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				 Pinelli 
                  
                Pino Pinelli nostro padre 
                  
                di Claudia e Silvia Pinelli 
                    
                Alla manifestazione dello scorso 13 dicembre a Milano, in occasione del 45° anniversario della strage di Piazza Fontana e dell'assassinio in questura del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, sono intervenute anche le due figlie.  Che lo hanno ricordato con due brevi e densi interventi. 
                 
                  Claudia 
                   
                  Non hanno 
                  vinto, noi r-esistiamo 
                   
                  Il 
                  freddo è intenso, oggi come 45 anni fa e non solo per 
                  il clima di questo mese di dicembre. 
                   
                  Eravate belli Pino. Volevate guardare il mondo con occhi nuovi, 
                  avevate speranze e voglia di fare, eravate convinti che l'impegno 
                  di ognuno avrebbe potuto creare una società più 
                  giusta, in cui i diritti di tutti sarebbero stati rispettati. 
                   
                  A quante manifestazioni hai partecipato, quante ne hai organizzate 
                  e gli scioperi della fame e i sit-in e le discussioni, a quante 
                  cariche della polizia sei scampato... 
                   
                  Quanto impegno nella tua vita, sempre dalla parte degli ultimi, 
                  con l'ottimismo e l'allegria con cui affrontavi la vita. 
                  Una vita povera, ma ricca del calore di affetti, di ideali, 
                  di compagni, di valori, di etica, di coerenza. 
                   
                   Faceva 
                  freddo a dicembre anche in quel 1969, tanto freddo. 
                   
                  È atroce entrare in una banca e morire per una bomba. 
                   
                   
                  È atroce morire per mano di chi voleva coprire la matrice 
                  di quella bomba. 
                   
                  Il tuo precipitare nel cortile della questura, ci rimane squarcio 
                  nel cuore. 
                   
                  Sappiamo tanto ora, su quello che è avvenuto in piazza 
                  fontana, delle trame fasciste, della manovalanza fascista di 
                  uno stato artefice e complice, che ha tramato, ordito e depistato, 
                  assolto tutti non riuscendo a nascondere quanto marcio sia il 
                  sistema. 
                   
                  Per la tua morte solo frettolose archiviazioni, poche indagini, 
                  nessun processo. 
                   
                  Lo stato non processa se stesso, né allora, né 
                  ora. 
                   
                  In questi anni ci sei sempre stato, presenza che ha scaldato 
                  i cuori di quanti ti hanno conosciuto e di chi ha fatto sua 
                  la tua storia, in questi anni ci sei sempre stato e hai permesso 
                  incontri, sguardi, condivisioni e ti ho ritrovato negli occhi 
                  di chi ancora resiste, di chi ancora continua a sperare in una 
                  società più giusta e più umana. 
                   
                  Molta strada è ancora da percorrere per poter vedere 
                  e guardare il mondo con occhi nuovi, e forse più adesso 
                  che allora. 
                   
                  Ma resisteremo a questa repressione, a questa mancanza di prospettiva 
                  e lavoro, resisteremo a queste ondate di xenofobia e razzismo 
                  che non ci appartengono. 
                   
                  E continueremo a proporre e a credere che un mondo nuovo basato 
                  sui valori che portavi avanti, è possibile. 
                   
                  Ciao Pino, ciao Pietro, ciao Saverio, non hanno vinto, noi r-esistiamo. 
                
  
                  Claudia Pinelli
                  
                  Silvia 
                   
                  L'innocenza 
                  si perde quando smetti di fare domande 
                   
                  Sono 
                  passati 45 anni dalla strage di piazza Fontana e dall'assassinio 
                  di nostro padre. Nessuna verità giudiziaria, ma solo 
                  una verità storica e la vostra presenza in piazza lo 
                  testimonia. 45 anni fa mio padre usciva di casa vivo per entrare 
                  in una questura e ne usciva morto: nessun colpevole. 
                  Oggi avverto ancora l'aria pesante di allora con la repressione 
                  di ogni forma di dissenso (e penso a Chiara, Claudio, Mattia, 
                  Nicolò, Lucio, Graziano, Francesco, Luca e Alberto attivisti 
                  No Tav in carcere) e il tentativo di demonizzare e screditare 
                  qualsiasi voce si levi contro la politica di distruzione delle 
                  conquiste sindacali ottenute con il sacrificio di migliaia di 
                  lavoratori e anche di mio padre, in quegli anni attivo anche 
                  nel sindacato. 
                  E quindi penso a Pino Pinelli entrato nella storia uscendo da 
                  una finestra della questura di Milano nella notte tra il 15 
                  e il 16 dicembre, penso a Pietro Valpreda che a 36 anni si vide 
                  additato come il mostro di piazza Fontana e che uscì 
                  dal carcere dopo tre anni (e fu assolto definitivamente dalla 
                  Corte d'Assise d'appello solo nel 1985), penso a Saverio Saltarelli 
                  ucciso a 23 anni da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza 
                  di uomo mentre manifestava. 
                  Si continua a ripetere che con la bomba di piazza Fontana abbiamo 
                  perso l'innocenza. 
                  L'innocenza si perde quando smetti di fare domande, non credendo 
                  più nelle risposte, noi l'abbiamo persa nel 1975 con 
                  la sentenza che addebitò la morte di Pino ad un malore 
                  attivo e penso che i familiari delle vittime di piazza Fontana 
                  la persero nel 2005 con l'assoluzione di ogni possibile esecutore 
                  materiale della strage.
                
  
                  Silvia Pinelli
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