Rivista Anarchica Online
Parla il difensore di Gian Franco Bertoli
a cura della Redazione
Il 18 febbraio inizierà il processo contro Gian Franco
Bertoli, l'autore dell'attentato davanti alla Questura
di Milano del 17 maggio 1973. Per cercare di capire e per avere più elementi sulla figura di G.F.
Bertoli,
sulle motivazioni del suo attentato e sugli eventuali retroterra politici, abbiamo ritenuto utile, per dovere
di
informazione, intervistare l'avvocato Dionisio Messina, difensore d'ufficio del Bertoli. Riportiamo
fedelmente
quanto ci ha detto l'avvocato Messina, il quale ci ha premesso di non appartenere a nessun partito e di
essere
orientato a sinistra.
Avvocato, qual è stata la sua prima impressione quando, dopo essere stato
nominato suo avvocato
difensore d'ufficio, ha incontrato Gian Franco Bertoli?
La precisa sensazione di trovarmi di fronte ad un anarchico. Il suo atteggiamento di fronte ai giudici,
la sua calma,
la padronanza di sé a poche ore dalla strage mi hanno impressionato. Con il pensiero sono
riandato a Ravachol,
Henry... e la persona che avevo d'innanzi sembrava quasi la reincarnazione di quei personaggi. Dalle due
del
pomeriggio fino a tarda sera ha tenuto testa ai giudici affermando i suoi principi di anarchico
individualista con
coerenza e chiarezza.
Come intende impostare il processo?
In primo luogo c'è un problema tecnico, che prescinde dalle idee politiche del Bertoli, un
problema tecnico che
posso affrontare autonomamente come difensore: chiederò la sospensione del processo
affinché l'accusa giustifichi
e dimostri coi fatti le ventilate collusioni con i fascisti. Infatti questa ombra grava sul mio assistito ma nel
processo
non se ne parlerà chiaramente perché negli atti ufficiali non c'è niente a questo
riguardo. Gli appartenenti alla
Rosa dei Venti non saranno coimputati con il Bertoli nonostante tutto quello che è stato scritto
sui giornali. Lei
capisce che in queste condizioni le difficoltà della difesa sono maggiori: come posso confutare
qualcosa che non
viene attribuita ufficialmente al Bertoli? Da un punto di vista più generale mi rifarò,
come è giusto e naturale, alle motivazioni del Bertoli, cioè di un
anarchico individualista, cioè di un individuo che lotta con ogni mezzo contro il potere, contro
lo Stato. Inoltre
inquadrerò questo suo gesto nel conteso sociale attuale, nella violenza del potere che genera
violenza da parte
di chi subisce il potere e le ingiustizie. E il Bertoli di ingiustizie ne ha subite molte nella sua vita... Questo
gesto,
per me sbagliato e irrazionale, si cala però nella storia della società attuale, cioè
in una storia che è fatta di
ingiustizie, di soprusi, di violenze... non è eccessivo ma Bertoli è u battitore della storia,
perché è una risposta
violenta alle violenze del potere attuale.
Tutto quanto lei ha detto, avvocato, contrasta, e di molto, con l'immagine che la
stampa, soprattutto di
sinistra, ha dato del Bertoli: come motiva questa sua posizione?
Guardi, in tutti questi mesi, quasi due anni, ho avuto modo di conoscere molto bene il mio difeso...
poi c'è da
aggiungere che se fosse stato un provocatore, com'è logico, avrebbe dovuto generare una
provocazione che, a
quanto mi risulta non c'è stata; nessun militante della sinistra è stato coinvolto, dopo il
suo gesto sconsiderato
non ci sono stati arresti, perquisizioni, tentativi autoritari... sul piano processuale poi, non si può
accusare il
Bertoli di essere un elemento della strategia della tensione e non dargli la possibilità di difendersi
da queste
accuse. Perché, torno a ripetermi, queste accuse non rientrano nel processo. Dalla ricostruzione
che il giudice
istruttore ha fatto non c'è alcun elemento, dico nessuno, che possa provare la collusione del
Bertoli con i fascisti.
Tutte le supposizioni del giudice istruttore scaturiscono dalle conoscenze che il Bertoli aveva quando era
un
delinquente comune. Gli individui che allora frequentava erano delinquenti che erano o sono diventati
fascisti,
mentre il Bertoli ha evoluto la sua personalità, ha preso coscienza di sé, del suo stato ed
è divenuto un ribelle
cosciente. Nulla prova che al momento del suo gesto fosse in contatto o guidato da elementi di
destra. Allora l'unica cosa
onesta è attenersi alle sue affermazioni di anarchico individualista. Non c'è altra via, io
penso.
Comunque le vittime non furono uomini del potere.
Dal punto di vista del Bertoli si tratta di un incidente tecnico e non di un errore politico. Mi spiego.
Secondo
quanto il Bertoli mi ha riferito fu un agente a deviare la bomba con un calcio, mentre lui l'aveva gettata
verso un
gruppo di autorità. Un "incidente" di cui lui non riesce a darsi pace.
Il memoriale di Bertoli è stato pubblicato su "Gente", cioè su un
giornale di destra: tutto questo non
contrasta con quello che lei mi sta dicendo?
Le dico subito che si tratta di un fatto occasionale; il giornalista di "Gente" è stato il primo
che mi ha contattato
e si è dichiarato disposto a pagare per poter pubblicare qualcosa sul Bertoli. E' stata una
leggerezza, forse. D'altro
canto dubito che gli altri giornali di sinistra avrebbero pubblicato quel memoriale. Da quel servizio ho
ricavato
un milione e quattrocentomila lire e questi soldi mi servono per versare mensilmente dalle cinquanta alle
centomila lire al Bertoli, a comprargli delle cose, eccetera. Quest'uomo non ha nessuno, né
famiglia né compagni,
devo pensare io alle sue necessità.
Con parte di quei soldi si è risarcito delle spese giudiziarie?
No! Ho speso cinquantamila lire per le copie degli atti e per le varie pratiche, ma li ho spesi di tasca
mia. Dopo
tutto si tratta di un caso umano... quest'uomo non ha nessuno, non ha niente, non mi sembrerebbe giusto
togliergli anche questi pochi soldi.
Avvocato, qual è la sua opinione personale sul Bertoli?
Come personalità umana ha dentro di sé tutte le ingiustizie subite. Il giudice che lo
condanna solo in base alle
testimonianze della polizia (mi riferisco ai suoi precedenti) senza tener conto delle sue parole, le
ingiustizie...
tutto questo ha sviluppato in lui la sensibilità che si acquisisce solo quando si è "oggetti"
del potere. Ma non è
tanto la sua figura di vittima della società, del potere, che mi impressiona, piuttosto quel suo
modo di essere, di
comportarsi oggi, quella sua calma e quel suo disprezzo per quel potere che lo condannava, con il solito
freddo
rituale, anche quando non aveva commesso alcun reato. Inoltre mi ha molto impressionato il fatto che
non abbia
mai trovato affetto nelle persone. Tutto il suo affetto è rivolto verso i personaggi dell'anarchismo
individualistico.
Pensi che quando mi parla di Ravachol, sembra quasi che parli di un amico.
Come passa le sue giornate il Bertoli in carcere?
Legge molto, moltissimi libri e quasi tutti i giornali, soprattutto segue la campagna contro di lui e le
invenzioni
che i giornalisti escogitano par collegarlo ai fascisti.
Ma avvocato, abbiamo tutti visto le foto di Bertoli che conversa con Freda nel carcere
di S. Vittore.
Ecco un fatto che va chiarito. In primo luogo è bene precisare che Bertoli è stato
messo nel raggio dove sono
raggruppati tutti i fascisti, per lo più picchiatori e mazzieri. E' umano quindi che a un certo punto
abbia scambiato
qualche parola, è comprensibile; bisogna provare mesi e mesi di isolamento come li ha subiti il
Bertoli, poi si
potrà giudicare, comprendere la necessità di parlare con qualcuno, chiunque esso sia,
per non sentirsi già morti.
Avvocato, terminando questa intervista, come pensa si comporterà Bertoli al
processo?
Per prima cosa reagirà contro le accuse che lo vorrebbero legato ai fascisti.
Spiegherà che è un anarchico
individualista e che quindi non ha nessun collegamento con il movimento anarchico organizzato, poi
farà una
dichiarazione di tipo politico che spiegherà il significato del suo gesto e riaffermerà i suoi
principi anarchici.
La posizione delle federazioni anarchiche
sull'attentato
Le componenti organizzative del Movimento Anarchico Italiano, F.A.I. (Federazione Anarchica
Italiana),
G.I.A. (Gruppi d'Iniziativa Anarchica), G.A.F. (Gruppi Anarchici Federati):
1) dichiarano che G.F. Bertoli non risulta aver mai fatto parte del movimento anarchico
organizzato;
2) condannano l'attentato, in primo luogo perché ha colpito degli innocenti, in secondo luogo
perché da
fatti come questi l'anarchismo non può che riceverne danno e non può che
avvantaggiarsene la falsa
ideologia degli opposti estremismi, trovatasi recentemente sbilanciata a destra per le note vicende;
3) dichiarano che quest'ultimo episodio di violenza si comprende solo se inserito nell'atmosfera di
terrorismo e violenza generalizzata ed istituzionalizzata instaurata dai fascisti e dallo stato negli ultimi
mesi, con le bombe del 25 aprile, le bombe ai treni, la strage di piazza Fontana, l'assassinio dell'anarchico
Pinelli, l'assassinio dell'anarchico Serantini, ecc.
17 maggio 1973 |
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