|   storia 
                  “Un rifugio del movimento”: 
                  storia della Bakuninhütte 
                  di David Bernardini 
                    Nella Germania pre-nazista 
                  un rifugio dedicato al rivoluzionario russo. Una storia poco 
                  conosciuta, tra impegno antifascista e vita salubre. 
                 
                  “Quando il viandante vaga 
                  nel bosco in direzione est da Meiningen, città della 
                  Turingia, trova un rifugio su un altipiano libero: la Bakuninhütte 
                  [...] un rifugio del movimento”, scrive nell'estate 1931 
                  un certo Hermann George sul settimanale anarcosindacalista Der 
                  Syndikalist (1). La Bakuninhütte [rifugio 
                  Bakunin] è un edificio, costruito dagli anarchici tedeschi 
                  nel corso degli anni Venti, che attraversa la storia di quattro 
                  Germanie (la repubblica di Weimar, il Terzo Reich, la Repubblica 
                  democratica tedesca e infine la Germania riunificata) per giungere 
                  sino ad oggi. 
                  
                Come tutto è cominciato 
                Meiningen è una cittadina a un centinaio di chilometri 
                  a sud-ovest di Erfurt, nel cuore della Germania. Nel 1919 alcuni 
                  militanti, perlopiù giovani, decidono di fondare un gruppo 
                  che aderisce alla Freie Arbeiter Union Deutschlands (FAUD) [Libera 
                  unione dei lavoratori tedeschi], un'organizzazione anarcosindacalista 
                  che arriva nel giro di pochi mesi a contare quasi duecentomila 
                  attivisti. 
                  Nel 1920 il gruppo FAUD di Meiningen progetta di acquistare 
                  un terreno per coltivarlo, con il fine di alleviare la morsa 
                  della crisi economica che imperversa nella Germania del dopoguerra. 
                  Nello stesso anno vengono quindi comprati per 21.000 marchi 
                  ben 6.400 metri quadrati di terra, situati a tre quarti d'ora 
                  a piedi da Meiningen, sull'Hohe Maas, un altipiano alto circa 
                  500 metri circondato dai boschi. A fianco della coltivazione 
                  di patate e verdure, il terreno viene anche utilizzato dagli 
                  anarcosindacalisti locali per le scampagnate del fine settimana 
                  con le loro famiglie. Due tipologie d'uso dunque, che implicano 
                  un problema comune: la pioggia. Il gruppo costruisce allora 
                  un piccolo e provvisorio riparo. Grazie al lavoro collettivo, 
                  la costruzione si trasforma con il passare dei mesi in un rifugio 
                  sempre più solido, al cui interno è possibile 
                  sedersi e cucinare (2). 
                  Nel 1925, a causa della stabilizzazione dell'economia, le attività 
                  agricole non sono più necessarie, tuttavia il piccolo 
                  edificio si afferma progressivamente come luogo d'incontro per 
                  gli attivisti anarcosindacalisti della zona. 
                
                   
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                    |   Michail 
                        Bakunin 
                        (1814, Torzok, Russia-1876, Berna, Svizzera)  | 
                   
                 
                  Il nostro Bakunin, la nostra Bakuninhütte 
                Nel luglio 1926, in occasione del cinquantesimo della morte, 
                  l'edificio, oramai diventato un rifugio vero e proprio, viene 
                  dedicato a Bakunin: nasce così la Bakuninhütte (3). 
                  Sull'entrata spicca la scritta “Bakunin-Schutzhütte” 
                  e viene posta una lapide commemorativa dedicata al rivoluzionario 
                  russo, opera dei marmisti anarchici locali Otto Walz e di suo 
                  figlio Heini. 
                  Nel frattempo il rifugio viene ulteriormente ampliato: c'è 
                  una cantina, un dormitorio, una cucina e una sala comune. Il 
                  materiale per la costruzione, così come l'acqua, viene 
                  portato in spalla, i lumi a petrolio provvedono all'illuminazione 
                  notturna. Anche l'esterno della Bakuninhütte viene progressivamente 
                  sistemato con viottoli, aiuole, posti per sedersi circondati 
                  da alberi, cespugli e fiori. Vengono allestite altre due lapidi 
                  commemorative, una dedicata a Francisco Ferrer, l'altra a Sacco 
                  e Vanzetti (4). Max Baewert, attivista anarchico 
                  di Meinengen, compone dei versi dedicati al rifugio, che divengono 
                  il motto della Bakuninhütte: 
                
                   “libera terra e libero rifugio  
                    libero spirito e libera parola 
                    liberi uomini, libero uso 
                    mi attira sempre verso questo luogo”(5) 
                 
                 Il fabbro Franz Dressel costruisce per i bambini delle altalene 
                  e persino una giostra. Il birrificio che porta la birra fornisce 
                  anche sedie da giardino e tavoli. La Bakuninhütte è 
                  completamente autogestita, nasce e si sviluppa grazie al libero 
                  apporto di chi la vive: prima il gruppo di Meiningen, poi cerchie 
                  sempre più ampie del movimento anarchico dell'epoca. 
                  Con il cambiamento della situazione economica il progetto è 
                  insomma definitivamente mutato. Non si tratta più di 
                  una sorta di colonia di lavoro che pratica l'agricoltura per 
                  l'auto-sostentamento, ma di un rifugio che si fa luogo di incontro, 
                  di scambio di idee e di riposo. La Bakuninhütte è 
                  insomma un crocevia politico ed esistenziale, componente tutt'altro 
                  che secondaria nell'esperienza dei militanti dell'epoca. Il 
                  rifugio ospita sia giovani escursionisti di passaggio, sia riunioni 
                  di gruppi anarchici, sia uomini e donne, impegnati nel movimento 
                  libertario, che decidono di trascorrere qui le vacanze con la 
                  loro famiglia (6). Bisogna infatti ricordare 
                  che, a causa dei contratti collettivi e della legislazione politico-economica 
                  della repubblica di Weimar, in questi anni iniziano i primi 
                  esperimenti di ferie e vengono regolamentate le pause lavorative 
                  e il riposo settimanale (7). 
                  Con il fine di dare una copertura legale alle attività 
                  del rifugio, nel 1927 viene creata la Siedlungsverein “Gegenseitige 
                  Hilfe” e.v. [Società d'insediamento “Aiuto 
                  reciproco” senza fini di lucro], la quale diviene proprietaria 
                  della Bakuninhütte, anche se la gestione rimane saldamente 
                  nelle mani della FAUD della Turingia (8). 
                  Il 27-28 maggio 1928 si tiene l'inaugurazione del rifugio (9), 
                  l'anno successivo, il 19-20 maggio 1929, si tiene un nuovo incontro 
                  sovraregionale (10). Nel febbraio 1930 anche 
                  il poeta anarchico Erich Mühsam passa dalla Bakuninhütte, 
                  segno della popolarità del rifugio a livello nazionale. 
                  Nel giugno 1930 ha qui luogo il primo campeggio nazionale della 
                  Syndikalistische anarchistische Jugend Deutschlands (SAJD) [Gioventù 
                  sindacalista anarchica tedesca] (11). 
                  Il successo della Bakuninhütte è tale che nella 
                  seconda metà del 1930 è necessario intraprendere 
                  i lavori per ampliare l'edificio. Viene quindi lanciata una 
                  campagna di autofinanzamento a livello nazionale, sostenuta 
                  in particolare da Der Syndikalist, tramite l'acquisto di cartoline 
                  (Bakuninkarten-Baufondskarten) a 10 Pfennig (12). 
                  Intanto Fritz Scherer, rilegatore di libri e grande appassionato 
                  di escursioni, diviene l'Hüttenwart [Custode del rifugio] 
                  (13). In quanto tale, Fritz si occupa non 
                  solo di tutto ciò di cui necessita la Bakuninhütte 
                  e i suoi ospiti, ma tiene anche l'Hüttenbuch [letteralmente: 
                  libro del rifugio], una sorta di registro degli ospiti a cui 
                  una parte di coloro che vivono il rifugio consegnano i loro 
                  pensieri. 
                  Nell'autunno 1932 iniziano i lavori di allargamento grazie alla 
                  riuscita della campagna di autofinanziamento e all'apporto di 
                  diversi muratori provenienti da città vicine. Tuttavia 
                  nel 1933 Hitler raggiunge il potere: l'associazione che gestisce 
                  dal punto di vista legale la Bakuninhütte viene sciolta 
                  e gli anarchici possono tenere qui la loro ultima iniziativa 
                  all'inizio di giugno. 
                
                   
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                    |   La 
                        Bakuninhütte nel giugno 2009  | 
                   
                 
                  La Bakuninhütte da una Germania 
                  all'altra 
                Il rifugio Bakunin viene così consegnato prima alle 
                  SS, poi al partito nazista di Monaco nel 1935 e, infine, nel 
                  1938 viene venduto a un privato. Fritz Scherer, in quanto ultimo 
                  custode, riesce fortunatamente a salvare l'Hüttenbuch. 
                  Nel dopoguerra, la Turingia si trova nella zona occupata dai 
                  sovietici e la Bakuninhütte passa attraverso diversi uffici 
                  dell'amministrazione della Repubblica democratica tedesca, nel 
                  1970 viene destinata all'addestramento di un reparto della polizia 
                  di Meiningen. 
                  Nel 1989 viene acquisita dall'ufficio patrimoniale della Repubblica 
                  federale tedesca. All'inizio degli anni Novanta i primi sforzi 
                  per riottenere il rifugio falliscono. Dal 1996 il rifugio viene 
                  completamente lasciato a sé stesso. Nel 2004 numerosi 
                  attivisti presentano un'offerta di acquisto all'ufficio patrimoniale 
                  di Suhl e nel 2005 la Bakuninhütte viene comprata. L'anno 
                  successivo viene fondata l'associazione Wanderein Bakuninhütte, 
                  ma le difficoltà non sono ancora finite, poiché 
                  viene vietato l'accesso e l'uso dell'edificio. 
                  Intorno al rifugio Bakunin nel frattempo vengono organizzate 
                  alcune iniziative (14). Nell'aprile 2011 
                  viene accantonato il divieto di accesso al rifugio ed è 
                  giuridicamente possibile iniziare il suo recupero. La campagna 
                  di finanziamento lanciata nel 2012 frutta 7.000 euro, che sono 
                  utilizzati per sistemare l'edificio, gravemente danneggiato 
                  nel corso degli anni. Trattandosi dell'unica testimonianza dell'anarcosindacalismo 
                  in Germania nella forma di un edificio (15), 
                  l'obiettivo consiste di fare della Bakuninhütte non una 
                  rigida testimonianza del passato, ma un monumento vitale e dinamico, 
                  in grado di aiutare la comprensione della storia, di ospitare 
                  eventi culturali e tornare ad essere un luogo di sosta per gli 
                  escursionisti (16). 
                  La Bakuninhütte sembra quindi essere nuovamente tornata 
                  in attività: luogo in cui pensare e crescere insieme, 
                  costruito dal nulla grazie al lavoro quotidiano di attivisti 
                  di base- la Bakuninhütte vive ancora, e con lei la figura 
                  dalla quale prende il nome. D'altronde, nel 1932 su Der Syndikalist 
                  era comparso questo appello: “il rifugio Bakunin deve 
                  e sarà in seguito una durevole testimonianza della solidarietà 
                  e della creatività del nostro movimento!” (17). 
                 David Bernardini 
                 Questo articolo nasce dalla rielaborazione di un intervento 
                  preparato per la “Giornata bakuninista di pubblicazioni 
                  libertarie”, tenutosi presso l'Ateneo Libertario-F.A.I. 
                  di Milano l'8 dicembre 2014. 
                  
                  Note 
                
 
                  - Hermann George, Die Bakuninhütte, “Der Syndikalist”, 
                    (1931), n. 27. 
                  
 - Si veda: http://www.bakuninhuette.de/galerie.php?epoche=1920, 
                    consultato il 14.12.2014. 
                  
 - Come viene ricordato in: Hermann George, Die Bakuninhütte, 
                    “Der Syndikalist”, (1931), n. 27. Per l'anniversario 
                    della morte di Bakunin viene pubblicato un opuscolo di una 
                    cinquantina di pagine dedicato al grande rivoluzionario russo. 
                    Si tratta di: (a cura di) Max Nettlau, Unser Bakunin. Illustrierte 
                    Erinnerungsblätter zum 50. Todestag von Michael Bakunin, 
                    geb. 30. Mai 1814, gest. 1 Juli 1876, Verlag Der Syndikalist, 
                    Berlin, 1926. 
                  
 - Una lapide dedicata al ricordo del pedagogo spagnolo Francisco 
                    Ferrer (1859-1909) non deve affatto stupire, vista la grande 
                    importanza attribuita dagli anarcosindacalisti tedeschi all'educazione, 
                    come viene messo in rilievo anche da: Helge Döhring, 
                    Schwarze Scharen. Anarcho-Syndikalistische Arbeiterwehr 
                    (1929–1933), Verlag Edition AV, Lich 2011, p. 16. 
                    La campagna in solidarietà a Nicola Sacco e Bartolomeo 
                    Vanzetti, come nel resto del mondo, coinvolge anche il movimento 
                    libertario tedesco nelle sue diverse anime. Il poeta Erich 
                    Mühsam dedica loro un'opera. Si tratta di: Erich Mühsam, 
                    Staatsräson. Ein Denkmal für Sacco und Vanzetti, 
                    Verlag “Gilde freiheitlicher Bücherfreunde”, 
                    Berlin, 1928. 
                  
 - I versi sono citati in: Helge Döhring, Die Reichsferienlager 
                    der Syndikalistisch-Anarchistischen Jugend Deutschlands in 
                    Thüringen und die Bakuninhütte. Zeugnisse und Dokumente 
                    (1928-1933), Edition Syfo, n. 5, 2014, p. 16. 
                  
 - La Bakuninhütte nel 1931 è in grado di ospitare 
                    fino ad una cinquantina di persone. Si veda: Seid Helfer 
                    beim Aufbau, “Der Syndikalist”, (1931), n.  
                    38. In conclusione, l'articolo afferma che il rifugio Bakunin 
                    sarà un luogo ideale per la socialità sia per 
                    i più anziani, sia per i più giovani e per i 
                    bambini dei “nostri compagni”. Qualche settimana 
                    prima, Hermann George scrive che i lavori di ampliamento alla 
                    Bakuninhütte si rendono necessari per svolgere i compiti 
                    del rifugio: essere cioè un luogo di ritrovo per gruppi 
                    di giovani e bambini, al di fuori di logiche autoritarie. 
                    Hermann George, Die Bakuninhütte, “Der Syndikalist”, 
                    (1931), n. 27. 
                  
 - Detlev J. K. Peukert, La Repubblica di Weimar. Anni di 
                    crisi della modernità classica, Bollati Boringhieri, 
                    Torino 1996, p. 106. 
                  
 - Der Syndikalist rimarca più volte che il rifugio 
                    Bakunin non è una proprietà privata. Ciò 
                    fa pensare alla presenza di polemiche al riguardo. Si veda 
                    per esempio: Seid Helfer beim Aufbau!, “Der Syndikalist”, 
                    (1931), n. 38; Emil Zehner, Für die Bakuninhütte!, 
                    “Der Syndikalist”, (1932), n. 25. 
                  
 - Si veda il testo dell'appello risalente al marzo 1928: Aufruf! 
                    An alle Ortsgruppen der PAB Gross-Thüringens (Erfurt), 
                    riprodotto in: Helge Döhring, Die Reichsferienlager 
                    der Syndikalistisch-Anarchistischen Jugend Deutschlands, 
                    cit., pp. 16-17. Si veda: Aufruf!, “Der Syndikalist”, 
                    (1929), n. 18. 
                  
 - Si veda la comunicazione comparsa sul numero 21 di Der 
                    Syndikalist nel 1930 e ora riprodotta in: Helge Döhring, 
                    Die Reichsferienlager der Syndikalistisch-Anarchistischen 
                    Jugend Deutschlands, cit., p. 28. 
                  
 - Si veda per esempio: Emil Zehner, Für die Bakuninhütte!, 
                    “Der Syndikalist”, (1932), n. 25. 
                  
 - Per Fritz Scherer (1903-1988), si veda il breve profilo 
                    di Hans Halter pubblicato su taz poco dopo la sua morte, reperibile 
                    presso: http://www.dadaweb.de/wiki/Fritz_Scherer_-_Gedenkseite, 
                    consultato il 14.12.2014. Nel 1984 Fritz scrive un articolo 
                    sulla sua esperienza alla Bakuninhütte. Si tratta di: 
                    Fritz Scherer, Bakunin-Hütte, “Schwarzer 
                    Faden”, (1984), n. 16. Sull'argomento esiste anche: 
                    (a cura di) Waderhütte Bakunin e.V., “Rebellen 
                    Heil”- Fritz Scherer – Vagabund, Wanderer, Hüttenwart, 
                    Anarchist, Karin Kramer Verlag, Berlin 2010. Il volume include 
                    anche un dvd, ma purtroppo non ho avuto la possibilità 
                    di visionare entrambi. 
                  
 - Si veda: Uwe Flurschütz, Bakuninhütte bei Meiningen 
                    sucht Tradition und neues Leben, “Graswurzelrevolution”, 
                    22.08.2010, disponibile in: http://www.graswurzel.net/news/bakuninhuette.shtml, 
                    consultato il 14.12.2014. 
                  
 - Helge Döhring, Die Reichsferienlager der Syndikalistisch-Anarchistischen 
                    Jugend Deutschlands, cit., p. 5. 
                  
 - Per le ultime vicende, si veda: Christian Horn, Freies 
                    Land und Freie Hütte... zieht mich stets zu diesem Ort, 
                    “Direkte Aktion”, (2014), n. 224. 
                  
 - “Der Syndikalist”, (1932), n. 25. 
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