Rivista Anarchica Online
La funzione ideologica della scienza
di Mirko Roberti
Scienza "neutrale" - Il monopolio del sapere come "nuova classe" tecnoburocratica - L'identificazione
kropotkiniana fra scienza e anarchismo e la critica malatestiana - L'ammonimento di Bakunin e Stirner
contro
la divinizzazione della scienza - Il governo dei "sapienti" come potere puro.
Un discorso valutativo sulla scienza costituisce, oggi come ieri, un punto
centrale della speculazione teorica
anarchica. L'interesse emerge dal dibattuto problema della neutralità o meno di essa e per
converso della sua
possibile funzione ideologica che può essere esercitata, come è stato osservato
recentemente (1), sia in senso
conservatore e autoritario, sia in senso progressista e libertario. Rispetto al sistema di valori proprio
dell'anarchismo, si vogliono analizzare da una parte, i fondamenti teorici che
stanno alla base della funzione autoritaria svolta dalla scienza all'interno del potere contemporaneo e,
ancora
per converso, ci si vuole domandare, oggi come ieri, se essa è e può essere un possibile
strumento di liberazione
umana. E' evidente infatti che a noi non interessa un discorso sulla scienza che prescinda dai valori
che stanno alla base
dell'anarchismo, sia perché non riteniamo possibile un discorso, per quanto accademico e
"scientifico" che sia,
libero da questi o da altri valori, sia perché riteniamo che solo esplicitando un confronto
diretto tra scienza e
ideologia sia possibile cogliere la dimensione propriamente ideologica di essa libera dall'apparente
neutralità
del suo apparato tecnico. Il problema molto complesso e articolato suscita molteplici domande, che
ineriscono alla stessa fondazione di
una corretta strategia rivoluzionaria anarchica. Basti pensare, per esempio, quale importanza sia stata data
dall'anarchismo alla socializzazione del sapere tecnico-scientifico in un nuovo modo di produzione
libertario (2),
oppure quale significato abbia assunto la scienza, nella elaborazione teorica e nelle esperienze pratiche,
nello
sviluppo dell'educazionismo anarchico. Esamineremo in questo articolo come l'anarchismo,
attraverso l'analisi della funzione ideologica della scienza,
sia pervenuto ad individuare la "nuova classe" tecno-burocratica che ha, a fondamento del proprio
dominio, il
monopolio del sapere tecnico-scientifico. Una volta fatta nostra la concezione malatestiana della
neutralità della
scienza, passeremo a vedere come l'anarchismo ha analizzato e interpretato le "giustificazioni teoriche"
che
costituiscono i fondamenti ideologici della dottrina tecnocratica. In un secondo articolo vedremo invece
quale
significato e quale funzione sia stata assegnata alla scienza da parte dell'anarchismo nel processo
rivoluzionario
della liberazione ed emancipazione umana.
Uno scontro emblematico
Questi e altri temi si riferiscono in ultima analisi al problema fondamentale, già sottolineato
sopra: se la scienza
sia o meno strumento di liberazione umana. Un esempio emblematico che riassume tale dibattito
è rappresentato
dallo scontro tra la posizione malatestiana e quella kropotkiniana. Scontro significativo perché,
mentre il pensiero
di Kropotkin indugia in una concezione del mondo tardo-illuminista e per certi versi positivista, quello
di
Malatesta, molto più scettico e relativistico, si rifà ad una concezione più
dinamica e parassistica della storia, dove
l'accento cade non sulle possibili scoperte di verità di per sè oggettive, ma sulla
possibilità progettuale
rivoluzionaria (testimoniata del resto da tutta la sua vita) di modificazione continua del mondo e della
storia
umana. L'identificazione kropotkiniana fra scienza e progresso sociale e fra scienza e anarchismo,
stabilisce il primato
della conoscenza e della ragione del processo di emancipazione umana. Specialmente l'identificazione
è fra il
metodo dell'anarchia e quello induttivo delle scienze naturali. Nella prefazione al sua libro "La
scienza moderna
e l'anarchia", Kropotkin scrive: "D'altra parte, studiando i progressi recenti delle scienze naturali
e riconoscendo
in ogni nuova scoperta una nuova applicazione del metodo induttivo, vedevo nello stesso tempo, come
le idee
anarchiche, formulate da Godwin e Proudhon e sviluppate dai loro continuatori, rappresentavano
pure
l'applicazione di questo stesso metodo alle scienze che studiano la vita delle società
umane" (3). Kropotkin non si limita ad una identificazione attinente al campo metodologico,
ma amplia tale identificazione
al campo più vasto di una concezione generale dello sviluppo interdipendente di esse. Sempre
nel suo libro "La
scienza moderna e l'anarchia" egli si propone di dimostrare "sino a qual punto lo sviluppo dell'idea
anarchica
ha camminato al pari coi progressi delle scienze naturali" (4), per affermare più avanti che
"L'anarchia è una
concezione dell'universo, basata sull'interpretazione meccanica dei fenomeni, che abbraccia
tutta la natura, non
esclusa la vita della società" (5). La concezione anarchica come strumento di comprensione
scientifica si delinea
ora in modo generale e sintetico. "E tentai d'indicare, come e perché la filosofia dell'Anarchia
trovi il posto che
le spetta nei tentativi recenti dell'elaborare la filosofia sintetica, ossia la comprensione dell'Universo nel
suo
insieme" (6). Per Kropotkin, dunque, si può assegnare alla scienza una funzione ideologica
in senso progressista e libertario,
perché essa contiene in sé tale dimensione. I progressi della scienza e della
filosofia negli ultimi cento anni, uniti
ai progressi della scienza moderna, hanno dato la possibilità all'umanità di fondare
un'etica basata sulle scienze
naturali. Scrive ancora Kropotkin "La scienza e la filosofia ci hanno dato la forza materiale e la
libertà di pensiero
necessario a permettere la venuta di precursori capaci di condurre l'umanità sulla strada del
progresso generale"
(7). Questo progresso che Kropotkin vede unito anche alla "legge generale e universale dell'evoluzione
organica"
agente in modo tale che il "mutuo appoggio, la giustizia e la morale siano profondamente radicati
nell'uomo"
deve fondarsi su "un'etica scientifica con gli elementi acquisiti a questo scopo dalle ricerche moderne
fondate
sulla teoria dell'evoluzione" (8). Alla identificazione kropotkiniana fra scienza e anarchia, fra scienza
e ideologia, fra scienza ed etica, con tutte
le conseguenti implicazioni di ordine educativo rispetto al progetto di emancipazione umana, che
esamineremo
più avanti, fa riscontro, come dicevamo, la posizione pragmatistica, relativistica e scettica di
Malatesta: "La
scienza è un'arma che può servire per il bene e per il male; ma essa ignora
completamente l'idea di bene e di
male" così che i valori ideologici ed educativi non derivano da una necessità obiettiva e
determinata. "Bontà,
giustizia, diritto sono concetti che la scienza ignora completamente" (9). Nello schema volontaristico
di Malatesta come i valori etici risultano dipendenti in ultima analisi dalla volontà
umana, così gli effetti della scienza saranno benefici o nocivi secondo l'uso ideologico di essa.
Più essa
progredisce, scrive Malatesta, e più "l'uomo diventa possente, poiché apprende quali sono
le condizioni
necessarie ch'egli deve compiere per attuare la sua volontà. Ma questa volontà, attuata
o no, resta una forza extra-scientifica, con origini proprie e tendenze proprie. La tossicologia ci fa
apprendere l'azione fisiologica dei veleni,
ma non ci dice se dobbiamo servirci delle nozioni acquisite per avvelenare o per curare la gente. La
meccanica
scopre le leggi dell'equilibrio e della resistenza dei materiali, ci insegna a fare i ponti, i battelli a vapore,
gli
aeroplani, ma non ci dice se è meglio fare il ponte dove giova all'ingordigia di un proprietario o
dove serve agli
interessi di tutti, non ci dice se battelli e aeroplani devono servire a portar soldati e buttar bombe sulla
gente,
oppure a spargere per il mondo la civiltà, il benessere e la fratellanza" (10). Affermando la
neutralità in sé della scienza, disponibile indifferentemente a "servire per
il bene e per il male",
Malatesta, al contrario di Kropotkin, stabilisce non più il primato della conoscenza e della ragione
nella
formazione educativa dell'uomo, ma quello dei valori ideologici preminenti e liberi rispetto alla scienza
e
sottomessi solo alla volontà umana. L'esigenza di non perdere l'ammonimento teorico e
ideologico di Bakunin
urge nella concezione malatestiana, tesa a delimitare in senso autonomo il campo della vita sociale da
quello
dell'astrazione scientifica. Il dissidio Kropotkin-Malatesta verrà in parte ricomposto, come
vedremo più avanti, nell'individuazione tutta
malatestiana della scienza come arma che "delimita il campo tra la fatalità e la libera
volontà" (11). In questo
modo la funzione della scienza servirà a delineare una concezione materialistica volta a definire,
sulle tracce
bakuniniane, da una parte i suoi stessi limiti e, dall'altra, sulla scorta di quest'ultimi, a scoprire il processo
di
divinizzazione di essa, come fondamento e ragione teorica prima della sua capacità e
disponibilità per un suo uso
mistificante e autoritario.
La divinizzazione della scienza
Abbiamo accennato all'ammonimento teorico e ideologico di Bakunin tendente a chiarire l'ambito
dell'"astrazione scientifica" rispetto a quello della vita sociale. Ammonimento anzitutto teorico
perché definisce
i limiti e con essi il campo della scienza. Essa è un'astrazione della vita reale perché
riassume su un piano formale
i rapporti e le leggi generali della vita stessa. Ma mentre quest'ultima è la fonte primaria e
irriducibile che crea
"spontaneamente le cose e tutti gli esseri reali, la scienza (al contrario) non crea nulla; constata e
riconosce
solamente le creazioni della vita" (12). I suoi limiti sono precisati da Bakunin nel modo seguente: "La
scienza
comprende il pensiero della realtà, non la realtà stessa; il pensiero della vita, non la vita.
Ecco il suo limite, il solo
limite che essa non può varcare perché è un limite dato dalla natura stessa del
pensiero, che è l'unico organo della
scienza" (13). Dalla definizione teorica Bakunin passa subito però all'ammonimento
ideologico capace di cogliere l'aspetto
divinizzante di essa. Per la sua struttura elitaria e monopolistica, per il suo culto dell'astrazione slegata
dalla vita
reale, per i suoi rituali ed i suoi formalismi non dissimili, nella sostanza, da quelli religiosi, il "mondo
scientifico"
è destinato ad assumere un ruolo alienante ed autoritario in virtù della progressiva
importanza assunta dalla
scienza nell'epoca moderna. L'individuazione bakuniniana precisa che gli scienziati, collocandosi fuori
dalla vita
sociale, "formano certamente una casta a parte che offre molta analogia con la casta dei preti.
L'astrazione
scientifica è il loro Dio, le individualità viventi e reali sono le loro vittime ed essi ne sono
gli immolatori
consacrati e patentati" (14). La traccia bakuniniana riprende in parte la traccia stirneriana tesa ad
impedire ogni forma di alienazione umana.
Se Bakunin parla di divinizzazione della scienza, Stirner parla di "dimensione di santità" della
varietà-scienza.
Essa se non è continuamente creata e ricreata dall'individuo, se non è sempre in ogni
momento sua creatura e non
suo creatore, se non è sempre, in ogni ultima analisi, al servizio dell'individuo e non l'individuo
al suo servizio,
diverrà sicuramente un nuovo feticcio con i suoi sacerdoti ed i suoi fedeli (15). I temi
dell'autonomia e della libertà individuale, ripresi e sviluppati dal pensiero anarco-individualista,
sfociano
nel rifiuto di ogni dogmatismo compreso quello "scientista". Nell'ambito specifico dello sviluppo
educativo esso
tende a sostituire il dogmatismo religioso, impedendo così una libere ed individuale formazione
della personalità
umana. Questa puntualizzazione di Emil Armand (16) è fatta propria sia dalla corrente
individualista, sia da
quella comunista. Le grandi scoperte scientifiche dei secoli XVIII e XIX, scrive Malatesta, la critica
vittoriosa che
la scienza oppose alle menzogne e agli errori delle religioni, "fecero sì che gli spiriti progressisti
divennero
ammiratori entusiasti, se non cultori intelligenti e pazienti, della Scienza,; ed esagerando, attribuirono alla
Scienza
la potenza di tutto comprendere e tutto risolvere: della Scienza fecero una nuova Religione" (17). Su
queste e su altre proposizioni l'ideologia anarchica viene a confrontare il suo schema di valori pluralistico,
come esigenza insopprimibile di molteplici libertà ed esperienze, come atteggiamento intellettuale
continuamente
critico e ricritico, con lo schema unitario di una certa interpretazione dogmatica della scienza, sia di
ispirazione
positivistica, sia di ispirazione marxista. Su questo piano, per esempio, prende l'avvio la critica di Pietro
Gori alla
pretesa di più scuole e correnti scientifiche di essere le uniche depositarie della verità.
"Noi crediamo che ogni
scuola scientifica, che pretenda essere infallibile e possedere il monopolio della verità, sia la
peggiore delle sètte
e la più pericolosa delle schiavitù". (18). Ma l'aspetto più qualificante
dell'analisi teorica dell'anarchismo sulla divinizzazione della scienza, come nuova
forma e nuova dimensione alienante, è dato dall'individuazione di un ennesimo rapporto
autoritario e gerarchico
tra essa, come ideologia del "mondo scientifico ed accademico", e la vita sociale e storica delle masse
popolari,
espressa nei valori ideologici di tipo comunitario ed egualitario. Questo rapporto che risponde con
contenuti
diversi, ma con identica modalità formale, i gradi gerarchici di ogni scala autoritaria, è
la radice teorica che sta
alla base dell'industrializzazione storico-sociale del governo della scienza, quale
presupposto ideologico per il
conseguente governo degli scienziati.
Il governo della scienza
A differenza di qualsiasi altra autorità, il governo della scienza, per il suo
carattere di verità "indiscutibile" ed
"ineluttabile", si presenta come un potere sottratto ad ogni giudizio e ad ogni appello. Esercitato in buona
parte
in condizioni di monopolio, funzionante e funzionale all'interno degli stati contemporanei dove
più alto è lo
sviluppo tecnologico e produttivo, esso esprime l'immagine del potere puro. La
peculiarità dell'analisi anarchica sta nel legame istituito tra tale "potere puro" e l'avvicendamento
dinamico
delle classi dominanti. In tal modo, proprio partendo dall'analisi della scienza come disponibile strumento
di
potere puro (perché neutrale secondo la puntualizzazione di
Malatesta), il pensiero anarchico ha potuto risalire
alle strutture del potere storico. Cioè passare, come abbiamo accennato sopra,
dall'analisi del governo della
scienza a quello degli scienziati. Bakunin a questo proposito ci ha lasciato una
traccia interpretativa fondamentale. Il governo della scienza e degli
uomini della scienza, egli scrive, "fossero anche dei positivisti, dei discepoli di Augusto Comte, o anche
dei
discepoli della scuola dottrinaria del socialismo tedesco, non può essere che impotente, ridicolo,
inumano,
crudele, oppressivo, sfruttatore e malefico" (19). La valutazione etica emerge però da una precisa
constatazione
teorica perché "tutti quanti (metafisici, marxisti e positivisti) si fanno oggi paladini di una scienza
divinizzata...
sono, coscientemente o incoscientemente, dei reazionari" destinati a diventare "una nuova casta
privilegiata
politico-scientifica" (20). Il rapporto tra essa, espressione del governo della scienza, e il potere
storico-politico,
è reso possibile dal carattere accentratore e moderno dello stato e delle strutture
socio-economiche. "La
centralizzazione e la civiltà, le ferrovie, il telegrafo, i nuovi armamenti e la nuova organizzazione
degli eserciti,
la scienza e l'amministrazione in generale, in altri termini la scienza dell'asservimento e dello sfruttamento
sistematico delle masse popolari, della repressione delle rivolte popolari e di ogni altra rivolta, scienza
tanto
accuratamente elaborata, provata dall'esperienza e perfezionata nel corso degli ultimi settantacinque anni
di storia
contemporanea - tutto ciò ha armato lo stato (...) E che cosa costituisce oggi, principalmente, la
potenza degli
stati? La scienza. Si, è la scienza. Scienza di governo, di amministrazione (...)! (21). La
scienza diventa in questo modo l'arma più potente della "nuova classe" in ascesa per il potere.
Chi sono, scrive
Eliseo Reclus, coloro che si incamminano verso di esso "per sostituire i privilegiati per nascita o per
fortuna, con
una nuova casta sedicente dell'intelligenza? (...) (quelli) che hanno egualmente rivendicato a profitto degli
uomini
di genio, cioè, a loro profitto personale, la direzione politica della società. L'espressione
"Governo di mandarini"
è stata crudelmente pronunciata" (22). Dall'analisi della funzione della scienza da parte del
potere, l'anarchismo ha tratto le basi sicure per l'analisi
della composizione storico-sociale della "nuova classe". Vedremo in un prossimo articolo come è
stato sviluppato
questo passaggio.
Mirko Roberti
1) Si veda M-V. Battacchi, Scienza e ideologia, in "Psicologia contemporanea". Anno
I n.I, 1974.
2) Per una introduzione a questo problema cfr. M. Roberti, L'esperienza storica dei consigli
operai, in "A-Rivista Anarchica", Anno II n.3, Milano 1972.
3) P. Kropotkin, La scienza moderna e l'anarchia, Ginevra 1913, pag. VII.
4) Ivi
5) P. Kropotkin, op. cit. pag.49.
6) P. Kropotkin, op. cit. pag. VII.
7) P. Kropotkin, L'Etica, Catania 1972, pag.4.
8) P. Kropotkin, op. cit. pag.29.
9) E. Malatesta, Scienza e riforma sociale, Volontà, Anno I n. 29, Ancona
1913, ora in Scritti scelti, Napoli
1954, pag.105.
10) Ivi.
11) Ivi.
12) M. Bakunin, L'Empire Knouto-Germanique et la révolution sociale, in
Oeuvres, tome III, Stock, Paris 1908,
pag.89.
13) M. Bakunin, op. cit, pag. 88.
14) M. Bakunin, op. cit, pag. 92.
15) M. Stirner, L'unico, Roma 1970, pag. 479.
16) E. Armand, L'education de la liberté in ... hors du Tropeau, ex Ere
Nouvelle Année 1911-12 Orléans 31
Octobre 1911.
17) E. Malatesta, op. cit. pag.103.
18) P. Gori, Gli ideali della scienza e della criminologia, Opere, Volume VI, Spezia
1911, pag.131.
19) M. Bakunin, op. cit, pag. 90.
20) M. Bakunin, Stato e anarchia, Milano 1968, pag. 193.
21) M. Bakunin, Lettera a Neciaiev, cfr. K. Marx F. Engels, Critica
dell'anarchismo, Torino 1972, pag. 419.
22) E. Reclus, L'Evolution, la Revolution et l'Ideal Anarchique, Stock, Paris 1902, pag.
81.
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