Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 34
dicembre 1974


Rivista Anarchica Online

Cronache sovversive
a cura della Redazione

Fioravanti

Con una ripassata di vernice ai camioncini che cancellata la denominazione-slogan "Cooperativa diritto al lavoro", tornano ad esibire il marchio Fioravanti, è stata conclusa la vertenza della ditta alimentare milanese requisita dal sindacato e "quasi-autogestita" dai lavoratori per alcuni mesi (cfr A 32). E' difficile dire se la conclusione della vertenza abbia segnato una vittoria od una sconfitta dei lavoratori. A nostro avviso un po' dell'una e un po' dell'altra, con prudenza degli elementi negativi. Ecco i termini essenziali dell'accordo. La gestione della ditta sarà assunta da una nuova società, la Ilpago (la cui maggioranza azionaria è del vecchio padrone Fioravanti). La nuova gestione assicura il mantenimento del posto ai lavoratori attualmente riuniti in cooperativa (quelli che hanno tenuto duro per tutti questi mesi sono una novantina, cioè meno di un terzo dei dipendenti totali all'inizio della vertenza, quando FIORAVANTI voleva chiudere la baracca e licenziare tutti). Un risultato un po' "alla LIP". Certo, resta dell'amaro nel vedere un episodio di autogestione concludersi con una ristrutturazione padronale.
D'altro canto, il fatto che il padrone sia alla fine dovuto scendere a patti dimostra che l'azione diretta rende. E' inoltre ragionevole ritenere che la parentesi autogestionaria abbia lasciato tracce di maggiore consapevolezza nei lavoratori che sono stati protagonisti e forse anche in quelli che ne sono stati spettatori.

Processo ad "A"

Sul n. 9 di A (gennaio 1972) pubblicammo un inserto speciale sulla strage di stato in cui, tra l'altro, riportavamo un ampio riassunto delle note dichiarazioni dell'ex deputato comunista Stuani. Stuani raccolse dalla viva voce dell'avvocato Ambrosini (un vecchio fascista, amico e padrino di Restivo) e rese pubblico il resoconto di una riunione tenutasi a Roma il 10 dicembre 1969 cui l'Ambrosini aveva partecipato e nel corso della quale il missino Caradonna consegnò a Pio D'Auria (uno dei tanti "sosia" di Valpreda emersi nel corso dell'istruttoria e delle controindagini) tre pacchi di biglietti da diecimila con l'ordine di andare a Milano a buttare tutto per aria.
Il D'Auria prese il treno per Milano delle 23,40. Il 13 dicembre, il giorno dopo la strage, Ambrosini ricollega i fatti alla riunione del 10 e scrive due lettere, in cui testimonia quanto sopra, una all'ufficio controllo del P.C.I. ed una al ministro degli interni Restivo. Nessun seguito alle lettere.
Il 24 ottobre 1971 Ambrosini diventa il fu Ambrosini. Si butta (o viene buttato) dal 7° piano di una clinica romana. Questo in breve, il contenuto dell'articolo "Ambrosini, Stuani, Restivo, Longo" pubblicato, come dicevamo, sul n. 9 della rivista.
Per quell'articolo siamo stati imputati dalla Procura della Repubblica di Milano per aver offeso la reputazione del sunnominato fascista Pio D'Auria. Con uno strano (forse involontario) senso dell'umorismo, il Procuratore della Repubblica ha fissato il processo per il 12 dicembre prossimo. Nel quinto anniversario della strage fascista (quanto a esecutori) e di stato (quanto a mandanti, complici e protettori), la giustizia di stato si occuperà della onorabilità offesa di un fascista.
Sarà un caso... Un caso comunque che merita una risposta adeguata.

Marini

Il processo a Marini e all'ex direttore de l'Espresso, già fissato per l'11 ottobre e rinviato al 29 novembre è stato nuovamente rinviato, questa volta al 21 febbraio. Come i lettori ricorderanno, questo è uno della dozzina di processi "minori" che il coraggioso anarchico salernitano dovrà affrontare per la sua fiera presenza politica in aula e nelle patrie galere.

Il nuovo quotidiano

Dal 26 ottobre è in edicola un nuovo quotidiano comunista extraparlamentare. Si tratta del giornale dell'"Organizzazione comunista Avanguardia Operaia", che si chiama (dopo una baruffa legale persa con i trozkisti per l'uso del titolo "bandiera rossa") quotidiano dei lavoratori. Con questo, i quotidiani extraparlamentari pubblicati in Italia salgono a tre (quasi quattro se ci aggiungiamo lo sfortunato "liberazione", radicale).
Un indubbio primato, poiché, a quanto ci risulta, un solo altro quotidiano extraparlamentare viene stampato, al mondo, il francese Liberation. Poiché a nostra avviso la libertà di stampa significa concretamente soprattutto possibilità di esprimersi per le opposizioni al regime (le realtà sociali e subalterne e periferiche, le forze politiche extra-istituzionali, ecc., cioè le voci più libere vale a dire meno manipolate dal potere economico-politico-culturale), vediamo con soddisfazione (ed una punta di invidia) l'uscita del nuovo quotidiano. Il che non ha nulla da vedere con un giudizio politico sul quotidiano in sé. La linea politica del nuovo giornale, infatti è quella della organizzazione madre, marxista-leninista, ben lontana dunque dalle posizioni anarchiche od anche solo libertarie (quelle espresse, anche autonomamente, da piccole ma significative minoranze di lavoratori negli ultimi dieci anni). Anche la natura extra-istituzionale (extraparlamentare, extrasindacale ecc.) del quotidiano e dell'organizzazione che lo edita è molto relativa. Nelle lotte operaie ad esempio A.O. tramite i suoi, C.U.B. si pone come una corrente di sinistra della C.G.I.L. Sul secondo numero del quotidiano, è un altro esempio, si parla di lanciare una campagna per il voto a diciott'anni...
Il quotidiano dei lavoratori, tecnicamente, si presenta bene, graficamente pregevole, con otto pagine abbastanza ricche di notizie e commenti. Resta da vedere se lo spazio di lettori che certo si guadagnerà lo eroderà agli altri concorrenti diretti (lotta continua ed il manifesto, il primo soprattutto) ed in quale misura.
L'editoriale del primo numero proclama programmaticamente che la verità è rivoluzionaria. Ottimo assunto ed ottimo programma. La tradizione marxista-leninista cui si richiama il quotidiano, tuttavia, ci fa presumere che l'affermazione vada ridimensionata mettendo la "verità" tra virgolette, intendendola cioè come "verità di partito". Il quale partito, naturalemente, rappresenta il proletariato cha a sua volta è il soggetto della storia, sarebbe il portavoce del divenire storico, "cioè" della verità.