismo fu ulteriormente gettato (in tempi in cui il divario
con il popolo era già
notevole) dalla pratica terroristica, il nostro movimento poté riprendersi, in Francia, solo dopo
vari anni grazie
alla crescita dell'anarco-sindacalismo. Questo individualismo terroristico (cui sembra rifarsi il Bertoli) fu
comunque un fenomeno limitato quasi esclusivamente alla Francia ed a quel periodo ben determinato.
Atti altri
violenti furono commessi in molti altri luoghi e tempi da anarchici, e non solo da quelli individualisti
(basti in
proposito citare il caso di Gaetano Bresci, sostenitore della tendenza socialista): di molti di quegli atti
tutto il
movimento anarchico va giustamente fiero rivendicandone ancor oggi l'alta carica ideale e lo spirito di
sacrificio
che li caratterizzò (si pensi a Schirru, Sbardellotto e Lucetti, falliti attentatori al Duce, poi a
Caserio, allo stesso
Bresci, agli attentati commessi da Durruti, ecc.). Gli attentati non sono certamente un mezzo di lotta
usato solo
da alcuni anarchici, anzi: molte altre forze politiche, in periodi di dura repressione, se ne sono serviti e
se ne
servono per rispondere alla violenza degli oppressori. Ricordiamo qui il repubblicano Felice Orsini
("eroe" del
Risorgimento italiano), il democratico di centro (greco) Panagoulis (in tempi a noi molto più
vicini) e tanti altri
di (quasi) ogni tendenza politica. Osservava giustamente Malatesta che spesso, a distanza di tempo, di
questi
attentatori vengono ricordate e sottolineate le alte idealità e lo spirito di sacrificio individuale che
li spinsero
all'azione e non le conseguenze negative (comprese le vittime innocenti, a volte) che i loro
atti produssero. Oltre all'individualismo anarchico "violento" vi è (meglio, vi fu) poi un filone
individualista "non violento" che
privilegia la coerenza quotidiana agli ideali professati, al di fuori e contro la "società": un
anarchismo vissuto nel
microcosmo individuale e non nell'azione rivoluzionaria Ma, francamente, si tratta ormai di poche
individualità.
Mai, del resto, l'individualismo fu più che una corrente minoritaria dell'anarchismo e spesso fu
un'etichetta facile
che si diedero elementi squilibrati, incoerenti, emarginati dal movimento.
La Redazione
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