rivista anarchica
anno 48 n. 424
aprile 2018




Spagna '36/
Quei rasoi collettivizzati

Chi legge questa rivista sa del grande esempio che il popolo lavoratore in Spagna ha saputo esprimere nei tormentati anni tra il 1936 e il 1939.
Molti settori produttivi erano collettivizzati, soprattutto in Catalogna, dall'industria ai trasporti, dallo spettacolo ai vari servizi. Anche le barberie vennero collettivizzate; prima dell'estate del '36 erano moltissime, in ogni strada se ne contavano e chi vi lavorava era pagato pochissimo, le condizioni igieniche erano pessime, se non nelle poche barberie di qualità che potevano permettersi solo i ricchi. I proprietari, di più di mille saloni, erano circa un centinaio.
Qui di seguito alcuni passaggi - tratti dal libro Colectivizaciones. La obra constructiva de la revolución española, di A. Souchy e P. Folgare - del discorso pronunciato da Juan Papiol del Sindacato Unico dei Barbieri ai microfoni di Radio E.C.N.1 CNT-FAI:

Il nostro settore lavorativo contava 1100 saloni [prima della collettivizzazione, ndr]; e proprio per questo elevato numero vivevamo tutti nella più nera miseria. 1100 saloni da pagarvi l'affitto e i vari costi, come la luce eccetera [...]. Allo stesso tempo eravamo vittime di tutti i fornitori di materiale per il nostro lavoro che ci costava più del trecento per cento del suo valore intrinseco. Naturalmente questo eccessivo numero di saloni costituiva una concorrenza intestina [...] e che quindi non permetteva esigere rivendicazioni economiche perché, proprio per via della sua infinita ramificazione, non dava sufficiente rendita economica. [...] D'accordo coi compagni della Confederación Nacional del Trabajo, abbiamo concepito il seguente progetto: ridurre i 1100 saloni a circa 200, che suppone un risparmio di 100'000 pesetas di affitti, più 30'000 di risparmio di luce e altri contributi. [...]
Le 235 barberie rimaste, occupano ora tutti i barbieri che erano attivi e quelli che, senza lavoro, si affannavano tra mille sforzi in preda alla miseria più nera. Come tutti i grandi progetti, il nostro, per la sua ampiezza e complessità non poteva che affrontare diverse difficoltà. In primo luogo, l'organizzazione di un sistema di approvigionamento dei prodotti da parrucchiere, che non si può risolvere nel giro di 24 ore [...] Pure ci siam confrontati con i restii, con quelli che per incoscienza e scarsa educazione sociale, mancanza di conoscenza economica e allo stesso tempo carenti di spirito idealista eran refrattari nell'identificarsi con noi in questo nuovo sistema di lavoro che stavamo iniziando.
Conseguenti ai nostri postulati basici, nei fini della CNT che consiste nell'eliminazione del padronato, abbiamo espropriato, però espropriato in maniera autentica al padronato della nostra categoria. Non abbiamo indennizzato assolutamente niente; unicamente abbiamo riconosciuto il diritto al lavoro a tutti i padroni. Nell'incorporarli al nuovo sistema di lavoro, unicamente rimane l'uomo, al quale riconosciamo il suo diritto alla vita. Il prodotto del lavoro si riparte con uguaglianza assoluta. Tra noi non vi sono categorie [...] abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. È stata la gran parte dei lavoratori che ha determinato la realizzazione di questo progetto.
A parte alcune difficoltà, il lavoro collettivo va consolidandosi, anticipando già un brillante esito, un trionfo conquistato. Per quanto riguarda il morale, le relazioni tra i lavoratori hanno acquistato un tal grado di elevazione che lascia sperare che in breve avranno conquistato il cuore di tutti i lavoratori, la realtà del nostro ideale anarchico.

Questo processo ha permesso di migliorare le condizioni igieniche e di lavoro, abbattere totalmente la disoccupazione del settore e aumentare i guadagni dei lavoratori, diminuendo allo stesso tempo l'orario di lavoro.
E ora vediamo con buona probabilità con che cosa radevano (vedi foto nella pagina precedente).
Inciso sull'acciaio si legge il numero 14 che sta ad indicare l'altezza della lama (25 mm), la sigla C.N.T. oppure F.A.I. e sul lato opposto il luogo di produzione: Caldas de Estrach (località costiera a una quarantina di chilometri a nord di Barcellona), custodia ovviamente rossonera. Poche le informazioni in merito alla fabbrica.
Una certezza è la qualità del prodotto essendo il medesimo stampo e lo stesso acciaio del famoso rasoio Filarmonica Doble Temple, marchio appartenuto a José Monserrat Pou, figlio di Antonio Monserrat che aveva iniziato la produzione di rasoi proprio a Caldas de Estrach agli albori del novecento poi trasferitosi poco distante a Matarò negli anni venti, probabilmente lasciando una piccola parte di produzione a Caldas de Estrach.
Produzione anch'essa passata (purtroppo per troppo poco tempo) a collettività durante la nostra breve estate dell'anarchia.

Davide Bianco
Iniziativa Solidale Autogestione – I.SOL.A
iniziativaisola@gmail.com




Ricordando Franco Riccio/
Un pensatore non dogmatico, autoironico, anarchico

Mi ha fatto un certo effetto ascoltare e vedere un giornalista del TGR serale della Rai siciliana annunciare lo scorso 2 gennaio la scomparsa di Franco Riccio, “una perdita per la cultura siciliana”. Si era spento la sera di capodanno, a qualche settimana dai suoi 88 anni. Era nato nel 1930, famiglia non certo agiata, orfano a otto anni con un fratello e una sorella più piccoli – lei da grande missionaria laica nell'Argentina dei tempi bui, a far fuggire chi era destinato a scomparire, fuori confine, oltre oceano, anche tramite qualche canale libertario.

Franco Riccio (1930 - 2018)

Accanto al percorso di precario della ricerca universitaria (nulla di nuovo sotto il sole oggi...), il suo impegno si esplica in una serie di attività di strada, nei quartieri più degradati del centro storico palermitano (alla Kalsa, per la precisione) e nel 1968 perviene all'idea anarchica. Un percorso anomalo, pertanto, contrassegnato dall'assenza di dogmatismo, dalla costante riflessione teorica, dall'ironia sottile che fa presto a divenire autoironia, dal dubbio perenne di non essere per definizione dalla parte della ragione sempre e comunque, anche quando diventa anarchico militante per tutti gli anni '70, nel gruppo Makhno palermitano (assieme ad Antonio Cardella, scomparso qualche settimana prima di Franco) e nella Fai, sino alla metà degli anni '80.
Grazie a questa traiettoria libera da ogni appartenenza, si è portato dietro sempre le sue molteplici relazioni stabilite nel corso degli anni, con accese discussioni, nelle quali tuttavia, nonostante i disaccordi maturati attraverso le sue “fratture di campo”, non veniva mai meno il reciproco rispetto. Da qui le iniziative cittadine sul cinquantenario della Spagna rivoluzionaria nel 1986, sul ventennale del '68, i cicli radiofonici nella sede Rai palermitana sulla cultura di ieri e di oggi, sullo stato e sul capitalismo, sul mondo della scuola, ed anche le tavole rotonde sulla cultura a Palermo, sulle parole dei nuovi saperi emergenti, sulla scuola pubblica non statale, sull'organizzazione anarchica, nonché un numero di Volontà sulla libertà (4/1995).
Punto di riferimento per tanti compagni, per tanti studenti, per tanti docenti di storia e filosofia negli istituti secondari che gli sono debitori della loro formazione professionale, il suo pensionamento nel 2002, dopo più di quarant'anni di insegnamento, non lo allontana dal gusto della riflessione. Nel 2014 apre un blog filosofico, Soliloquio in esternazione, cui affida le sue ultime riflessioni sino alla vigilia della sua scomparsa.

Salvo Vaccaro




Germinal/
Ricordando Paola Mazzaroli

È uscito il n. 126 di Germinal, giornale anarchico e libertario di Trieste, Friuli, Isontino, Veneto, Slovenia… Questo numero è interamente dedicato a Paola Mazzaroli, militante aderente al Gruppo Germinal di Trieste dal 1975. Queste pagine raccolgono i ricordi di compagne/i e familiari di Paola offrendo un ritratto vivo con molti riferimenti alle numerose attività e ai rapporti personali della nostra compagna.
Per ricevere una o più copie (costo indicativo € 2,00) scrivere a: gruppoanarchicogerminal@hotmail.com.