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				 dossier Emma Goldman 
                  
                La potenza liberatrice della sessualità 
                  
                di Clare Hemmings 
                    
                Emma Goldman identificava la rivoluzione sessuale come base di una più ampia rivoluzione della società, capace di creare nuove e autentiche relazioni tra gli esseri umani. Conducendo battaglie contro l'oppressione di genere, propose una visione inedita del sesso come spazio di lotta rivoluzionaria. 
                 
                  Nel corso della mia ricerca ho 
                  sviluppato una relazione molto personale, intima, con le figure 
                  che ho incontrato. Le ho viste crescere, cambiare e in generale 
                  offrirmi tante sorprese. Sogno le persone delle quali scrivo: 
                  entrano nelle mie conversazioni, si insinuano nell'intimità 
                  della mia stanza da bagno, mi raggiungono in mezzo al mare e 
                  in giardino. Mi raccontano storie, mi danno riscontri, mi contraddicono, 
                  propongono nuove fonti. Le ascolto con grande attenzione. Spesso 
                  nascono grandi innamoramenti. Il mio “innamoramento” 
                  che dura da tanti anni, è verso Emma Goldman, l'attivista 
                  e teorica anarchica dell'inizio del Novecento (1869-1940). 
                  Nell'archivio a lei dedicato e nella sala troppo luminosa dei 
                  microfilm della biblioteca universitaria di Berkeley, che è 
                  stata per sei mesi la mia parziale abitazione, sono rimasta 
                  affascinata dal suo impegno indisciplinato verso l'anarchismo 
                  e sedotta dalla sua insistenza che mette i temi dell'esperienza 
                  femminile e della libertà sessuale al centro di ogni 
                  possibile rivoluzione. In questo senso la mia costante passione 
                  per Emma Goldman appare stranamente razionale, ma anche ossessiva, 
                  in quanto corrisponde al suo stesso desiderio di nuove relazioni 
                  intime e di un nuovo ordine sociale. In questo articolo sostengo 
                  che mettendo la libertà sessuale al centro della propria 
                  visione e pratica rivoluzionaria, Emma Goldman si colloca nell'ambito 
                  di una lunga tradizione di politica sessuale, che si batte per 
                  coniugare razionalmente il lavoro produttivo e quello riproduttivo 
                  e per indicare la differenza tra libertà sessuale e opportunità 
                  capitalista. L'attenzione di Goldman sull'importanza dei rapporti 
                  familiari per far sopravvivere il capitalismo, il militarismo 
                  e la religione come l'importanza della sessualità per 
                  smontare tali rapporti, si riflette per più di un secolo 
                  nelle voci di studiosi e studiose del marxismo, del femminismo 
                  e delle teorie gay/lesbiche su analoghe tematiche. Ma mentre 
                  gli studiosi contemporanei tendono a mantenere la contrapposizione 
                  tra cultura e società, tra rappresentazione e realtà, 
                  rendendo difficile produrre un'analisi materialista della sessualità 
                  quale forza di trasformazione e non come aspetto sempre sovradeterminato, 
                  la decisa insistenza di Goldman sulla potenza liberatrice della 
                  sessualità offre un importante punto di vantaggio. Essa, 
                  infatti, non solo colloca la sessualità nell'ampio contesto 
                  politico della divisione sessuale del lavoro, delle istituzioni 
                  del matrimonio e della chiesa, del consumismo, del patriottismo 
                  e del lavoro produttivo (e riproduttivo), ma inquadra la libertà 
                  sessuale sia come fondamento di nuove relazioni tra uomini e 
                  donne, sia come modello di una nuova politica a venire. [...] 
                  La lettura dei tentativi di Goldman di porre la sessualità 
                  al centro di ogni analisi del capitalismo ci offre una descrizione 
                  materialista della sessualità che senza dubbio fornisce 
                  materiale a conferma della divisione ineguale del lavoro, in 
                  quanto il lavoro è ineguale in sé. Ma la sua tesi 
                  dell'incarnazione degli affetti e la sua visione della natura 
                  umana in quanto essenziale a ogni metodologia di “rivoluzione 
                  sessuale” ci porta anche verso altre direzioni. In particolare 
                  la sua adesione alla “rivoluzione sessuale” quale 
                  mezzo e (una delle) finalità della sua utopia anarchica 
                  interrompe i tratti temporali che governano la relazione tra 
                  sessualità e capitalismo e propongono altre vie di comprensione 
                  e di interpretazione di quella storia. [...] 
                  Rivoluzione desiderante 
                Si può raccontare la storia del contributo di Emma Goldman 
                  alla storia dell'importante rapporto tra sessualità e 
                  capitalismo in tanti modi che si sovrappongono. Come ho avuto 
                  modo di osservare, Goldman presta una notevole attenzione al 
                  ruolo essenziale che il lavoro riproduttivo svolge per il capitalismo 
                  e lamenta la scarsa serietà con cui anarchici e socialisti 
                  trattano l'oppressione di genere e sessuale. Nelle sue analisi, 
                  che troverebbero l'approvazione di autori e autrici come D'Emilio 
                  e Hennessy, essa individua l'impatto che tali soluzioni hanno 
                  sulla formazione di soggettività di genere e sessuali 
                  ed esorta i propri contemporanei a collocare gli imperativi 
                  di riproduzione nel più ampio contesto del militarismo, 
                  della religione e della trasformazione sociale. Come illustrerò 
                  in dettaglio più avanti, Goldman inserisce il tema della 
                  trasformazione sessuale e di genere nella sua concezione di 
                  rivoluzione, che mette al centro l'importanza del sostegno agli 
                  oppressi e lo sviluppo di sentimenti non capitalisti come elementi 
                  della propria visione di un mondo migliore. Riesce a concettualizzare 
                  la fisicità e l'immediatezza, in quanto sostanzialmente 
                  collegate alle rivendicazioni astratte e sociali di rivoluzione 
                  in ragione della sua posizione anarchica. Fa proprie le convinzioni 
                  del suo ispiratore, Kropotkin, e del suo compagno di una vita, 
                  Alexander Berkman, secondo le quali la rivoluzione si realizzerà 
                  grazie agli interventi dei lavoratori (scioperi, educazione 
                  delle masse) ma anche attraverso pratiche individuali e collettive 
                  nel quotidiano, che sappiano aprire la strada a valori nuovi 
                  e dalle quali possa emergere la visione di un mondo migliore. 
                  Per gli anarchici, credere nella rivoluzione significa credere 
                  nelle capacità di trasformazione della natura umana, 
                  alla quale per il momento viene impedita una piena fioritura. 
                  Con l'andar del tempo, però, Goldman si convince sempre 
                  di più che l'impegno rivoluzionario non è completo 
                  se non si è attenti all'interazione tra le esigenze individuali 
                  e quelle collettive. Essa si distingue da molti suoi compagni 
                  per l'accento che pone sull'emancipazione delle donne, in quanto 
                  essenziale a sostenere quell'azione rivoluzionaria. In un modo 
                  che richiama le critiche omosessuali al tempo eteronormativo, 
                  la sua idea di rivoluzione sessuale e di genere comprende la 
                  tematica della temporalità: l'affermazione di nuovi valori 
                  nel presente richiede un'immaginazione creativa che attui nel 
                  presente il futuro e metta in primo piano le voci perdute. Mentre 
                  respinge le politiche di genere e sessuali su singoli temi, 
                  e pur restando saldamente aderente alla propria concezione di 
                  una politica vincolata a una natura umana a noi ancora ignota, 
                  essa prospetta un punto di accesso alla storia della politica 
                  sessuale diverso da quelli oggi offerti. Non una forza per una 
                  uscita diretta dalla repressione né un luogo di semplice 
                  cooptazione: Goldman ci presenta una visione importante della 
                  sessualità come spazio in movimento di lotta rivoluzionaria. 
                  Per Goldman il sesso femminile è infelice in quanto la 
                  sessualità delle donne è limitata dalle aspettative 
                  morali ed economiche della riproduzione. Essa considera il matrimonio 
                  un luogo di particolare prevaricazione, che provoca solo “dolore, 
                  miseria, umiliazione... lacrime e sventure... agonia e sofferenza”. 
                  In questo riprende la riflessione della sua amica Angela Smedley 
                  per la quale “il matrimonio mi fa l'effetto di una grattugia 
                  per la noce moscata” che toglie le parti migliori e lascia 
                  solo una scorza fragile e amara. Per lei il matrimonio sta alla 
                  base della proprietà privata e dell'oppressione particolare 
                  sulle donne: è “il possesso privato di un sesso 
                  da parte dell'altro”, “un accordo economico, una 
                  polizza di assicurazione”, il cui effetti è di 
                  spogliare le donne della loro umanità. Per lei il matrimonio 
                  è la perversione dell'amore che rispecchia la sostituzione 
                  di una vera possibilità intersoggettiva con una trattativa 
                  commerciale. 
                  All'interno di questa istituzione le donne sono mercanzie da 
                  scambiare e le sole monete di cui dispongono sono il sesso e 
                  l'essere attraenti. Il matrimonio produce la prostituzione e 
                  ne è speculare, poiché gli uomini cercano la soddisfazione 
                  sessuale prima del matrimonio e da sposati, e poiché 
                  anche le donne sposate si sono vendute, ma per retribuzioni 
                  di un genere diverso. 
                  Subordinazione e passività nel matrimonio 
                Goldman non è certo la sola a esplorare gli orrori della 
                  sessualità femminile nel matrimonio. In realtà 
                  l'impegno e le battaglie sulla sessualità femminile tra 
                  i suoi contemporanei di sinistra sono tipici dell'epoca [...]. 
                  Ma essa si distingue dagli altri per l'accento che pone sullo 
                  straordinario potere che la corruzione dell'amore nel matrimonio 
                  ha sull'essere stesso delle donne, in quanto sfrutta i sentimenti 
                  richiesti per rappresentare quell'ideale: la subordinazione 
                  e la passività. Per questo insiste sul fatto che stipulando 
                  “un'assicurazione di matrimonio la donna si condanna a 
                  vita alla dipendenza, al parassitismo, all'inutilità 
                  come individuo e per la società”. Mentre gli uomini 
                  sono espulsi da casa, derubati, avvelenati e annichiliti dal 
                  matrimonio, le donne non hanno dove andare, sono ingabbiate 
                  dalla dipendenza, dal parassitismo, dalla meschinità, 
                  e si aggrappano disperatamente alle misere contropartite della 
                  corruzione. Non sorprende che la “donna” sia intesa 
                  come il contrario di “soggetto rivoluzionario”, 
                  sia in ragione della sua particolare forma di schiavitù 
                  salariata, sia a causa della sua formazione ontologica attraverso 
                  e dentro la duplicità e la passività. Per lei 
                  l'essere donna e l'essere incapace di agire procedono mano nella 
                  mano. Tuttavia, a differenza di molti suoi contemporanei, che 
                  vedono nel narcisismo femminile una delle ragioni di attenzione 
                  marginale alla sfera privata, beneficiando senza interruzione 
                  della divisione sessuale del lavoro e dell'idealizzazione della 
                  coppia sposata, Goldman colloca senza esitazione l'economia 
                  della sessualità femminile tra i mezzi di produzione 
                  e di sfruttamento del surplus. Le donne non sono solo merci 
                  di per sé, ma anche produttrici della generazione successiva 
                  di manodopera sfruttabile, dentro la coppia perversa del capitalismo 
                  e del militarismo. L'esperienza del sesso e dell'amore per la 
                  donna non è solo di ignorante infelicità, ma la 
                  sua opera riproduttiva è vincolata a quello che per il 
                  presidente Roosevelt era il dovere nazionale di fornire prole 
                  alla nazione. 
                
                  
                   
                     | 
                   
                   
                    |   New York, 1916 - Emma Goldman il giorno  dell'arresto in seguito a una sua conferenza  sulla pianificazione familiare  | 
                   
                 
                Riproduttrice di capitalismo e militarismo 
                Una delle analisi più convincenti di Emma Goldman si 
                  esprime nella critica a questo abuso, quando si rivolge a un 
                  pubblico in gran parte di operai che hanno un'esperienza diretta 
                  della violenza fisica del lavoro e sanno bene quali corpi siano 
                  da smaltire in tempo di guerra. Con una prosa che trasuda rabbia, 
                  essa scrive: “Il Capitalismo sibila e fa ruggire la sua 
                  macchina: 'Mandatemi i vostri figli, spezzerò loro le 
                  ossa, succhierò il loro sangue, ruberò la loro 
                  giovinezza', perché il suo appetito è insaziabile. 
                  E con la sua macchina di distruzione, il militarismo, esso proclama: 
                  'Mandate a me i vostri figli, li addestrerò e li disciplinerò 
                  fino a togliere loro ogni umanità, finché diventino 
                  automi pronti a sparare e a uccidere come piace ai loro padroni'.” 
                  Il capitalismo non può fare a meno del militarismo e 
                  poiché le masse popolari forniscono il materiale da distruggere 
                  nelle trincee e sui campi di battaglia, deve avere una numerosa 
                  selvaggina. 
                  Dalla fatica e dalla cattiva salute nel tirare su i figli, all'infelicità 
                  e al dolore di vederli devastati dal lavoro o dalla guerra o 
                  da entrambi, per Goldman le donne si collocano in modo particolare, 
                  nei confronti del capitalismo e del militarismo, non solo in 
                  termini fisici, ma anche in quanto riproducono la resa a queste 
                  strutture economiche e politiche. Essa non avrebbe certo nessun 
                  problema a pensare che il ruolo della donna, pubblico o privato, 
                  sia legato al progresso del capitalismo. Anzi, è proprio 
                  in ragione della posizione al confine tra pubblico e privato 
                  che Goldman considera l'emancipazione sessuale delle donne come 
                  un elemento assolutamente fondamentale della propria visione 
                  rivoluzionaria.- 
                  Cominciamo già a vedere come l'opera di Goldman sia importante 
                  per il modo in cui essa vede la sessualità come luogo 
                  della lotta in corso per il capitalismo e non come parte di 
                  una teleologia progressista e cooptata, come si proponeva nella 
                  prima parte. Se consideriamo la sessualità, possiamo 
                  mettere in luce come funzionino in combinazione la morale, il 
                  militarismo e lo sfruttamento. Ma per la comprensione del rapporto 
                  storico tra capitalismo e sessualità è particolarmente 
                  importante l'attenzione che Goldman pone alla sessualità 
                  come luogo produttivo di trasformazione rivoluzionaria, come 
                  di cooptazione. Contro tutte le tristi prove che essa stessa 
                  produce, c'è la sua insistenza sul fatto che la sessualità 
                  si può affrancare dalla cooptazione mediante la liberazione 
                  dai lacci imposti dal matrimonio, dalle necessità riproduttive 
                  e dal patriottismo insensato. Da sempre sostenitrice del controllo 
                  delle nascite, Goldman voleva mettere fine alla miseria autoperpetuante 
                  che per lei era prodotta dalle famiglie numerose, soprattutto 
                  tra i poveri. Contrastando con rigore “il reato di mettere 
                  al mondo piccoli sventurati solo per farli ridurre in polvere 
                  dagli ingranaggi del capitalismo o farli a brandelli nelle trincee”, 
                  con il desiderio proprio delle donne di “abbattere il 
                  giogo della miseria e della schiavitù”, Goldman 
                  mette in luce la crescita della rabbia femminile e del loro 
                  “piacere” nell'allevare un figlio in condizioni 
                  più ideali. 
                  Porre in primo piano il diritto di avere o non avere figli era 
                  essenziale per Goldman, sia per riconoscere in pieno l'umanità 
                  delle donne sia per affrancare le madri nel passaggio della 
                  prossima generazione verso la liberazione e non verso la cooptazione. 
                  In questo senso Goldman comincia a costruire un metodo rivoluzionario 
                  che incorpora momenti della quotidianità nei quali le 
                  donne si rifiutano di adattarsi alla camicia di forza dello 
                  stereotipo femminile, come pure apprezza la partecipazione storica 
                  e contemporanea delle donne a movimenti più consolidati. 
                  Per sviluppare relazioni autentiche 
                All'interno di questo progetto, che vuole strappare con forza 
                  il significato sessuale dal capitalismo (un progetto essenziale 
                  per favorire le condizioni rivoluzionarie), Goldman elabora 
                  una forte etica di sostegno a soggetti e pratiche non-normative. 
                  Difende pubblicamente prostitute e omosessuali, mettendo in 
                  luce la demonizzazione di quelle e la creatività di questi, 
                  ma non considera tali pratiche in quanti fini a se stesse, né 
                  vi vede un valore innato. In realtà, se la prostituzione 
                  non è peggiore del matrimonio, non è comunque 
                  esente da corruzione, e se l'omosessualità non è 
                  condannabile, non va per lei promossa come un bene palese. Il 
                  vero potenziale rivoluzionario della libertà sessuale 
                  sta nella sua capacità metodologica di smontare la divisione 
                  ineguale del lavoro al cuore della ri/produzione, perché 
                  quando le donne negano il proprio lavoro riproduttivo, commerciale 
                  e affettivo, si inceppano e si bloccano gli ingranaggi del capitalismo, 
                  del militarismo e dell'ideologia religiosa. L'obiettivo di Goldman 
                  riguardo al sostegno di gruppi e individui è lo sviluppo 
                  della libertà sessuale, la liberazione di uomini e donne 
                  affinché possano vivere relazioni autentiche, aperte 
                  e oneste tra loro. Questa apertura non è un valore di 
                  per sé, ma in quanto elemento di una metodologia che 
                  vuole far vivere la rivoluzione nel presente per farla in futuro. 
                  Dobbiamo continuare a mettere in evidenza la violenza di una 
                  sessualità soffocata e soffocante quale elemento costitutivo 
                  del capitalismo, ma ancor più dobbiamo investire in relazioni 
                  intime che riorientino i sentimenti verso l'utopia. 
                  Lode del sesso liberato 
                Una volta di più il metodo di Goldman coniuga parole 
                  e fatti. Le sue lodi del sesso liberato sono vivaci e intense, 
                  come quando proclama che “la voce dell'amore ci ispira” 
                  e dichiara che l'amore è “l'elemento più 
                  forte e più profondo di tutta la vita, l'araldo della 
                  speranza... che sfida ogni legge... il più libero e il 
                  più potente fattore dell'umano destino”. Nel suo 
                  fervore, talora il suo linguaggio assume toni quasi religiosi 
                  e sa trascinare chi l'ascolta, come quando ribadisce: “Un 
                  giorno, un bel giorno, uomini e donne si solleveranno, raggiungeranno 
                  la vetta, si incontreranno, grandi, forti, liberi e libere, 
                  pronti a ricevere, a spartire e a godere dei raggi dorati dell'amore”. 
                  Per lei il sesso è la cosa più naturale del mondo, 
                  in quanto semplicemente “esigenza di natura”, una 
                  “brama intensa” condivisa da uomini e donne. Proprio 
                  come “i fiori si lasciano andare alla rugiada e alla luce”, 
                  così la donna “può abbandonarsi all'uomo 
                  che ha scelto, in libertà, bellezza ed estasi”. 
                  Goldman sosteneva l'educazione sessuale per le ragazze ed era 
                  convinta che non poter vivere ed esprimere “la profondità 
                  e la gloria dell'esperienza sessuale” avrebbe “minato 
                  la salute e piegato lo spirito di una donna”. 
                  Sarebbe facile, credo, vedere in lei, mentre presenta la libertà 
                  sessuale come una sfida innocua ma attraente alle strutture 
                  capitaliste che ha combattuto per tutta la vita, come una semplice 
                  precorritrice degli ideali di liberazione delle femministe e 
                  degli omosessuali, che noi siamo oggi facilmente in grado di 
                  contestualizzare. In realtà è stata criticata 
                  per la continua vaghezza della sua visione di cambiamento e 
                  per la sua idea privilegiata di natura umana che sta al centro 
                  di tale visione. [...] 
                  La proposta di Goldman di un impegno rivoluzionario basato su 
                  un senso fisico del sesso, che in quanto tale si sottrae alla 
                  cooptazione capitalista, emerge senza dubbio da quella che J.E. 
                  Day definisce “[la sua] fede nella bontà della 
                  natura umana”, ed è indiscutibile il fatto che 
                  essa privilegi l'estasi per l'altro sesso come base e culmine 
                  dell'esperienza rivoluzionaria. Tuttavia, oltre alla mia definizione 
                  degli interessi di Goldman per legami affettivi alternativi 
                  all'interno della sua metodologia rivoluzionaria, e non come 
                  un approccio più cumulativo, si trovano importanti caratteristiche 
                  del suo essenzialismo sessuale che si riferiscono al mio precedente 
                  obiettivo di mettere in discussione l'ordine cronologico delle 
                  cose. 
                  Per lei, l'idea di una natura femminile essenziale è 
                  per lo più una frottola capitalista che faremmo bene 
                  a mettere in dubbio. La fantasia secondo la quale le donne sarebbero 
                  naturalmente passive, con un impulso sessuale più ridotto 
                  rispetto agli uomini e meno acute intellettualmente è 
                  proprio quella che impedisce alle donne di prendere coscienza, 
                  dal punto di vista di Goldman. La quale in realtà si 
                  oppone con forza all'idea per la quale la “virilità” 
                  (un atteggiamento che essa difende) sarebbe comunque maschile 
                  e che degenererebbe le donne che prendono tale atteggiamento. 
                  Per lei quello che offende nelle intese sessuali che vive è 
                  il fatto che trasformino una meravigliosa potenzialità 
                  (condivisa da uomini e donne) in qualcosa di fondamentalmente 
                  corrotto. La forza che avrà la meglio sulla corruzione 
                  sessuale sulla quale conta il capitalismo è generosa, 
                  aperta e democratica: toglie il respiro e dà nuova forma 
                  al mondo. I contorni di questa forza sono di certo appena sommariamente 
                  tracciati, ma solo in parte per il fatto che sono ancora ignoti. 
                  Se Goldman privilegia la natura sessuale in quanto rivoluzionaria, 
                  è tanto per un esito di una volontà politica quando 
                  per ciò che la fa emergere. Io credo che sia perché 
                  il suo stile sia così decisamente performativo: vuole 
                  dar vita alla nuova intimità che dichiara essere già 
                  esistente. 
                  L'esigenza di nuove relazioni 
                L'importanza dell'emergenza politica di nuove forme di relazione 
                  è un tema coerente in tutta la sua opera. Così, 
                  per esempio, se esalta la maternità, in quanto “coraggio 
                  di madre, grandezza di madre, istinto materno”, sovente 
                  indicandola come il culmine dello stato femminile, essa non 
                  crede che sia semplicemente un dato. Non è universale 
                  (non tutte le donne hanno quell'istinto) e perfino in quelle 
                  che ce l'hanno, può (e spesso deve) trovarsi una resistenza. 
                  Goldman inoltre traccia un'importante distinzione tra il desiderio 
                  di avere figli e la necessità di crescerli, sostenendo 
                  in tutti i suoi lavori che la cura dei figli è una responsabilità 
                  collettiva. Veri suoi innamorati cercano di costringerla a fare 
                  figli e la lasciano per altre donne proprio per questo, ma mentre 
                  lei parla della propria decisione di non cedere come di una 
                  profonda perdita (sia di affetti sia di maternità), la 
                  definisce anche una scelta politica alla quale resta fedele. 
                  E quanto alla passione delle sue relazioni intime, che molti 
                  commenti descrivono come un suo attaccamento eccessivo ai suoi 
                  amanti, questo è nondimeno controbilanciato dal pari 
                  fervore con cui gli uomini ai quali non sa resistere abbracciano 
                  le sue idee come abbracciano lei. Nelle sue lettere all'organizzatore 
                  delle sue conferenze e amante, Ben Reitman, essa passa dal desiderio 
                  travolgente alla consapevolezza degli errori politici di lui 
                  e delle sue manipolazioni: cerca spesso di mettere fine al loro 
                  rapporto, ma finisce sempre per tornare da lui. Scopre che le 
                  proprie speranze di avere in Reitman un compagno politico e 
                  intellettuale, e non solo sessuale, sono deluse e arriva a dubitare 
                  in quanto credeva, cioè che l'amore potesse avere la 
                  meglio sulla fallibilità e la debolezza politica, che 
                  fosse capace di aprire la strada a una politica rivoluzionaria 
                  e non a vanificarla. Nella sua autobiografia, però, scritta 
                  una quindicina di anni dopo, Goldman vede con uno sguardo più 
                  ironico la dinamica della loro relazione, e mette al centro 
                  della propria sofferenza il conflitto tra amore e rivolta. Se 
                  ancora lamenta il fatto che l'amore non sia riuscito a raggiungere 
                  il suo ideale, non ha dubbi sul fatto che la politica debba 
                  essere animata dalla passione, ma che la passione non possa 
                  essere rivoluzionaria senza la politica. Osserva K. Ferguson: 
                  “Proprio quegli elementi che la spingevano a intrattenere 
                  rapporti personali assai problematici la rafforzavano nella 
                  sua determinazione rivoluzionaria: amava le sue rivoluzioni 
                  con la stessa straordinaria intensità con la quale amava 
                  i suoi partner”. 
                  Un'ambivalenza alquanto diversa, ma in relazione con questa, 
                  si ritrova nel suo rapporto con Almeda Sperry, un'attivista 
                  sindacale e lavoratrice sessuale americana, che si era legata 
                  alla politica di Emma Goldman e alla sua persona. Nel corso 
                  del 1912 e sporadicamente nell'anno successivo, Sperry scrisse 
                  a Emma più di sessanta lettere, spesso molto lunghe, 
                  spiritose, provocatorie, bellissime, sessualmente esplicite, 
                  eccessive, inquietanti e brillanti, che documentavano la sua 
                  attività di attivista, la solitudine, la critica della 
                  vita di provincia, la mancanza di soldi, le sue difficili relazioni 
                  con uomini e donne, un impenitente amore per l'alcol, la sua 
                  paranoia. Ma queste lettere ci interessano soprattutto per l'esplicita 
                  passione per Emma Goldman, l'intreccio di fantasia e ricordi, 
                  la descrizione del desiderio per altre donne. Servono anche 
                  a mettere in dubbio qualsiasi semplice interpretazione che vede 
                  il desiderio di Goldman orientato esclusivamente verso i maschi. 
                  Non abbiamo nessuna sua lettera di risposta a quelle di Sperry, 
                  anche se dai testi di quest'ultima risulta evidente che anche 
                  lei abbia scritto, sia pure più raramente, e che le due 
                  abbiano trascorso un periodo di vacanza insieme nella tarda 
                  estate del 1912. Le lettere di Sperry prendono un tono nostalgico 
                  di un'intimità particolare e non generica, dopo quella 
                  vacanza, e parlano di espliciti ricordi dei giorni trascorsi 
                  insieme per molti dei mesi seguenti. Inoltre, non è del 
                  tutto chiara la ragione per la quale la corrispondenza si sia 
                  interrotta (o se lo sia stata davvero), ma la crescente disperazione 
                  con cui Sperry reclama per sé l'amica, le sue fantasie 
                  confuse e violente, le velate minacce di rivelare qualcosa, 
                  seguite da lettere umilianti nelle quali chiedeva perdono e 
                  confessava le proprie colpe davanti a lei, sono chiare prove 
                  di una relazione in declino. 
                  Le accuse di “etero-essenzialismo” 
                La mancanza di particolari sessuali nell'archivio di Goldman 
                  rende alquanto difficile indicare il ruolo che l'amore omosessuale 
                  avrebbe nelle sue proposte di rivoluzione sessuale. Riguardo 
                  all'omosessualità maschile abbiamo le sue lettere di 
                  sostegno a eminenti sessuologi; sappiamo che tenne conferenze 
                  sull'argomento, ma non ce ne rimangono i testi. Quanto al desiderio 
                  femminile per lo stesso sesso, ci resta ancora di meno: brevi 
                  accenni nella sua autobiografia; i suoi riferimenti alle lesbiche 
                  come deluse dagli uomini o “folli” in alcune lettere 
                  ad Alexander Berkman; e la sua difesa fin troppo appassionata 
                  di Louise Michel dopo che questa era stata accusata di lesbismo. 
                  Possiamo forse leggere tra le righe di frammentari appunti per 
                  la sua autobiografia che analizzano la sua amicizia per Margaret 
                  Sanger, una sostenitrice del controllo delle nascite, che le 
                  consente di esprimere il proprio “precedente interesse 
                  per la variazione sessuale”, ma queste riflessioni non 
                  sono state inserite nella redazione definitiva dell'autobiografia. 
                  Come sottolinea A. Arondekar, però, la scarsezza di informazioni 
                  è una regola per gli storici del femminismo e dell'omosessualità, 
                  per cui la fantasia degli archivisti è tanto fondamentale 
                  quanto i “fatti mancanti”, per costruire una storia 
                  del sesso che abbia un senso: un aspetto trascurato sia da coloro 
                  che accusano Goldman di “etero-essenzialismo” sia 
                  da chi è alla ricerca di una storia senza vuoti della 
                  sessualità, del capitalismo e della rivoluzione. 
                  Nel corso della ricerca presso l'Emma Goldman Papers Project, 
                  ricordo una discussione con Candance Falk a proposito di Emma 
                  e dell'omosessualità. Falk, che rovistava freneticamente 
                  tra i testi di Goldman da lei editati nel suo ufficio e controllava 
                  i progressi delle ricerche in archivio, menzionò casualmente 
                  un fatto curioso: nonostante fosse noto il sostegno pubblico 
                  di Emma all'omosessualità, non si trovava più 
                  nessun testo delle sue conferenze sull'argomento. Questo portò 
                  la discussione sul vuoto che esiste nell'archivio Goldman tra 
                  quello che sappiamo che abbia fatto e detto e quello che resta. 
                  Tale discussione mi portò alla decisione di non cercare 
                  di scoprire prove della sua attrazione per il proprio sesso 
                  (che fino a quel momento mi aspettavo di trovare). Invece spostai 
                  la mia attenzione per vedere in quel vuoto un'indicazione della 
                  ricerca del tema della sessualità nell'archivio, come 
                  prova precaria di ambivalenza, che ci dice qualche cosa di storico 
                  e di personale nello stesso tempo. È proprio questa vistosa 
                  assenza che, per tornare all'esergo di questo articolo, mi sono 
                  trovata ad “ascoltare con attenzione” le storie 
                  che Goldman avrebbe forse imbastito nelle sue lettere in risposta 
                  a Sperry. Mi sono affidata alla loro presenza, pur se sono assenti, 
                  per permettermi di mettere la sessualità al centro dell'archivio 
                  Goldman, come atto di fede fantasioso che le storiche del femminismo 
                  omosessuale hanno sottolineato da molto tempo.[...] 
                  Emma Goldman ripensa il rapporto tra capitalismo e sessualità 
                  in vari modi che ci sono utili per descrivere questo rapporto. 
                  Poiché scriveva in un'epoca nella quale emergevano contemporaneamente 
                  le trasformazioni del lavoro salariato, la visibilità 
                  della donna moderna e dei soggetti omosessuali, Goldman ci spinge 
                  a riflettere su un terzo elemento spesso trascurato: la passione 
                  rivoluzionaria. La storiografia sui temi della sessualità 
                  e del capitalismo che ho ripercorso tende a vedere quella emergere 
                  dai cambiamenti di questo, per cui le storie alternative restano 
                  perversamente in secondo piano rispetto a quella transizione 
                  principale. La storia è così ridotta alle caratteristiche 
                  principali della narrazione che abbiamo ereditato, ponendo l'interrogativo 
                  di che cosa fare di questa storia, ma non dei fatti che l'hanno 
                  fatta nascere, mentre se riflettiamo su Goldman, questa stessa 
                  storia si apre a una serie confusa di relazioni contraddittorie 
                  che restano dubbie e irrisolte. Quando insiste sul diritto delle 
                  donne e degli omosessuali a fare sesso al di fuori della riproduzione 
                  e della famiglia, Goldman mette in luce l'importanza del sesso 
                  riproduttivo come motore del moderno capitalismo in un modo 
                  che ben conosciamo. Tuttavia, esaltando la libertà sessuale 
                  come mezzo e come fine della trasformazione rivoluzionaria, 
                  essa respinge le concezioni convenzionali di sesso e di genere 
                  della natura umana. Rileva inoltre come una posizione minoritaria 
                  abbia le potenzialità per conquistare la maggioranza. 
                  Teorizza una condizione delle donne che fa venire in mente le 
                  posizioni epistemologiche contemporanee, in quanto oggetti di 
                  oppressione ma anche produttrici di un sapere diverso e prezioso 
                  per il cambiamento. 
                  È importante notare come donne e uomini agiscano in modo 
                  contrario ai ruoli loro precostituiti, e Goldman, indicando 
                  la straordinarietà di questi momenti secondari, comincia 
                  a mettere in luce un metodo rivoluzionario che privilegia la 
                  qualità rispetto alla quantità e che consente 
                  una visione dell'utopia fondata su valori alternativi che possiamo 
                  (e sappiamo) già sperimentare. 
                  La visione anarchica di Emma Goldman di una rivoluzione che 
                  abbia al centro l'emancipazione sessuale delle donne riconfigura 
                  la temporalità per tutti noi. Con il suo desiderio di 
                  collocare la natura come luogo da cui non solo si apre, ma dal 
                  quale emerge la lotta politica, essa cambia il nostro modo di 
                  intendere la libertà sessuale, rendendola forza sostanziale 
                  al suo culmine. La passione sessuale, per lei, non fluisce dal 
                  genere o dal sesso, ma da un impegno per la natura umana come 
                  punto di arrivo e non di partenza della lotta politica. Poiché 
                  il sentire reale non inerisce alla persona per sé, ma 
                  è il fondamento dell'impegno per gli altri, la passione 
                  sessuale è mobile e creativa e non statica, separata 
                  o asociale. Non si manifesta attraverso l'identità, e 
                  in realtà non l'ha mai fatto. Come spero di avere dimostrato, 
                  un punto di vista storico del femminismo lesbico deve anche 
                  prendere le mosse da quanto Goldman aveva immaginato, se non 
                  vogliamo semplicemente finire per imporre le nostre incerte 
                  verità su un passato sul quale abbiamo certe idee. In 
                  tutte le sue opere Emma Goldman resta saldamente fedele alla 
                  convinzione secondo la quale la libertà sessuale può 
                  essere un elemento centrale di una natura umana della quale 
                  ancora ignoriamo i contorni. Per seguirla in questo, dobbiamo 
                  mettere da parte le nostre certezze sul punto in cui ci troviamo 
                  ora. 
                 Clare Hemmings 
                   
                  Originariamente apparso in Feminist Review (2014, n. 
                  106, pp. 43-59) con il titolo “Sexual freedom and the 
                  promise of revolution: Emma Goldman's passion” 
                   
                  traduzione di Guido Lagomarsino 
                  si ringrazia Liana Borghi per la collaborazione 
				  
                
                   
                    Clare 
                        Hemmings è docente di Feminist Theory e insegna 
                        al Gender Institute della London School of Economics. 
                        Le sue ricerche e i suoi corsi riguardano i percorsi di 
                        idee negli studi di genere e sulla sessualità. 
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