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                  Siamo tutti migranti 
				   
                Sto scrivendo questo articolo agli inizi di maggio e i morti 
                  nel mare Mediterraneo sono già centinaia. Il dibattito 
                  sterile e razzista ricopre l'intera Europa di vergogna. Si continua 
                  a dire che per questa strage non ci sono colpevoli e che se 
                  ci sono di sicuro non siedono sulle poltrone del parlamento 
                  italiano o europeo. Inutile prendersi in giro sappiamo bene 
                  che i colpevoli sono proprio tutti quei signori e quelle signore 
                  che legiferano sulla dignità umana, che legiferano sulla 
                  chiusura delle porte della fortezza Europa e la creazione della 
                  nuova schiavitù. Le lore mani sono sporche di sangue, 
                  e le responsabilità sono sempre più chiare; leggi, 
                  politiche economiche e guerre decise in occidente hanno creato 
                  il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti noi. 
                  Negli ultimi anni mi sono sforzato per raccogliere testimonianze 
                  tra e con i migranti in giro per l'Italia e sono letteralmente 
                  distrutto dalle loro storie, dalle loro esperienze di vita. 
                  Donne e uomini che scappano da guerre, da carestie da disastri 
                  economici (creati soprattutto dalle nostre economie neoliberali) 
                  e che dopo molti, troppi sforzi arrivano nel nostro paese e 
                  non trovano accoglienza ma repressione e sfruttamento. 
                  Proprio in questi giorni di disastri in mare e di letture amare 
                  su tutti i quotidiani nazionali mi è arrivato a casa 
                  un interessante libro che parla di migrazioni Migrando, 
                  di Giulio Gasperini edito da End. Nella speranza di trovare 
                  spunti di riflessione mi sono subito dedicato alla lettura del 
                  testo e mi sono reso conto che con l'autore di questo agile 
                  libro condivido l'urgenza di sentirmi umano al di là 
                  delle appartenenze e la necessità di parlare di queste 
                  storie di resistenza. La grande differenza tra il mio lavoro 
                  e quello di Giulio è di stile; il mio è un lavoro 
                  etnografico abbastanza “classico” restituito al 
                  lettore con testimonianze dirette dei protagonisti e uno stile 
                  di scrittura saggistico, mentre in questo libro, l'autore racconta 
                  le sue esperienze, le sue idee scrivendo poesie. Non ho mai 
                  recensito un libro di poesie e a dire il vero mi capita raramente 
                  di leggerne e ancora più raramente di rimanerne completamente 
                  coinvolto.  
                
                   
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                    |   Migrando di Giulio Gasperini (End edizioni, Gignod - Ao, pp. 96, € 10,00)  | 
                   
                 
                 Mentre leggevo Migrando, di Giulio sono rimasto colpito 
                  sin dalle prime pagine e ho capito che non erano le solite poesie 
                  ma qualcosa di profondo, complice e coninvolgente e soprattutto 
                  erano una presa di posizione netta, un urlo forte e chiaro contro 
                  le retoriche dell'odio che ascoltiamo quotidianemnte contro 
                  i migranti. 
                  Avevo tra le mani delle poesie che negavano l'esistenza dei 
                  confini nazionali e attaccavano la leggittimità dei documenti 
                  che creano umani con diritti e umani senza. 
                  Migrando è quel genere di libro che dovrebbero 
                  leggere tutti i politicanti per smetterla di aprire bocca e 
                  sparare parole ricche di odio, dovrebbero fermasi, leggere, 
                  riflettere ed emozionarsi perché come riportato nella 
                  quarta di copertina 
                   
                  Errare come vagare, 
                  non come sbagliare. Perchè lo sbaglio 
                  non esiste: quello che si cerca è solo 
                  l'ombra di un giorno che non sia più triste 
                
                   
                     | 
                   
                   
                    |   Lampedusa (Ag), 2013 - Il cimitero delle barche  | 
                   
                 
                
                  Un libro diviso in cinque sezioni, delle tappe di avvicinamento 
                  all'umanità in movimento, uno stile quello in versi, 
                  spesso in prima persona che riesce a restituirci completamente 
                  il senso dell'esperienza, una descrizione che ci immerge in 
                  una parte della verità delle esperienze vissute, al di 
                  fuori di tutte le menzogne che quotidianamente siamo costretti 
                  a sentire. 
                 Andrea Staid 
                 
                 Clandestino 
                   
                  Ma cosa significa clandestino? Qual è 
                  la sua definizione? Il confine è labile, 
                  come riga sulla sabbia, come calendario 
                  dei giorni nel deserto. Ma cosa significa 
                  per voi clandestino? Senza permesso, forse, 
                  senza libero accesso. Ma tutte le strade 
                  in tutto il mondo sono sempre state libere 
                  dalla schiavitù di un visto, dall'urgenza 
                  di dichiararsi. E cosa significa allora 
                  clandestino se tutti gli uomini hanno 
                  il cammino nel loro percorso evolutivo? 
                   
                   
                  Bandiere 
                   
                  Tutte le bandiere sono mute, nessuna 
                  ha un requiem, nessuna avvolge i corpi 
                  ripescati, i corpi che dal mare sono 
                  inghiottiti. Una distesa di corpi ignoti, 
                  che poi alla fine hanno lo stesso nome: 
                  uno per tutti, che tanto non importa 
                  rimanere sconosciuti. Un esercito di 
                  bandiere senza onore-drappeggiano 
                  solo corpi di persone che ancora non 
                  sanno di essere attraccate, di poter 
                  adesso finalmente imparare a respirare. 
                   
                   
                  Lambadusa! Lambadusa! 
                   
                  Mi sveglio sotto un nuovo cielo 
                  -sotto stelle che ignoro, stelle che 
                  non conosco, che non so nominare 
                  Ignoro la direzione-lo spazio 
                  percorso, quello che adesso mi 
                  assedia. Ho gridato un nome che 
                  pareva salvezza, consistenza 
                  d'un orizzonte pieno, affollato 
                  di mani, di attracchi, di un 
                  soccorso preoccupato. Di una 
                  condanna-scoprirò poi- 
                  per transitoproibito, vietato. 
                  Per legge, clandestino. 
                   
                  poesie tratte da Migrando di Giulio Gasperini  |