Elogio dell'ultima ruota 
                Salve, mi presento. Sono l'ultima ruota del carro. Sì, 
                  avete capito bene. Quella che non conta niente, che si limita 
                  a seguire il percorso tracciato dalle altre senza darsi troppa 
                  fatica. Io non prendo difese né muovo accuse. Vivo nella 
                  completa indifferenza per la corsa e l'ordine di partenza.  
                  Mi chiedo e vi chiedo: che senso ha spingere per guadagnare 
                  posizioni? Una o due file avanti, che differenza fa?  
                  Sono andato oltre qualunque tentativo di risposta, per il semplice 
                  motivo che le risposte non m'interessano. È il concetto 
                  stesso di ruota che io contesto. Siamo tutti condannati a rotolare 
                  per muovere qualcosa di più pesante che sta sopra di 
                  noi e che non abbiamo mai visto. Il carro dell'economia. Il 
                  fantomatico mercato, se preferite.  
                  Le velleità degli altri mi fanno ridere. I promossi alle 
                  prime file, le ruote anteriori, pretendono di orientare il cammino 
                  del carro, e dunque se ne vanno in giro tronfie a millantare 
                  la loro superiorità. La verità, però, è 
                  sotto gli occhi di tutti. Determina la direzione solo chi tiene 
                  le briglie, e a ben vedere anche il cocchiere deve seguire le 
                  istruzioni impartite dall'alto. All'immancabile bivio imbocca 
                  quasi sempre la destra e la mantiene per tutto il tragitto, 
                  come del resto impongono le regole codificate. E se anche il 
                  cocchiere decide di andare a sinistra, bada sempre a mantenersi 
                  al centro della carreggiata, procedendo con cautela, senza percorrere 
                  rotte ardite o strade sconosciute. 
                   Se 
                  questa è la condizione di chi crede di essere in cima 
                  alla gerarchia del carro, immaginatevi il resto. Tutte le ruote, 
                  dalla seconda fila in poi, devono adattarsi. Il padrone del 
                  carro esige di battere le strade del rigore invernale? Ecco 
                  le ruote adatte da montare, cui chiedere solo di assecondare 
                  il movimento come ciuchi ammaestrati. Qualora il padrone del 
                  carro scelga di seguire la via della torrida austerità, 
                  farà ricorso a ruote appropriate.  
                  Il problema sta tutto qui. Quali che siano le congiunture di 
                  stagione, c'è sempre una ruota disposta ad assecondare 
                  i capricci del manovratore e a sobbarcarsi il peso dell'invisibile 
                  mano economica.  
                  Io non chiedo altro che di essere lasciato in pace. Procedo 
                  appartato, ultima ruota del carro appunto, senza invidiare neppure 
                  la ruota di scorta, che crede di fare la bella vita, ma è 
                  solo un'esclusa pronta a subentrare in ogni momento ai vincitori. 
                  Seguo il cammino da buon ultimo, in apparenza remissivo, e intanto 
                  coltivo il mio sogno... 
                  Un giorno smetterò di rotolare. Sarò libero per 
                  davvero, e potrò assestare colpi e scossoni a chi viaggia 
                  in superficie, rendendo scomodo e impraticabile il cammino risaputo. 
                  Sarò pronto a cambiare forma. Una ruota quadrata. Sarò 
                  l'errore, l'anomalia, l'imperfezione. L'inceppamento del sistema. 
                   
                  Siete ancora convinti che l'ultima ruota del carro sia irrilevante? 
                  
                 Paolo Pasi             
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