Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 27
marzo 1974


Rivista Anarchica Online

Cogestione come potere sindacale
di A. B.

Il 21 gennaio scorso è stato reso pubblico in Germania il testo di un progetto di legge governativo (social-democratici più liberali) per la regolamentazione della Mitbestimmung (cogestione). La Mitbestimmung esiste in Germania fin dal 1951-1952 in due forme. Una, funzionante nelle industrie di oltre 1.000 dipendenti del settore carbo-siderurgico, si basa su consigli di sorveglianza (Aufsichtsrat) paritetici: undici membri, di cui cinque in rappresentanza degli azionisti, cinque in rappresentanza dei lavoratori (da notare che tre di questi vengono nominati direttamente dai sindacati) ed un "neutro" accettato dalle due parti. Inoltre, un Arbeits Direktor (Direttore dei lavoratori, "rappresentante " dei dipendenti, nominato dai sindacati) partecipa alla gestione dell'impresa come membro a pieno diritto del Consiglio di Amministrazione (Vorstand). Nella seconda forma di cogestione, applicata a tutte le altre imprese con oltre 500 dipendenti, la "rappresentanza" dei lavoratori è pari ad un terzo dei membri dei consigli di sorveglianza e non c'è l'Arbeits Direktor.
Poiché le leggi sulla Mitbestimmung scadono nel 1975, da un paio di anni è iniziata una battaglia parlamentare fra i partiti tedeschi per una legge sostitutiva. I progetti elaborati sino al compromesso governativo erano stati quattro (uno democristiano, due socialdemocratici e uno liberale) che differivano tra di loro per la composizione del consiglio di sorveglianza. Il progetto di legge governativo nato da una mediazione tra social-democratici e liberali, prevede dieci rappresentanti del capitale e dieci rappresentanti dei lavoratori (di cui tre sindacalisti) più un funzionario direttivo; prevede inoltre un "rappresentante" dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Essa si dovrebbe applicare a tutte le imprese con più di 2.000 dipendenti, cioè, secondo una stima approssimativa, circa seicento.
Non c'è bisogno di sottolineare che, con la nuova gestione "paritetica", se da un lato verrà limitato il potere decisionale della proprietà, non aumenterà certo in proporzione quello dei lavoratori. Aumenterà il potere dei tecno-burocrati e questo per due motivi. In primo luogo perché prevedibilmente i "rappresentanti" dei lavoratori saranno in prevalenza tecnici, impiegati di concetto, funzionari e sindacalisti (secondo una statistica recente, nell'attuale cogestione sono solo per il 31,5% operai specializzati e capi-operai e per lo 0,6% operai non specializzati) ed in secondo luogo, in una struttura piramidale, gerarchica, chi sale al vertice in "rappresentanza" della base diventa in realtà vertice egli stesso, cioè classe dirigente. Lo annota lucidamente, proprio in merito a vent'anni di esperienza cogestionaria in Germania, il sociologo (liberale!) Ralph Dahrendorf nel suo noto "Classi e conflitto di classe nella società industriale" (pagg.411-415).
La cogestione non è un passo verso l'autogestione, non è una parziale autogestione. E' solo un tentativo interclassista di attenuare il conflitto di classe ed, insieme, una via aperta alla promozione sociale di alcuni membri tra i più intraprendenti delle classi sfruttate.
Chi dall'estensione della Mitbestimmung trarrà maggior potere sarà indubbiamente la già potente centrale sindacale socialdemocratica, la D.G.B. (Deutscher Gewerkschafsbund). Essa entrerà nei consigli di sorveglianza e nei consigli di amministrazione di tutte le principali imprese tedesche, sistemando comodamente qualche migliaio di suoi funzionari.
In questa prospettiva la D.G.B. appare oggi come un importante sbocco per i neolaureati. Mentre in passato l'essere sindacalisti implicava una origine proletaria, oggi si assiste ad una stupefacente "riabilitazione" (si fa per dire) del ruolo, che offre ai giovani managers una rapida ascesa verso posti di potere, guadagno e prestigio. Si pensi all'esempio di Rudolph Kuda, membro del direttivo dei metalmeccanici che, a trentatré anni fa già parte del consiglio di amministrazione delle colossali acciaierie Hoesch di Dortmund, con Mercedes di servizio (e tutto il resto).
D'altro canto, anche prescindendo dalle migliaia di nuove "poltrone" offerte ai sindacati dall'estensione della cogestione, il potere economico oltre che politico della centrale sindacale tedesca è già rilevantissimo. Essa, che conta purtroppo 7 milioni di iscritti, cioè il 26% della popolazione attiva adulta, possiede la più grande impresa europea di costruzioni (la Neue Keimat, con un fatturato di 256 miliardi di lire) ed il quarto istituto tedesco di credito (la Bank Fur Gemeinwirtschaft, con un attivo di 629 miliardi di lire) ed altre proprietà ed investimenti per un totale di circa 466 miliardi di lire. Inoltre, in collaborazione con i socialdemocratici la D.G.B. ha preparato un programma per la costituzione di un patrimonio azionario (Vermogensbildung) detenuto dai lavoratori che permetterà loro (cioè in pratica al sindacato) di disporre tra una decina di anni di una minoranza attiva in tutte le società per azioni.
La via sindacale al potere tecnoburocratico pare dunque in Germania una delle più larghe e sicure.

A. B.