Rivista Anarchica Online
LETTURE
a cura della Redazione
GLI ANARCO-SINDACALISTI NELLA RIVOLUZIONE RUSSA, di G.P. Maximoff,
Crescita Politica Editrice,
Firenze 1973, pp. 39, lire 350.
Questo opuscolo contiene la traduzione di un estratto dal libro The guillotine at work
(la ghigliottina all'opera)
pubblicato nel 1940 dall'esule anarco-sindacalista russo Gregori Petrovich Maximoff. Nato in un piccolo
villaggio
nella provincia di Smolensk (1893), laureatosi giovanissimo in agraria, Maximoff era già attivo
nel movimento
rivoluzionario all'epoca della rivoluzione russa del '17; entrato nell'Armata Rossa, si rifiutò di
obbedire
all'ordine di disarmare i lavoratori e fu quindi condannato a morte. La solidarietà dei lavoratori
del sindacato
metalmeccanici gli salvò la vita e fu rimesso in libertà. Riprese subito a militare nel
movimento anarco-sindacalista, del quale fu una figura di primo piano; fu nuovamente arrestato nel
marzo del 1921, durante la
rivolta di Kronstadt (che fu soffocata nel sangue dall'Armata Rossa) e trasferito nella prigione Taganka
a Mosca
vi rimase molti mesi. Solo in seguito ad un suo sciopero della fame ed al conseguente interessamento di
alcuni
sindacalisti europei allora a Mosca per un congresso, gli fu data la possibilità di chiedere asilo
politico all'estero.
Si recò a Berlino, quindi a Parigi e poi definitivamente negli Stati Uniti, continuando a
collaborare con la stampa
anarco-sindacalista edita dai profughi politici russi. E' morto nel 1950. La figura di Maximoff, come
dimostra la sua biografia, è dunque quella comune a tanti anarchici ed anarco-sindacalisti russi,
che dettero tutto se stessi per la causa della rivoluzione, e furono poi le prime vittime delle
persecuzioni politiche controrivoluzionarie del regime bolscevico, che impose un ferreo centralismo ad
una
rivoluzione nata spontaneamente federalista e decentrata, come afferma Maximoff. L'opuscolo è
breve, diviso in
molti capitoletti, di facile lettura. Innanzitutto viene sottolineata la vastità e l'importanza politica
del movimento
anarco-sindacalista, che all'indomani della "rivoluzione d'ottobre" si andava sempre più
estendendo,
influenzando molte categorie di lavoratori. Maximoff ricorda i principali giornali anarchici e
anarco-sindacalisti,
alcuni dei quali erano quotidiani, e la contemporanea febbrile attività rivoluzionaria promossa
in polemica con
i bolscevichi che, dopo essersi serviti in un primo tempo di parole d'ordine libertarie, ormai chiaramente
parlavano della necessità di rafforzare il potere del partito e dello stato bolscevico: "arrivare al
centralismo
attraverso il federalismo", questo l'obbiettivo dei bolscevichi come lo formulò Stalin in un suo
articolo dell'aprile
1918. Particolare attenzione dedica Maximoff alla questione dei consigli di fabbrica e del loro forzato
controllo
da parte dei sindacalisti ufficiali: è questo un problema oggi tornato d'attualità, ed anche
in questa luce oggi
l'opuscolo merita di essere letto. L'opuscolo è arricchito da una buona bibliografia relativa
ai più importanti movimenti anarco-sindacalisti
(F.O.R.A., C.N.T., U.S.I., I.W.W., ecc.) e specificamente all'anarco-sindacalismo russo ed al problema
del
"controllo operaio".
SE SCAMPI AI FASCISTI CI PENSA LO STATO, a cura del Comitato anarchico "G.
Marini" di Firenze,
Cooperativa Editori Contro, Firenze 1974, pp.112, lire 1.500.
"Dalla lotta al fascismo nel salernitano, alle lotte nelle prigioni dello stato: l'esperienza di un
proletario": questo
il sottotitolo del libro, nel quale sono raccolti dati, interviste, articoli di stampa, documenti legali, relativi
alla
vicenda dell'anarchico Giovanni Marini, arrestato nel luglio 1972, accusato di aver ucciso un noto
squadrista
fascista che, con altri camerati, aveva aggredito Marini ed altri due anarchici. Una parte della
documentazione
riguarda in particolare la situazione politico-sociale di Salerno e l'impegno di lotta costantemente portato
avanti
da Marini nei quartieri più poveri della città, contro lo sfruttamento dei padroni e le
violente provocazioni dei
fascisti. Significativa la denuncia della politica del partito comunista, accomodante nei confronti del
padronato
e vigliacca al punto da condannare la legittima difesa di Marini e da esprimere "profondo cordoglio per
la giovane
vita stroncata" del fascista Falvella. L'impegno militante di Marini è perseguito anche in
galera, ed il libro ne fornisce ampia testimonianza. E'
sufficiente ricordare che finora è stato trasferito ben quindici volte (Salerno, Napoli, Avellino,
Roma, Sulmona,
Pescara, Roma, Foggia, Potenza, Matera, Brindisi, Lagonero, Caltanissetta, Salerno, Potenza) proprio
a causa
della sua attività politica che non è stata vinta nemmeno dalle torture fisiche cui Marini
è stato sottoposto. Il libro
termina con una interessante appendice fotografica.
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