| arte 
 Christo! 
 di Franco Bunuga 
 
 A proposito di arte, miracoli, armi, business, turismo accattone e pochi altri modi di violare il territorio. 
                   
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                    | Lago d'Iseo, 18 giugno/3 luglio 2016 - Visione d'insieme 
                  dell'installazione Floating Piers(“Pontili galleggianti”) 
                  dell'artista Christo Yavachev
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                  Raccolgo l'invito di una mia 
                  saggia amica dopo le mie prime esternazioni sull'opera Floating 
                  Piers di Christo Yavachev sul lago d'Iseo, passerella galleggiante 
                  che ha unito provvisoriamente dal 18 giugno al 3 luglio scorsi 
                  la costa di Monte Isola con la piccola isoletta di San Paolo 
                  di proprietà della famiglia Beretta: Franco, sempre 
                  criticare! Una critica, anche feroce deve sempre avere qualche 
                  parola di lode altrimenti è sterile, non ha nulla di 
                  costruttivo.E allora subito confesso che ho sempre amato la Land Art 
                  per il suo sentire anarchico e poetico (pratica artistica che 
                  ormai appartiene alla storia, e rivederla praticata oggi è 
                  come veder dipingere all'impressionista) che l'opera di Christo 
                  è bellissima, ben inserita – in un luogo ideale 
                  –, che i suoi disegni (con cui si autofinanzia) sono splendidi 
                  e mi piacerebbe averne uno in casa – anche se ovviamente 
                  non me lo posso permettere –. Ho affermato in altro contesto 
                  che “il giallo del tessuto è un colore che attrae, 
                  carta moschicida per emozioni”: date voi il connotato 
                  negativo o positivo che preferite a questa frase, il giallo 
                  del tessuto che copriva la passerella comunque è veramente 
                  bello.
 E dichiaro che non ho nulla, benché anarchico, contro 
                  il rapporto arte-mecenate-capitale-mercato, altrimenti dovrei 
                  disprezzare i grandi Giotto, Bernini, Tiziano, Canova e tanti 
                  altri che tra le loro qualità avevano anche quelle di 
                  essere ottimi manager di se stessi come quasi tutti i grandi 
                  artisti della classicità e contemporanei (tranne la parentesi 
                  Romantica – in cui si inventa l'artista ribelle incompreso 
                  – figura i cui postumi tardano a svanire).
 E per ultimo confesso di essere stato persino disposto a camminare 
                  sull'acqua come tutti se ne avessi avuta l'occasione, in condizioni 
                  accettabili per la mia insofferenza alle folle e i miei problemi 
                  ad un ginocchio. Cosa che purtroppo non si è verificata 
                  anche per i miei pressanti impegni di lavoro in quel periodo.
 
                   
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                    | Lago d'Iseo - Il collegamento 
                  tra Sulzano e Monte Isola |  
 Il solito gufo disfattista anarchico Ho provato a criticare sui Social Media l'intervento salvifico 
                  – presunto – (per il turismo lacustre, alcuni assessori 
                  e la visibilità internazionale del lago d'Iseo) e sono 
                  subito stato sommerso da un mare di critiche, anche da insospettabili: 
                  amici, compagni, colleghi storici dell'arte, oltre che naturalmente 
                  anche da operatori culturali, politici ed amministratori vari.“Ma come, rifiuti un 'dono' del grande maestro! Non capisci 
                  l'importanza della visibilità internazionale del territorio! 
                  Tutte le spese sono a carico di sua santità artistica! 
                  Un grande maestro finalmente a Brescia e tu ti lamenti? Prof, 
                  ma non ci diceva che le piaceva moltissimo la Land Art? Mi ricordo 
                  che ci aveva illustrato anche le opere di Christo”.
 E così via, il solito gufo disfattista anarchico, 
                  contrario per principio ad ogni iniziativa.
 Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio che hanno duramente criticato 
                  l'opera sono stati trattati dai media da star televisive isteriche 
                  e probabilmente gelose dell'operazione condotta dal critico 
                  loro concorrente – ed inviso – Germano Celant, che 
                  conosce Christo da una cinquantina d'anni, che ha curato l'evento 
                  nonché la mostra nei chiostri di Santa Giulia a Brescia 
                  sull'opera dell'artista e relativo catalogo. Un bel colpo.
 Quasi tutti i media e le riviste d'arte si sono allineate alla 
                  critica mainstream, tralasciando o citando sottotraccia 
                  ad esempio la completa paralisi del territorio nel periodo dell'evento, 
                  i possibili danni ambientali, i costi indotti a carico della 
                  comunità lacustre tutta e della zona interessata al movimento 
                  di un gran numero di visitatori, molto superiore al previsto 
                  ed eventuali – ancora tutti da definire – danni 
                  ambientali al lago.
 Vi rendete conto che l'unico luogo in cui abbia trovato riflessioni 
                  critiche di una certa organicità sull'operazione è 
                  stato il blog di una giovane abitante del lago che, sconvolta 
                  dall'omologazione dei commenti su quest'opera devastante, si 
                  è lanciata in una crociata donchisciottesca ed ha usato 
                  questo evento come strumento per capire l'assurdo dei meccanismi 
                  del consenso nella società contemporanea. Se volete un'approfondita 
                  analisi della devastazione delle menti e del territorio provocata 
                  dall'opera vi rimando al blog di Giulia Inverardi: Christo 
                  sul lago: onorati e zitti o liberi di dubitare? (https://crosscritture.wordpress.com/2016/05/04/christo-sul-lago-onore-o-dubbi/).
 
                   
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                    | Sulzano, Lago d'Iseo - Oltre 1 milione di persone 
                  hanno percorso la passerella sulle acque |  Diffusa ignoranza Qui di seguito riporto integralmente un mio commento al blog 
                  di Giulia che può servire anche ai lettori non esperti 
                  in arte per orientarsi e comprendere la figura di Christo:
 Cara Giulia
 condivido quasi in toto.
 Io, per mestiere, conosco bene la famigerata coppia (Christo 
                  Yavachev e Jeanne-Claude Denat de Guillebon). Dopo gli inizi 
                  di rottura di Christo e dei suoi impacchettamenti di oggetti 
                  che lo avvicineranno alla pratica di contestazione del Nouveau 
                  Realisme e lo porteranno a confluire nelle esperienze della 
                  Land Art, il sodalizio con la moglie Jeanne-Claude e la sua 
                  prevalenza organizzativa lentamente trasformeranno il duo in 
                  una solida impresa finalizzata al Business. Un solido capitale, 
                  un “brand” riconoscibile ed una capacità 
                  organizzativa finalizzata a rastrellare sponsor, unite ad una 
                  buona abitudine e a “frequentare quelli che contano” 
                  – come tu ben sottolinei – trasformeranno presto 
                  il duo in una delle più attive multinazionali nel campo 
                  dell'arte contemporanea. E contemporaneamente ovviamente ad 
                  allontanarli sempre più dalle esperienze più interessanti 
                  di questi ultimi anni costringendoli a ripetere ossessivamente 
                  una formula che nata ecologista e innovativa all'interno della 
                  Land Art dei primi '70 si è ribaltata in un narcisistico 
                  gigantismo spesso fortemente invasivo del territorio. Le dimensioni 
                  contano, soprattutto perché aiutano a movimentare grandi 
                  capitali.
 Solo a Brescia si poteva recuperare Christo come qualcosa 
                  di nuovo e originale vista la diffusa ignoranza di cosa sia 
                  mai successo nell'arte dopo l'Impressionismo anche presso gli 
                  intellettuali e gli operatori culturali locali. Chissà 
                  perché a Brescia si riescono a creare “eventi” 
                  solo con idee e personaggi stracotti da decenni. A noi andava 
                  benissimo il caro Goldin, che in piccolo, come la ditta Christo 
                  e (fu) Jeanne-Claude, faceva i suoi bei soldini sulla nostra 
                  ignoranza e ci dava tutti gli impressionisti che volevamo. Facendo 
                  anche meno danni: qualche pullman di pensionati e di poveri 
                  studenti che in coda arrivavano sino a santa Giulia e qualche 
                  buco nel bilancio comunale.
 Non oso pensare cosa sarà in confronto il disorientamento 
                  delle povere tinche nel lago di Iseo con tutti quegli zatteroni 
                  di plastica calpestati da centinaia di migliaia di pellegrini 
                  che verranno ad assistere al miracolo...”
 Non vi dico le contestazioni anche a questo mio piccolo intervento.
 Dimenticavo, l'unico segno di una protesta all'invasione della 
                  macchina organizzatrice dell'evento che ha monopolizzato l'uso 
                  della ferrovia Brescia-Iseo per trasportare i turisti è 
                  stato quello di alcuni abitanti che in segno di protesta hanno 
                  ostacolato, per poche ore – per fortuna senza creare danni 
                  a persone – la linea ferroviaria in questione mettendo 
                  alcune fascine sui binari ed uno striscione che denunciava il 
                  coinvolgimento della ditta di armi della famiglia Beretta, principale 
                  sponsor dell'operazione, nella fornitura di armi a gran parte 
                  dei paesi attualmente in guerra.
 
                   
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                    | Christo Yavachev e la collezionista d'arte Umberta Gnutti 
                  Beretta,determinante nella realizzazione dell'installazione 
                  sul lago d'Iseo. La famiglia Gnutti
 è la capofila lombarda dell'industria 
                  metalmeccanica, la famiglia Beretta è leader
 in Italia 
                  nella produzione e nel commercio delle armi
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 Sì, proprio i Beretta, quelli delle armi Eh, già, la famiglia Beretta! In occasione dell'invasione 
                  mediatica attorno all'evento molto attiva è stata la 
                  collezionista d'arte Umberta Gnutti Beretta che unisce nei due 
                  cognomi l'élite dell'industria bresciana, gli acciai 
                  degli Gnutti e le armi dei Beretta, due delle più importanti 
                  dinastie industriali del territorio che operano a livello internazionale.I Beretta, vicini di casa – mi dicono (consiglio caldamente 
                  questo link di un'altra blogger bresciana: http://www.mymosamoon.com/2016/09/gnutti-o-beretta-tutti-e-due-anche.html) 
                  – e amici della coppia Christo sono riusciti a realizzare 
                  nel loro feudo bresciano, sul lago d'Iseo, attorno alla propria 
                  villa sull'isoletta di San Paolo, il sogno di Christo e della 
                  sua scomparsa moglie Jeanne-Claude, anch'essa componente da 
                  parte della famiglia e soprattutto dal ricco ex-marito dell'élite 
                  della grande industria internazionale, sua socia e prima manager. 
                  Floating Piers dunque si propone come un omaggio alla 
                  memoria della compagna scomparsa dell'artista e contemporaneamente 
                  un “dono” alla provincia di Brescia e a tutti i 
                  visitatori dell'opera, senza spese per la collettività, 
                  tutte recuperate dalla organizzazione dell'equipe di Christo 
                  attraverso la vendita di disegni di progetto dell'opera, sponsor, 
                  donazioni e quant'altro (escluso il traffico illegale di reliquie 
                  su internet: si trovano pezzi del bellissimo tessuto giallo 
                  e dei bidoni di plastica che reggevano la passerella a prezzi 
                  esorbitanti, ma si sa, reliquie di Christo originali...). Timeo 
                  Christòs et dona ferentes, verrebbe da dire, parafrasando 
                  il motto latino che cita “non mi fido dei greci, soprattutto 
                  quando portano doni”.
 Forse non è un caso che nelle scorse settimane, dopo 
                  un esposto del Codacons, la Corte dei Conti ha aperto un indagine 
                  sui costi. Secondo Renato Pugno, docente del Politecnico di 
                  Milano, “l'installazione ha comportato un investimento 
                  progressivo di ben 33 milioni, di cui solo la metà sono 
                  stati sostenuti dall'ente privato organizzatore. Il resto è 
                  invece ricaduto su casse pubbliche (8 milioni) e cittadini dei 
                  territori interessati in termini di congestione, mobilitazione 
                  di personale e aumento dei prezzi di beni e servizi”, 
                  come ci ricorda l'Espresso per mezzo di Federico Simonelli.
 E nessuno parla più del danno ambientale presunto che 
                  deriverebbe dalla rimozione degli ancoraggi in cemento della 
                  passerella ancora giacenti sul fondo del lago. Con dispetto 
                  delle povere tinche!
 
                   
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                    | Lago d'Iseo - Christo sulle acque. Il suo 
                  omonimo (l'originale) non aveva la passerella |  
 Gli impressionisti? Battuti da Christo Chissà perché in tutto il resto del mondo l'opera 
                  è stata rifiutata – da diversi paesi – per 
                  la paura di un eccessivo impatto ambientale? Ve l'immaginate 
                  tutto quel trambusto e quel giallo invasivo in un pacifico laghetto 
                  svizzero?A questo punto potreste dire: si, ma le tue critiche all'opera 
                  dal punto di vista dello specifico artistico?
 Un po' di pazienza, sto raccogliendo in un pamphlet i 
                  miei vari interventi sui social, dandogli corpo e sostanza ed 
                  userò questo evento, che in tutti i casi ha segnato profondamente 
                  il mondo dell'arte contemporanea, per una riflessione sullo 
                  stato dell'Arte, oggi. Il titolo emblematicamente sarà: 
                  L'arte nel I secolo dopo Christo.
 C'erano già tanti segnali nell'aria negli ultimi anni, 
                  ma l'installazione di Floating Piers, a mio parere ha 
                  cambiato il panorama dell'arte contemporanea ed ha contemporaneamente 
                  gridato il re è nudo nei confronti di tutta l'arte 
                  impegnata degli ultimi decenni e forse dell'ultimo secolo. Forse 
                  abbiamo finalmente del tutto archiviato Duchamp.
 L'evento organizzato a Brescia ha superato di gran lunga in 
                  numero le masse accorse negli anni scorsi per gli impressionisti 
                  dell'era Goldin, altra icona dei fedeli-visitatori in pellegrinaggio 
                  da evento ad evento nelle cattedrali della nuova religione, 
                  i musei.
 D'altronde anche gli impressionisti erano nati rivoluzionari 
                  (ricordiamoci che uno dei loro fondatori, Camille Pissarro era 
                  militante anarchico) soprattutto nella tecnica e nelle forme 
                  di esposizione prima e modo di commercializzazione autogestito 
                  poi (più tardi intervennero i mercanti americani). La 
                  bella mostra sul pittore e anarchico Georges Seurat in corso 
                  a Lugano testimonia della feconda relazione tra anarchici e 
                  impressionisti e neo-impressionisti e dell'importanza di quella 
                  componente dell'arte di fine '800 che ancora crede nell'utopia 
                  e nella scienza come strumento di emancipazione del popolo.
 L'impressionismo e dintorni diventerà poi per un secolo 
                  uno dei giocattoli preferiti dalla borghesia, quella vecchia 
                  maniera, fintamente moderna e tollerante, arte moderna sì, 
                  a patto che si capisca cosa si rappresenta e soprattutto che 
                  ricordi la sempre rimpianta “Belle Epoque”.
 Così Christo, che rivoluzionario, perseguitato dalla 
                  polizia per i suoi interventi da giovane, diventa testimonial 
                  dei Beretta, collezionisti stile bresciano che amano l'arte 
                  quando non è più tale ma diventa inoffensiva nella 
                  forma della propria imbalsamazione. E soprattutto diventa simbolo 
                  del nuovo mercato e del collezionismo di musei, enti e fondazioni 
                  con l'aiuto dei critici come il buon Germano Celant, che ha 
                  curato tutto l'evento, le mostre e cataloghi correlati.
 D'altronde oltre che alla mania di camminare sulle acque, il 
                  Christo bulgaro ha molto a che fare con quello giudeo, cappelloni 
                  entrambi, rivoluzionari da giovani e comunisti, diventano il 
                  simbolo della più spietata reazione da grandi. Il bulgaro 
                  poi ha avuto la fortuna – visti i tempi – di non 
                  essere crocefisso e di non aver bisogno di un Pietro per fondare 
                  la sua chiesa e di un Paolo per vedere stravolgere tutti i propri 
                  ideali giovanili.
 Entrambi comunque hanno dato luogo a pellegrinaggi, traffico 
                  di reliquie, intransigenza alle critiche, integralismo e dogmatismo 
                  e provocato un gran giro di denaro e potere.
  Franco Bunuga |