Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 35
gennaio 1975


Rivista Anarchica Online

Individualismo e anarchismo

"Per ciò che riguarda l'individualismo", scriveva Malatesta (lettera a L. Fabbri dell'11-7-1931), "è una bestia che preferisco nominare il meno possibile, perché si danno a quella parola tanti significati diversi che ogni volta che si pronuncia bisognerebbe aggiungere un capitolo di spiegazioni. In un certo senso siamo tutti individualisti, anzi direi che siamo noi i veri individualisti, ed in un'altro senso l'individualismo è il borghesismo spinto all'eccesso, e tra i due estremi si trovano tutte le gradazioni e tutti i miscugli possibili".
Una prima distinzione passa dunque fra l'individualismo "borghese" (disegualitario, sopraffatore, elitario) e varie espressioni di un individualismo anarchico, accomunate queste ultime dall'accento costantemente posto sul tema della rivolta individuale contro le ingiustizie e lo Stato. A differenza del socialismo anarchico (espressosi storicamente nel movimento anarchico propriamente detto), che propugna la rivoluzione come fatto sociale, come azione ed emancipazione collettiva, l'individualismo anarchico predica la costante rivolta individuale al di fuori e spesso contro qualsiasi tentativo di coordinamento.
Differenti sono le numerose teorizzazioni e pratiche individualiste anarchiche realizzatesi nel corso degli ultimi centro anni, oscillanti fra i due poli della violenza e della non-violenza. L'individualismo "terrorista" ebbe il suo "momento" negli ultimi anni dell'800 in Francia dove, alla spietata repressione attuata dal potere, alcuni anarchici risposero con attentati che a volte provocarono vittime innocenti. Contro questi fatti, ma più ancora contro la teorizzazione sistematica della violenza e del terrore che li accompagnava, insorsero i sostenitori del socialismo anarchico (primo fra tutti, Malatesta). In effetti quegli atti finirono con il danneggiare l'anarchismo (a volte, poi, furono commessi da individui che poco o niente avevano a che fare con l'anarchismo).
Dall'isolamento in cui l'anarchismo fu ulteriormente gettato (in tempi in cui il divario con il popolo era già notevole) dalla pratica terroristica, il nostro movimento poté riprendersi, in Francia, solo dopo vari anni grazie alla crescita dell'anarco-sindacalismo. Questo individualismo terroristico (cui sembra rifarsi il Bertoli) fu comunque un fenomeno limitato quasi esclusivamente alla Francia ed a quel periodo ben determinato. Atti altri violenti furono commessi in molti altri luoghi e tempi da anarchici, e non solo da quelli individualisti (basti in proposito citare il caso di Gaetano Bresci, sostenitore della tendenza socialista): di molti di quegli atti tutto il movimento anarchico va giustamente fiero rivendicandone ancor oggi l'alta carica ideale e lo spirito di sacrificio che li caratterizzò (si pensi a Schirru, Sbardellotto e Lucetti, falliti attentatori al Duce, poi a Caserio, allo stesso Bresci, agli attentati commessi da Durruti, ecc.). Gli attentati non sono certamente un mezzo di lotta usato solo da alcuni anarchici, anzi: molte altre forze politiche, in periodi di dura repressione, se ne sono serviti e se ne servono per rispondere alla violenza degli oppressori. Ricordiamo qui il repubblicano Felice Orsini ("eroe" del Risorgimento italiano), il democratico di centro (greco) Panagoulis (in tempi a noi molto più vicini) e tanti altri di (quasi) ogni tendenza politica. Osservava giustamente Malatesta che spesso, a distanza di tempo, di questi attentatori vengono ricordate e sottolineate le alte idealità e lo spirito di sacrificio individuale che li spinsero all'azione e non le conseguenze negative (comprese le vittime innocenti, a volte) che i loro atti produssero.
Oltre all'individualismo anarchico "violento" vi è (meglio, vi fu) poi un filone individualista "non violento" che privilegia la coerenza quotidiana agli ideali professati, al di fuori e contro la "società": un anarchismo vissuto nel microcosmo individuale e non nell'azione rivoluzionaria Ma, francamente, si tratta ormai di poche individualità. Mai, del resto, l'individualismo fu più che una corrente minoritaria dell'anarchismo e spesso fu un'etichetta facile che si diedero elementi squilibrati, incoerenti, emarginati dal movimento.

La Redazione